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Il British Medical Journal svela le bugie della GlaxoSmithKline e le sue contraffazioni sull’antidepressivo paroxetina, associato a suicidi di bambini e adolescenti

La Gsk mente sugli antidepressivi. Secondo i dati spingono bambini e adolescenti al suicidio.

MIAMI, FL - MARCH 23: A bottle of anti-depressant pills named Paxil are shown March 23, 2004 photographed in Miami, Florida. The Food and Drug Administration asked makers of popular anti-depressants to add or strengthen suicide-related warnings on their labels as well as the possibility of worsening depression especially at the beginning of treatment or when the doses are increased or decreased. (Photo Illustration by Joe Raedle/Getty Images)
MIAMI, FL – MARCH 23: A bottle of anti-depressant pills named Paxil are shown March 23, 2004 photographed in Miami, Florida. The Food and Drug Administration asked makers of popular anti-depressants to add or strengthen suicide-related warnings on their labels as well as the possibility of worsening depression especially at the beginning of treatment or when the doses are increased or decreased. (Photo Illustration by Joe Raedle/Getty Images)

Il British Medical Journal, che in uno studio pubblicato lo scorso 16 settembre ha dimostrato scientificamente che il potente antidepressivo a base di Paroxetina, prescritto da migliaia di medici in Italia e in tutta Europa, induce al suicidio e all’aggressività. Anziché combattere la depressione, questo medicinale la rende letale.

Perché è in vendita questo farmaco nocivo?

Le conclusioni della ricerca scientifica del British Medical Journal hanno confutato uno studio precedente del 2001 che aveva autorizzato al commercio la Paroxetina definendola efficace e ben tollerata per il trattamento di adolescenti depressi. I dati di questo studio erano FALSI.

Grazie a questo imbroglio la multinazionale GlaxoSmithKline (GSK) ha ottenuto milioni di euro di profitti facendo affari sulla salute dei minori, una vergogna.

Secondo Paolo Migone, medico specializzato in Psichiatria in Italia e negli Stati Uniti, mentre la GSK continuava a utilizzare lo studio del 2001 come dimostrazione dell’efficacia e sicurezza della Paroxetina, già nel 2004 la Procura generale di New York denunciava la multinazionale per frode contro i consumatori per aver contraffatto i dati e diffuso informazioni false.

Dopo lo Studio 329 del 2001, le vendite della paroxetina e di altri Ssri, gli “inibitori selettivi del re-uptake della serotonina” cioè gli antidepressivi non triciclici, subirono una fortissima impennata, grazie anche a prescrizioni di medici generici e pediatri, con il risultato che molti adolescenti subirono effetti negativi e alcuni morirono, come ha raccontato lo psichiatra esperto Professor Paolo Migone in un suo recente articolo.

La paroxetina divenne l’antidepressivo più venduto, con guadagni per centinaia di milioni di dollari e più di due milioni di ricette emesse ogni anno per i soli bambini e adolescenti.

Mentre la GlaxoSmithKline continuava a utilizzare lo Studio 329 come dimostrazione dell’efficacia e sicurezza della paroxetina, già nel 2004 la procura generale di New York denunciò la multinazionale per frode contro i consumatori per aver contraffatto i dati e diffuso informazioni false.

La causa si concluse con un accordo: la Gsk doveva pagava 2,5 milioni di dollari di sanzione (quasi 2,3 milioni di euro) e si impegnava a pubblicizzare sul suo sito i dati effettivi dello Studio 329.

Successivamente, anche il Dipartimento di giustizia americano denunciò la Gsk per truffa nei confronti di Medicare e Medicaid – le principali agenzie assicuratrici pubbliche che finanziano la Sanità in America – in quanto aveva diffuso affermazioni false o fraudolente. La Gsk si dichiarò colpevole e accettò di pagare 3 miliardi di dollari ovvero la multa più alta comminata a una azienda farmaceutica nella storia americana.
collusione 2

La GlaxoSmithKline fu allora definitivamente obbligata a rendere noti i dati relativi alla paroxetina. Ma lo fece a modo suo. La multinazionale pubblicò infatti oltre 77mila pagine di resoconti clinici visibili solo in remoto a video, senza che i file potessero essere scaricati o stampati. Una scelta ridicola e anche dannosa sia dal punto di vista reputazionale che sostanziale: di fatto questi manager intralciarono deliberatamente le verifiche scientifiche, danneggiando la salute di bambini e adolescenti pur di continuare a fare soldi.

Il team guidato dal professor Jon Jureidini presso l’Università di Adelaide ha successivamente identificato lo studio finanziato da GlaxoSmithKline come un esempio di un processo autorizzativo da rivedere, e utilizzando documenti in precedenza riservati ha rianalizzato i dati originali e ha scoperto che i dati all’epoca forniti dalla casa farmaceutica erano fortemente fuorvianti, e che il pericolo per i minori che utilizzano questo psicofarmaco è “clinicamente significativo”.

L’articolo pubblicato ora sul British Medical Journal – reso accessibile a tutti senza restrizioni, in virtù dell’assoluta importanza del tema trattato – è accompagnato da numerosi altri documenti che confermano l’aumento di crimini violenti nei giovani che assumono farmaci antidepressivi Ssri, categoria farmacologica cui appartiene sia la paroxetina – commercializzata come Daparox, Dropaxin, Eutimil, Sereupin e Seroxat – che l’altrettanto tristemente famoso Prozac, cioè la fluoxetina.

NEW YORK - JANUARY 4: Two bottles of Prozac are seen on a pharmacy shelf January 4, 2004 in New York City. The British Medical Journal (BMJ) sent the U.S.Food and Drug Administration documents submitted by an anonymous source that seem to show a link between Eli Lilly and Co.’s Prozac (fluoxetine) and suicide attempts and violence(Photo by Stephen Chernin/Getty Images)

Ciò che sconcerta di più è l’assordante silenzio di una parte significativa della neuropsichiatria infantile, anche italiana: risultati così sconcertanti – e per certi versi sconvolgenti – non hanno meritato neanche una dichiarazione da parte del Sinpia, la società scientifica che raggruppa gli specialisti in disturbi mentali dei minori; anche l’Istituto Mario Negri tace, sul loro sito neanche un comunicato; stesso dicasi dello Stella Maris, come della maggior parte dei centri più attivi nella somministrazione di psicofarmaci ai bambini nel nostro paese.

D’altra parte non stupisce: all’associazione gemella del Simpia negli Stati Uniti, l’American academy of child and adolescent psychiatry, è stato chiesto per anni di ritrattare lo Studio 329, ma inutilmente. Tutte queste realtà dovrebbero vigilare sulla salute mentale dei più piccoli. Dovrebbero, appunto. Mai condizionale fu più appropriato.

 

 

 

CORRELATI

Farmaci e placebo nel trattamento della depressione.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25304538

La paroxetinaè l’unico psicofarmaco che può indurre al  suicidio.?
La risposta è “NO”.

“La paroxetina non è l’unico psicofarmaco che può avere come effetto collaterale la volontà di suicidarsi.
Ma l’ideazione suicidaria e comportamenti violenti possono essere indotti dagli antidepressivi SSRI in generale.
I meccanismi che portano a questi comportamenti sono:
ACATISIA, OTTUNDIMENTO EMOZIONALE e DELIRIO PSICOTICO.

Questi effetti non sono rarissimi.
Nell’articolo vengono inoltre spiegate le diversità tra le comuni situazioni di violenza o suicidio da quelle indotte all’uso di antidepressivi SSRI.”

http://wp.rxisk.org/lessons-from-ssristories-3-of-5-how-do-ssris-cause-violence-and-suicide/#.dpuf

http://www.justice.gov/sites/default/files/opa/legacy/2012/07/02/complaint-ex2.pdf

http://www.bmj.com/content/bmj/351/bmj.h4320.full.pdf

http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/CV-Migone.pdf

 

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Farmaci comuni portano al declino cognitivo e fisico degli anziani

Farmaci comuni portano al declino cognitivo e fisico degli anziani. Antidepressivi, sedativi, antiipertensivi. Uno studio globale mette in guardia contro i rischi nascosti di prescrizione di farmaci per gli anziani.


09/08/2014


 

marjiuana

Gli anticolinergici sono una classe di farmaci usati contro molte malattie, che colpiscono in modo sproporzionato le persone anziane.


Medicinali usati per trattare molte condizioni, come insonnia, ansia, asma, ipertensione, diarrea, incontinenza urinaria o glaucoma, potrebbero modificare non solo la salute mentale, ma anche fisica degli anziani, secondo un’analisi condotta dalla University of East Anglia in Gran Bretagna.


“A causa di questi farmaci (anticolinergici, ndr), questi pazienti possono ridurre la propria capacità di svolgere semplici attività quotidiane come camminare, mangiare, lavarsi o vestirsi”, ha detto Chris Fox, il coordinatore di questo studio.


Non è la prima volta che questi farmaci sono messi nel mirino di ricerche per i loro rischi per le capacità cognitive. Questa volta, gli scienziati hanno analizzato 46 studi che hanno coinvolto oltre 60.000 persone che hanno preso un farmaco anticolinergico in un periodo massimo di dieci anni. In aggiunta al loro impatto cognitivo, questo studio globale riassume per la prima volta gli effetti negativi di questi farmaci molto comuni sulla salute fisica di anziani che li assumono.


Il 77% degli studi sulla funzione cognitiva mostrano un calo significativo legato alla quantità di farmaci anticolinergici per paziente e il 62% di studi sul declino fisico per confermare la loro nocività. L’aumento della mortalità associata a questi farmaci non è stato ancora contro chiaramente stabilito.


Per 11 milioni di persone anziane in Francia, molti farmaci anticolinergici sono frequentemente prescritti. Un farmaco anticolinergico agisce sul cervello bloccando l’acetilcolina, un importante neurotrasmettitore. Antidepressivi, ipnotici e ansiolitici sono spesso implicati, ma altre classi di farmaci come gli antistaminici (rinite allergica, asma) e farmaci contenenti warfarina (contro cardiopatie, embolia polmonare, trombosi venosa profonda, infarto del miocardio …) codeina (antidolorifici) o furosemide (ipertensione, insufficienza renale, edema …) sarebbero anch’essi coinvolti.


Questi farmaci hanno effetti anche anticolinergici, che non sono sempre noti e possono portare i medici a prescrivere vari farmaci anticolinergici nello stesso paziente. Purtroppo, gli anziani sono più vulnerabili agli effetti collaterali di questi farmaci, perché il loro fegato e reni, due organi importanti per eliminare i residui dei farmaci, sono meno efficienti e la barriera emato-encefalica è più permeabile.


Inoltre, gli anziani sono più suscettibili a questi farmaci a causa di una certa “politica farmacologica” (prescrizione, ma anche automedicazione). Disturbi della memoria, agitazione, allucinazioni, disorientamento comportamentale o spazio temporale: questi effetti collaterali sono ben noti e sono stati ampiamente associati all’insorgenza di confusione mentale negli anziani. Altri effetti collaterali di questi tipi di farmaci (secchezza delle fauci, ritenzione urinaria, tachicardia, termoregolazione …) tipicamente comportano disagi nei giovani pazienti, ma possono essere devastanti per la salute fisica delle persone anziane.


Ad esempio, la secchezza delle fauci generata da questi trattamenti può causare problemi di masticazione, deglutizione, fonazione, carie e candidosi orale con infelici conseguenze per le protesi dentarie, la malnutrizione, ridotta qualità della vita. I disturbi possono a loro volta esacerbare il glaucoma o aumentare il rischio di cadute; disturbi urinari causano l’infezione urinaria, causando spesso confusione; la tachicardia aggrava le malattie cardiache, ecc. Infine, questa classe di farmaci sconvolge la termoregolazione del corpo (si alza la temperatura corporea e la sudorazione inibita) che può causare ipertermia fatale durante i periodi di caldo estremo, ed il rischio di mortalità nelle persone anziane ai farmaci anticolinergici potrebbe essere moltiplicata per tre.


Ulteriori studi sono necessari per valutare in modo più accurato il rischio da farmaci, ma gli autori della ricerca in questione invitano gli operatori sanitari ad essere più vigili con questa fascia esposta della popolazione individuando sistematicamente il loro consumo anticolinergico se su prescrizione medica, ma anche per auto-medicazione. Inoltre, il numero di farmaci anticolinergici e maggiori rischi per la salute fisica e mentale sono in aumento.


Ad esempio, invece di prescrivere pillole anticolinergicche agli anziani nelle case di riposo, gli autori dello studio sottolineano che sarebbe di gran lunga preferibile limitare le ore di sonnolenza stimolando la loro esistenza (a piedi, attività diurne …). L’ultramedicalizzazione (o overmedicalization) degli anziani, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” , è un problema che sta cominciando ad essere riconosciuto, ma il cambiamento di atteggiamenti e pratiche stesso ha purtroppo bisogno di più tempo per evolversi.


 

FONTE DELL’ARTICOLO DI SEGUITO


http://www.sportellodeidiritti.org/notizie/dettagli.php?id_elemento=3034


 

 

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