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Messico: 75% è la percentuale che comprende danni,decessi e ospedalizzazioni di bambini che hanno effettuato la vaccinazione

Messico:  75% è la percentuale dei danneggiati.decessi e delle ospedalizzazioni tra i bambini che hanno effettuato la vaccinazione


viccinazione

 

Nonostante i tentativi insidiosi dei media statunitensi nel censurare le storie sugli effetti collaterali dei vaccini, la verità continua ad emergere.

 

L’ultima tragedia riguarda il decesso dopo l’avvenuta vaccinazione di due bambini in La Pimienta, (Messico) e l’ospedalizzazione di più di 37 bambini con gravi reazioni.

  • Leggi qui
  • http://www.naturalnews.com/049669_vaccine_injury_depopulation_agenda_deadly_side_effects.html via @HealthRanger)

“Sono 14 i bambini  in gravi condizioni, 22 sono stabili mentre uno è in condizioni critiche”, ha dichiarato il Segretariato della Salute, Chiapas in un comunicato.

  • Per leggere il comunicato clicca la fonte di seguito
  • http://latino.foxnews.com/latino/lifestyle/2015/05/10/2-babies-die-37-others-sickened-by-vaccines-in-southern-mexico/

Il Servizio Sanitario Messicano ha sospeso per questo motivo, le vaccinazioni infantili a La Pimienta, San José e San Antonio del Monte, che si trovano nel comune di Simojovel nella regione del Chiapas, dopo aver verificato il decesso di due bambini e numerosi casi di gravi reazioni avverse successivamente alla somministrazione delle vaccinazioni contro la Tubercolosi, Rotavirus e l’Epatite B a 52 bambini.

 

Sui 52 bambini vaccinati si sono avute, complessivamente, ben 39 segnalazioni di reazioni avverse (non 29 come riportato da alcuni media) con i seguenti effetti:

  • 2 bambini deceduti;
    1 in gravissime condizioni;
    14 in gravi condizioni;
    22 in condizioni definite stabili.

I bambini deceduti avevano rispettivamente 28 e 30 giorni di vita mentre tutti gli altri vaccinati variano da zero a sei mesi di vita.
La causa delle reazioni avverse non è nota ma sono in corso indagini in tal senso da parte degli organismi federali; nel frattempo sono state sospese le vaccinazioni non solo nel Chiapas ma in tutto il territorio nazionale.
Secondo quanto riferito dai genitori, i bambini avrebbero accusato problematiche nell’arco di poche ore dopo le vaccinazioni, soprattutto convulsioni, crisi epilettiche e problematiche neurologiche per cui è evidente la correlazione con esse.

 

I vaccini sono stati somministrati dal Social Security Institute messicano, noto come IMSS.

Il IMSS ha confermato le reazioni mortali avvenute dopo la vaccinazione per  la tubercolosi, rotavirus e l’epatite B .

Per questo motivo l’IMSS sospende la vaccinazione in attesa di ulteriori indagini.

Questo pericoloso, disumano negazionismo,oltre alle omissioni sulle verità dei danni ed effetti collaterali dei vaccini, è dilagante attraverso i grandi media. Tutto ciò è molto pericoloso.

Il governo britannico ha accettato di pagare 90 milioni dollari per le vittime del vaccino contro l’influenza suina.

Questo vaccino ha causato danni cerebrali permanenti ad oltre 800 bambini in tutta Europa.

Come il CDC ammette apertamente, i vaccini sono ancora intenzionalmente formulati e preparati con elementi come il il mercurio, l’alluminio, il MSG e la formaldeide .

Alcuni vaccini utilizzano anche ingredienti derivati ​​da tessuto fetale umano.

L’anno scorso, uno scienziato del CDC ha denunciato apertamente lo stesso organo,per frode scientifica, in quanto cercasse di coprire i collegamenti tra vaccini e autismo nei giovani maschi afro-americani.

COSA ACCADE IN REALTA’? COME MAI IN DETERMINATE ZONE?

Un esempio che ci fa riflettere è la notizia tragica dell’anno scorso che riguardava il Kenya ricordate?

Kenya. La Chiesa cattolica e i medici riescono a fermare l’Oms: «Stava per sterilizzare oltre 2 milioni di donne»

E’ strano come siano state “prese di mira” zone come l’Africa, il Messico e il Sud America per infliggere una sterilizzazione su gruppi mirati,proprio attraverso i programmi di vaccinazione.


 

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UNA SORTA DI SPOPOLAMENTO TENTATO IN MESSICO MEDIANTE LA VACCINAZIONE NEL LONTANO 1974?

Fonte

  • http://truthstreammedia.com/who-attempted-the-covert-sterilization-of-mexican-school-children-with-vaccines-in-1974/

 

  • Diversi i giornali che spiegano ciò; il “problema” di come ridurre la popolazione,comprendeva ben 13 paesi, tra cui l’India, il Bangladesh, il Pakistan, la Nigeria, il Messico, l’Indonesia, il Brasile, le Filippine, la Thailandia, l’Egitto, la Turchia, l’Etiopia e la Colombia.

Di questi, la documentazione riguardante i dati sul Messico è la più preoccupante.

“Forse il più significativo trend di popolazione dal punto di vista degli Stati Uniti, è la seguente prospettiva: la popolazione messicana aumenterà da 50 milioni (nel 1970) ad oltre 130 milioni entro il 2000.”

Per combattere questo problema, diverse le “apparizioni mediche” ( quasi certamente finanziate dagli US) le quali hanno iniziato la vaccinazione di massa verso donne in tutto il Messico,attraverso farmaci anti-fertilità travestiti da vaccini.

  • Altre notizie correlate in merito? Il governo degli Stati Uniti.mediante il National Institutes of Health è stato colto in flagrante nell’ esecuzione di esperimenti medici sui prigionieri umani in Guatemala . Il presidente Obama è stato anche costretto a scusarsi pubblicamente nel 2011 .

Tutto si ripercuote su una SCELTA non data,sulla COERCIZIONE,sulla DITTATURA. Guardiamo cosa sta accadendo con la SB 277.

Ma tornando al Messico,finalmente la gente ha iniziato a capire,e la resistenza del popolo è cresciuta. Migliaia di genitori hanno preso d’assalto le diverse scuole della Città del Messico martedì,ritirando i loro figli e riportandoli a casa.

  • Agenti dei servizi segreti del CDC colti in fragranza di reato durante l’ esecuzione di campagne di disinformazione

La “scienza errata” che guida il mercato dei vaccini, permette ai governi di tutto il mondo di eseguire dei programmi di sterilizzazione e di spopolamento mascherati da un buonismo fittizio e falso.

L’obbedienza della popolazione oramai cieca, è normalità purtroppo e per questo motivo, i governi possono addirittura aggiungere eventuali sostanze chimiche ai vaccini (le stesse sostanze chimiche che causano la sterilizzazione permanente e addirittura la morte).

Il fatto che tutti i danni da vaccino siano sistematicamente negati porta alla cancellazione alla omissione di un database nazionale.

 

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Come una mafia criminale, l’industria dei vaccini lavora moltissimo per nascondere questi dati fondamentali ed essenziali, mantenendo il monopolio attraverso la falsa premessa della sicurezza dei suddetti vaccini,cosa assolutamente NON VERA. I vaccini non sono sicuri al 100% e la popolazione richiede precauzione e cautela.

Per guidare ulteriormente la causa, il CDC utilizza agenti dei servizi segreti, come Nurse Hickox, i quali diffondono disinformazione attraverso i media.


QUANDO FINIRA’ TUTTO CIO’?

 

 

ALLEGATI

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Ebola, parla l’esperto: “Il panico serve all’industria del farmaco”


 

Ebola, parla l’esperto: “Il panico serve all’industria del farmaco”


Un immunologo svizzero denuncia la retorica della paura sul virus partito dall’Africa occidentale: “Qualsiasi influenza fa più morti di Ebola”. Ma il bilancio delle vittime, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ha superato quota quattromila


11 Ottobre 2014



ROMA – “Un virus come Ebola non annienterà l’umanità. Queste cose è meglio lasciarle a Hollywood”.


In un’intervista al sito di informazione Watson, l’immunologo svizzeroBeda Stadler denuncia il “battage” mediatico e la retorica della paura che imperversano nel mondo dall’inizio dell’epidemia di Ebola.


Se Ebola si diffonde in modo incontrollato in Africa, questo dipende anche a una “cultura differente” e da standard igienici e sanitari più bassi, che non sono paragonabili a quelli europei, sostiene il direttore dell’Istituto di Immunologia dell’Univesrsità di Berna, ricordando che la normale influenza fa più morti ogni anno in Europa di quanti il virus Ebola non ne abbia fatti finora in Africa.


Per concludere, Beda Stadler accusa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e le aziende farmaceutiche di alimentare il panico: “E’ utile per loro e per la ricerca. L’Oms raccoglie fondi grazie al panico.Ricordatevi l’influenza aviaria e la febbre suina. Penso che sia giunto il momento per presentare delle scuse”.


Ebola, parla l’esperto: “Il panico serve all’industria del farmaco”

 


 

Secondo il nuovo bollettino dell’Oms, però, il bilancio delle vittime provocate dal virus ha raggiunto quota 4.033. Si registrano 8.399 casi totali in sette paesi, di cui 4.033 morti. Il precedente bilancio, fino al 5 ottobre, aveva rilevato 8.033 casi totali e 3.865 decessi. I sette paesi coinvolti sono stati divisi in due gruppi dall’Oms: il primo è composto da Guinea, Liberia e Sierra Leone, ovvero i tre paesi più colpiti, e il secondo comprende Nigeria, Senegal, Spagna e Stati Uniti.


 

Nel primo gruppo la Liberia, il paese in assoluto più colpito dall’epidemia, conta 4.076 casi, di cui 2.316 decessi. In Sierra Leone, l’Oms ha registrato 2.950 casi e 930 morti. Infine in Guinea, dove è scoppiata l’epidemia nel dicembre 2013, si contano 1.350 casi e 778 decessi. Il personale medico deve pagare un prezzo altissimo in questi paesi, con 416 infezioni e 233 morti. Per quanto riguarda il secondo gruppo, in Nigeria il numero dei casi e dei decessi è rimasto invariato: venti casi e otto morti. In base all’ultimo bilancio dell’Oms si registra un morto negli Stati Uniti e un caso di contagio in Spagna.


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Ebola,cosa non sappiamo in realtà

Malattia da virus Ebola


Informazioni generali


 

 

L’EBOLA è un virus ad Rna e fa parte della famiglia dei Filoviridae (filovirus). A questa famiglia appartengono anche il genere Marburgvirus e il genere Cuevavirus.


*****DATI DA MANUALE****


 

  • 1976. Epidemia di Ebola a Yambku,Zaire (318 casi) e a Nzara,Soudan (284 casi).

 

  • 1979.Nuova manifestazione del virus dell’Ebola in Nzara.

 

  • 1989. Isolato un virus APPARTENENTE ALLA FAMIGLIA Ebola (RESTON) nei macachi spediti dalle filippine verso gli Usa.

  • Nel 2001 l’EBOLA si è manifestata nuovamente in Soudan, contando 224 decessi  su 425 casi infetti.

********IN TOTALE SONO 1850 I CASI DI EBOLA CON 1200 DECESSI DALLA SCOPERTA DI QUESTO VIRUS (anni 70)************


E’ davvero questa grave epidemia che miete così tante vittime?
Se ci facciamo due conti,la verità,non è quella che ci propinano…


ebola


Sono stati identificati cinque diverse specie di virus ebola:


 

  • Bundibugyo ebolavirus (Bdbv)
  • Zaire ebolavirus (Ebov)
  • Reston ebolavirus (Restv)
  • Sudan ebolavirus (Sudv), e
  • Taї Forest ebolavirus (Tafv).

Solo Bdbv, Ebov e Sudv sono stati associati a grandi epidemie da Evd in Africa.


 

Trasmissione


 

L’introduzione del virus Ebola in comunità umane avviene attraverso il contatto con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di animali infetti. In Africa è stata documentata l’infezione a seguito di contatto con scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta (Pteropodidae), scimmie, antilopi e porcospini trovati malati o morti nella foresta pluviale (Fonte Oms).


La trasmissione avviene per contatto interumano diretto con organi, sangue e altri fluidi biologici (es saliva, urina, vomito) di soggetti infetti (vivi o morti) e indiretto con ambienti contaminati da tali fluidi. La trasmissione per via sessuale può verificarsi fino a 7 settimane dopo la guarigione a causa della prolungata permanenza del virus nello sperma.


Il contagio è più frequente tra familiari e conviventi, per l’elevata probabilità di contatti. In Africa, dove si sono verificate le epidemie più gravi, le cerimonie di sepoltura e il diretto contatto con il cadavere dei defunti hanno probabilmente avuto un ruolo non trascurabile nella diffusione della malattia.


 

È documentata la trasmissione nosocomiale per contatto diretto tra personale sanitario e pazienti affetti da Evd.


 

 

Infezioni asintomatiche sono state documentate in uomini adulti in buona salute a contatto con scimmie o maiali infetti da Restv, suggerendo che Restv potrebbe essere meno patogeno per l’uomo rispetto ad altre specie di ebolavirus. Non è noto tuttavia se ciò sia applicabile a tutti i gruppi di popolazione (inclusi immunodepressi, persone affette da patologie croniche, bambini, donne in gravidanza).


 

 

Sintomi della malattia e decorso clinico


 

L’infezione ha un decorso acuto e non è descritto lo stato di portatore. I soggetti affetti da Evd sono contagiosi fino a quando il virus è presente nel sangue e nelle secrezioni biologiche. E’ documentata la persistenza di ebolavirus nel liquido spermatico fino a 61 giorni dopo l’esordio clinico di Evd (Fonte Oms).


 

 

L’incubazione può andare da 2 a 21 giorni, a cui fa seguito generalmente un esordio acuto caratterizzato da febbre, astenia, mialgie, artralgie e cefalea. Con il progredire della patologia possono comparire astenia profonda, anoressia, diarrea (acquosa talvolta con presenza di muco e sangue), nausea e vomito. Questa prima fase prodromica può durare fino a 10 giorni.


 

 

La malattia evolve con la comparsa di segni e sintomi ascrivibili a danni in diversi organi e apparati. Oltre a segni di prostrazione, possono essere presenti segni e sintomi di alterazioni nella funzione epatica e renale, respiratoria, gastrointestinale, del sistema nervoso centrale (cefalea, confusione), vascolare (iniezione congiuntivale/faringea), cutaneo (esantema maculo papuloso).


 

 

I fenomeni emorragici, sia cutanei che viscerali, compaiono in oltre la metà dei pazienti affetti da Evd, in genere dopo una settimana dall’esordio. Si può trattare di sanguinamenti a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena), petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie. Alcuni pazienti presentano emorragie estese e coagulazione intravasale disseminata (Cid). Nella fase terminale della Evd il quadro clinico è caratterizzato da tachipnea, anuria, shock ipovolemico, sindrome da insufficienza multi-organo.


 

La letalità, a seconda della specie di ebolavirus, varia dal 25% al 90%.


 

Diagnosi


 

La diagnosi clinica è difficile nei primissimi giorni, a causa dell’aspecificità dei sintomi iniziali. Può essere facilitata dal contesto in cui si verifica il caso (area geografica di insorgenza o di contagio) e dal carattere epidemico della malattia. Anche in caso di semplice sospetto, è opportuno l’isolamento del paziente e la notifica alle autorità sanitarie.


 

 

Gli esami di laboratorio per la conferma diagnostica di un’infezione da virus Ebola sono finalizzati alla identificazione del genoma virale, di antigeni virali o di anticorpi contro il virus. Esistono pochi test commerciali disponibili per la diagnosi.


 

 

Nella fase prodromica della malattia la conferma di un caso di Evd si può ottenere con l’identificazione degli antigeni virali con metodi immunoenzimatici (Elisa), del genoma virale attraverso la polymerase chain reaction (Pcr) o con l’isolamento del virus attraverso l’inoculazione di campioni di sangue o secrezioni biologiche in colture cellulari. In una fase più avanzata, è possibile effettuare una indagine sierologica per la ricerca degli anticorpi IgM o IgG


 

 

Talvolta può essere necessaria la diagnosi post mortem che prevede l’identificazione degli antigeni virali su biopsia cutanea con tecniche di immunoistochimica.


 

 

La diagnosi differenziale si pone sia con altre febbri emorragiche, come la febbre di Lassa e la febbre di Marburg, sia con altre patologie infettive tra cui malaria, febbre tifoide, peste, borelliosi, melioidosi, tripanosmiasi africana, sepsi meningococcica e alcune infezioni trasmesse da artropodi.


 

 

La manipolazione di campioni biologici da pazienti infetti deve essere gestita in condizioni di biocontenimento, in laboratori con livello di biosicurezza (Bls) 3 o 4. Tentativi di replicazione virale possono essere effettuati solo in laboratori Bls 4.


 

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Trattamento


 

Al momento non vi sono medicinali autorizzati all’uso umano per trattare o prevenire Evd. Negli ultimi dieci anni ricerche condotte in laboratorio e su modelli animali hanno dato risultati promettenti. Tuttavia le molecole studiate non sono state ancora valutate per la sicurezza e l’efficacia nel trattamento o nella prevenzione di Evd nell’uomo.


 

 

Il 4 e 5 settembre 2014 si è svolta una ampia consultazione dell’Oms volta ad accelerare la valutazione di potenziali terapie e vaccini contro il virus Ebola. Gli esperti hanno concluso che l’uso di terapie con sangue intero e con sieri da soggetti convalescenti debba essere considerato prioritario. Studi di sicurezza verranno iniziati dal mese di settembre 2014 negli Stati Uniti, in Europa e in Africa su due vaccini candidati. Per maggiori informazioni consulta il comunicato stampa dell’Oms “Statement on the Who Consultation on potential Ebola therapies and vaccines” del 5 settembre 2014 e la nota “Istituzioni Regolatorie: una collaborazione internazionale per fronteggiare l’Ebola” del 5 settembre 2014 dell’Agenzia italiana del farmaco.


 

 

Prevenzione


 

Non è possibile intervenire sul serbatoio naturale della malattia che non è stato identificato con certezza. La prevenzione si affida, quindi, al rispetto delle misure igienico sanitarie, alla capacità di una diagnosi clinica e di laboratorio precoci e all’isolamento dei pazienti.


 

 

Per il personale sanitario è fondamentale evitare il contatto con il sangue e le secrezioni corporee dei soggetti affetti da Evd attraverso la corretta applicazione delle misure di controllo delle infezioni e di l’uso di misure di barriera/ Dispositivi di Protezione Individuale (Dpi).


 

 

Come riportato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie(Ecdc), i filovirus possono sopravvivere in liquidi o in materiale secco per diversi giorni. Sono inattivati da irradiazione gamma, riscaldamento a 60°C per 60 minuti o bollitura per 5 minuti. Sono sensibili all’ipoclorito di sodio ed altri disinfettanti. Al contrario, il congelamento e la refrigerazione non sono in grado di inattivare i filovirus.


 

 

Il ministero della Salute ha emanato nel 1995 le linee guida (pdf 28 kb) per la prevenzione e il controllo delle febbri emorragiche (Ebola, Marburg e Lassa). Nel 1998, è stata pubblicata un’altra circolare (pdf 142 kb) sui provvedimenti da adottare nei confronti di soggetti colpiti da alcune malattie infettive (tra cui Evd) e dei loro conviventi o contatti per evitare la diffusione della malattia. Nella seconda metà del 2006, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) ha definito nuove linee operative e procedure (pdf 200 kb) per la gestione e il trasporto a bordo di aeromobili di eventuali contatti, casi sospetti o confermati, di febbri emorragiche virali nel caso in cui si rendesse necessario il loro rimpatrio.


 

 

Sorveglianza epidemiologica


 

Nel sistema di sorveglianza delle malattie infettive, la malattia da virus Ebola (Evd) è soggetta a notifica obbligatoria nell’ambito delle patologie di classe I: ossia, le malattie per le quali si richiede segnalazione immediata perché soggette alregolamento sanitario internazionale o perché rivestono particolare interesse. I tempi di segnalazione del semplice sospetto di malattia dal medico alla Azienda sanitaria locale sono di 12 ore, compilando una scheda (pdf 100 kb) predisposta dal ministero della Salute.


 

 

In risposta all’epidemia di Evd che ha interessato diversi paesi in Africa occidentale nel 2014, il Ministero della salute ha emanato nuove circolari per rafforzare la sorveglianza ai punti di ingresso internazionali, la segnalazione e la gestione di eventuali casi sospetti di Evd. Sono state inoltre emanate raccomandazioni per viaggiatori internazionali.


 

 

 

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Né ebola né vaiolo, ma varicella

IMMIGRAZIONE

Il migrante sulla nave Orione

non aveva né ebola né vaiolo, ma  varicella


 

 

Non era nè ebola nè vaiolo,ma varicella.

È rientrato dunque l’allarme sul caso di un migrante tratto in salvo ieri nelle acque del Canale di Sicilia e trasportato a bordo della nave Orione.


Al termine delle analisi di laboratorio svolte presso l’Istituto Nazionale per le malattie infettive «Spallanzani» di Roma, il ministero della Salute ha confermato che «il paziente presente tra i migranti posti in salvo dalla nave della Marina Militare “Orione” è affetto da varicella».


L’uomo spiega sempre il Ministero è stato trasferito nella struttura sanitaria romana dal ponte della nave, in navigazione verso la Sicilia, per le cure del caso».

Ovviamente sono state annullate tutte le misure di quarantena adottate nei confronti di chi era stato a contatto con il migrante.

La nave Orione, visto che l’allarme è rientrato, è arrivata nel porto di Catania con a bordo i 396 immigrati salvati durante l’operazione «Mare nostrum».


 

Tra i profughi ci sono siriani, nigeriani e pakistani e diversi donne e bambini. Sul molo sindacalisti del Sap hanno protestato contro “la scarsa sicurezza e la mancata prevenzione per gli agenti impegnati negli sbarchi”.


 

 

fonte dell’articolo di seguito

http://www.lasicilia.it/articolo/n%C3%A9-ebola-n%C3%A9-vaiolo-ma-semplice-varicella-rientra-allarme-sanitario-su-nave-orione

 


 

 

INFO SUL VAIOLO 


 

vaiolo

Il vaiolo è una malattia contagiosa di origine virale che nel 30% dei casi risulta fatale. L’ultimo caso conosciuto di vaiolo nel mondo è stato diagnosticato nel 1977 in Somalia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980.


Siccome il vaiolo è causato da un virus, il trattamento con antibiotici non è efficace. Non esiste un trattamento specifico e l’unico modo di prevenirlo è la vaccinazione. Data l’eradicazione  della malattia, la vaccinazione obbligatoria è stata sospesa a partire dagli anni ’70 e ’80 in tutti i Paesi. In Italia, la vaccinazione è stata sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981.

 


 

Riserve del virus, per motivi di studio, sono mantenute ufficialmente solo in due laboratori in condizioni di stretta sicurezza: uno negli Stati Uniti e uno in Russia. Non si può però escludere che esistano altri depositi di virus, in violazione a quanto prescritto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Soprattutto dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, negli Stati Uniti e in altri Paesi del mondo è tornata la paura di una possibile epidemia di vaiolo generata da un deliberato rilascio di virus nell’ambiente.

 


 

Allo stato attuale, non c’è nessun motivo perché la vaccinazione antivaiolosa venga reintrodotta. In ogni caso, le riserve di vaccino antivaioloso sono disponibili tramite l’Organizzazione mondiale della sanità per l’uso immediato, sotto la direzione delle autorità sanitarie nazionali e internazionali.

 


 

Trasmissione e sviluppo della malattia
Ci sono due forme cliniche di vaiolo. La più comune è quella causata dal virus Variola major che si manifesta con febbri elevate e con la comparsa di pustole ulceranti su tutto il corpo. Esistono quattro tipi di vaiolo di questo genere: quello ordinario (più del 90% dei casi), una forma lieve che a volte si sviluppa su persone preventivamente vaccinate, quello piatto (detto anche maligno) e quello emorragico, raro ma molto grave. Meno pericoloso, con una mortalità sotto l’1%, è la forma di vaiolo causata dal virus Variola minor.


Il virus del vaiolo è stato a contatto con le popolazioni umane da migliaia di anni, ma in natura non esiste più. Le epidemie di vaiolo hanno sempre generato terrore tra le popolazioni, non solo per l’elevata mortalità ma anche perché i sopravvissuti rimanevano sfigurati a vita, ricoperti di cicatrici. Il contagio avveniva per contatto diretto tra le persone oppure tramite i liquidi corporali infetti o gli oggetti personali contaminati come abiti o lenzuola. Un comune veicolo di contagio erano la saliva o le escrezioni nasofaringee delle persone malate che mettevano a rischio chiunque fosse vicino.


Il periodo di incubazione della malattia, durante il quale non si manifestano sintomi, dura da 7 a 17 giorni. In questo periodo raramente avviene contagio, che invece comincia alla comparsa dei primi sintomi (febbre, malessere, emicrania, dolori muscolari e talvolta vomito). Questa fase può durare da 2 a 4 giorni ed è caratterizzata da alte temperature. Successivamente compare una eruzione cutanea molto caratteristica, consistente in piccole macchie rosse, ed è questo il periodo in cui i malati sono più contagiosi. La comparsa delle macchie può durare circa 4 giorni e comincia dalla lingua e dalla bocca. Quando le macchie della bocca si infettano diventando vere e proprie ulcere, nuove eruzioni cutanee interessano tutta la pelle, a partire dalla faccia fino alle braccia, le gambe e poi le mani e i piedi. Solitamente l’intero corpo viene ricoperto di macchie nel giro di 24 ore. Quando compare l’eruzione cutanea le febbre scende e la persona comincia a sentirsi meglio. Nel giro di 3 giorni, però, le macchie si trasformano in vescicole purulente. Contemporaneamente la temperatura sale di nuovo e rimane alta finché le pustole non cicatrizzano, diventando crosticine che cominciano a squamarsi e si staccano.
Nel giro di 3 o 4 settimane dalla comparsa dei sintomi, la maggior parte delle pustole si è seccata e comincia a staccarsi dalla pelle, lasciando su di essa una cicatrice profonda, nota come butteratura. La fase di contagio cessa con la caduta di tutte le crosticine.


Il virus del vaiolo
Gli esseri umani sono gli unici ospiti del virus del vaiolo che non si trasmette per mezzo di animali o insetti. Il virus del vaiolo appartiene alla famiglia Orthopoxviridae, è relativamente stabile a temperatura ambiente e ha dimensioni contenute per cui è facilmente trasmissibile tramite aerosol.


Della stessa famiglia fanno però parte virus che sono in grado di infettare sia uomo che animali come il virus del vaiolo bovino (Cowpox virus), il virus del vaiolo della scimmia e il virus vaccinico (Vaccinia virus). Proprio quest’ultimo fu utilizzato per la prima volta dal medico inglese Edward Jenner, nel 1796, per la formulazione del primo vaccino propriamente detto, antivaioloso. Jenner si accorse che le donne addette alla mungitura, che frequentemente contraevano il vaiolo bovino, difficilmente venivano colpite da quello umano. Per dimostrare la sua teoria, Jenner provò a vaccinare il figlio di otto anni con siero proveniente da pustole di vaiolo vaccino e poi lo infettò con il vaiolo umano, verificandone l’immunità. Questo rappresenta il primo caso documentato di prevenzione attiva di una malattia, anche se erano già stati fatti altri tentativi di immunizzazione.


 

Nel tardo ’600 infatti Lady Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, aveva promosso anche in Inghilterra la pratica della vaiolizzazione, secondo un’usanza già diffusa in oriente. La stessa pratica era stata introdotta anche in Italia dai medici greci e sostenuta da papa Benedetto XIV che cercò di diffonderla nello Stato Pontificio.


La vaiolizzazione consisteva nell’iniettare un po’ di pus prelevato da un malato in via di guarigione, in un soggetto sano provocando il vaiolo. Spesso però questa pratica era letale. La scoperta di Jenner risolse il problema, anche se fu avversata dagli ambienti ecclesiastici e conservatori perché considerata un insulto al creatore, data la commistione tra animale e uomo. Con il prevalere delle idee libertarie, negli anni successivi alla rivoluzione francese, la vaccinazione divenne una pratica generalizzata. In Italia, fu Luigi Sacco a diffondere, dal 1799, la vaccinazione nella Repubblica Cisalpina, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo.


Il vaccino
Il vaccino antivaioloso è tuttora composto da un virus simile a quello del vaiolo, il virus Vaccinia di origine bovina. Il vaccino contiene il virus vivo e per questo la vaccinazione dev’essere effettuata con molta cautela per evitare una diffusione del virus a zone del corpo lontane dal punto di inoculo. Inoltre, il vaccino ha molti effetti collaterali.
La vaccinazione antivaiolosa garantisce una elevata immunità contro il vaiolo per 3-5 anni, dopodiché il livello di protezione decresce. Se una persona è nuovamente vaccinata, l’immunità dura più a lungo. Storicamente, il vaccino si è provato efficace nel prevenire l’infezione da vaiolo nel 95% delle persone vaccinate. Si è dimostrato efficiente anche a contatto già avvenuto, purché somministrato entro pochi giorni dall’esposizione al virus.


La vaccinazione viene effettuata con un ago particolare, che inocula sotto la pelle diverse dosi di virus, causando una piccola escoriazione. Se la vaccinazione ha successo nel giro di 3 o 4 giorni si forma una piccola ferita rossa e irritata che diventerà una vescica, si riempirà di pus, e comincerà a seccarsi. Nella terza settimana dopo la vaccinazione, la crosticina si secca e cade, lasciando una cicatrice.


In reazione alla vaccinazione possono comparire febbre, mal di testa e irritazioni su tutto il corpo. In qualche caso però si manifestano complicazioni gravi che possono arrivare fino alla morte. In passato, circa 1000 persone ogni milione di vaccinati per la prima volta presentavano qualche tipo di reazione al vaccino, come allergie o sintomi di tossicità, o, in qualche caso, una diffusione del virus in tutto l’organismo. Nella maggioranza dei casi non si trattava di condizioni a rischio elevato. Le persone con maggiori probabilità di effetti avversi sono quelle che hanno diverse malattie della pelle (eczemi, dermatiti) o quelle con sistemi immunitari indeboliti (chi ha ricevuto un trapianto, chi sta subendo un trattamento per il cancro, i sieropositivi, i malati di cuore). In tempi più recenti si stanno studiando le correlazioni, verificate in qualche caso, tra la somministrazione del vaccino e l’emergenza di problemi cardiaci (attacchi di cuore e angina). Negli anni ’60 e ’70, quando la vaccinazione era in uso, furono riportati rari casi di infiammazione cardiaca.


Con la nuova ondata di vaccinazioni negli Stati Uniti, in seguito al programma speciale del governo Bush attuato a partire dall’autunno 2002, è stato possibile evidenziare con maggiore precisione l’esistenza di complicazioni cardiache conseguenti la somministrazione del virus. Degli oltre 25 mila civili statunitensi, quasi tutti operatori sanitari, vaccinati negli ultimi mesi, poco meno di una decina ha riportato problemi di cuore e in due casi (a fine marzo 2003) le persone sono morte. Tra il dicembre 2002 e la fine di marzo 2003 sono stati vaccinati oltre 325 mila militari americani. Circa 1 su 20 mila ha manifestato problemi di infiammazione cardiaca. I problemi si sono verificati solo in persone che ricevevano il vaccino per la prima volta.


La storia dell’eradicazione
Dal 1967, anno in cui l’Oms ha lanciato il programma per l’eradicazione globale del vaiolo, al 1977, anno dell’ultimo caso registrato in Somalia, un decennio che ha cambiato il modo di affrontare le emergenze epidemiologiche. Leggi la storia dell’eradicazione del vaiolo.


Nuove campagne di vaccinazione
La vaccinazione di routine contro il vaiolo è stata sospesa nel corso degli anni ’70 in tutti i Paesi occidentali. Negli Stati Uniti l’ultimo caso di vaiolo si è avuto nel 1949 e la vaccinazione è stata interrotta nel 1972. In Italia, ufficialmente, è stata abrogata nel 1981. In anni recenti solo scienziati, medici e professionisti che lavoravano a contatto con virus simili a quelli del vaiolo in ambienti di ricerca hanno ricevuto il vaccino.


Dopo l’11 settembre 2001 il governo statunitense si è allertato contro il rischio di unattacco bioterroristico. Ha quindi cominciato a produrre nuove dosi di vaccino per essere in grado di immunizzare la popolazione americana nel caso di una nuova epidemia di vaiolo e all’inizio di dicembre 2002 il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha offerto la possibilità ai cittadini americani che lo desiderano di vaccinarsi contro il virus del vaiolo. A fine marzo 2003 sono stati vaccinati oltre 350 mila americani, tra civili appartenenti alle istituzioni sanitarie e militari impegnati in azioni di guerra in Iraq.


Dopo che si sono verificati alcuni casi di reazione alla vaccinazione, le istituzioni sanitarie americane hanno pubblicato delle Linee Guida per dare indicazioni ai medici sull’opportunità di sospendere la vaccinazione in persone che presentano condizioni cardiache e che, quindi, possono correre rischi finché gli effetti collaterali della vaccinazione non saranno esplorati più a fondo.

 


 

L’Italia possiede oggi 5 milioni di dosi di vaccino antivaioloso che attraverso le diluizioni possono arrivare a 25 milioni di dosi. Tuttavia, date le complicanze possibili, il ministero della Salute sconsiglia una vaccinazione estesa alla popolazione in assenza di pericolo imminente.


FONTE DELL’ARTICOLO RIPORTATA DI SEGUITO
http://www.epicentro.iss.it/problemi/vaiolo/vaiolo.asp

 

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IL SISTEMA IMMUNITARIO

 

IL SISTEMA IMMUNITARIO.  LE INFEZIONI, LE INFIAMMAZIONI, LE ALLERGIE. BATTERI, VIRUS, PROTOZOI, FUNGHI.

 

Sistema immunitario : tutte le informazioni .

“Il maggior mistero della medicina” disse una volta un celebre medico, “non è la malattia, ma la salute”.

Cosa è un’infezione? Questo termine significa in breve che i germi negativi stanno lanciando un’offensiva all’organismo umano.

I principali tipi di agenti infettivi sono i batteri, i virus e i protozooi.

Ogni giorno il nostro corpo è invaso da miliardi di germi, molti dei quali possono provocare malattie e perfino la morte.

Sistema Immunitario

batteri, benché li raffigurino come “animaletti”, in realtà sono come delle “piante” di un’unica cellula, le più primitive fra le vegetazioni della Terra; attraverso milioni di anni l’hanno invasa e si sono adattate a forme superiori di vita.

Alcune varietà hanno persino imparato a convivere con gli animali e con l’uomo.

Il nostro intestino per esempio, brulica di una fantastica popolazione d’utili abitanti microbici, alcuni dei quali fabbricano vitamine che ci sono necessarie.

Immaginate di srotolare, aprire e distendere i 9 metri di tubo digerente che collegano la bocca e l’ano, microvilli compresi : otterrete una superficie di oltre 300 metri quadri; in condizioni normali questa superficie è piena di anfratti e qui prendono dimora microrganismi di ogni specie : batteri, protozoi, funghi, archea, virus e perfino vermi, collettivamente chiamati “microbiota“.

Oltre la metà della massa delle feci è composta da microbi morti.

Nell’adattarsi all’uomo, molti batteri diventano altamente specifici.

Virus

germi che causano la meningite possono essere relativamente innocui nella gola, ma diventano distruttori feroci dei tessuti cerebrali e del midollo spinale.

Un comune streptococco è un pacifico abitante della bocca, ma, se riesce ad arrivare al cuore, può provocare una infezione che prima dell’avvento della penicillina era mortale nel 100% dei casi.

Alcuni batteri possono far danno quasi dovunque capitino.

Così lo strafilococco causa foruncoli sulla pelle, una grave infezione nei polmoni, un tipo mortale di meningite nel cervello e l’avvelenamento del sangue.

Le tossine prodotte dai batteri sono chimicamente simili ai veleni dei serpenti e alcune di esse sono incredibilmente letali.

La tossina del botulino, il micidiale batterio delle intossicazioni alimentari, è tra le sostanze più velenose della Terra : ne bastano 85 milionesimi di grammo per uccidere un uomo.

Talvolta i batteri uccidono causando danni di carattere  meccanico.

Nella polmonite per esempio s’insediano nelle minuscole sacche d’aria all’interno dei polmoni, che sono ideali per la riproduzione.

Il polmone che di solito è spugnoso, diventa più duro e poco cedevole. Se le sacche d’aria colmate sono molte, la vittima soffoca.

Di fronte alle minacce batteriche, il corpo dispone di tutta una varietà di misure difensive.

Per ciascuna tossina secreta dai microbi, l’organismo fabbrica un’antitossina che agisce come una sostanza chimica neutralizzante.

virus, che sono diffusi quasi quanto lo sono i batteri, sono immensamente più piccoli. Non sono visibili con i microscopi ottici.

Sono giustamente definiti sostanze chimiche viventi e sembrano occupare un posto di transizione fra le cose vive e quelle non vive.

Alcuni possono essere cristallizzati e conservati in bottiglie, dove rimangono quiescenti per anni.

Poi, a contatto con tessuti vivi, cominciano a riprodursi, dando origine ai più svariati malanni : poliomelite, febbre gialla, morbillo, orecchioni, influenza, raffreddore.

Mentre i batteri ci minacciano con i veleni che fabbricano, i virus attaccano direttamente le cellule dell’organismo.

Una volta dentro cominciano a consumare l’alimento che avrebbe dovuto nutrire la cellula.

I virus si riproducono con una velocità prodigiosa divorando tutto e poi abbandonano la cellula morta o moribonda per andare all’assalto di un’altra.

Dato il loro modo d’attacco, i virus hanno un enorme vantaggio sui batteri.

Vivendo all’interno della cellula, sono largamente immuni dalla controffensiva delle forze protettive naturali dell’organismo, così come da quella degli antibiotici o dei sulfamidici.

Ma quando migrano da una cellula all’altra possono essere attaccati dagli anticorpi circolanti nel sangue.

I virus fanno paura perché sono rapidi, imprevedibili e implacabili.

Si sa come funzionano, come agiscono, si cerca il modo per combatterli per impedirne la diffusione ma a volte qualcosa sfugge.

Sono microscopici e possono celarsi ovunque, possono colpire chiunque senza distinzioni.

La scienza dibatte ancora sulla loro natura : animali, vegetali o qualcosa di altro?

Sono parassiti perfetti, anzi parassiti “obbligati”, nel senso che se non lo fossero non potrebbero esistere.

Contagiare è la loro missione, propagarsi fino alla distruzione dell’ospite è il loro scopo.

Ovviamente non vi è niente di “cosciente” ma solo attrazioni chimiche, processi biologici del tutto personalizzati che li portano a preferire un ospite piuttosto che un altro, una cellula particolare, un ambiente di elezione.

I virus più pericolosi del mondo sono quelli dell’Ebola (estremamente aggressivo per l’uomo, causa una febbre emorragica a volte mortale, contagio per contatto diretto con fluidi corporei infetti o sangue, focolai soprattutto in Africa;non può facilmente sfuggire al controllo perché il suo tempo di azione è cortissimo) e quello della febbre congo-crimea (febbre virale emorragica trasmesso soprattutto attraverso la puntura di zecche infette). Ambedue con poche cure, soprattutto sintomatiche.

Ci sono anche la Febbre gialla (trasmesso da zanzare infette, attacca soprattutto le cellule del fegato, diffuso soprattutto in Africa e Sud America), la Febbre di Marburg (filovirus responsabile di una febbre emorragica a elevata mortalità; le manifestazioni emorragiche compaiono dopo il quinto giorno di malattia, seguita dalla morte, non esiste neanche qui una cura), l’Influenza (malattia infettiva caratterizzata da sintomi sistemici comuni a molte altre malattie virali come febbre, malessere, cefalea, dolori vari; l’esordio è brusco e può indebolire soggetti già a rischio; il pericolo più grande è la sua velocità di trasmissione, generando quindi il timore che si sviluppi un virus nuovo attraverso una mutazione di uno già esistente : se il tasso di mortalità fosse invece alto, l’epidemia avrebbe a disposizione parecchio tempo per propagarsi e prima che venga approntato un vaccino),  la Sars (o sindrome acuta respiratoria severe, una forma atipica di polmonite ed è mortale nel 15% dei casi, si propaga attraverso l’aria come una normale influenza. E’ facile da contrarre per via della diffusione attraverso l’aria e i sintomi iniziali sono simili a quelli dell’influenza).

Tutti i virus che ci aggrediscono si sono evoluti negli animali, prima di arrivare a colpire l’Uomo.

Oltre ai virus che possono essere aggressivi per l’Uomo esiste anche il pericolo delle mutazioni : un microrganismo che ha sempre colpito una determinata specie e che, a causa di una naturale evoluzione, si trasforma in una minaccia anche per la nostra.

E’ il caso della temuta influenza aviaria.

I virus sono cento volte più piccoli di una cellula e, a differenza di altri organismi biologici, non possiedono tutte le strutture biochimiche e biosintetiche necessarie per riprodursi.

Ovvero se un virus non trova tutti gli elementi di cui ha bisogno all’esterno, non potrà mai generare copie di se stesso.

Questi prodotti li trova nelle cellule di altri organismi, da cui viene attratto per mezzo di una sorta di affinità chimica : una volta penetrato nella cellula e rifornito dalla materia per riprodursi, il virus genera innumerevoli copie di se stesso che si diffondono nell’organismo contaminando altre cellule.

Un microrganismo così semplice che genera miliardi di copie di se stesso in poco tempo, ha un potenziale evolutivo molto elevato.

Mentre una coppia di esseri umani genera un numero limitato di figli nell’arco della sua vita, un virus ne genera miliardi .

Così può succedere che una di queste mutazioni abbia caratteristiche diverse dal progenitori originale.

La più temibile è che cambi l’affinità chimica : prima questi virus erano attratti soltanto da cellule di una determinata specie, come per esempio quella degli uccelli, adesso sono attratte anche da altre specie come quella umana.

Un errore piuttosto grande potrebbe diventare vantaggioso per il virus e temibile per noi : potrebbe infatti generare una specie in grado di infettare anche cellule diverse dai soliti ospiti.

E così si comprende il concetto del virus dell’influenza che ogni anno presenta appunto variazioni di sé.

Il vaccino solitamente è l’unica arma efficace per sconfiggere un virus : si prende un esemplare del virus che vogliamo combattere, lo si fa a pezzi o comunque lo si rende abbastanza innocuo per non nuocere all’organismo ospite, ma abbastanza attivo per destare le difese immunitarie e lo si inietta nell’individuo.

Le difese dell’organismo sono capaci di combattere gli agenti patogeni ma hanno bisogno di tempo per attivarsi.

protozoi, la terza grande classe di agenti d’infezione, sono minuscoli animaletti monocellulari : alcuni hanno perfino rudimentali apparati digestivi e di riproduzione.Provocano malattie come la malattia del sonno, la malaria, la dissenteria amebica.

Il più semplice è l’ameba che non ha lo scheletro e muta continuamente forma. Si sposta e assume il cibo emettendo prolungamenti irregolari dotati di lenti movimenti, capaci di rientrare nel suo corpo.

Generalmente l’organismo combatte i protozoi in maniera simile a quello con cui si difende dai batteri e dai virus.

Tali misure difensive però non sono altrettanto efficaci, e le malattie da protozoi tendono a persistere per anni.

funghi o miceti invece sono creature si trovano a metà tra il regno animale e quello vegetale.

Ve ne sono di varie dimensioni, e tutti si comportano da parassiti nei confronti di animali o vegetali.

Le infezioni da essi provocate (dette micotiche), si trasmettono facilmente da persona a persona, per contatto diretto o attraverso indumenti od oggetti.

Il genere umano è riuscito a sopravvivere a dispetto del continuo attacco di quest’orda di nemici, grazie ai pronti e meravigliosi meccanismi di difesa dell’organismo, che si sono evoluti attraverso i millenni.



La nostra salute è protetta da una serie ingegnosa di difese, disposte in profondità, come le linee successive di un esercito, trincerato per respingere l’invasore.

Il sistema immunitario protegge il corpo dall’invasione degli organismi o molecole (agenti patogeni) che possono causare le malattie.

Il sistema immunitario deve essere in in grado di riconoscere in ogni momento ciò che è estraneo all’organismo e di innescare un’immediata risposta contro le sostanze penetrate all’interno del corpo.

Di tutte le meraviglie della vita, tra quelle che desta maggior ammirazione è la capacità dell’organismo di rinnovarsi, di riparare i danni subiti e di continuare a vivere.

Le prime barriere che il corpo offre ad eventuali germi invasori sono:

  • La pelle, che crea una barriera insuperabile per molti agenti patogeni.
  • Le membrane mucose che rivestono il tratto respiratorio, digestivo, urinario e genitale.
  • Le ciglia, presenti in molte membrane, che allontanano le particelle arrivate con l’aria.
  • Le secrezioni organiche che contengono enzimi in grado di distruggere i batteri.

Supponiamo per esempio, che una particella di polvere carica di microbi penetri nell’occhio.

Con tutta probabilità non c’è nessun motivo di preoccuparsi.

La superficie del globo oculare è costantemente bagnata di liquido lacrimale, il quale contiene un antisettico, detto lisozima, che uccide i batteri.

Il lisozima è così potente che una sola lacrima diluita in due litri d’acqua può ancora distruggere almeno una specie di germi.

Anche la nostra pelle nuda ha una considerevole azione germicida.

Le allergie, sono invece delle risposte non appropriate del sistema immunitario, vengono considerate come il risultato dell’attivazione dei mastociti che hanno riconosciuto un nemico. In questo caso essi liberano l’istamina, scatenano i sintomi ben noti: eruzioni cutanee, nasi arrossati, occhi che prudono, tosse e respirazione affannosa.

La reazione allergica viene generalmente attivata da sostanze esterne definite allergeni, tra esse troviamo: polline, polvere, insetti o animali, peli di animali, ecc.

Ogni volta che ci facciamo un taglietto con il rasoio o sbucciando la frutta, s’inizia un lavoro di costruzione molto più complicato di quello d’innalzare un grattacielo.

Noi consideriamo questo potere rigenerativo come cosa naturale; se non ci fosse, la chirurgia non potrebbe esistere : la più piccola ferita potrebbe condurre alla morte.

Il processo infiammatorio comincia quando varie sostanze chimiche sono prodotte nella sede d’una invasione di germi dagli invasori stessi, mentre le cellule lese dell’organismo si difendono.

Queste sostanze chimiche trasudano in tutte le direzioni fino a raggiungere i vasi sanguigni più vicini.

Qui esse provocano il rilassamento delle pareti vasali, il che permette la fuoriuscita del plasma, ossia della parte acquosa del sangue.

Al plasma si accompagnano i globuli bianchi del sangue, cioè i leucociti, e varie sostanze chimiche che frenano lo sviluppo dei germi.

Leucociti

I leucociti sono una delle nostre difese più curiose ed efficaci.

In apparenza essi sono simili all’ameba e come l’ameba possono spostarsi da un punto all’altro del corpo.

I leucociti sono attratti come una calamita verso la sede di un’invasione batterica.

Quand’essi la raggiungono, ingoiano tutte le particelle estranee che vi trovano.

Ci sono altri fattori connessi all’infiammazione che aiutano i leucociti nella loro opera.

Nel plasma sanguigno c’è una sostanza chimica detta leucociti che si solidifica rapidamente in una trama di fili.

Questa, con altre sostanze del plasma e con i leucociti, forma una barriera intorno al campo di battaglia, prendendo in trappola i germi in modo che l’infezione venga localizzata.

Foruncoli ed ascessi sono esempi tipici del modo in cui la formazione di questa barriera protegge il resto dell’organismo dall’invasione dei germi.

Anche questo è un meccanismo provvidenziale con il quale il corpo umano si difende.

Che cosa è ciò che chiamiamo “pus“?

Si tratta dei residui morti dei globuli bianchi accorsi a combattere i batteri e periti nella lotta.

Formano così uno sbarramento difensivo fra i batteri che attaccano da un lato e il circolo sanguigno dall’altro.

Quasi tutti i casi di appendicite sarebbero letali se la Natura no erigesse questa barriera attorno all’appendice malata, per circoscrivere l’infiammazione fino all’intervento del chirurgo.

Mentre avviene la mobilitazione dei leucociti, il midollo osseo è posto in allarme e accelera la produzione di nuove riserve di leucociti.

Se i leucociti non possono completare l’opera di rastrellamento dei germi, a loro si aggiungono cellule di maggiori dimensioni (ma sempre microscopiche) chiamate macrofagi.

Questi possono ingoiare non soltanto i batteri, ma anche i leucociti che albergano batteri.

L’organismo ha bisogno di un mezzo per liberarsi dei germi dopo che sono stati ingoiati e per eliminare altri prodotti di rifiuto.

A questo scopo i tessuti sono drenati da una rete di canali detta sistema linfatico.

Leucociti, macrofagi e particelle invadenti entrano nei vasi di questa rete e sono portati dal liquido linfatico ai nodi linfatici regionali, ossia alle ghiandole linfatiche situate in punti strategici dell’organismo.

Il liquido linfatico fluisce da un nodo all’altro finché raggiunge quelli situati nel collo, dove è scaricato nella corrente sanguigna.

A questo punto in genere tutti i germi sono già stati filtrati.

Tuttavia dopo una malattia i germi possono sopravvivere nei nodi linfatici per giorni e settimane; le ghiandole del collo sono le ultime barriere che impediscono ai germi di raggiungere la corrente sanguigna, e la loro sopravvivenza spiega perché queste ghiandole rimangono talvolta gonfie e dolenti anche dopo la scomparsa degli altri sintomi.

Anche se alcuni germi riescono a raggiungere la corrente sanguigna, un’altra linea di difesa li attende : il midollo osseo, il fegato, la milza e qualche altro organo minore contengono una moltitudine di macrofagi  che espurgano dal sangue le particelle invadenti.

In che modo i leucociti e i macrofagi riescono a distinguere i germi invasori e le altre particelle dalle cellule e dalle molecole proprie dell’organismo?

Il nostro corpo è munito di un sistema di identificazione che “etichetta” le particelle invadenti.

Queste etichette che si attaccano agli invasori si chiamano anticorpi.

I leucociti e i macrofagi cercano e divorano quasi tutte le particelle che incontrano ma quelle che essi cercano e divorano con la massima voracità sono quelle alle quali gli anticorpi hanno apposto l’etichetta di invasori.

Molte guarigioni da un’infezione sono da attribuire in gran parte all’azione degli anticorpi.

Chi per esempio non ha mai avuto la scarlattina è privo di anticorpi adatti agli streptococchi che causano questa malattia.

Però alcuni giorni i germi continueranno forse a moltiplicarsi e il malato starà sempre peggio ma una volta che la produzione degli anticorpi sarà avviata in pieno, gli anticorpi accorreranno in quantità, si attaccheranno agli streptococchi della scarlattina e questi cadranno preda dei voraci leucociti e dei macrofagi e la guarigione avrà inizio.

Sono soprattutto gli anticorpi che ci rendono immuni da altri attacchi di molte malattie comuni.

La prima volta che si è colpiti da una malattia come la scarlattina o il morbillo, le fabbriche di anticorpi richiedono molti giorni per imparare a produrre il tipo giusto.

Tuttavia, una volta che l’abbiano imparato, la produzione può cominciare molto rapidamente e, entro poche ore dall’entrata di qualche migliaio di germi, potranno essere prodotte grandi quantità di anticorpi del tipo desiderato.

anticorpi

Così la seconda e le successive invasioni di un particolare tipo di germe sono spesso debellate prima ancora che si possa sospettare di essere stati infettati.

Gli anticorpi che circolano nel sangue si trovano per lo più in quella parte del plasma sanguigno detta gammaglobulina.

Questa sostanza ricca di anticorpi può essere estratta dal sangue dei donatori e conservata per lunghi periodi.

Quando è attaccato da tossine (sostanze velenose prodotte da germi) l’organismo produce antitossine, cioè anticorpi specifici.

E, come ci si può immunizzare contro le malattie da virus , ci si può immunizzare contro le tossine di malattie come la difterite e il tetano, mediante iniezioni di tossine denaturate, dette tossoidi.

Anche coloro che morivano di fame nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale conservavano il potere di cicatrizzazione.

Tutto il materiale necessario al processo di cicatrizzazione è fornito mediante la demolizione di tessuti d’altre parti del corpo.

Così il tessuto muscolare si disgrega per trasformarsi in amminoacidi, che andranno a formare i nuovi tessuti nella guarigione della ferita.

Questo è il motivo per cui i feriti gravi deperiscono. La ferita si riempie gradatamente di tessuto di granulazione, un materiale rosso, spugnoso, da rapprezzo, che viene poi sostituito da tessuto cicatriziale rigido e fibroso.

La costruzione del nuovo tessuto è una delle autentiche meraviglie della Natura : quasi come obbedendo ad una misteriosa forza direttiva, le cellule fibrose si dispongono in esatta formazione geometrica, come i cristalli chimici.

Successivamente si forma un nuovo sistema circolatorio ed infine le nuove terminazioni nervose.

Con il tempo, forse entro un anno, il tessuto cicatriziale sarà sostituito da tessuto funzionale.

Il lavoro di ricostruzione sarà allora compiuto.

Perché quando fa freddo capita più sovente di ammalarsi?

Perché l’organismo per mantenere in perfetta efficienza i suoi meccanismi base, devia il sangue (caldo) dalle zone periferiche (come la pelle o il naso) verso gli organi vitali; anche i propri anticorpi (cioè le principali difese da virus e batteri) viaggiano nel sangue.

 Come rafforzare il sistema immunitario?

vitamine

Per esempio con la Vitamina E (protegge le pareti cellulari dagli attacchi dei radicali liberi) che si trova per esempio nell’olio d’oliva, nella frutta secca e nell’avocado;

con il Selenio che fa produrre linfociti come i T-killer e l’interleuchina per aggredire i virus appena si presentano contenuto nel tuorlo d’uovo, nel pollo, nel pesce, nelle patate;

con lo Zinco che rinforza le mucose di naso e bocca che bloccano e neutralizzano virus e batteri, contenuto in abbondanza nelle ostriche, in una bistecca di carne, nel formaggio e nei cereali;

con i Probiotici che potenziano tutte le barriere, sono batteri buoni che superano indenni gli acidi dello stomaco e vanno a rinforzare l’intestino, sono contenuti nello Yogurt e formaggi freschi come lo zefir.

Le carenze di vitamine A, B1, B2,B6, B12, C, E e di acido folico inibiscono il sistema immunitario. Allo stesso modo, carenza di magnesio, ferro e zinco e selenio. 

E’ importante considerare quanto questi nutrienti lavorino in sinergia tra loro.

Non bisogna dimenticare inoltre che tutte le attività aerobiche di resistenza possono potenziare il sistema immunitario.

L’importante è non esagerare.

Uno studio giapponese ha scoperto che l’esercizio fisico moderato, senza smanie agonistiche, mantiene elevati i livelli di un particolare gruppo di anticorpi, i linfociti T CD8+.

Lo sport è una manna per il sistema immunitario perché aumenta del 20% il numero di anticorpi ma l’attività fisica intensa invece può risultare troppo stressante per l’organismo tanto da indebolirlo temporaneamente.

Grazie alla fatica l’organismo è spinto a reagire allo sforzo producendo più anticorpi, all’incirca il 300 per cento in più, l’importante è non esagerare, infatti troppo sforzo fisico alla fine inibisce il sistema immunitario perché lo costringe ad un superlavoro.

Prendere il sole in maniera ragionevole può essere importante per rafforzare il sistema immunitario : i raggi ultravioletti provenienti dal sole possono incitare il colesterolo disidrogenato T della pelle umana a trasformare la vitamina D3. Ogni giorno bastano 0,009 mg per duplicare il sistema immunitario.

La vitamina D è in grado di apportare numerosi benefici all’ organismo e di diminuire l’incidenza di gravi disturbi: tumori, malattie cardiovascolari, ma anche diabete, artrite reumatoide, disturbi ossei, ed anche un’azione di potenziamento generale a livello del sistema immunitario in grado quindi di aumentare le  difese organiche.

Ridere di più può aumentare la produzione di molte sostanze chimiche nel corpo umano relative al sistema immunitario, quindi rafforzarlo.

Sembra sia inoltre molto importante dormire bene : secondo alcuni esperti russi, quando si dorme il corpo umano produce un elemento nel sonno dal nome muramic acidche può aumentare i leucociti, rendere attivi i macrofagi, rafforzare le funzioni di disintossicazione, eliminando così le cellule o i virus invadenti.

Perciò, aver un sonno di buona qualità può irrobustire notevolmente il sistema immunitario.

Mangiare frutta prima del pranzo, infatti secondo le osservazioni degli studiosi del sistema immunitario, un pranzo costituito da cibi cotti può accrescere nel sistema immunitario una sorta d’illusione, attivando tutte le “guardie della salute” del corpo a rafforzare l’allerta.

Ripetendolo spesso, può addirittura danneggiare il sistema immunitario, riducendo la sua efficacia.

Mangiare frutta un’ora prima del pranzo può eliminare quest’incitazione negativa apportata dai cibi cotti, proteggendo così il sistema immunitario e la sua funzione.

Mangiare verdura cruda : le verdure contengono un gran numero di sostanze che incitano la produzione d’interferone, svolgendo quindi una funzione di prevenzione delle malattie e resistenza al cancro.

Tuttavia, queste sostanze nutrienti contenute nelle verdure sono molto deboli e non possono sopportare le alte temperature, quindi è meglio mangiare verdure crude.

Quando si è sotto attacco virale si producono più citochine, molecole del sistema immunitario che attaccano i virus, ma debilitano anche l’organismo (debolezza), per questo motivo è importante riposare di più (la cosa migliore a letto).

I cibi ricchi di vitamina A e vitamina D stimolano la produzione di reparti specializzati come i globuli bianchi e macrofagi.

Eliminare il consumo di alcool e tabacco.

Consumare meno grassi saturi per ridurre il consumo di energia legato alla digestione.

Bere molta acqua per tenere le mucose idratate.

Ridurre gli sforzi fisici prolungati.

Assumere dei probiotici appositamente studiati per rafforzare il sistema immunitario attraverso l’intestino.

Stomaco ed intestino sono due sedi periferiche del sistema immunitario : un loro malfunzionamento provoca una riduzione delle pattuglie di difesa e un abbassamento generale dello scudo protettivo.

Si sa che ormoni come il cortisolo, l’adrenalina e la noradrenalina, neuromodulatori rilasciati in condizioni di stress, rendono la barriera intestinale più permeabile a ceppi patogeni presenti nella mucosa, favorendone il passaggio nell’intestino.

La conseguente alterazione del microbiota intestinale causa a sua volta il rilascio di citochine infiammatorie che, attraverso il nervo vago e il sangue, arrivano al cervello, perpetuando il circolo vizioso dello stress.

Per ridurre la degenza si potrebbe considerare di assumere più zinco (consumare per esempio fegato, noci, carni rosse, fagioli e cereali integrali, 15mg al giorno per il sistema di difesa) e 1 g di vitamina C (chiedere al proprio medico).

Attenzione agli antibiotici (solo dietro parere del medico), infatti combattono solo i batteri e sono inutili contro i virus.

La febbre serve per liberarsi dai virus poiché il calore li può uccidere!

L’integrazione naturale erboristica più adeguata riguarda senz’altro:

– Echinacea

– Aloe vera

– Rosa canina

– Tè verde

– Aglio

– Semi di pompelmo

– Polline

– Propoli

– Uncaria Tomentosa

– Pau D’arco – Lapacho

 

cereali-e-capelli

 

 

Per quanto riguarda altri cibi:

– con effetti antiossidanti (agrumi, peperoni rossi e gialli, cavoli, cavolfiori, carote, ravanelli, spinaci, lattuga, funghi)

– ricchi di grassi essenziali (salmone, sgombri, aringhe, pesce azzurro),

– con proprietà antivirali (peperoncino, timo, salvia, rosmarino, origano, cipolla),

– con buoni contenuti in fibra alimentare (cereali integrali e legumi).

I cibi composti da vegetali hanno 3 funzioni: la prima è la regolazione della secrezione interna, stabilizzando così il sistema immunitario; la seconda è l’efficacia nell’eliminazione naturale, eliminando le sostanze nocive all’interno del corpo umano e proteggendo il sistema immunitario; la terza è l’offerta di vitamine, sostanze minerali ed altri nutrimenti speciali, offrendo nutrizione al sistema immunitario.

Perciò, consumare ragionevolmente questi cibi fa molto bene al rafforzamento del sistema immunitario.

Un’altra difesa naturale dell’organismo è il riposo.

Se ad esempio ci si sloga un polso, ancor prima che arrivi il medico, la Natura ce lo immobilizza rendendolo tanto dolente e gonfio che non ci arrischiamo a muoverlo.

Se qualcuno è scosso emotivamente o fisicamente oltre un certo limite d’esaurimento o di terrore, la Natura interviene e lo fa svenire.

fonte dell’articolo riportata qui di seguito

http://www.anagen.net/sistema-immunitario.htm

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