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Sanità Italiana? “Noi vendiamo all’estero”.

Articolo di  “Il Sole24Ore”

Il gruppo di costruzioni Astaldi mette in vendita i quattro ospedali toscani di Prato, Pistoia, Lucca e Apuane, realizzati in project financing con un investimento di 419 milioni e un percorso tormentato che si è protratto per 12 anni (l’avviso pubblico della Regione risale al 2003 mentre l’ultimo ospedale, quello delle Apuane, è stato inaugurato il 15 gennaio scorso) .

Ospedali-in-vendita

La decisione di Astaldi di uscire dalle principali concessioni di lavori pubblici che detiene, anticipata oggi dal quotidiano digitale Edilizia e Territorio-Sole 24 Ore , si lega alla volontà di ridurre l’indebitamento (988 milioni al dicembre scorso). Per i quattro ospedali toscani, così come per la linea 5 della metropolitana milanese e per l’ospedale di Mestre, «ci sono già pretendenti», secondo quanto annunciato dall’amministratore delegato di Astaldi, Filippo Stinellis.

Il cambio di proprietà dei quattro ospedali toscani si lega a quello, annunciato nei giorni scorsi, della cessione di un portafoglio di infrastrutture realizzate (o in via di realizzazione) in project financing dal gruppo Condotte, tra cui l’ospedale di Empoli, il people mover di Pisa e la centrale di trigenerazione energetica del polo ospedaliero di Careggi, a Firenze. Ad acquisire l’80% del portafoglio – del valore di oltre 700 milioni di euro – è stata Infracapital, divisione di investimenti in infrastrutture della britannica M&G Investments.
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Autismo,la svendita della dignità umana e il processo mediatico anziché scientifico

Correva l’anno 2004 quando il CDC stimò il tasso di autismo sul dato 1-66.

Non solo il CDC ma tutto il Sistema sanitario statunitense non aveva realmente capito cosa stesse accadendo. La tragica verità non è  rappresentata tanto dal fatto di non conoscere questo disturbo sempre più crescente ma di ignorarne i dati.

Questo è stato un vero e proprio abominio.

Nel frattempo però gli atti criminali si perpetrano.

In che modo?

Il Dr. William Thompson ed i suoi coautori facenti parte dello stesso CDC,  avevano appena finito di  distruggere tutti i documenti e gli studi inerenti alla correlazione su MMR-autismo del 2004 ; uno studio per assolvere il vaccino agli occhi del sistema di governo e di assistenza sanitaria.

*Ricordiamo che nell’agosto 2014, il Dr. William Thompson, uno scienziato che da anni, prestava il suo servizio nello stesso CDC, ammise la frode perpetrata da lui e dai suoi collaboratori,nei confronti  dello studio (rilasciato pubblicamente) che correlava l’autismo alla vaccinazione MMR.

Ancora una volta abbiamo toccato con mano la censura del governo e dei media mentre i dati sull’autismo erano in costante aumento.

Dopo la scesa in campo degli psichiatri (ricordate l’avvento in massa di più di 2.003 documentari riguardanti le Mamme Frigorifero) abbiamo continuato a vedere una politica fittizia e falsa,  osteggiare la reale voglia di conoscenza dei genitori danneggiati .

E ‘stato durante questo periodo che una conferenza ha deciso di avviare la discussione che doveva prima o poi aver inizio.

Nel 2003, AutismOne ha iniziato a rincorrere la verità sull’autismo,ricercandone le cause e le frodi mediche e da allora,non ha più smesso di farlo.

vaxxed

Sostenuta da grandi imprese e legioni di lobbisti, abbiamo assistito inverosimilmente ad un’inversione di rotta. Il glifosato è stato considerato addirittura sano e quindi sul suo utilizzo ci è stato costruito un impero di guadagni,ma non si poteva mettere assolutamente in discussione i danni provocati dai vaccini.

Pubblicamente la censura è sempre stata toccata con mano e questo è un vero e proprio abominio. Tutto ha controindicazioni,i vaccini sono farmacie  come tali devono essere considerati e trattati.

Ma nulla,parole al vento per i governi e le forze politiche che guadagnano sulla pelle di povere creature indifese.

Più volte gli stessi direttori di testate note (ricordiamo Norton con The Lancet) avevao confermato la totale inattendibilità degli stessi peer-review il cui scopo è stato quello di soffocare la vera ricerca.

Nonostante il grandissimo contributo di AutismOne  il quale ha contribuito al dialogo tra genitori ed operatori sanitari,non possiamo dimenticare l’operato del governo e dei media mainstream.

Diversi i giornali che hanno dedicato il loro tempo a contrastare il movimento e le azioni di AutismOne; gli stessi Chicago Tribune e Chicago Sun-Times hanno fatto del loro meglio per screditare la conferenza invece di aiutare i genitori a trovare una reale via di uscita.

Ogni anno, AutismOne subisce direttamente le pressioni e gli attacchi da tutti i fronti,con tanto di pagina di Facebook dedicata a “esporre ,diciamo così,il loro punto di vista “.

Negli Stati Uniti,mentre i genitori guardavano inermi la regressione dei propri figli,il governo non ha mai dato loro una risposta per questo,si ringraziano gli attivisti e i molteplici professionisti che danno un reale contributo alla causa.

I medici non hanno realmente aiutato le famiglie ; l’unica risposta che avevano si trovava come sempre nella loro “cassetta degli attrezzi“, ovvero i farmaci.

Prassi è ,da sempre e in tutto il mondo,quello di non risolvere il problema ma di alimentarlo.

Che ne sapeva Ippocrate vero?

Nonostante ciò, fortunatamente la discussione si è evoluta, in parte a causa della mancanza di volontà delle famiglie nell’accettare risposte statiche e poco corrette,senza alcuna logica, da parte degli operatori sanitari e delle stesse strutture,impreparate all’argomento stesso.

Attualmente negli Stati Uniti, il documentario Vaxxed: Da Cover-Up alla catastrofe è esposto ad una pesantissima censura dei media.

Ce lo aspettavamo perchè quando si mette in discussione l’autismo e le relative frodi di ricerca all’interno del CDC,non puoi fare altro che aspettare la censura stessa.

Questo però si è scontrato con la realtà dei fatti. Il documentario ha raccolto grande entusiasmo da parte dei genitori di tutto il mondo,che sostengono l’operato dei produttori e dello stesso Dr. Wakefield.

E’ quindi stato  facile scoprire  i conflitti di interesse dei politici e dei “giornalai” che giocano a fare i giornalisti.

Cosa succederà quando il film più censurato d’America verrà dunque presentato alla conferenza di AutismOne che si terrà dal 25 al 29 maggio a Chicago?

Tocchiamo con mano la censura non solo dal governo ma dalla stessa popolazione divisa a metà tra l’onestà e la collusione.

Tuttavia, il punto fondamentale è la possibilità di avere una scelta personale, di prendere decisioni informate per la salute, e la libertà di discutere sulle informazioni, indipendentemente da tutto.

Staremo a vedere e auguriamo un grande augurio ai nostri fratelli americani che lottano come dei leoni per affermare la loro libertà di scelta e di cura.

 

 

 

*Ringraziamo J. Jaxen, giornalista investigativo indipendente americano,che si occupa dei pericoli concernenti  le vaccinazioni  e la corruzione farmaceutica. La stessa che ha infettato non solo l’America ma tutto il mondo.

 

**Riproduzione consentita purché l’articolo non sia modificato in nessuna parte, indicando all’inizio, Autore e link attivo al sito.

Nessuna modifica potrà essere consentita.

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La Toscana finanzierà con 23 mln di euro la ricerca Novartis sui vaccini

Toscana. Rossi: “Finanzieremo con 23 mln ricerca Novartis su vaccini”

Articolo di “QuotidianoSanità”

Cercheremo di essere  imparziali,ma la collaborazione con la stessa fondazione Gates (secondo finanziatore dello stesso OMS) lascia davvero riflettere sulla criminosa pratica che stanno attuando i giocolieri delle vite altrui.

Ricordiamo il pensiero della stessa

MARGARET CHAN (allora Direttore dell’OMS) dichiarò:

“Oggi,molte delle minacce che contribuiscono alla diffusione delle malattie croniche,provengono dalle compagnie MULTINAZIONALI che sono grandi,ricche e potenti,guidate da interessi commerciali e assai poco interessate alla salute della popolazione”.

Collaborare con la fondazione di coloro che (non essendo medici) finanziano  la morte e non la vita (le denunce lo attestano).

Se la Monsanto,  fosse una persona, personificherebbe lo stesso  Bill Gates. Sì, il fondatore di Microsoft ,è lo stesso il quale assieme alla moglie possiede un’associazione a “scopo umanitario” .

BILL GATES con la sua fondazione e una donazione di ben 220 milioni di dollari (2012-2013), è il secondo maggiore finanziatore dell’OMS (al primo posto abbiamo la WHITE HOUSE,il governo degli Stati Uniti).

UN UOMO DALLE MILLE RISORSE E DAI MOLTI CRIMINI

Le aree di intervento della fondazione sono molteplici: dai vaccini alla salute materno-infantile,dal micro-credito allo sviluppo agricolo. Molteplici a loro volta,anche i sostenitori della fondazione:MacDonalds,Coca Cola,Nestle,Sanofi-Aventis,etc.

Bill Gates, fondatore della Microsoft con la sua Fondazione è il secondo maggiore finanziatore dell’OMS.

Questa è davvero un’associazione a delinquere,senza sé e senza ma.

Ma veniamo alla notizia che riporta quanto segue:

“Il governatore toscano non nasconde la sua soddisfazione per aver ottenuto dalla Commissione europea il via libera a una operazione a cui la Regione Toscana sta lavorando da anni, per la realizzazione del progetto che Novartis ha messo a punto anche con il sostegno della Fondazione Gates”. 

09 MAG – “Porto da Bruxelles, dove proprio oggi mi sono recato, un risultato importantissimo per l’economia e il futuro della Toscana: 23 milioni di euro di nostri fondi che permetteranno a Novartis di realizzare a Siena uno stabilimento pilota per sviluppare vaccini innovativi destinati ai paesi in via di sviluppo”.
“Questi 23 milioni, che sono fondi della Regione Toscana, possono ora far decollare un grande progetto di sviluppo – prosegue il presidente – che mette insieme attività di ricerca avanzata, nuove opportunità di lavoro di alto livello e una risposta di qualità, tempestiva e a costi ragionevoli alle esigenze dei paesi in via di sviluppo. La Toscana ci ha creduto e ha lavorato per garantire con questo progetto un futuro a una delle presenza industrali più significative della regione”.
“Investiamo dove c’è eccellenza – conclude il presidente – come anche la Fondazione Gates ha riconosciuto, investiamo per un progetto che ha grandi risvolti sociali oltre che economici”. Da ricordare inoltre che la Regione Toscana, sempre in questa ottica, ha già finanziato negli anni scorsi un progetto per la ricerca e la produzione di un vaccino contro il tifo, sempre destinato ai paesi in via di sviluppo.

 

Troviamo alquanto abominevole la collaborazione con la fondazione Gates.

A tal proposito,sarebbe utile che qualcuno ricordasse le denunce avvenute nei confronti dello stesso  da parte di medici e del  governo indiano per aver rovinato  molteplici ragazze dopo una criminale vaccinazione .

Fino a quando continueremo a collaborare con i criminali?

GLI INTERESSI SI CAMUFFANO DA MISSIONI UMANITARIE.

L’operato di Bill Gates il quale ricordiamo essere il secondo maggiore finanziatore dell’OMS, è aberrante.

Secondo diverse notizie,il caso si concentrerebbe in particolare sull’illecita sperimentazione umana basata sui due vaccini disponibili per l’HPV, Cervarix (GlaxoSmithKline) e Gardasil (Merck & Co); 16.000 i bambini che vivono in Andhra Pradesh (India) usati come cavie; 14.000 invece i bambini di Vadodara, Gujarat, usati per la vaccinazione contro l’HPV.

I Medici indiani lo hanno citato per aver portato morte e non vita attraverso il suo operato. Moltissimi i bambini danneggiati e diversi i decessi.

 

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Focolai e vaccinazioni? Non esiste immunità in presenza di inefficacia

Focolai e vaccinazioni,ancora una volta i focolai tornano nelle oramai assuefatte università.

I focolai sono direttamente proporzionati all’inefficacia delle vaccinazioni

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Ringraziamo Jefferey Jaxen, giornalista investigativo indipendente americano,che si occupa dei pericoli concernenti   le vaccinazioni e la corruzione farmaceutica. La stessa che ha infettato non solo l’America ma tutto il mondo.

Questa volta a parlare è la stesso direttore della prestigiosa Harvard University HealthPaul Barreira il quale ha recentemente dichiarato di essere preoccupato degli ultimi accadimenti.

Ricordiamo che il focolaio di parotite presso la Harvard University, ha avuto inizio ai primi di marzo 2016  con ben 41 casi e questo ha fatto calare il sipario della preoccupazione riguardo l’inefficacia (ancora una volta ) dei vaccini MMR.

Harvard non è l’unico college nella zona di Boston colpito dal focolaio di parotite questa primavera; la Boston University, l’università del Massachusetts e la Tufts University hanno subito la stessa sorte e a farne le spese come sempre,sono gli ignari studenti.

Il recente focolaio di parotite ad Harvard , ha riportato sotto la lente, tutti i soliti sospetti dei media , nel vano tentativo di spazzare qualsiasi dubbio sulle vaccinazioni,come sempre.

Le ultime  notizie della NBC riportano  (nonostante gli accadimenti ) la notizia sconvolgente secondo la quale i medici tenderebbero a somministrare anche una terza dose dello stesso vaccino e che per questo,tutti i frequentatori dell’Università sarebbero chiamati a sottoporsi a quello che è la causa  del focolaio.

La dichiarazione mostra  un cinico disprezzo ed un’offesa all’intelligenza degli stessi lettori.

Basterebbe volgere lo sguardo  agli stessi foglietti illustrativi dei produttori, alle loro dichiarazioni sui vaccini; basterebbe guardare le “vittoriose” cause di risarcimento ottenute grazie al Vaccine Injury Compensation Program Nazionale ,il quale confuta le affermazioni di NBC al 100 per cento.

Ancora una volta, la parzialità dei media tradizionali sull’inquadramento di questa vicenda apre il sipario della corruzione protratta da anni.

Ricordando il focolaio di parotite del 2006 che ha visto almeno 6.500 casi in 11 stati ,ci torna in mente la preoccupazione circa l’effetto del vaccino MMR,la stessa ancora in vita oggi,diventata punto focale di discussione.

Casualmente il vaccino MMR è anche attualmente il centro del documentario breakout Vaxxed: Da Cover-Up alla catastrofe .

Dr. Amesh Adalja, uno specialista di malattie infettive ha dichiarato che l’esposizione degli studenti alla parotite è così  alta che il vaccino stesso non può proteggerli contro la medesima”.

NBC News host e altri,hanno semplicemente utilizzato il recente focolaio di Harvard  per commercializzare ancora una volta, per spingere tutti  a sottoporsi al richiamo del vaccino equindi lo stesso  programma vaccinale del CDC . Va notato che il CDC è il più grande acquirente di vaccini; colui che spende oltre $ 4 miliardi all’anno dei fondi dei contribuenti ignari di tutto ciò .

Merck nel mirino della frode MMR. I media qui non entrano in merito alla vicenda.

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Utile  ricordare le vicende in cui la stessa Merck si è trovata amaramente coinvolta grazie ai suoi lavoratori .

Nel 2010 una coppia di ex virologi Merck ha presentato una denuncia sostenendo che la stessa azienda sarebbe rea della frode nella ricerca del vaccino della parotite. Uno dei virologi Merck dichiarò nel 2010 quanto segue:

“Durante il nostro lavoro [Merck], ci ha assistito in prima persona, e ci è stato chiesto di partecipare direttamente, alla frode di uno studio clinico relativo alla efficacia del vaccino della parotite.”

Stephen A. Krahling e Joan A. Wlochowski, sono gli ex virologi Merck che hanno denunciato presentando un’azione legale nel mese di agosto 2010. Gli scienziati sostengono che i test di efficacia per il morbillo, parotite, rosolia (MMR) sono falsi. Il documento è stato sigillata nel giugno 2012.

Merck ha quindi il monopolio completo sul vaccino MMR (vaccino negli Stati Uniti di cui è l’unico produttore autorizzato dalla Food and Drug Administration).

Il 2017 segnerà il 50 ° anniversario della licenza esclusiva di Merck di fatto da parte del governo federale per la produzione e la vendita di questo vaccino negli Stati Uniti

Gli ex virologi Merck indicano quanto segue, nella loro querela (2010) :

“Le vittime finali qui sono i milioni di bambini che, ogni anno, vengono sottoposti ad un vaccino che non fornisce loro un adeguato livello di protezione, mentre le autorità sanitarie federali dichiararono tempo addietro l’eradicazione della malattia; il fallimento del vaccino della Merck ha permesso a questa malattia di avanzare attraverso i focolai che continuano a verificarsi”.

Le cause sono ancora in corso al momento.

Gli studenti universitari e le epidemie

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Successivamente al focolaio scoppiato ad Harvard, il Boston Globe scrive :

“la Legge del Massachusetts richiede agli studenti di essere vaccinati contro la parotite prima dell’inizio delle lezioni, e la maggior parte degli studenti di Harvard era stata vaccinata, secondo le autorità sanitarie dello stato.”

Il Boston Globe dovrebbe controllare meglio in questo caso poichè la Legge del Massachusetts suggerisce agli studenti di essere vaccinati,richiedere è diverso.

Tuttavia, la legge del Massachusetts consente ai genitori e agli studenti di esercitare il loro diritto di scelta   medica e religiosa, optando anche alla rinuncia vaccinazione .

L’ università suggerisce che tutti gli studenti iscritti ricevano il vaccino MMR non richiede e non forza nessuno,rispettando le esenzioni descritte dalla stessa linea guida delle vaccinazioni del  Massachusetts .

Tuttavia, in passato, molte epidemie di parotite sono accadute in popolazioni completamente vaccinate . Nel 2013, l’ Università di Richmond è stata soggetto in prima persona di un  focolaio molto simile a quello di Harvard, nonostante tutti gli studenti fossero vaccinati con MMR.

Anche nel 2013, la Loyola University nel Maryland ha avuto un focolaio di 12 casi di parotite.

Nel 2013, un altro  focolaio di parotite ha colpito la Fordham University di New York; anche qui,tutti gli studenti (è stato accertato) erano vaccinati con MMR prima di entrare  all’Università.

Perpetrare il mito “immunità di gregge”  è pericoloso

Per spiegare la recente epidemia parotite Harvard, i media mainstream continuano ad utilizzare la spiegazione oramai trita e ritrita dell’ immunità dopo la vaccinazione.

Nessuna presa reale di posizione dei media mainstream sui casi comprovati dei focolai causati dai vaccini .

Tuttavia, i media e il governo continuano sulla strada  della teoria del fallimento dell’ immunità di gregge che si scontra con le evidenze scientifiche.

La discussione non può essere sincera e disinteressata poichè altrimenti si andrebbe a ledere  la credibilità dello stesso CDC .

Il vaccino MMR non è nemmeno l’unico vaccino ad essere  sotto i riflettori ;ricordiamo il vaccino contro l’influenza.

Fu annunciato da USA Today  di essere efficace solo  per il  23 per cento  negli Stati Uniti durante la stagione 2014-2015. Questi numeri ,sarebbero stati confermati  dal  Centro canadese di controllo delle malattie,il quale ha  riferito che la vaccinazione anti-influenzale  non offra alcuna protezione .

NON ESISTE IMMUNITA’ IN MANCANZA DI EFFICACIA DEL VACCINO STESSO.

 

Fonte e notizie da Health Impact

Ringraziamo le collaborazioni con gli stessi giornalisti che ci tengono informati sull’andamento delle discussioni in merito ai danni da vaccino,in tutto il mondo.

 

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Wyeth e Pfizer pagano 784,6 milioni di dollari per alleggerirsi la coscienza. Sconti e incentivi sottobanco a danno dei pazienti.

Wyeth e Pfizer sono d’accordo nel pagare $ 784,6 milioni di dollari a fronte di una querela. Le due aziende in questione sono colpevoli di aver ingannato non solo il governo ma i pazienti stessi per via dei costi eccessivi dei farmaci e qualche dichiarazione omessa.

Ricordate che in piena crisi economica globale, la Pfizer (la casa farmaceutica più potente al mondo) acquistò per 68.000.000.000 di dollari la Wyeth Ayerst Laboratories?
La Wyeth nel 1982 sponsorizzò negli Stati Uniti una campagna pubblicitaria finalizzata a presentare l’osteoporosi come un gravissimo problema per tutte le donne e non fu l’unica campagna che realizzò.
dollari

Il Dipartimento di Giustizia ha quindi annunciato oggi, che le aziende farmaceutiche Wyeth e Pfizer Inc. avrebbero accettato di pagare ben $ 784,6 milioni di dollari per risolvere un contenzioso che riguarda il comportamento fraudolento di  Wyeth su due dei suoi inibitori della pompa protonica (PPI),ovvero i farmaci, Protonix orale e Protonix IV.

Pfizer, che ha sede a New York, ha acquisito Wyeth nel 2009 (nel New Jersey)la quale, circa tre anni dopo, ha iniziato ad assumere una condotta poco chiara,portando così a questi accadimenti.

“Questo “accordo” dimostra il nostro impegno costante nel voler mantenere le aziende farmaceutiche responsabili sui sistemi di tariffazione,proponendo ai pazienti farmaci molto più bassi,oltre ad un programma che tuteli gli anziani e i disabili”, ha dichiarato il  procuratore generale Benjamin C. Mizer, capo della sezione civile del Dipartimento di giustizia.

“Questo accordo significativo dimostra che il governo non permetterà che le aziende farmaceutiche non rispettino  i loro obblighi al programma Medicaid. Non permetterà loro di  creare sistemi di tariffazione elaborati per ingannare Medicaid a pagare più del dovuto per i farmaci”, ha dichiarato invece il procuratore Carmen Ortiz per il distretto del Massachusetts.

“Questo accordo, dopo anni di contenzioso molto combattuto, dimostra il nostro impegno nel voler garantire la solidità e la correttezza delle  imprese di assistenza sanitarie,nei confronti dei  programmi di assicurazione sanitaria federale,che servono coloro che hanno bisogno di assistenza più.”

I farmaci PPI sono usati per trattare anche i sintomi (tra le altre cose) di reflusso acido. In una denuncia presentata nel 2009, il governo ha affermato che Wyeth abbia marciato sui prezzi dei farmaci  Protonix orale e Protonix IV, i quali sarebbero stati utilizzati da migliaia di ospedali a livello nazionale.

Naturalmente Wyeth e Pfizer non negano le accuse del governo.

Secondo la denuncia, Wyeth avrebbe venduto Protonix orale e Protonix IV attraverso un accordo sottobanco con gli ospedali,in cambio di forti sconti su entrambi i farmaci.

Loro avrebbero scritto sul formulario quei farmaci e la loro relativa disponibilità,e loro li avrebbero ricompensati,è sempre così che va il mondo.

Così Wyeth avrebbe cercato di indurre gli ospedali ad acquistare e ad utilizzare Protonix orale, poichè a differenza di altri farmaci PPI orali, inaccessibili per via dei costi,questi sarebbero stati competitivi ed accessibili.

Wyeth ha voluto controllare di persona il mercato dei farmaci e l’utilizzo di questi sui pazienti. Ricordiamo che i pazienti che utilizzano Protonix orale  per lunghi periodi di tempo, è difficile che cambino farmaco.

Proprio per questo,l’azienda in questione ha voluto accertarsi dell’utilizzo di questo farmaco; i pazienti non passeranno all’utilizzo di  PPI concorrenti, poichè il sistema Medicaid non può modificare alcun costo e i pazienti non potrebbero mai permettersi di pagare un prezzo così alto.

Nell’ambito del programma Medicaid, ( che fornisce alla nazione l’assicurazione sanitaria  per i poveri e disabili), le aziende farmaceutiche devono riferire al governo tutti i  prezzi e la scontistica da effettuare sullo stesso programma.

In base a questo, le case farmaceutiche offrono il beneficio di sconti aziendali molto proficui, allo stesso programma Medicaid,un grande acquirente per loro,il quale orienterà i pazienti verso coloro che si ripagheranno degli sconti elargiti.

“Perchè di beneficenza,non se ne fa; è così che va il mercato”.

Il governo ha sostenuto che Wyeth avrebbe tenuto allo scuro,lo stesso sistema Medicaid, dagli sconti effettuati agli ospedali su Protonix orale e Protonix IV.

Questo ha portato la medesima Wyeth a non elargire (ingiustamente) centinaia di migliaia di dollari di pagamenti a Medicaid nel periodo che va dal 2001 al 2006. In base ai termini di insediamento di oggi, Wyeth pagherà $ 413.248.820 al governo federale e $ 371.351.180 per aver nascosto l’operato alla stessa Medicaid. 

“Quando stringiamo degli accordi,ci aspettiamo che questi vengano mantenuti” , afferma l’agente speciale in carica Phillip Coyne del Dipartimento di Salute e Servizi Umani (HHS-OIG). ”

Allo stesso modo, i contribuenti si aspettano un operato onesto da parte delle grandi aziende farmaceutiche,a cui non serve operare in questa maniera per aumentare i propri profitti.Qualsiasi azienda che vende farmaci,non può sottrarsi da queste responsabilità e chiunque abbia sbagliato,dovrà pagare. ”

“Questo contenzioso dimostra  l’impegno del mio ufficio e degli altri procuratori generali in tutto il paese,che mirano a garantire il rispetto degli obblighi verso il programma Medicaid,da parte delle aziende farmaceutiche”, ha affermato  il procuratore generale Eric T. Schneiderman di NY.

COLLABORARE PER COMBATTERE LA FRODE O INTERESSE COMUNE PER IL “RECUPERO CREDITI”?

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Tutto questo contenzioso, illustra “l’enfasi del governo sulla lotta contro la frode sanitaria” e segna un altro successo per l’iniziativa Health Care ,relativa alla prevenzione delle frodi; grazie anche all’ Enforcement Action Team (HEAT), annunciato nel maggio 2009 dal procuratore generale e Segretario di Salute e Servizi Umani.

La collaborazione tra i due dipartimenti ha concentrato gli sforzi per ridurre e prevenire Medicare e Medicaid dalle frodi finanziarie attraverso la cooperazione rafforzata.

Uno degli strumenti più potenti di questo sforzo è la False Claims Act.

Da gennaio 2009, il Dipartimento di Giustizia ha recuperato un totale di più di $ 29 miliardo con falsi casi Claims Act; più di $ il 17,5 miliardi di dollari di tale importo recuperato nei casi di frode contro i programmi federali di assistenza sanitaria.

Il caso è sottotitolato Stati Uniti ex rel. Kieff e LaCorte v. Wyeth e Pfizer, Inc. , n. 03-12366 e 06-11724-DPW (D. Mass.).

Altri procuratori generali illustrano l’accaduto come qualcosa di positivo che dimostri la buona e corretta coscienza del governo.

Noi affermiamo che gli stessi,abbiano solamente a cuore il rispetto degli obblighi delle aziende nei confronti di un sistema chiamato Medicaid,al quale loro fanno parte e ne aderiscono attivamente.

Come si dice,a pensar male,spesso ci si sbaglia ma si dice il giusto.

 

 

www.justice.gov

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Vaccini e HPV: EMA e l’inganno globale

La ricerca dell’inganno.
Intanto gli organi autorevoli non prestano attenzione alle molte vittime della vaccinazione contro il cancro al collo dell’utero.
Le associazioni e le famiglie delle vittime si scontrano con dei muri di gomma.

Intanto però, secondo il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS), a partire dal marzo 2014, sono stati segnalati più di 34.000 eventi avversi.

Per restare informati cliccare sulla seguente fonte per visionare il DATABASE Sanevax.

pinocchio

Numerosi i professionisti, medici, scienziati, avvocati e  genitori ad essere insoddisfatti della recente conclusione dell’EMA per quanto riguarda la sicurezza del vaccino HPV.

Non siamo più disposti ad accettare la dichiarazione scritta dell’European Medicines Agency, il quale,in qualità di organo autorevole,ha cercato di smontare punto per punto le dichiarazioni mediche, basate sulle evidenze dei danni  delle vittime da vaccino “anti” hpv.

Le famiglie e le associazioni che rappresentano i danneggiati e le vittime,non hanno più intenzione di sopportare nulla.

Persino l’illustre Dr. Lee aveva dichiaratamente espresso all’Ema la pericolosità delle vaccinazioni GARDASIL/CERVARIX e questa la risposta da parte delle istituzioni : NESSUN PERICOLO.

Condividiamo con tutti i nostri lettori la seguente lettera, la quale è stata inviata a più di 120 rappresentanti dell’Agenzia europea per i medicinali, con  ben 446 firme rappresentative dei danneggiati da  vaccino HPV provenienti da oltre 30 paesi del mondo.

Questa lettera chiede delle risposte serie e documentate scientificamente ed un incontro pubblico aperto  a tutti, per discutere della “sicurezza” del vaccino HPV.

    • Leggi qui l’intera lettera all’EMA
    • Leggi qui i firmatari della lettera all’EMA
    • Leggi qui i quesiti posti all’EMA

Come si può affermare che questo vaccino sia sicuro?

Qualche giorno fa è stato sottoposto alla nostra attenzione uno studio condotto nel Canada dal titolo “gli eventi avversi della vaccinazione hpv” ( Liu XC, et al eventi avversi dopo la vaccinazione HPV, Alberta 2006-2014 Vaccine (2016), http://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0264410X16002036 ).

Su 195,270 donne che hanno ricevuto il vaccino HPV, 958 hanno avuto degli effetti avversi,tanto da finire in ospedale. Ben 1053 ospedalizzazioni entro 42 giorni dalla vaccinazione.
La grande maggioranza dei casi ricoverati in ospedale sono  di età compresa tra i 9-14 anni (66,0%) o 15-19 anni (22,0%).
Tra coloro che hanno ricevuto il vaccino HPV, 19.351 hanno avuto una visita DE entro 42 giorni dalla vaccinazione (26,849 eventi). Di questi, 713 erano state ricoverate in ospedale entro i 42 giorni dal ricevimento del vaccino.

Questo studio ci preoccupa per il fatto che tutti i soggetti danneggiati riportano danni entro il 42°esimo giorno,ma la nostra esperienza ci racconta ben altro.

Abbiamo assistito e visto i danni post vaccinazione, insinuarsi dopo mesi,oltre ad esserci danni molteplici.

Se questo vaccino è così sicuro, perché sono tante le migliaia di ragazze e ragazzi di tutto il mondo ad essere danneggiati?

Questo vaccino non è sicuro  e lo dice la stessa FDA attraverso una rapida approvazione,senza alcuno studio dimostrato.

Chiediamo trasparenza. E’ ora che gli organi “competenti” facciano il loro lavoro.


Alcuni salienti punti dal video sopracitato:

Secondo il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS), a partire dal marzo 2014, sono stati segnalati più di 34.000 eventi avversi.

Si stima che meno del 10% di tutti i problemi di salute legati al vaccino siano stati segnalati al VAERS.
Mentre le donne in questa fascia di età (sotto i 30 anni) hanno una percentuale molto bassa (vicino allo zero) di rischio di contrarre e morire di cancro del collo dell’utero, si trovano ad affrontare un altro problema,quello invalidante che si sussegue alla vaccinazione (Lucija Tomljenovic , PhD, Neural Dynamics Research Group).

 

L’EMA ci deve delle risposte e noi non ci arrenderemo

 

CORRELATI

Una intera sezione dedicata alla tematica HPV in collaborazione con Sanevax.

https://vacciniinforma.it/?s=HPV

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GlaxoSmithKline,leader mondiale nei vaccini, investe un miliardo in Italia,si conta di incrementare il business

Vaccini e farmaci, Glaxo scommette 1 mld sull’Italia

Articolo condiviso da Il Sole 24 Ore

GlaxoSmithKline (Gsk), la multinazionale britannica del pharma, raddoppia e decide di scommettere ancora un miliardo in Italia nei prossimi quattro anni.

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Un investimento sostanzioso e forse addirittura sottostimato rispetto ai programmi mondiali di Gsk, che proprio dalle attività nel nostro Paese conta di incrementare il business del gruppo. A partire da quelle del polo toscano dei vaccini di Siena e di Rosia, il cuore rispettivamente della R&S e della produzione di settore, dopo il mega scambio di attività (vaccini contro oncologia) con Novartis perfezionato l’anno scorso. Non a caso proprio ai vaccini, col business strategico anti meningite, sarà riservato il 60% degli investimenti (600 mln), contro il 40% dedicato al pharma tradizionale.

GlaxoSmithKline

Leader mondiale nei vaccini con 3,7 miliardi di sterline di fatturato su 23,9 totali, è da questo settore (profittevole in due casi su 10 nel mondo) che la multinazionale britannica si aspetta una autentica escalation nei prossimi anni.

Fino ad arrivare a 6 miliardi di sterline entro il 2020. Lo spiega nella sua visita in Italia Luc Debruyne, presidente mondiale di Gsk vaccini, già ad della società in Italia: «Abbiamo in portafoglio il motore dell’innovazione. Perché i vaccini sono innovazione e insieme sono il fulcro della prevenzione. Dunque della sostenibilità non solo della nostra impresa, ma dei sistemi sanitari in tutto il mondo».

E l’Italia, ci spiega Debruyne, rappresenta una tappa non certo casuale dei programmi della società: «Abbiamo acquisito un’eccellenza e su questa continueremo a puntare. Scommettere ancora sulla ricerca e sulla produzione qui, non era scontato. Ma ci crediamo. Siamo pronti a scommettere 600 mln di investimenti nei prossimi quattro anni nell’eccellenza e nella qualità dei vaccini in Italia, salvaguardando l’occupazione».
Parole e previsioni condivise in pieno, se non rafforzate, dal presidente e ad di Gsk spa Italia, Daniele Finocchiaro: «Gsk cerca e investe nelle eccellenze in tutto il mondo e in Italia ne ha trovate diverse: unendo all’investimento in R&S nei vaccini quelli effettuati in ricerca clinica e in quella cooperativa sulla terapia genica con Telethon, insieme a quelli previsti negli stabilimenti di Parma e Verona, arriveremo nel prossimo quadriennio ad investire approssimativamente un miliardo di euro nel nostro Paese».
Il cuore del business dei vaccini riguarda quello contro il meningococco B, grazie alla scoperta senese del professor Lino Rappuoli con Novartis. «A Siena si fa R&S, a Pisa c’è la produzione. E i vaccini vanno dalla Toscana in tutto il mondo. Tutto nasce e partire da quell’area del nostro Paese.

Dove Gsk, con 5mila dipendenti (su 101mila nel mondo), ha un fatturato totale di 1,6 mld di euro: 673 mln nel pharma, 464 mln nel settore vaccini, 320,5 mln nel consumer healthcare, 139 mln nel manifacturing. Con il terzo posto nel mercato retail e, manco a dirlo, il primo in quello dei vaccini.
Rispetto al finanziamento totale di un miliardo, 500 milioni saranno dedicati al polo senese nei vaccini e circa 100 mln allo stabilimento di Rosia. Quanto al pharma, 300 mln andranno alla R&S, con le grandi aspettative per la terapia genica contro una gravissima forma di immunodeficienza nei bimbi frutto della ricerca con Telethon, e 100 mln alla produzione.

«Per questo Gsk crede nell’eccellenza italiana», sottolinea ancora Finocchiaro. «E in questa eccellenza continueremo a investire, chissà forse anche di più», promette Debruyne. Se l’Italia saprà essere un Paese «ospitale» per gli investitori.

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Linee guida e trasparenza? Conflitti d’interesse le influenzano

Gimbe: “Conflitti d’interesse influenzano le linee guida. Operazione trasparenza”

( FONTE ORIGINALE dell’articolo)

Linee guida, parola d’ordine “trasparenza.

gimbe

Oltre 25 anni di ricerca sulle metodologie di produzione delle linee guida hanno dimostrato che la loro qualità non è garantita dall’autorevolezza dei produttori, né tantomeno dalla loro legittimazione normativa, ma è strettamente legata al rigore metodologico del processo di elaborazione e a un’adeguata governance dei conflitti di interesse. Non si può ignorare che questi ultimi influenzano le raccomandazioni cliniche”.

Lo sottolinea la Fondazione Gimbe, che ha pubblicato la versione italiana dei principi del Guidelines International Network per la disclosure e la gestione dei conflitti di interesse, e ha assegnato una borsa di studio per valutare qualità e trasparenza delle linee guida italiane.

“Consistenti evidenze scientifiche – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione- dimostrano che il processo di produzione delle linee guida per la pratica clinica è ampiamente influenzato da varie tipologie di conflitti di interesse: per garantire integrità e credibilità delle linee guida è indispensabile un approccio sistematico alla loro disclosure e gestione”, evidenzia in riferimento al Ddl sulla responsabilità professionale, che attribuisce alle linee guida un ruolo fondamentale.

Ai conflitti economici diretti, legati alle relazioni finanziarie con produttori di farmaci e altre tecnologie sanitarie rilevanti per il tema oggetto delle linee guida – ricordano gli esperti – si affiancano anche i conflitti indiretti, come avanzamenti di carriera, incremento dell’attività professionale e prestigio sociale, ideologie e attaccamento alle proprie convinzioni.

“In un momento storico in cui le linee guida, oltre che rappresentare standard per guidare le pratiche professionali, si apprestano a orientare anche il contenzioso medico-legale – conclude Cartabellotta – è indispensabile che tutti i produttori di linee guida siano società scientifiche o agenzie governative, applichino rigorose policy per la disclosure e la gestione dei conflitti di interesse economici diretti e indiretti di tutti i componenti del panel” di esperti addetti alla messa a punto delle raccomandazioni.

Il Gin, network che rappresentata 99 organizzazioni che producono linee guida in 49 Paesi, ha di recente elaborato i principi (www.evidence.it/GIN-COI) per “una gestione trasparente e giudiziosa” dei conflitti di interesse nella produzione delle linee guida. Gimbe – membro fondatore del Gin – pubblica la versione ufficiale in lingua italiana, con l’obiettivo di “avviare un dibattito costruttivo tra politica, istituzioni, società scientifiche, professionisti e cittadini”.

Ecco i principi per portare alla luce e gestire i conflitti di interesse nelle linee guida per la pratica clinica:

1. Le organizzazioni che producono linee guida dovrebbero mettere in campo ogni strategia per evitare di includere membri con conflitti d’interesse economici diretti o indiretti rilevanti.

2. La definizione e la gestione dei conflitti d’interesse dovrebbe essere determinata prima della costituzione del gruppo di sviluppo della linea guida e si applica a tutti i membri, a prescindere dalla disciplina o dalla categoria di stakeholder che rappresentano.

3. Il gruppo di sviluppo dovrebbe utilizzare una modulistica standardizzata per la disclosure dei conflitti d’interesse.

4. Tutti i membri dovrebbero dichiarare pubblicamente i propri conflitti d’interesse economici diretti ed indiretti, che dovrebbero essere facilmente accessibili agli utilizzatori della linea guida.

5. Tutti i membri dovrebbero dichiarare e aggiornare i propri conflitti d’interesse, in caso di variazioni, a ogni riunione e a intervalli regolari

6. I coordinatori dei gruppi non dovrebbero avere conflitti d’interesse economici diretti o indiretti rilevanti. Nel caso in cui l’uno o l’altro siano inevitabili, occorre nominare un co-coordinatore senza conflitti, con il compito di guidare il gruppo di sviluppo della linea guida.

7. Esperti con conoscenze o esperienze specifiche con conflitti d’interesse rilevanti possono partecipare alla discussione su singoli argomenti, ma occorre garantire un adeguato equilibrio delle opinioni.

8. Nessun membro del gruppo, con potere decisionale sulla direzione o sulla forza delle raccomandazioni cliniche dovrebbe avere conflitti d’interesse finanziari diretti.

9. Un comitato di sorveglianza dovrebbe essere responsabile dello sviluppo e implementazione delle policy sui conflitti d’interesse.

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Progetto Prime: una valutazione accelerata per rendere disponibili nuovi farmaci ma chi protegge la sicurezza dei pazienti?

Progetto Prime: un esempio di come Ema sta spingendo per attuare un mercato accelerato. Ma a quale prezzo per i pazienti?

di Health Action International, International Society of Drug Bulletins, Mario Negri, Medicines in Europe Forum, Nordic Cochrane Centre, Wemos (per gentile concessione di InfoFarma)

Articolo condiviso da “Il Sole 24h”

Come norma generale, la legislazione farmaceutica europea prevede che, prima che un farmaco sia autorizzato, si sottoponga a «studi approfonditi che ne garantiscano sicurezza, alta qualità ed efficacia in un determinata popolazione di soggetti».

La dimostrazione con prove attendibili di benefici e rischi di un farmaco prima dell’Aic è un requisito per proteggere la sicurezza dei pazienti. Esso contribuisce allo sviluppo della medicina, richiedendo alle aziende di produrre dati clinici significativi ed affidabili.

Al fine di rendere sollecitamente disponibili nuovi farmaci l’Ue, oltre al normale regime di Aic, ha introdotto alcune specifiche procedure regolatorie. Tra esse, sono comprese «l’approvazione in circostanze eccezionali», «l’autorizzazione dell’Aic condizionata» e «la valutazione accelerata». Mentre il ricorso a sistemi di rapida approvazione è giustificato nel contesto di esigenze mediche realmente non soddisfatte, l’accesso precoce ai farmaci non deve mettere a repentaglio la sicurezza del paziente o outcome clinicamente rilevanti. Dopo tutto, anche le persone affette da una malattia rara o da una condizione di pericolo di vita meritano di disporre di farmaci approvati sulla base di prove concrete di beneficio, e non meramente su speranze o risultati ad interim di studi clinici.

Tutti i rischi di un’autorizzazione accelerata
I dati della Commissione europea (Ce) mostrano che, nel corso degli ultimi 10-20 anni, si sono drasticamente ridotti i tempi per la concessione di Aic dei farmaci. Una delle preoccupazioni maggiori è che un’autorizzazione prematura risulti a scapito di una valutazione approfondita, creando poi un numero maggiore di problemi di farmacovigilanza. Da parte di ricercatori statunitensi è stato evidenziato che taluni farmaci, approvati dopo le modifiche legislative introdotte per accelerane il processo autorizzativo, presentavano maggiori probabilità di essere ritirati o di ricevere un “black box warning” rispetto a quelli autorizzati prima di questa legge. In Canada, il 34% dei farmaci approvati tramite una valutazione di priorità ha poi ricevuto un avvertimento di sicurezza serio rispetto al 19% approvato tramite una procedura normale.

Anni di esperienza mostrano inoltre che i produttori di farmaci non riescono a onorare gli impegni post-marketing di supplire a carenze di dati (ad esempio, nel contesto di Aic condizionate), aumentando le preoccupazioni sulla sicurezza dei pazienti. L’evidenza mostra pure che i meccanismi per l’accesso anticipato all’Aic non riescono a garantire una terapia migliore. Una valutazione del bollettino indipendente sui farmaci Prescrire rivela che, tra i 22 farmaci “approvati sotto condizione” nell’Ue nel periodo 2006-2014:

-il 27% “non è accettabile” (vale a dire “prodotti senza beneficio evidente ma con potenziali o reali svantaggi”);

-il 28% presenta un “giudizio riservato” (in altri termini: un “giudizio rinviato fino a quando non saranno disponibili dati migliori ed una valutazione più approfondita”);

-il 9% presenta il giudizio“non apporta niente di nuovo”;

-il 18% solamente è “probabilmente utile”;

-un altro 18% “offre vantaggi” in modo evidente.

Un recente studio di Banzi e coll., che copre lo stesso periodo di Aic condizionate afferma che «il profilo rischio/beneficio dei farmaci autorizzati sotto condizione raramente è rassicurante e abbastanza solido per far sì che il vantaggio atteso per la salute pubblica superi il rischio di un’informazione clinicamente limitata».

Nonostante la scarsità di farmaci clinicamente superiori ad altri, le vendite farmaceutiche tra il 1990 e il 2010 si sono più che raddoppiate. La spesa farmaceutica si è altamente concentrata su terapie me-too particolarmente costose.

Secondo un rapporto 2015 dell’Ocse, la proliferazione di specialità medicinali ad alto costo, con target focalizzato su piccole popolazioni e/o per condizioni complesse, sarà uno dei principali motori di crescita della spesa sanitaria nei prossimi anni. Il rapporto rileva che, mentre alcuni di questi farmaci sono utili per i pazienti, altri forniscono avanzamenti puramente marginali. Il consolidamento di un nuovo modello di business a favore del’industria farmaceutica – il modello “nichebuster” (vale a dire, blockbuster di nicchia) – sta contribuendo ad aumentare la pressione sulle autorità sanitarie per ridurre i requisiti delle evidenze al fine di ottenere l’Aic e la determinazione dei prezzi.

I paletti da rispettare
È logico che, piuttosto che indebolire i meccanismi esistenti per l’ingresso precoce dei farmaci sul mercato, gli schemi di autorizzazione accelerati dovrebbero:

– mirare a vere necessità mediche insoddisfatte (vale a dire condizioni che colpiscono in modo significativo la qualità di vita di una persona o determinano grave morbilità o mortalità, e per le quali non esiste un trattamento medico adeguato);

– consentire valutazioni approfondite per l’Aic da parte dei regolatori;

– portare all’approvazione (condizionata) dei farmaci sulla base dei dati di studi clinici capaci di dimostrare un avanzamento rispetto ad opzioni esistenti di trattamento, e ciò su outcome importanti per i pazienti;

– essere soggetti a requisiti di farmacovigilanza rigorosi e proattivi, compresa l’applicazione di sanzioni dissuasive in caso di non conformità.

Quando l’onere della dimostrazione si trasferisce sul post-marketing
Parecchi tentativi sono stati fatti, in particolare negli ultimi 15 anni, per indebolire nell’Ue i requisiti per l’Aic. Nel 2008 la Ce, nel contesto della revisione sulle norme di farmacovigilanza, ha presentato una proposta di legge per estendere le «autorizzazioni al commercio condizionate» oltre le situazioni di esigenze mediche non soddisfatte. La Ce mirava a ridurre i costi di ricerca e sviluppo permettendo alle aziende farmaceutiche «un più rapido ritorno degli investimenti». Il Parlamento e il Consiglio d’Europa non hanno tuttavia sostenuto tale iniziativa, ribadendo invece la necessità di garantire «un rafforzamento del sistema di farmacovigilanza che non porti al rilascio prematuro di autorizzazioni al commercio». La proposta della Ce non è pertanto entrata a far parte della nuova normativa sulla farmacovigilanza adottata nel 2010.

Il passaggio a schemi di autorizzazione flessibile al mercato dei farmaci, in situazioni diverse da quelle disciplinate da sistemi esistenti di approvazione accelerata, è stato pure previsto nella Road map Ema 2015, pubblicata nel 2010. L’Ema faceva riferimento a uno schema «di autorizzazioni progressive» applicabili a situazioni «caratterizzate da popolazioni ben definite, o più ristrette, di responder ottimali, seguiti da un ampliamento delle popolazioni dopo l’autorizzazione, quando fosse disponibile un numero maggiore di dati ottenuti nella medicina reale». A supporto di questa iniziativa, le associazioni dell’industria farmaceutica europea e gruppi di pazienti sponsorizzati dall’industria stessa hanno scritto, nel dicembre 2013, alla Ce chiedendo di promuovere la La (il progetto pilota dei percorsi adattivi ). Nel mese di marzo 2014, l’Ema ha lanciato il progetto pilota dei percorsi adattivi (noto anche come La).

Lo schema dei percorsi adattativi mira a portare il farmaco sul mercato più precocemente, a partire da un’indicazione di nicchia in un piccolo gruppo di pazienti, per poi ampliarne l’impiego attraverso ulteriori fasi di raccolta dati. La licenza iniziale si dovrebbe fondare su conoscenze non ancora complete, relegando gran parte della dimostrazione degli effetti più evidenti del farmaco alla fase post-marketing. Anche studi osservazionali dovrebbero fare chiarezza su decisioni autorizzative successive.

Secondo i sostenitori di questo modello, «il successo di un percorso di una licenza adattiva per qualsiasi farmaco dipenderà anche dalla volontà di pazienti, operatori sanitari, paganti, regolatori, di accettare un maggiore grado di incertezza, in attesa di meglio conoscere il beneficio di un farmaco e/o il suo profilo di sicurezza». Perché questo modello possa essere attuato come previsto, gli organismi di healthcare technology assessment (Hta) devono essere disposti ad accettare standard di dimostrazioni di più basso livello: «l’autorizzazione adattiva vorrebbe (…) ridurre il disallineamento dello sviluppo tra decisioni di marketing e di rimborso» e dovrebbe «permettere la rapida approvazione e la copertura economica di un nuovo composto (…) sulla base di piccoli studi clinici iniziali». Al fine di ridurre tale «disallineamento» Ema e organismi di Hta devono fornire parallelamente, in ogni fase iniziale del processo di sviluppo di un farmaco, «consulenze scientifiche» riservate alle aziende farmaceutiche.

Il Priority Medicines (Prime) proposto dall’Ema: una corsa eccessiva all’ingresso sul mercato
Anche se l’Ema sostiene che l’approccio al metodo adattivo utilizza processi normativi in vigore secondo le leggi vigenti, sta attualmente rivedendo una serie di direttive esistenti per schemi di approvazione accelerata. Inoltre, sta ora proponendo nuovi schemi, come il Priority Medicines (Prime), finalizzati a migliorare il coinvolgimento delle autorità regolatorie e di organi di Hta durante i processi di sviluppo dei farmaci, per accelerare l’accesso al mercato – elementi chiave del modello dei percorsi adattativi.

Il documento di riflessione Ema sul Prime afferma che questo programma mira a «rafforzare il sostegno a farmaci potenzialmente utili per i pazienti, attualmente privi di qualsiasi opzione di trattamento, o che possono offrire grandi avanzamenti rispetto alle terapie esistenti». Attraverso Prime, l’Agenzia europea fornirà «una più precoce e maggiore consulenza scientifica e supporto normativo» alle aziende farmaceutiche, così da facilitare la raccolta dei dati e consentire una valutazione più veloce. Lo schema Prime è «limitato ai prodotti in fase di sviluppo, innovativi e non ancora immessi sul mercato dell’Ue».

Il concetto di «farmaci innovativi» è da lungo tempo fatto proprio dall’industria farmaceutica ed è usuale nelle discussioni sui percorsi adattativi. Secondo il glossario dell’Ema, un farmaco innovativo è un «medicinale contenente un principio attivo o una combinazione di sostanze attive, in precedenza mai autorizzati». Va tuttavia sottolineato che, dal punto di vista terapeutico, una vera innovazione farmaceutica si riferisce a interventi che portano a miglioramenti significativi, rispetto a trattamenti già esistenti, di outcome importanti per i pazienti.

Secondo lo schema Prime, un prodotto sarà accettabile nella misura in cui sarà capace di rispondere a un bisogno clinico non soddisfatto. A parere del documento di riflessione Ema, tale giustificazione potrebbe includere una descrizione degli effetti osservati e prevedibili del prodotto, la sua rilevanza clinica, il valore aggiunto e il suo impatto nella pratica clinica. I prodotti medicinali nelle fasi iniziali del processo di sviluppo possono essere ammissibili (sulla base di dati non clinici e clinici assai precoci), in aggiunta a quelli degli stadi clinici di sviluppo (ad esempio studi esplorativi). I dati clinici preliminari dovrebbero basarsi su outcome clinici rilevanti, ma anche su endpoint surrogati prestabiliti.

Maglie larghe ostacolo a vera innovazione
Va sottolineato che un livello normativo piuttosto lasso è un ostacolo a una vera innovazione terapeutica, portando al perseguimento di outcome marginali e a una mentalità me-too. Le autorità regolatorie stanno invece progressivamente abbassando i requisiti documentali per l’approvazione di nuovi farmaci, consentendo studi di piccole dimensioni, endpoint surrogati e confronti con placebo. Gli endpoint surrogati non garantiscono che un farmaco sarà in grado di influenzare lo stato di salute dei pazienti in modo clinicamente significativo.

Tuttavia, essi sono comunemente usati, soprattutto nei sistemi di approvazione accelerata. Uno studio ha evidenziato che nel periodo 1995-2004, i farmaci antineoplastici sono stati in gran parte approvati in Europa sulla base di endpoint surrogati quali «riduzione della dimensione della neoplasia, che non si è tradotta per la maggior parte in vantaggio significativo di sopravvivenza». Similmente, un recente studio americano ha rivelato che la grande maggioranza dei farmaci antineoplastici, approvati tra il 2008 e il 2012 sulla base di endpoint surrogati (86%), non disponeva di effetti noti sulla sopravvivenza globale o non era riuscita a dimostrare guadagni in termini di sopravvivenza. La conclusione degli autori è che le approvazioni dei farmaci anticancro, per la maggior parte, non avevano dimostrato di migliorare, o di non far migliorare, endpoint clinicamente rilevanti.

Prime e il coivolgimento delle autorità regolatorie
Un elemento caratteristico del modello dei percorsi adattativi, che Ema si propone ulteriormente di promuovere sotto l’ombrello di Prime, è il coinvolgimento attivo congiunto nello sviluppo dei farmaci di autorità regolatorie e di organismi di Hta. Secondo il documento di riflessione sul Prime, fornendo consulenze scientifiche, Ema e organismi di Hta dovrebbero guidare le aziende nei piani di sviluppo proprio fin dall’inizio, con l’obiettivo finale di consentire l’approvazione accelerata e la copertura economica. Ema propone anche un appuntamento iniziale di un consulente (rapporteur) Chmp per «consentire la continuità in un approccio del ciclo di vita di importanti farmaci innovativi e sostenerne lo sviluppo (…)». Il documento di riflessione continua: «il rapporteur sarà di sostegno allo sviluppo, orientando i richiedenti verso la consulenza scientifica Ema sui requisiti dei dati per la futura Aic, nonché per accrescere la consapevolezza sull’utilizzo di strumenti di accesso precoce, quando importanti (…)».

La fornitura di consulenza scientifica da parte dell’organismo di competenza a ciò che sarà sottoposto ad azione regolatoria solleva preoccupazioni circa i conflitti di interesse e l’imbrigliamento istituzionale. Tali preoccupazioni si accentuano quando la commissione competente a decidere in merito all’immissione in commercio/valutazione Hta sta anche dando consulenze attraverso il suo coinvolgimento nel gruppo di lavoro scientifico. La mancanza di trasparenza associata a queste interazioni mina la responsabilità dell’ente regolatorio, mentre la procedura di pagamento per il servizio prestato, di fatto, crea una dipendenza finanziaria da parte dell’industria farmaceutica. La potenziale non imparzialità dei regolatori, coinvolti nel fornire consulenze e decidere su Aic/rimborso è fonte di reali preoccupazioni.

Per incentivare lo sviluppo di tecnologie sanitarie in grado di rispondere realmente alle esigenze dei pazienti e della società, mirare ad outcome sanitari e migliorare la salute pubblica, gli organi regolatori sono tenuti a inviare un segnale chiaro alle industrie dei farmaci e dei dispositivi medici, alzando il livello normativo e richiedendo l’invio di dimostrazioni solide e comparative di efficacia e sicurezza. Tutto ciò può essere generalmente ottenuto con la pubblicazione di una guida congiunta dettagliata (da parte di agenzie regolatorie e di organi di Hta) sui requisiti dei dossier che devono essere forniti, sulle scelte dei comparatori e sui disegni preferenziali degli studi.

Il modello Prime sembra invece essere un altro meccanismo per rafforzare nel sistema regolatorio la fornitura di consulenze scientifiche riservate, su misura, a favore delle aziende farmaceutiche, allo scopo di agevolare l’approvazione accelerata e la copertura di nuovi farmaci costosi, che, come l’evidenza suggerisce, raramente portano a un progresso terapeutico, ma spesso creano problemi di sicurezza.

Conclusioni
La flessibilità delle norme regolatorie per l’accesso precoce al mercato dovrebbe essere applicata solo in circostanze del tutto giustificate, assicurando la sicurezza del paziente e un avanzamento rispetto al miglior trattamento disponibile. Per promuovere l’innovazione nel settore farmaceutico, il contesto normativo deve inviare un chiaro segnale all’industria farmaceutica stabilendo un livello superiore di qualità – e non inferiore come suggerito – e chiedendo l’invio di una documentazione approfondita e comparativa di efficacia e sicurezza. A tal fine, devono essere tenute presenti le raccomandazioni di seguito riportate.

– Richiedere un’approfondita valutazione dei nuovi farmaci prima dell’Aic (che introduce la dimostrazione del valore terapeutico aggiunto). Il requisito della dimostrazione di prove robuste su benefici e rischi prima che un farmaco sia approvato è di particolare importanza in quanto può risultare difficile identificare reazioni avverse gravi dei farmaci durante la fase di post-marketing.

– Assicurarsi che i meccanismi di approvazione accelerata siano utilizzati solo in casi altamente giustificati (ad esempio, in presenza di una vera e propria necessità medica insoddisfatta) e che l’approvazione (condizionata) dei farmaci sia fondata su dati di studi clinici capaci di dimostrare un progresso rispetto ad opzioni di trattamento esistenti per i pazienti e su outcome clinicamente rilevanti.

– Permettere valutazioni accurate di Aic da parte dei regolatori.

– Garantire rigorosi e proattivi requisiti di farmacovigilanza, compresa l’applicazione di sanzioni dissuasive se quelli post-marketing non verranno rispettati.

– Rafforzare l’indipendenza delle agenzie regolatorie del farmaco dall’influenza e dal finanziamento delle imprese.

Quando è dato un parere scientifico, in circostanze eccezionali, come standard minimo:

– Non deve essere fornito in cambio del pagamento di onorario diretto di singole aziende farmaceutiche; potrebbe invece essere finanziato attraverso la tassazione delle imprese in generale.

– Rappresentanti dei pazienti e dei consumatori, così come esperti clinici, con conflitti di interesse diretti o indiretti non devono essere coinvolti in procedure di valutazione scientifica.

– Deve esistere una separazione dei ruoli tra autorità regolatorie e parti interessate coinvolte nella fornitura di consulenza e successive discussioni sull’Aic o le decisioni di Hta.

– Le procedure regolatorie devono tenere conto di sufficienti rappresentanze dei diversi punti di vista che possono esistere tra gruppi di difesa dei pazienti, dei consumatori e dei pazienti in condizioni diverse o con diversa gravità della malattia.

– Deve essere garantito il pubblico accesso ai documenti relativi alle consulenze scientifiche.

– L’European Public Assessment Report (Epar) e i documenti nazionali regolatori dovrebbero includere una sezione aggiuntiva che fornisce informazioni complete sulla consulenza scientifica data in ogni fase del processo di sviluppo.

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Sempre più antidepressivi a minorenni. Un fenomeno preoccupante

Sempre più antidepressivi a minorenni, +40% in sette anni

Studio condotto in Europa e Usa. Oms, fenomeno preoccupante

Articolo condiviso da ANSA

Sempre più antidepressivi a minorenni, +40% in sette anni

 

E’ aumentato in modo preoccupante il numero di bambini e adolescenti cui vengono prescritti antidepressivi: a lanciare l’allarme e’ l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms), sulla base di uno studio condotto tra il 2005 e 2012 tra Europa e Stati Uniti, da cui emerge che in media l’uso di questi psicofarmaci nei giovani e’ salito di oltre il 40%.

Le cifre della ricerca, pubblicata sull’European Journal of Neuropsychopharmacology, mostrano che in Gran Bretagna il numero di farmaci di questo tipo, prescritti ai minorenni, e’ cresciuto del 54%, del 60% in Danimarca, del 49% in Germania, del 26% negli Stati Uniti e del 17% in Olanda.

I maggiori incrementi si sono registrati nelle fasce d’eta’ tra 10 e 14 anni e tra i 15 e 19 anni.

”L’uso di antidepressivi nei giovani e’ preoccupante per due motivi – commenta Shekhar Saxena, direttore Salute mentale dell’Oms : vuol dire che ci sono piu’ persone cui vengono prescritti senza una sufficiente ragione? E gli antidepressivi possono produrre danni gravi presi cosi’ presto?”.

Una preoccupazione aggravata dal fatto, rileva l’Oms, che i farmaci dati ai giovani non sono autorizzati per gli under 18.

Ma in Gran Bretagna, ad esempio, molti medici di base dicono di non avere altre alternative, dati i lunghi tempi di attesa per accedere alla psicoterapia, nei casi di forte sofferenza del paziente e della famiglia.

FONTE

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Actos, è bufera sul farmaco per diabetici. La procura di Torino apre un’inchiesta.

“Potrebbe provocare il cancro”. Bufera sul farmaco per diabetici

Torino, la procura apre un’inchiesta. Altri Paesi lo hanno già ritirato
Articolo condiviso da “La Stampa”
18/03/2016

Si chiama Actos, è un farmaco in compresse usato per la cura del diabete mellito di tipo 2, quello più comune, e contiene un principio attivo associato a un aumento del rischio di contrarre il cancro alla vescica. Già al centro di polemiche e interrogazioni parlamentari, ora è però la magistratura a muoversi: la procura di Torino ha avviato un’indagine ipotizzando il reato di commercio o somministrazione di medicinali guasti.

Prodotto dalla Takeda Pharmaceutical Co. e dalla Eli Lilly & Co. l’utilizzo di Actos ha già suscitato un ampio dibattito, anche perché Germania e Francia ne hanno sospeso l’utilizzo e la commercializzazione nel 2011, mentre una Corte degli Stati Uniti ha condannato Takeda ed Ely Lilly al pagamento di danni per 9 miliardi di dollari, poi ridotti a 36,8 milioni, riconoscendo che le aziende avrebbero intenzionalmente nascosto i rischi correlati all’uso del farmaco e che avrebbero distrutto parte della documentazione scientifica tra il 2002 e il 2012.

 

L’indagine della procura di Torino, condotta dai carabinieri del Nas, ha preso il via da una denuncia dell’associazione Promesa (Protezione professioni mediche e sanitarie).

Actos contiene il principio attivo «pioglitazone» ed è usato per il trattamento del diabete per la capacità di ridurre la glicemia. Nell’esposto, scritto dall’avvocato Riccardo Salomone, si sottolinea come già dal 2007 il Comitato per i medicinali a uso umano (Chmp, che opera in seno all’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali) al termine della revisione sugli antidiabetici contenenti pioglitazone, sollevasse preoccupazioni sul rapporto tra benefici e rischi per i pazienti in cura con Actos. Di questo rischio ha dato conto l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), sempre nel 2007, pubblicando poi anche una relazione nella quale associava il cancro alla vescica al pioglitazone. E pure la Commissione europea, nel 2011, effettuò una revisione dei medicinali contenenti il principio attivo: succedeva a marzo, mentre ad agosto dello stesso anno era ancora l’Aifa a diffondere nuovi dati epidemiologici che mostravano un aumento del rischio di cancro alla vescica. La correlazione è stata infine inserita nella scheda tecnica del farmaco.

 

Ma il dito, oltre che contro la Takeda (che ha sede nel novarese) viene puntato anche contro uno studio di cui non sono stati ancora resi noti i dati. Si tratta di una sperimentazione denominata «Tosca», condotta dalla Società diabetologica italiana (Sid) finanziata dall’Aifa, e avviata nel 2008. Obiettivo: valutare gli effetti sull’incidenza di eventi cardiovascolari dell’aggiunta di pioglitazone alla metformina, un altro farmaco usato per trattare il diabete mellito di tipo 2.

Si sarebbe dovuto concludere nel 2013, ma – è la denuncia – a tutt’oggi i risultati non sono stati resi noti: quanti pazienti hanno avuto le complicanze già rivelate da altri studi? E sono stati informati preventivamente dei possibili effetti collaterali cancerogeni? Come stanno adesso? Queste sono le domande che l’associazione Promesa ha posto ai magistrati relative alla salute dei diabetici curati con Actos. L’ultima domanda: quanto è costato lo studio «Tosca» e quanto ha inciso sulle vendite di Actos in Italia?

. l’utilizzo di Actos ha già suscitato un ampio dibattito, anche perché Germania e Francia ne hanno sospeso l’utilizzo e la commercializzazione nel 2011, mentre una Corte degli Stati Uniti ha condannato Takeda ed Ely Lilly al pagamento di danni per 9 miliardi di dollari, poi ridotti a 36,8 milioni, riconoscendo che le aziende avrebbero intenzionalmente nascosto i rischi correlati all’uso del farmaco e che avrebbero distrutto parte della documentazione scientifica tra il 2002 e il 2012.

 

L’indagine della procura di Torino, condotta dai carabinieri del Nas, ha preso il via da una denuncia dell’associazione Promesa (Protezione professioni mediche e sanitarie). Actos contiene il principio attivo «pioglitazone» ed è usato per il trattamento del diabete per la capacità di ridurre la glicemia. Nell’esposto, scritto dall’avvocato Riccardo Salomone, si sottolinea come già dal 2007 il Comitato per i medicinali a uso umano (Chmp, che opera in seno all’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali) al termine della revisione sugli antidiabetici contenenti pioglitazone, sollevasse preoccupazioni sul rapporto tra benefici e rischi per i pazienti in cura con Actos. Di questo rischio ha dato conto l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), sempre nel 2007, pubblicando poi anche una relazione nella quale associava il cancro alla vescica al pioglitazone. E pure la Commissione europea, nel 2011, effettuò una revisione dei medicinali contenenti il principio attivo: succedeva a marzo, mentre ad agosto dello stesso anno era ancora l’Aifa a diffondere nuovi dati epidemiologici che mostravano un aumento del rischio di cancro alla vescica. La correlazione è stata infine inserita nella scheda tecnica del farmaco.

 

Ma il dito, oltre che contro la Takeda (che ha sede nel novarese) viene puntato anche contro uno studio di cui non sono stati ancora resi noti i dati. Si tratta di una sperimentazione denominata «Tosca», condotta dalla Società diabetologica italiana (Sid) finanziata dall’Aifa, e avviata nel 2008. Obiettivo: valutare gli effetti sull’incidenza di eventi cardiovascolari dell’aggiunta di pioglitazone alla metformina, un altro farmaco usato per trattare il diabete mellito di tipo 2. Si sarebbe dovuto concludere nel 2013, ma – è la denuncia – a tutt’oggi i risultati non sono stati resi noti: quanti pazienti hanno avuto le complicanze già rivelate da altri studi? E sono stati informati preventivamente dei possibili effetti collaterali cancerogeni? Come stanno adesso? Queste sono le domande che l’associazione Promesa ha posto ai magistrati relative alla salute dei diabetici curati con Actos. L’ultima domanda: quanto è costato lo studio «Tosca» e quanto ha inciso sulle vendite di Actos in Italia?

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