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Come produrre vaccini su misura in una settimana: “Modificare l’RNA

Produrre vaccini su misura in una settimana? Tutto è possibile.

Condividiamo l’articolo di “Le Scienze”, ponendo qualche osservazione in merito.

La maggior parte dei vaccini tradizionali consiste in una forma inattivata di un virus  (VALE ANCHE PER L’MPR O PER IL SABIN???) o di un altro agente patogeno, ma la loro produzione solitamente richiede molto tempo. Altri vaccini utilizzano solo alcune proteine normalmente prodotte dal microrganismo da cui ci si vuole proteggere, ma dato che non sempre inducono una risposta immunitaria forte, per potenziarne l’azione si possono aggiungere alcuni prodotti chimici (i cosiddetti adiuvanti), che però possono indurre reazioni avverse (è INNEGABILE).

La nuova tecnica prevede invece l’inserimento di filamenti di RNA mesaggero all’interno di particolari nanoparticelle (molecole ramificate note come dendrimeri). Questi filamenti possono essere progettati per codificare per qualsiasi proteina virale, batterica o parassitaria. Una volta che le nanoparticelle hanno consegnato l’RNA all’interno delle cellule, queste iniziano a produrre molte copie della proteina codificata, provocando una reazione immunitaria più forte rispetto ai vaccini che forniscono direttamente la proteina.

Nei test sui topi (QUALI?) realizzati con proteine caratteristiche dell’agente patogeno di Ebola, dell’influenza H1N1 e della toxoplasmosi, la risposta immunitaria degli animali è stata tale da proteggerli dall’infezione.

L’idea di usare molecole di RNA messaggero come vaccini risale a una trentina di anni fa, ma finora si era scontrata con la difficoltà di trovare un modo sicuro ed efficace per liberarle all’interno delle cellule. I dendrimeri ora sfruttati dai ricercatori possono essere dotati di una carica positiva temporanea che permette loro di legarsi all’RNA, che è dotato di carica negativa, e formare un complesso grande più o meno come un virus. Ciò consente alle particelle di entrare nelle cellule sfruttando le stesse proteine di superficie usate dai virus. Una volta dentro la cellule il dendrimero perde la sua carica e libera l’RNA.

I ricercatori ritengono che questi vaccini a RNA – che non hanno suscitato reazioni infiammatorie avverse(SECONDO QUALI PROVE?)  siano più sicuri dei vaccini a DNA  (AMMISSIONE RILEVANTE ), perché, a differenza del DNA, l’RNA non può essere integrato nel genoma dell’ospite e causare mutazioni.

Un ulteriore vantaggio di questi vaccini è quello di poter essere prodotti in tempi molto rapidi una volta che si disponga dell’RNA o del DNA di una proteina caratteristica dell’agente patogeno: “In genere un vaccino diventa disponibile molto tempo dopo che l’epidemia è finita”, dice Chahal. “Con questi vaccini si potrebbe invece intervenire già nel corso dell’epidemia”.

I ricercatori, stanno anche studiando la possibilità di adattare la nuova tecnica allo sviluppo di vaccini contro il cancro.

 

ARTICOLO ORIGINALE

http://www.pnas.org/content/early/2016/06/30/1600299113

http://www.lescienze.it/news/2016/07/06/news/vaccini_su_misura_nanopparticelle_rna_produzione_rapida-3151487/

***Osservazioni**

 

1) Innanzitutto ricordiamo che un agente infettivo attenuato,  è ancora capace di replicarsi, anche se entro certi limiti, in modo da mimare una vera e propria infezione. L’agente infettivo attenuato si ottiene favorendone la crescita in linee cellulari (virus) o terreni di coltura (batteri), in modo da ridurre la sua capacità di crescita nelle cellule umane. Il principale problema di questo tipo di vaccini è che l’attenuazione può non essere stabile, quindi i microrganismi potrebbero ritornare ad essere virulenti.

I vaccini per il morbillo,parotite,rosolia,la polio e la febbre gialla sono costituiti da virus  vivi e attenuati. Non a caso parliamo di MMR/MPR – MPVR e della loro correlazione con l’autismo.

2) Ricordiamo quanto la cura del Cancro sia stata ostacolata da tutta la comunità scientifica a partire dai primi del novecento. Ricordiamo che lo stesso PAULING venne estromesso dalla Commissione OTA per le sue ricerche in merito alla cura definitiva per la malattia dello scorbuto. (Intera sezione dedicata https://vacciniinforma.it/?s=CANCRO)

3) -“una tecnica di preparazione dei vaccini valida per qualsiasi tipo di patogeno – messa a punto da un gruppo di ricercatori del David H. Koch Institute del MIT”. 

Istituto per la Ricerca sul Cancro Integrativa del MIT? Chi sono i fondatori? Ci sono degli interessi in ballo? A NOI RISULTA DI SI

  • https://ki.mit.edu/  (consigliamo ai gentili utenti di salvare su pc le documentazioni che andremo a condividere.
    http://www.kochind.com/files/fall2011philanthropymarket-basedman.pdf

4) IL RUOLO DEGLI ADIUVANTI CONTENUTI NEI VACCINI E ANCOR PIU’ IMPORTANTE,QUELLO DEGLI ACIDI NUCLEICI E LE PROBLEMATICHE DERIVATE DA ESSI.

Un esperto ci risponde:

“Sono convinto che anche lo stesso autismo, non trovi la sua causa principale negli adiuvanti ma nelle sequenze di acidi nucleici di cui i vaccini sono pieni;
il sistema immunitario identifica queste sequenze come un nemico da distruggere.
Peccato che queste sequenze vengano integrate nel genoma del soggetto quindi cosa fa il sistema immunitario? si auto-attacca.

Inoltre il dna inserito nei vaccini può stimolare il “risveglio” di quello che viene chiamato dna “muto” o “opportunista” del quale sappiamo molto poco, se non che sia meglio non “toccarlo”.

Consigliamo vivamente di leggere la teoria della selezione clonale di Burnet e anche gli studi di Niels Kay Jerne, entrambi Nobel per la Medicina.

“Nel caso dei bambini autistici ad esempio,sarebbe interessante osservare le immunoglobuline totali.
Quasi certamente saranno tutte fuori range.
L’ aumento di anticorpi dovuti all’iperstimolazione dei linfociti B indotto dal vaccino è la base delle reazioni autoimmuni (che derivano a loro volta proprio dall’interferenza sul genoma dell’ospite degli acidi nucleici esogeni presenti nei vaccini). Quindi è tutto collegato”.

Ringraziamo per le delucidazioni l’esperto PhD  e ricordiamo la teoria della selezione clonale.

p.s Ricordiamo che il Disturbo dello spettro autistico (ASD) rappresenta una minaccia pandemica per lo sviluppo del bambino; con i dati attuali del CDC si stima che l’ASD colpisce oltre il 2% dei maschi americani in età scolare ( CDC Developmental Disabilities rete di monitoraggio di sorveglianza) .
L’ASD potrebbe essere e far parte di un gruppo eterogeneo di malattie aventi cause genetiche e ambientali derivanti in fenotipi simili.

5) Gli acidi nucleici sono dei composti chimici di grande importanza biologica; tutti gli organismi viventi contengono acidi nucleici sotto forma di DNA ed RNA (rispettivamente acido desossiribonucleico ed acido ribonucleico). Gli acidi nucleici sono molecole molto importanti perché esercitano un controllo primario sui processi vitali fondamentali in tutti gli organismi.
Tutto fa pensare che gli acidi nucleici abbiano svolto un identico ruolo sin dalle prime forme di vita primitiva che hanno potuto sopravvivere (come i batteri).
Nelle cellule degli organismi viventi il DNA è presente soprattutto nei cromosomi (nelle cellule in divisione) e nella cromatina (nelle cellule intercinetiche).
Esso è presente anche fuori del nucleo (in particolare nei mitocondri e nei plastidi, ove assolve la sua funzione di centro di informazioni per la sintesi di parte o di tutto l’organulo).
L’RNA, invece, è presente sia nel nucleo che nel citoplasma: nel nucleo esso si trova più concentrato nel nucleolo; nel citoplasma si trova più concentrato nei polisomi.
La struttura chimica degli acidi nucleici è abbastanza complessa; essi sono formati da nucleotidi, ognuno dei quali (come abbiamo visto) è formato da tre componenti: idrato di carbonio (pentoso), base azotata (purinica o pirimidinica) e acido fosforico.
Gli acidi nucleici sono dunque lunghi polinucleotidi, risultanti dal concatenamento di unità dette nucleotidi. La differenza tra DNA e RNA sta nel pentoso e nella base.
COSA ACCADE AL NOSTRO SISTEMA IMMUNITARIO SE SI INTERFERISCE IN QUESTA MANIERA?

Le scienze inoltre è in contrapposizione con l’ultimo articolo ( http://www.lescienze.it/news/2015/10/07/news/nobel_chimica_2015_riparazione_dna-2797347/) che tratta delle MUTAZIONI dello stesso DNA :

“Capire in che modo il DNA viene danneggiato da un agente fisico è stato un passo fondamentale. Ma occorre considerare anche che il DNA ha una stabilità chimica limitata pure in assenza di di agenti chimico-fisico esterni, come hanno dimostrato le ricerche del secondo premiato di quest’anno, Tomas Lindhal.

In condizioni fisiologiche, il DNA è infatti soggetto a una serie di reazioni chimiche in grado di modificare le basi del DNA e con ciò di aumentare il rischio di mutazioni dannose. Lindhal in particolare ha dimostrato che in un processo chiamato depurinazione i nucleotidi possono perdere in modo spontaneo le basi azotate adenina e guanina, chiamate purine. Un’altra scoperta fondamentale di Lindhal è che, sempre in condizioni fisiologiche, nel DNA c’è un tasso relativamente elevato del processo di deaminazione della citosina, in cui questa base azotata perde il gruppo amminico, trasformandosi in uracile (la base azotata che sostituisce la timina nell’RNA)”.

La domanda nasce spontanea. Com’è possibile interferire con tali condizioni chimiche sempre in mutamento?

Concludiamo riprendendo dal sito del MINISTERO DELLA SALUTE QUANTO SEGUE:

“Esistono alcune situazioni che possono controindicare la vaccinazione; è necessario, quindi, che i genitori, prima della vaccinazione consultino il medico curante che valuterà lo stato di salute del bambino ed indicherà se la vaccinazione deve essere rimandata o evitata.

  1. controindicazioni temporanee
    si tratta di situazioni transitorie che escludono la vaccinazione solo per il periodo di tempo cui sono presenti:
  • malattie acute con febbre di grado elevato
  • vaccinazioni con virus viventi (quali MMR e OPV) se nei 30 giorni precedenti è stato somministrato un altro vaccino a virus viventi
  • terapia, in corso, con farmaci che agiscono sul sistema immunitario o con cortisonici ad alte dosi.
  • controindicazioni definitive
    è opportuno che al bambino non vengano somministrati alcuni vaccini quando: ha manifestato gravi reazioni a precedenti vaccinazioni

    • è affetto da malattie neurologiche in evoluzione
    • è affetto da malattie congenite del sistema immunitario
    • è allergico alle proteine dell’uovo (se il vaccino ne contiene)
    • è allergico ad alcuni antibiotici quali streptomicina e neomicina (se il vaccino ne contiene)

Se il bambino è affetto da malattie quali leucemie, tumori, AIDS, la situazione va valutata caso per caso.

(COME POSSIAMO SCOPRIRLO SE I MEDICI NON EFFETTUANO ALCUNA ANAMNESI DEL SOGGETTO PRIMA DELLA PROFILASSI VACCINALE?)

Alcune situazioni non rappresentano vere e proprie controindicazioni ma, piuttosto richiedono l’adozione di alcune precauzioni nella somministrazione del vaccino (quali la pronta disponibilità di antinfiammatori e antipiretici).
I genitori devono, quindi, segnalare al medico vaccinatore:

  • reazioni febbrili importanti ad una precedente dose dello stesso vaccino
  • episodi di irritabilità (quali il pianto persistente e inconsolabile) che si siano manifestati in seguito a precedenti vaccinazioni
  • presenza, nella storia della famiglia o del bambino stesso, di convulsioni febbrili
  • somministrazione recente di immunoglobuline.

(FONTE http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=644&area=Malattie%20infettive&menu=vaccinazioni)

 

 

Un contrasto continuo nelle informazioni. La vera disinformazione è quella perpetrata dagli stessi organi competenti.

Gentili genitori e lettori,informatevi. Questo il nostro unico consiglio. 

 

 

Fonti e studi

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0058058

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mani figlio padre

Vaccini e autismo, esiste una correlazione?

I vaccini causano l’autismo? Sì, lo affermano GlaxoSmithKline e EudraVigilance

AUTISMO

Articolo di Autismo & Vaccini

Di norma, l’’attività di comunicazione e informazione delle aziende farmaceutiche dovrebbe avere regole precise, volte a tutelare il consumatore, data l’importanza del prodotto “medicinale“. La pubblicità dei farmaci non è, infatti, ammessa al pubblico nella stragrande maggioranza dei casi, inoltre, richiede delle particolari forme di tutela.

Gli unici farmaci che possono essere oggetto di promozione pubblicitaria presso il pubblico sono gli OTC [Over the counter ] ovvero i cosiddetti farmaci da banco, che non richiedono la prescrizione medica e possono essere acquistati direttamente dal consumatore.

La pubblicità di medicinali verso il pubblico deve, inoltre, essere evidente e trasparente [deve essere chiaro che si tratta di un medicinale] con le indicazioni necessarie e l’invito a leggere il foglio illustrativo. Però … Però, a quanto pare, sembra che queste regole non valgano per i [farmaci] vaccini e, fatto molto grave, addirittura si consente di pubblicizzare i [farmaci] vaccini a persone estranee all’ambito prettamente sanitario: gioiellieri, contabili e grafici pubblicitari appositamente arruolati dalla Società Italiana di Pediatria per divulgare un volantino casereccio con la pretesa di convincere la popolazione in merito ad alcuni [dicono loro] falsi miti.

Tra questi [loro] falsi miti non poteva mancare il buon vecchio autismo con le solite frasettine che lasciano il tempo che trovano, ampiamente confutabili da chiunque munito di cervello in zucca.

Ed allora, ai signori della Sip, che tanto ci ricordano gli operatori della telefonia di un recente passato, ricordiamo un paio di concetti che, seppur semplici, sembrano proseguire a sfuggire in quanto le smentite giungono da coloro che più ufficiali non potrebbero essere, essendone autori un’azienda farmaceutica [GSK] e l’Agenzia Europea per i Medicinali [EMEA].

Casi di autismo insorti durante i trial clinici del vaccino esavalente Infanrix Hexa, omessi intenzionalmente dall’azienda produttrice.

A dicembre 2012 divulgammo il contenuto di un corposo documento confidenziale della ditta GlaxoSmithKline produttrice del vaccino esavalente illegale che viene somministrato, come vaccinazione primaria, a pochi mesi di vita ai nostri figli e, come vaccinazione di richiamo [booster] tra i 12 e i 24 mesi di vita. E ad agosto 2014 evidenziammo il fatto che i casi di autismo insorti durante i trial clinici sono stati omessi intenzionalmente dall’azienda produttrice. Proprio questo fatto fu studiato meticolosamente dal CTU del Tribunale di Milano che, poco più tardi, emise la sentenza di nesso causale fra autismo e vaccino esavalente.

Il report riporta, oltre ad altre, un’abbondante serie di reazioni avverse neurologiche tra cui compare l’Autismo, e molti altri Disordini del neuro-sviluppo, segnalate durante il Periodic Safety Update Report [P.S.U.R.], cioè l’aggiornamento della sicurezza del vaccino esavalente Infanrix Hexa già in commercio, come di regola richiesto dalle autorità nazionali ed internazionali di farmacovigilanza, per modificare le informazioni riportate sui foglietti illustrativi, meglio noti come “bugiardini”. Si tratta quindi della cosiddetta fase IV della sperimentazione del farmaco, quando è già in commercio in svariati Paesi.

Gli eventi “unlisted”, come specifica la pagina 591, non sono stati segnalati alle autorità di farmacovigilanza.

dossier_glaxo_591

Nel lungo elenco generale di reazioni avverse nella “tabulazione sinottica di tutti gli eventi [avversi] da segnalazioni gravi non in elenco e di tutte le reazioni gravi emerse dall’inizio della sperimentazione clinica”, riportate da pagina 591 a pagina 645, compaiono, a pagina 625, gli effetti avversi del vaccino esavalente sul Sistema Nervoso Centrale, e alla pagina successiva sono finalmente riportati i dati relativi ai Mental Impairment Disorders, altrimenti conosciuti come “Disturbi da ritardo mentale” che, secondo le nuove disposizioni elencate dal DSM V, rientrano a pieno titolo nella categoria dei “Disturbi del Neurosviluppo” di cui fa parte il “Disturbo dello Spettro Autistico” e che , con le fantasiose diagnosi rialsciate dai nostrani neuropsichiatri, sarebbero definiti tutti quanti come casi AUTISMO puro. Si apprende così di:

7 casi di autismo [6 riportati a pag 626 e un caso a pag 632] [*ricordate questo dato che ritroveremo poi più avanti con quanto dichiarato dalla Banca Dati Europea delle Reazioni Avverse]
14 casi di encefalopatia
9 casi di iperattività psicomotoria
una serie di disordini cognitivi
12 casi di ritardo mentale
bradichinesia
disturbi dell’attenzione
46 casi di distonia
agitazione
stereotipie
“Restlessness” ossia agitazione psicomotoria
diminuzione della attività
mutismo
disturbo fonologico
disordine della comunicazione
alterazioni dello sviluppo del linguaggio
ritardo del linguaggio
ritardo psicomotorio
“Screaming” ( urla continue )
apatia
comportamenti anormali
disturbi dell’alimentazione
diminuzione del contatto oculare oltre a comportamento regressivo.
Ribadiamo che tutti questi eventi, che sarebbero compatibili con una volgare diagnosi di Autismo, sono stati segnalati all’azienda produttrice GlaxoSmithKline “durante i trials” ma sono stati omessi, “unlisted”, dall’elenco degli effetti avversi sottoposto alle autorità sanitarie per l’autorizzazione al commercio del vaccino esavalente.

Tutti questi casi per forza di cose non possono essere riconducibili a 18 milioni di bambini vaccinati, come ipotizzato da qualche manipolatore, bensì a qualche migliaio di soggetti. E la conferma giunge proprio dall’EMEA [Ente per i Medicinali Europeo] tramite la sintesi di valutazione pubblica europea [EPAR] EMA/439177/2010 dalla quale si apprende che

infanrix hexa emea

Pertanto, non solo i numeri sui quali bisogna confrontarsi sono ancor minori dei 16.000 soggetti che considerammo nel nostro articolo di agosto 2014 ma addirittura rendono ancor più gravi le omissioni intenzionali della ditta produttrice.

Inoltre, la modalità di sorveglianza del report è di tipo passivo, quindi non è basata su valutazione clinica precedente alla vaccinazione e follow-up clinico successivo alla vaccinazione stessa, bensì si limita a raccogliere le segnalazioni spontanee provenienti dal personale sanitario, di malattie e/o sintomi comparsi nei 31 giorni successivi alla inoculazione del vaccino esavalente Infanrix Hexa. E come afferma la nostra Pediatra Dott.ssa Gabriella Lesmo:

“I sintomi della encefalopatia autistica indotta dal vaccino raramente si manifestano compiutamente in soli 30 giorni, anche perché i bambini vaccinati sono molto piccoli : non sarà quindi possibile accorgersi della mancanza, ad esempio, del problem solving o della interazione corretta tra pari quando questa capacità, fisiologicamente, al momento della vaccinazione ancora non è maturata”.

Banca Dati Europea delle segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci [EudraVigilance]

L’Agenzia Europea per i Medicinali [EMEA] ha creato nel 2012 un sito web dedicato alle reazioni avverse per offrire un accesso pubblico alle segnalazioni degli effetti indesiderati ai farmaci. Tali segnalazioni vengono trasmesse a EudraVigilance per via elettronica dalle autorità nazionali di regolamentazione dei medicinali e dalle società farmaceutiche che sono titolari di autorizzazioni [licenze] all’immissione in commercio per i medicinali.

Così abbiamo controllato il falso mito [secondo loro] dell’Autismo e abbiamo scoperto che le cose non stanno come vogliono farvi credere i pubblicisti di Big Pharma: il solo Autismo figura nelle specifiche reazioni avverse a carico del Sistema Nervoso Centrale.

eudravigilance_autism

Di anno in anno, i numeri delle segnalazioni proseguono altresì palesemente ad aumentare.

eudravigilance_autism_2016
E in base al criterio descritto in precedenza, dove numerose altre ‘diagnosi‘ sarebbero considerate nel calderone dei Disturbi dello Spettro Autistico, possiamo assicurarvi che i numeri delle reazioni avverse lievitano in modo esponenziale.

In conclusione: qual’è la lezione da trarre da tutto ciò?

Diffidate dalle operazioni di marketing e soprattutto dagl’incompetenti e dai disonesti indipendentemente dall’abito che indossano [soprattutto se gioiellieri in crisi di vendite che hanno scelto di arrotondare lo stipendio tramite le sponsorizzazioni di industrie del farmaco ; contabili coniugate a Dirigenti ASL responsabili all’approvvigionamento dei vaccini e alla raccolta dati delle reazioni avverse ; e grafiche pubblicitarie che hanno deciso di lanciarsi nel fantasioso mercato farmaceutico].

Non lasciatevi intimidire da nessuno, compresi Pediatri disinformati e/o indottrinati e maestre dei vostri figli non di rado protagoniste di vere e proprie manifestazioni di arrogante idiozia nelle Scuole.

Ponete sempre tutte le domande che vi vengono in mente: conoscere la verità dei fatti è un vostro diritto!

Fatevi sottoscrivere una dichiarazione con cui chi vi prescrive e chi vi pratica la vaccinazione si assume tutte le responsabilità del caso: per Legge non può rifiutarsi e se si rifiuta, salutatelo!

Chiedete sempre che il vostro diritto a firmare un consenso informato alla somministrazione del vaccino sia rispettato, e che informato lo sia davvero!

Educate voi stessi prima di vaccinare a cuor leggero perché, come con un qualunque medicinale, con i vaccini non si scherza [anche se ci sono tanti quattrini in ballo] e a danno avvenuto sarete totalmente abbandonati da chiunque dovrebbe assistervi [Pediatra di base compreso].

 

FONTE

https://autismovaccini.org/2016/05/09/i-vaccini-causano-lautismo-si-lo-affermano-glaxosmithkline-e-eudravigilance/

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MEDICO-ARRESTO

Traffico dei Virus, la virologa e deputata Ilaria Capua è stata prosciolta, ma non finisce qui

Traffico dei virus, Capua prosciolta. Ma le intercettazioni svelano il grande business

Articolo di Espresso Repubblica.

news/capua-prosciolta-da-traffico-virus-da-intercettazioni-emerge-grande-business

Non luogo a procedere’ per la virologa padovana. Ma l’inchiesta dei Nas mette in risalto gli affari e i conflitti di interessi celati dietro emergenze sanitarie. E racconta con dati di fatto quanto l’aviaria abbia arricchito Big Pharma
Traffico dei virus, Capua prosciolta. Ma le intercettazioni svelano il grande business

Il giudice per l’udienza preliminare di Verona, Laura Donati, ha ordinato il «non luogo a procedere» per la virologa e deputata di Scelta Civica, Ilaria Capua, e altre dodici imputati accusati a vario titolo di traffico illecito di virus dell’influenza aviaria. L’inchiesta, avviata dai carabinieri del Nas e coordinata dalla procura di Roma, è stata poi trasferita a Venezia.

Per i pm della Capitale la virologa doveva rispondere di aver promosso e organizzato con altre persone un’associazione che aveva la finalità di commettere «una pluralità indeterminata di delitti di ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica, corruzione, zoonosi ed epidemia», ed ancora «per aver utilizzato virus altamente patogeni dell’influenza aviaria, del tipo H9 ed H7N3, di provenienza illecita, al fine di produrre in forma clandestina, senza la prescritta autorizzazione ministeriale, specialità medicinali ad uso veterinario (quale è il vaccino dell’influenza aviaria), procedendo successivamente, sempre in forma illecita, alla loro commercializzazione e somministrazione agli animali avicoli di allevamenti intensivi».

In questo modo gli imputati avrebbero «determinando la diffusione non più controllata del virus dell’influenza aviaria negli allevamenti avicoli del nord Italia, con grave pericolo per l’incolumità e la salute pubblica, che determinava, da un lato, il contagio di sette persone tra gli operatori del settore come accertato dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso un’indagine epidemiologica, e dall’altro il grave pericolo per la salute derivante dal consumo della carne oggetto della vaccinazione indiscriminata, determinando, quale misura di prevenzione, l’abbattimento di milioni di capi di polli e tacchini, con un considerevole danno al patrimonio avicolo nazionale, calcolato dal Centro regionale epidemiologia veterinaria in 40 milioni di euro». Per il giudice non ci sono i presupposti per il processo chiesto dai pm. Ilaria Capua che tra il 2005 e il 2007 era responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria di Padova, ha lasciato la Camera per un incarico in Florida, insieme al marito Richard John Currie, anche lui imputato.

Nell’inchiesta pubblicata da l’Espresso , veniva fuori il business che avrebbero fatto alcuni medici su virus e vaccini. A raccontarlo sono le intercettazioni di cui è protagonista la stessa Ilaria Capua.

«Quando uno mi sta sul cazzo deve crepare!», diceva la virologa parlando di una ditta farmaceutica che criticava la sua invenzione, il “Diva”, la prima strategia di vaccinazione contro l’influenza aviaria. L’inchiesta dei pm di Roma in cui la veterinaria era coinvolta insieme al marito, partiva da un’informativa che tirava in ballo altre 36 persone, mettendo in risalto affari e conflitti di interessi celati dietro emergenze sanitarie, raccontando con dati di fatto quanto l’aviaria abbia arricchito Big Pharma.

Le conversazioni registrate dai Nas dei carabinieri svelano, fra i tantissimi episodi, gli interventi di Capua sulla Intervet, filiale italiana di un colosso dei farmaci veterinari. I vertici di Intervet si erano mostrati critici sull’efficacia del sistema Diva. Ma la signora dei virus gli avrebbe fatto sapere che nell’Istituto zooprofilattico di Padova era in corso un esperimento su un vaccino prodotto da Intervet: il marchio però sarebbe stato menzionato nel suo studio solo se i responsabili della casa farmaceutica avessero assecondato le sue richieste, tra le quali quella di rivalutare il test Diva. E parlarne bene. E ai manager avrebbe fatto arrivare un messaggio chiaro attraverso un intermediario: «Lei (Capua ndr) non è una persona che si compra con quattro lire».

Il ruolo principale nell’inchiesta lo rivestiva Paolo Candoli, manager della multinazionale Mirial, l’uomo al quale venivano aperte le porte del ministero della Sanità per ottenere autorizzazioni. È lui il manager delegato dalla sua ditta a parlare con Ilaria Capua. In particolare quando la Merial è alla ricerca di ceppi virali con i quali avviare la produzione di vaccini, prima ancora di ricevere l’autorizzazione del ministero. Uno dei colleghi della virologa, Stefano Marangon, anche lui coinvolto nell’inchiesta, avvisa Candoli due mesi prima del varo del programma di vaccinazione. Un modo per avvantaggiarlo sulla concorrenza. «Ho parlato con la Capua, non è escluso che lei ce l’abbia, cioè sai cosa fa quella lì comunque?», dice Candoli a una collega parlando di un ceppo virale. «Sicuramente se lo fa mandare lei e poi ce lo rivende a noi». Poi aggiunge: «Purtroppo con la Capua… c’è da pensare di seguire… di dar da mangiare alla scimmia».

Il manager della Merial si rivolge alla virologa anche su indicazione di Marangon, perché lei è la responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria e quindi è nella possibilità di sapere con certezza con quale ceppo virale si preparerà il nuovo vaccino. Nello stesso tempo è una delle poche persone che in ambito internazionale ha la possibilità di farsi inviare, in breve tempo, un ceppo virale da altri istituti «senza la prescritta autorizzazione ministeriale».

Ilaria Capua parla con un manager della Intervet e afferma che «le è venuto in mente un modo per far salvare la faccia a quelli della Intervet, in modo tale da prenderli “per le palle”». A tal proposito dice al manager di riferire ai propri capi «che a breve a Cambridge verrà presentato uno studio dove lei ha generato un H7-N5 e che l’H-N5 è la neuroamminidasi più rara in assoluto, quindi quelli della Intervet potrebbero salvarsi la faccia dicendo che sono interessati al virus per fare il vaccino, in modo tale poi da poter iniziare nuovamente a trattare sul test Diva, per il quale loro (Capua, Marangon, Cattoli) stanno per chiudere con la Merial e la Fort Dodge, nonché con il governo olandese». Poi prosegue dicendo che «in virtù di ciò lei inserirà il nome del vaccino della Intervet sullo studio delle anatre». Per gli investigatori Capua avrebbe utilizzato «lo studio da lei effettuato per indurre la ditta Intervet ad ammorbidire la propria posizione critica nei confronti del test Diva e che, in caso positivo, quale controparte, pubblicherà sul proprio studio il nome del vaccino della ditta Intervet».

Quando i Nas arrivano nell’istituto per sequestrare un vaccino che non avrebbe avuto le carte in regola per entrare in commercio, e viene coinvolta la Capua, lei inizia a preoccuparsi dell’indagine. Il padre, stimato avvocato di Roma, le raccomanda espressamente di non fare riferimento alcuno al contratto stipulato con la Merial per lo sfruttamento del brevetto Diva. Ilaria Capua sostiene che «la vicenda dell’influenza aviaria è una storia molto complicata e anche se sono stata intercettata, le carte dimostreranno che è stato fatto tutto alla luce del sole».

Da una delle registrazioni emerge uno spaccato degli interessi in ballo. Parla alla madre della proposta di lavoro ricevuta da una fondazione della Florida, all’epoca e pure oggi, e osserva che «sarebbe un problema perché la fondazione non ha finalità commerciali» mentre, al contrario, in quel periodo lei ha una parte attiva e ha «una buona attività commerciale per la vendita dei reagenti diagnostici che le consentono di guadagnare in un anno ben 700 mila euro».

Per gli investigatori questa affermazione farebbe riferimento ai ricavi che Capua, insieme a Marangon e Giovanni Cattoli, stavano ottenendo dalla vendita del test Diva, per il quale è stato stipulato un contratto con le ditte Merial, Fort Dodge, e Paesi stranieri.

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“HIV”? AD OGGI MAI VISTO, NONOSTANTE LE BUGIE MESSE IN ATTO DAI TELEVENDITORI TRASH DI BIG PHARMA.

Vacciniinforma propone di seguito un’interessante intervista e ringrazia due grandi professionisti per il loro prezioso contributo.

Ringraziamo questi brillanti esperti ( microbiologia e anatomia patologica). Ricordiamo che entrambi hanno un PhD in biologia molecolare e cellulare  per questo motivo, daremo loro spazio.

Diamo spazio alle evidenza e alla vera scienza.

 Non scriveremo i loro nomi  perché oltre a tutelare chi davvero ci mette la faccia, crediamo non sia rilevante per la comprensione del seguente articolo.

Confidando nella comprensione dei nostri lettori, con la speranza che facciano tesoro delle delucidazioni e della realtà elargita in merito ad una tematica di rilevante importanza.

“Ricordiamo che condividere delle evidenze scientifiche ,non è reato.
Negarle è reato e a quanto pare NON PUNIBILE DA ALCUNO”.

Consigliamo alla Magistratura di indagare su coloro che giocano sulla pelle dei pazienti; quelli che sono i reali disinformatori . Il terrorismo psicologico e l’inesattezza scientifica non possono più essere sono  tollerate.

Potere ai vertici e omissioni della scienza ufficiale.

Un virus inesistente che serve all’economia a discapito della salute dei cittadini.

Hiv/Aids. Documenti ufficiali aggiornati e scaricabili gratuitamente

Aids e Hiv, una “malattia” dovuta “probabilmente” a questo virus che in realtà si chiama HTLV3.

Perché “probabile”?

Siamo nel 1984 quando Robert Gallo e Margaret Heckler annunciarono in conferenza stampa (strano modo per la scienza quello di utilizzare i media per una notizia così sconvolgente e di rilevante importanza) la scoperta di un terribile “virus”  in seguito definito come AIDS.

E’ bene ricordare che la ricerca di Robert Gallo non fu visionata dalla comunità scientifica. Questo è grave. Non si può urlare al mondo intero una tesi non verificata.

Ma questo virus serviva,era perfetto. Bisognava subito arginare quello che la scienza non era riuscita a fare riguardo al mostro del Cancro.

La gente doveva distogliere lo sguardo(come sempre) dal reale problema,così ecco pronta la farsa mondiale, la nuova pandemia di cui la causa era addirittura “probabile” (in medicina vige il principio di probabilità è molto importante saperlo ed’è abominevole).

 Nessuna cura al cancro venne trovata dalla medicina ufficiale (è nota la lotta medica e politica nei confronti di quella che viene definita come medicina “non convenzionale) così fu imputato il virus Hiv di una nuova pandemia.

Ma questo virus esiste davvero?

E’ vero che il presunto HIV non si vede al microscopio elettronico IN VIVO. Le condizioni di laboratorio, parliamo quindi di situazione IN VITRO, nelle quali si afferma di “vederlo” sono condizioni in cui le colture cellulari vengono stimolate con molte sostanze dette “mitogeni” che inducono molte variazioni e reazioni biochimiche nello scenario di laboratorio. Queste sostanze da sole causano la comparsa di “particelle” che possono in effetti sembrare retrovirus, ma non lo sono affatto perché non si trasferiscono da una coltura cellulare all’altra, non sono “infettive”. Quindi sono particelle di natura endogena. Tuttavia, nel caso di Hiv, senza tale stimolazione nemmeno in vitro si vede nulla. E’ lo stesso problema riscontrato fin dal 1983 negli esperimenti di Gallo e Montagnier. Ricordo che in nessuno di questi articoli, considerati la dimostrazione della “scoperta” di un nuovo retrovirus, viene data per certa né l’esistenza di un nuovo retrovirus esogeno né tanto meno un suo ruolo causale nell’AIDS. Montagnier e il suo gruppo lo scrivono a chiare lettere.

Come precisano che “this virus is a typical type-C RNA tumor virus”, ovvero una categoria totalmente diversa da quella a cui Hiv viene fatto appartenere oggigiorno. Gli articoli di Gallo non sono nemmeno articoli scientifici e ricordiamo che venne licenziato dal National Institute of Health per “scientific fraud and misconduct”. Il problema è che la maggior parte dei medici e ricercatori non ha nemmeno mai letto tali articoli. Siamo proprio noi medici i primi ad essere “ingannati”, fuorviati verso una certezza che, se indagata, si dimostra basata sul nulla.

1 .hiv

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La questione della morfologia in microbiologia: questa identifica un agente patogeno come appartenente ad una categoria precisa.

Sono parametri fissi, che non cambiano. Se una particella non ha quella dimensione specifica e unica che la fa appartenere ad una specifica ed unica famiglia di virus, allora semplicemente non è quel virus. E’ molto banale. E infatti quando nel 1997 (stranamente lo stesso anno in cui Montagnier ammise in una intervista col giornalista Djamel Tahi “lo ripeto, non l’abbiamo purificato”) su Virology si tentò finalmente di fare ciò che nessuno (incluso Montagnier, Sinoussi, Chermann, etc..) aveva mai fatto, ovvero purificare il presunto Hiv, si vide senza alcuna ombra di dubbio non solo che non ci si trova davanti ad un retrovirus, ma ancora meno appartenente alla sottofamiglia dei Lentivirius. La morfologia, il diametro e diversi altri parametri tipici dei retrovirus, infatti, sono totalmente diversi rispetto alle rappresentazioni grafiche di Hiv che si trovano ovunque. Sono diversi dalla definizione di Hiv che viene data sui testi universitari (anche su manuali prestigiosi come il Robbins si trova solo un disegno di Hiv, nessuna foto reale) e dagli specialisti. Non ultimo Hans Gelderblom, uno dei più grandi esperti mondiali in microscopia elettronica che ha lavorato a lungo con Montagnier che afferma in un suo celebre articolo che:

“Retroviruses are enveloped viruses with a diameter of 100-120 nm [nanometre=10-9 metre] budding at cellular membranes.  Cell released virions contain condensed inner bodies (cores) and are studded with projections (spikes, knobs)”.

(Gelderblom HR, Özel M, Hausmann EHS, Winkel T, Pauli G, Koch MA. Fine Structure of Human Immunodeficiency Virus (HIV), Immunolocalization of Structural Proteins and Virus-Cell Relation. Micron Microscopica 1988;19:41-60)

Ma, ironia della sorte, proprio Gelderblom è tra gli autori dello studio su Virology nel quale nessuna delle caratteristiche morfologiche da lui stesso descritte e ancora oggi attribuite ad Hiv è presente.

3. hiv

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Ancora più significativo il fatto che in questo studio le proteine “virali” identificate tramite elettroforesi su gel nella coltura cellulare “infetta” sono state trovate, anche se in differente quantità, anche nelle colture cellulari “non infette”. Stiamo quindi parlando, e gli autori lo scrivono, di materiale cellulare, e non virale. Questo spiega anche il fatto che quando in laboratorio eseguiamo dei test anticorpali per Hiv, anche nei soggetti che vengono definiti “negativi” troviamo quasi sempre una piccola percentuale di reattività o “positività” per Hiv che dir si voglia. E questa è una cosa che ogni mio collega vede con i suoi occhi e che da sempre ci ha fatto sospettare su cosa stiamo realmente misurando.

5. hiv

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Ma parliamo delle  sieronegativizzazioni: ne abbiamo viste molte nei decenni, per i motivi più svariati. Montagnier stesso ne parlò fin dai primi anni 80 e ben prima delle sue dichiarazioni in “House of Numbers”. Ma questo aspetto è quello che più si vuole tacere, perchè mette in imbarazzo la comunità scientifica per un semplice motivo: se Hiv fosse quello che si dice, non sarebbe possibile assistere alla negativizzazione di un soggetto infetto. I virus integrano il loro genoma nella cellula ospite e, una volta che questo avviene, non è un processo reversibile. Non si perdono gli anticorpi. Non si perde il genoma virale. Ebbene, questo invece con Hiv succede molto più di frequente di quanto non si dica. E ammettere e riconoscere i casi di “negativizzazionesignifica quindi ammettere che Hiv non è un retrovirus esogeno.

C’è quindi un grande paradosso tra la LETTERATURA SCIENTIFICA e le osservazioni dello stesso Luc Montagnier (si legge senza la “R” finale,così tanto per puntualizzare ai saccenti tuttologi).  Di seguito i casi di negativizzazione dal 1985 (soggetti definiti sieropositivi tornati ad essere sieronegativi) confermati da diverse pubblicazioni.  

1. Spontaneous HIV-1 seroreversion in an adult male.(http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17325620) 

2. Articolo che dimostra come pazienti confermati sieropositivi siano ritornati sieronegativi (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9863108)

Sicuri che non esista letteratura scientifica che possa aiutare qualcuno a ragionare?

hiv sieroconversione2

Che cosa misurano i test Hiv allora?

Nessuno lo sa di preciso perché il test è coperto da segreto di brevetto per volontà dello stesso Gallo. Di sicuro, e questo è innegabile, esiste una correlazione tra un test Hiv positivo e un certo grado d eventuale predisposizione a sviluppare certe patologie. Ma questo vale per molti altri parametri di laboratorio. Ad esempio la VES (Velocità di Eritroedimentazone) è anch’esso un parametro predittivo sullo sviluppo eventuale di certe malattie. Ma la differenza è che se trovo la VES elevata in un paziente non gli comunico una sentenza di morte certa né gli somministro una chemioterapia vitalizia: prima cerco di trovare la causa, poi la eventuale cura. Come è norma in medicina.

I test Hiv non sono altro che dei mediocri test aspecifici che misurano in un certo qual modo lo stress ossidativo e la flogosi (infiammazione). In questa ottica non è difficile comprendere perché molti soggetti tornino “sieronegativi”: hanno solo superato un momento di stress immunitario attribuibile a varie cause spesso diverse per ogni caso specifico. Come ormai è noto nei fogli illustrativi dei test viene scritto che non danno conferma di infezione da Hiv.

RAGIONARE CON LA LOGICA.

Asserire che non esiste uno standard riconosciuto per stabilire la presenza/assenza di anticorpi per Hiv 1-2 nel sangue umano, significa asserire che il virus non esiste.

test-elisa

Ora passiamo all’informazione “scientifica” portata avanti da trasmissioni come “Le Iene” da cui ci dissociamo totalmente.

“Il Caso Valentino”

Anche affidandoci alle statistiche ufficiali del CDC, che indicano 8 possibilità di contagio su 10.000 rapporti sessuali completi e non protetti, è un caso assolutamente non credibile. Inoltre se davvero si volesse dimostrare che questo “Valentino” abbia infettato una trentina di donne (sorvolando sulle decine di migliaia di rapporti sessuali che avrebbero dovuto avere), Hiv andrebbe isolato e purificato dal sangue del soggetto per poi poterne sequenziare il suo genoma virale, poi bisognerebbe fare lo stesso con ognuna delle 30 donne. Fatto questo, i genomi andrebbero confrontati e dovrebbero essere tutti identici. Non è una procedura molto diversa da quella adottata in Medicina Legale quando vogliamo stabilire la paternità.

Ho inoltre notato che la ragazza intervistata, una delle “vittime”, afferma che la sua malattia era già in uno stadio avanzato “superiore a 200”, sottolinea ad un certo punto. Ora, se si riferisce ai linfociti CD4 o alla “viremia” non viene precisato né da lei né dalla Toffa. Un altro strano dettaglio che mi ha fatto sospettare sulla veridicità del servizio. Inoltre la malattia, anche facendo finta che sia tutto vero, non può essere in poco tempo già ad uno “stadio avanzato”. Inoltre come facciamo a sapere se queste ragazze hanno avuto rapporti con altri uomini? Se hanno fatto uso di droghe? E come fa a saperlo la Toffa? Bisognerebbe chiederlo a lei.

La Reazione a Catena della Polimerasi (PCR) non è uno strumento diagnostico perché nel caso di Hiv, come già detto, non possediamo una sequenza genetica unica e specifica e le omologie di sequenza, insieme alle condizioni di stringenza del produttore di ogni kit, lo rendono un test totalmente aspecifico.

PCR

La “carica virale” è infatti documentata in soggetti sieronegativi da moltissimi anni. Inoltre la PCR è una tecnica di amplificazione (e non di identificazione) di piccoli frammenti di codice genetico, di solito circa 200 nucleotidi, che vengono decisi arbitrariamente. L’algoritmo di una PCR prevede che quella sequenza venga amplificata di milioni di volte. Comunicare quindi ad un soggetto che ha milioni di copie di Hiv per millilitro di sangue è una menzogna, una formula matematica, non una realtà di laboratorio. Una sequenza amplificata di codice genetico non è una particella unica e specifica. Ma si spaccia la PCR come “isolamento” di HIV. Niente di più falso. Anche la letteratura specialistica è chiara al riguardo.

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Ma sulla trasmissibilità cosa sappiamo? E soprattutto,cosa viene condiviso al mondo dai media? Ci soffermeremo sul programma trash che mesi fa ha mandato in onda una penosa testimonianza,denunciando la pericolosità di HIV mediante delle affermazioni false e poco intelligenti. Un caso che ha sconvolto l’Italia intera il cui protagonista è Valentino,un nome di fantasia come la stessa testimonianza.

Alcuni fenomeni (ci piace chiamarli così) hanno avuto la brillante idea di occuparsi (misteriosamente) della tematica HIV da mesi ed in maniera continua,tanto da destare sospetti non solo ai medici ma all’intera popolazione; i commenti sulle loro pagine social la dicono davvero lunga,sopratutto sul comportamento ineducato di una loro conduttrice, la quale ha contribuito solo alla reale disinformazione.

Riteniamo giusto ricordare ai contribuenti, che questo è il vero negazionismo e la vera dissidenza. Affrontare argomenti in questa maniera,è molto pericoloso.

Passiamo oltre il comportamento irrispettoso della conduttrice in questione,poiché non è nemmeno degno di essere commentato.

Anche la foto di Hiv mostrate con orgoglio dalla stessa  Toffa nel suo servizio, con l’appoggio del prof. Aiuti (che avrebbe dovuto dichiarare i suoi conflitti di interesse sul tema, per essere almeno lontanamente credibile, ma né lui né la Toffa ne hanno fatto cenno) al quale poniamo una domanda pertinente:

“Perchè proprio lui (che conosce direttamente lo stesso Montagnier) ha deciso di non citare l’ articolo del 1983 sulla scoperta dell’HIV ? E perchè ha omesso anche la micrografia elettronica dello stesso articolo?”

Consigliamo di andare a vedere chi è Aiuti e quanto ha guadagnato e ancora guadagna da quando è nata questa “epidemia di AIDS”; a parte ciò, durante la sua intervista,non viene dimostrato nulla: non viene citata la fonte, non è presente la banda in nanometri che in microscopia elettronica è fondamentale per indicare la dimensione della particella che stiamo cercando di identificare.

Come le foto presenti nell’articolo storico di Montagnier, tali particelle non coincidono con la tassonomia della famiglia dei Retrovirus, sottotipo Lentiviridae nello specifico.

Quando il prof. Aiuti afferma di avere “visto e isolato” Hiv molte volte, dimentica di dire in quali condizioni: ovvero in vitro e in colture cellulari iperstimolate. Stesso errore di Montagnier, che aggiunse inoltre nei suoi esperimenti linfociti provenienti da placenta contenuta nel cordone ombelicale. Ebbene la placenta è ricca di retrovirus endogeni, indistinguibili da eventuali retrovirus esogeni. E qui andrebbe aperta un’altra parentesi sul perché molte donne incinte risultino positive al test Hiv, ma non voglio dilungarmi. La presenza di proteine attribuite ad Hiv nella normale placenta umana è cosa non solo nota a noi specialisti, ma anche documentata in letteratura da almeno 20 anni.

Va inoltre sottolineato e ripetuto che tutte queste presunte immagini di HIV provengono quindi da colture cellulari. Non una sola di esse proviene direttamente da un malato di Aids, nemmeno da quelli ai quali si attribuisce l’assurda etichetta di avere una “carica virale” elevata.

Tutto porta a credere che nell’articolo di Montagnier del 1983 i retrovirus endogeni del linfocita proveniente dal sangue del cordone ombelicale siano stati attivati dalle condizioni particolari della coltura. Tutte queste colture sono state iperstimolate con sostanze mitogene e stimolanti come la fitoemagglutinina (PHA), il fattore di crescita dei linfociti (TCGF), INTERLEUCHINA 2 e inoltre i corticosteroidi. Ora, tutte queste sostanze sono conosciute come attivanti dell’espressione di retrovirus endogeni presenti in ognuno di noi.

Credo personalmente, conclude il nostro PhD, che se non ci fosse la paura che la verità diventi pubblica, nessuno avrebbe scomodato Le Iene. Perché?

Perché è evidente che qualcuno ha commissionato quei servizi. Non credo che la Toffa si sia svegliata una mattina per improvvisarsi esperta retrovirologa.

All’estero una cosa del genere non sarebbe mai accaduta.

Ricordiamo le evidenze. Non forniremo pensieri ma dati di fatto.

  • Articolo sull’epatotossicità dei farmaci antiretrovirali. Il collasso epatico è la prima causa di morte nei sieropositivi e non fa parte delle presunte patologie hiv-correlate:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11830344

  • La prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine afferma che svariate patologie AIDS-correlate appaiono poco dopo aver iniziato la terapia antiretrovirale. Ma per molti sono farmaci “salvavita”.

http://www.annals.org/content/133/6/447.abstract

Ricordiamo le implicazioni importanti sulle TERAPIE RETROVIRALI,le quali hanno degli effetti secondari ,molto tossici.

VOLUTAMENTE,non viene presa coscienza sull’esaustiva letteratura scientifica,questo è un dato da cui partire,ed’è abominevole.

Un recentissimo articolo,ha dimostrato che i soggetti sieropositivi che assumono la terapia antiretrovirale,sviluppano e arrivano al DECESSO per malattie che non sono correlate all’aids (esempio un infarto).

Qualunque aspetto è quindi disconfermato dalla LETTERATURA SCIENTIFICA, la  quale non viene mai (chiediamoci perché) enunciata in diversi manuali di microbiologia,virologia etc,come ad esempio il Manuale di Harrison (uno dei punti di riferimento per gli studenti in medicina).

NON CREDIAMO AL FATO E NEMMENO ALLE COINCIDENZE

Volendo giocare ai complottisti,come dichiarano gli ignoranti,notiamo che uno degli autori del Manuale Harrison è  Anthony Fauci, uno degli architetti della storia dell’HIV. Non è detto perciò che una cosa sia attendibile solo perché è scritta su un manuale di medicina. Ci vuole un grosso sforzo per indagare fino in fondo e non tutti lo fanno (è palese).
Concludiamo infine con uno stralcio delle dichiarazioni del Dr.Mandrioli durante la discussione della sua tesi:

“Cercando i dati sul sito del Ministero della Sanità,in relazione alla DEFINIZIONE DI AIDS,con la legge del 29 aprile 1994,noi vediamo che il caso di aids,definito come un paziente sieropositivo che sviluppa uno di questi 23 (avete letto bene,anche se ad oggi ci sono molti più sintomi ) sintomi elencati,oppure un paziente sieronegativo che sviluppa altri sintomi sempre elencati (in bianco) e considerati nella diagnosi differenziale solo con le malattie che elenca il Ministero,e che sono soprattutto malattie immunologiche; raccomandato ovviamente è l’utilizzo di chemioterapici o immunodepressivi.

In particolare,dice espressamente il Ministero “altre possibili cause di IMMUNODEFICENZA, non squalificano in sé la malattia che indicatore di aids”. Questo significa che tutte le altre cause di immunodeficienza (dallo stress alla gravidanza) non vanno in diagnosi differenziale con HIV e con le altre malattie elencate dal Ministero. Ad esempio,una donna incinta che fa uso di eroina (e che per questo potrebbe avere una immunodeficienza) viene definita dal Ministero una malata di aids,se sviluppa una toxoplasmosi cerebrale. Mentre ad esempio,se un paziente sviluppa immunodeficienza a seguito dell’utilizzo di chemioterapici,questa è considerata secondaria”.

 Che i giornalisti facciano ciò che delinea un grande lavoro,quello di chi indaga e ricerca la verità. 

Non abbiamo bisogno di programmi spazzatura che raccontano il falso, INCUTENDO PAURA ALLA GENTE GIA’ TROPPO DISINFORMATA.

Che venga intervistato lo stesso Montagnier . Che venga data la parola a tutta la comunità scientifica.

Consigliamo a queste persone di informarsi e studiare.

Ricordiamo ai media di assumersi la responsabilità dei loro vili atti.

Aspettiamo con ansia la calata delle finestre in un prossimo convegno da parte di quello che tutto sono,tranne un equipe di giornalisti informati sui fatti.

Uno spettacolo pietoso  non solo per loro,ma per noi contribuenti che paghiamo lo stipendio ai veri negazionisti.

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“Hiv” e la farsa del 1 dicembre: giornata mondiale del virus inesistente

LE BUGIE DORATE DEI VERI NEGAZIONISTI
Sfatata l’intervista di Agnoletto.

“Hiv/aids”
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 Conferenze annunciate senza alcuna prova scientifica; documenti contraffatti; uomini di “scienza” denunciati per frode scientifica e nessuna foto di questo fantomatico virus; test fasulli e terapie e farmaci che non salvano da nulla.

Diagnosi che cambiano da paese a paese,insomma,più di qualcosa non collima e vediamo chiaramente il tentativo di omettere la veridicità dei fatti.

Tuttavia HIV “causa” l’AIDS
Annunciare una scoperta scientifica in una conferenza stampa? Si può fare.

Nel 1984, Robert Gallo e Margaret Heckler annunciarono proprio in questo modo la scoperta di un terribile “virus”  in seguito definito come AIDS.  

  • Tale conferenza venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la sua ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità

La Heckler affermò che:

“la PROBABILE causa dell’AIDS” fosse stata individuata e che “un vaccino sarebbe stato pronto entro 2 anni”. ( e fu così che passarono gli anni).

Si,avete letto bene,un vaccino contro un virus che non si conosce.

Questa è logica del business dell’Aids.

Nonostante Gallo non fornì un singolo dato o esperimento scientifico a sostegno delle sue parole, tutto divenne una certezza: Hiv causa Aids.

  • 24 ore dopo il primo “test” ipoteticamente destinato all’individuazione degli anticorpi del “virus” nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo.

I documenti ufficiali che “provano” questa “scoperta” sono riportati nelle due pagine seguenti.

Ma Chi è Gallo?

1 doc hiv

Il giorno 26 marzo 1984 il dr. MATTHEW GONDA,il quale venne incaricato da Gallo di fotografare il “virus” al microscopio elettronico scrive allo stesso Gallo e alla sua équipe quanto segue:

  • “le particelle osservate sono solo FRAMMENTI DI UNA CELLULA DEGENERATA”
  • “NON CREDO AFFATTO CHE LE PARTICELLE FOTOGRAFATE SIANO IL VIRUS HTLV-3 (HIV)”.

Il collaboratore di Gallo, il Dr. MIKA POPOVIC scrisse nella sua ricerca che:

  • “nonostante intensi sforzi nella ricerca, l’agente patogeno causa dell’aids non è stato ancora identificato”.

Gallo, come si può notare nella bozza originale pronta per la pubblicazione su Science, depennò tale frase e la sostituì con una che affermava il contrario. E spedì il suo articolo alla rivista Science che lo pubblicò il 4 maggio del 1984.

2 doc hiv

Nel 2008, 37 scienziati inviarono una lettera a Science chiedendo che l’articolo del 1984 di Gallo venisse immediatamente ritirato poiché le prove di come fosse stato volutamente contraffatto erano tali da renderlo inaccettabile dal punto di vista scientifico e morale. Tale lettera è ancora in attesa di risposta.

  • E’ bene ricordare che lo stesso governo USA avviò vari procedimenti disciplinari contro GALLO con l’accusa di frode scientifica, come dimostrato dai documenti seguenti.
 ROBERT GALLO DENUNCIATO PER FRODE SCIENTIFICA DALL’ OFFICE FOR RESEARCH INTEGRITY, ACADEMY OF SCIENCE E INSTITUTE OF MEDICINE.

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2 .

3 .

Nonostante tutto,Gallo brevettò il suo “test Hiv”, basato sulla metodologia ELISA, coprendolo però da segreto di brevetto e rendendo quindi impossibile verificarne il contenuto e il funzionamento preciso.

Montagnier :” Non abbiamo né isolato né purificato il virus. Con un buon sistema immunitario si può debellare il virus entro un paio di settimane”.

Sconvolgente?

No,reale,queste le affermazioni dello stesso Luc Montagnier (Nobel  per la medicina nel 2008 per la “scoperta” dell’Hiv” al contrario di Gallo).

Nello stesso periodo Luc Montagnier affermava di aver scoperto per primo l’ Hiv.

Nacque un contenzioso giuridico tra USA e Francia che si concluse con un accordo tra Chirac e Reagan in cui si decise che tutto il malloppo sarebbe stato diviso tra i due paesi. Ancora oggi Gallo e Montagnier guadagnano per ogni test Hiv effettuato.

La verità e la menzogna

Nonostante le dorate bugie raccontate dai veri negazionisti è interessante dire due parole a proposito dei test i quali sono totalmente inattendibili.

Nei foglietti illustrativi dei medesimi, sono riportate le dichiarazioni degli stessi produttori i quali dichiarano che non esiste uno standard riconosciuto per poter confermare una diagnosi di infezione da hiv.

“I FANTOMATICI TEST”

Test Elisa

Definito test anticorpale di diagnosi di routine; se questo test risulta positivo, è obbligatorio effettuare un secondo test Elisa al paziente che, nel caso di un secondo risultato positivo, implica l’utilizzo di un altro test detto “di conferma” chiamato Western Blot.

test-elisa

“IL TEST CHE CAMBIA DA PAESE A PAESE”
Test Western Blot
  • Il Western Blot è costituito da 10 bande antigeniche che si ritengono specifiche del virus HIV. Ma in ogni paese del mondo il numero di bande necessarie alla conferma della positività del test è diverso. Si può essere positivi in Svizzera, dover le bande richieste sono 2, e negativi in Australia, dove le bande richieste sono 4In Africa la diagnosi di AIDS viene effettuata senza l’uso dei test,ma in base ai cosiddetti principi di Bangui, indicatori clinici aspecifici di infezione come febbre, dissenteria, perdita di peso. Questo in un paese in cui la malnutrizione e la mancanza di acqua potabile creano un numero di malattie note alla scienza da secoli e che nulla hanno a che fare con un virus. Inoltre, a rigor di logica, se le 10 proteine attribuite ad Hiv fossero specifiche di un unico e definito retrovirus esogeno bisognerebbe sempre averle tutte e 10.

western blot

“Test” PCR
  • Un terzo tipo di test genetico, chiamato PCR (Reazione a catena della Polimerasi), viene utilizzato per confermare e monitorare l’intensità dell’infezione Hiv in base al presunto numero di copie di virus per millilitro di sangue. Tale tecnica, inventata da Kary Mullis negli anni 90, e per la quale Mullis ottenne il premio Nobel nel 1993, è parte della screening diagnostico e prognostico delle infezioni da HIV; in base a questo test si decide quando, quanti e quali farmaci somministrare a vita al paziente. Ma lo stesso Mullis ha affermato che la sua tecnica “non è in grado di identificare virus”perché è una metodica di amplificazione aspecifica (Mullis stesso affermò “La PCR amplifica anche l’acqua”) di piccoli frammenti di codice genetico. I seguenti sono i foglietti illustrativi che accompagnano tutti i “test Hiv” ad oggi esistenti; il primo il tanto sponsorizzato “test hiv sulla saliva”.

PCR

FARMACI E TERAPIE (NON) “SALVA VITA”

Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato che “non curano e non prevengono né l’infezione da Hiv né l’insorgenza dell’Aids” e che alcuni effetti collaterali degli stessi sono indistinguibili dalle manifestazioni cliniche di Aids (si veda l’immagine nella pagina seguente,, esemplificativa alcuni dei tanti farmaci ARV, fotografata direttamente dal sito americano www.fda.gov):
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Azt label

L’etichetta del farmaco AZT, che anni fa veniva usato in monoterapia e attualmente si somministra alle donne  gravide e ai neonati per evitare di “trasmettere il virus” al nascituro(l’eventuale rifiuto di tale protocollo porta alla perdita della patria potesta’); inoltre tale veleno (venduto ancora in Italia con il nome di “Retrovir”) si usa ancora in combinazione con altri farmaci: 

  • PERICOLO DI MORTE 
  • “Tossico per inalazione, in contatto con la pelle e se deglutito”.

Un esempio di uno dei farmaci più usati per “curare” l’Hiv, chiamato ATRIPLA: ecco lo screenshot del suo foglio illustrativo (SI NOTI TRA GLI EFFETTI COLLATERALI COMUNI LA NEUTROPENIA, CHE SIGNIFICA IMMUNODEFICIENZA, CHE SIGNIFICA AIDS) :

4.

I farmaci e le terapie “salva” vita

Dalla rivista The Lancet, agosto 2006, uno studio sull’inefficacia e tossicità dei farmaci anti-hiv:

“IL RISCHIO DI MORIRE DI AIDS E’ AUMENTATO DA QUANDO SI USANO I FARMACI ANTI-HIV”

“HIV treatment response and prognosis in Europe and North America in the first decade of highly active antiretroviral therapy_ a collaborative analysis – The Lancet”

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16890831

articoli

articoli1

“QUESTO FARMACO NON CURA E NON PREVIENE L’INFEZIONE DA HIV E NON NE IMPEDISCE LA TRASMISSIONE. QUESTO FARMACO PUO’ CAUSARE, CON I SUOI EFFETTI COLLATERALI, SINTOMI INDISTINGUIBILI DALLA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (EFFETTI COLLATERALI COMUNI: LEUCOPENIA=AIDS)”.

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Milioni di vittime nel mondo sono quindi morte a causa dei farmaci che dovevano curarle contrariamente a quello che dicono medici come Agnoletto a cui abbiamo dedicato ampio spazio alla fine dell’articolo .

Un esempio di uno dei farmaci più usati per “curare” l’Hiv, chiamato ATRIPLA: ecco lo screenshot del suo foglio illustrativo (SI NOTI TRA GLI EFFETTI COLLATERALI COMUNI LA NEUTROPENIA.

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“Il farmaco Truvada, recentemente approvato come terapia “preventiva” in soggetti SIERONEGATIVI ma che si ritengono a rischio di contagio: come possa un farmaco che NON CURA chi è “malato” prevenire la “malattia” in chi è “Hiv negativo”, rimane un mistero “..

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LETTERATURA?
  • Già nel 1985, proprio il futuro Nobel Montagnier mostrò sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine che un test Hiv positivo ritorna negativoe che un conteggio di cellule T4 basso torna normale attraverso la cessazione dei rapporti anali, ciò significa che il risultato positivo del test Hiv non è dovuto a un retrovirus:

annals 1

  • http://annals.org/article.aspx?articleid=699983

hiv 2 foto correlati

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17325620
  • http://www.annals.org/content/103/4/545.abstract

 

CONCLUSIONS: Non-AIDS deaths increased significantly during the ART era and are now the most common cause of in-hospital deaths; non-AIDS infection, cardiovascular and liver disease, and malignancies were major contributors to mortality

  • http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jhm.2409/abstract

Riteniamo pertanto giusto sottoporre diverse osservazioni ed un’analisi logica e scientifica delle affermazioni di Agnoletto nell’intervista del 21 novembre 2015 su tutte le menzogne e le omissioni fatte.

L’intervista inizia con la solita e oramai monotona  e scontata pantomima “L’AIDS c’è ancora. Oggi al mondo ci sono oltre 33 milioni di persone sieropositive”.

Ma Agnoletto inciampa subito: prima parla di AIDS, poi di sieropositività (ai “test HIV” su cui ritorneremo). Evidentemente non conosce la differenza o preferisce continuare a confondere le idee alla gente.

“I 2/3 dei malati vive nell’Africa subsahariana ”.

Qui la tematica diviene confusa tra l’AIDS e la malnutrizione; non si è mai visto un virus che colpisce solo una zona del pianeta, dove i problemi sono ben altri. Inoltre non è molto plausibile pensare che gli africani facciano più sesso degli altri abitanti del pianeta. Inoltre negli ultimi 20 anni, la popolazione nel Sud Africa si è duplicata e l’OMS dichiara che “The urban population growth, in absolute numbers, is concentrated in the less developed regions of the world“.

Strane discrepanze non crede  Agnoletto?

  • (fonti: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22303636 ; http://www.who.int/gho/urban_health/situation_trends/urban_population_growth_text/en/).

Inoltre Agnoletto non fa minimo cenno a tubercolosi, malaria, lebbra, parassitosi etc. che sono cause note e documentate di “positività” al “test Hiv” .

  • (fonte: Kashala O, Marlink R, Ilunga M, et al. Infection with human immunodeficiency virus type 1 (HIV-1) and human T cell lymphotropic viruses among leprosy patients and contacts: correlation between HIV-1 cross-reactivity and antibodies to lipoarabinomannan. Infect. Dis. 1994; 169:296-304).

Inoltre dimentica anche di dire che, sempre secondo l’OMS, la popolazione mondiale supera ormai i 7 miliardi di persone: http://www.worldometers.info/world-population/.

Bene, quando scoppiò “l’epidemia di AIDS” eravamo circa 3 miliardi in meno. Imbarazzante.

Oltre a questo,è bene ricordare che in Africa è possibile fare “diagnosi” di AIDS SENZA SOMMINISTRARE “TEST HIV” ma usando solo i “Criteri di Bangui”, criteri aspecifici come perdita di peso, dissenteria e febbre (esatto, come avere un’influenza).

Ognuno studia statistica e fa epidemiologia a modo suo evidentemente.

In arrivo il copione firmato “Bad Pharma”

Le “terapie” e la tragedia che gli Africani non possono accedere ai farmaci anti-HIV.. Farmaci che, come dimostrato con i fogli illustrativi degli stessi e con studi scientifici pubblicati, non curano e non prevengono nulla, ma uccidono.

Insufficienza epatica, infarto e immunodeficienza. Sono gli effetti collaterali comuni di tali farmaci.

E che effetto potrebbero mai fare tali veleni soprattutto su un africano che magari già di suo ha un sistema immunitario devastato dalla malnutrizione?

Agnoletto, Lei pur essendo medico è quindi convinto che somministrare antiretrovirali a soggetti immunocompromessi e denutriti sia positivo, utile e necessario?

Non ci preoccupiamo quindi di dargli cibo e acqua e di curare le malattie reali e realmente curabili, ma di dargli i farmaci “anti-virus-che-non-esiste”, quei farmaci che Lei stesso definisce la panacea contro tutti i mali?

La medicina e la logica: queste sconosciute.

Continuando a spulciare nell’intervista, notiamo che ad un certo punto,Agnoletto afferma che in Italia bisogna “investire sulla prevenzione perché tutti i sieropositivi SOTTO TERAPIA vivono a lungo e quindi possono infettare più persone”.

Sorvolando sulla totale assenza di logica di tale affermazione, quasi incomprensibile, in Africa invece per lui servono le terapie e non la prevenzione quindi. Viene anche da chiedersi perché alla gente viene detto che le terapie “riducono la carica virale e di conseguenza la possibilità di infettare il prossimo” visto che nei fogli illustrativi dei farmaci, come vedremo, è scritto che non ci sono prove al riguardo. Coerente e chiarissimo, non c’è che dire. Agnoletto sa chi scrive i fogli illustrativi di farmaci e test? Pare di no.

Questione “Vaccino”.  Abbiamo aspettato poco più di trent’anni.

LE CONTRADDIZIONI DELL’IGNORANZA.

Agnoletto dimentica di dire che il vaccino serve a creare anticorpi. Ma che la “diagnosi” di Hiv viene proprio confermata tramite la presunta l’individuazione di anticorpi.

Quindi se mai esistesse un vaccino, un “vero sieropositivo” sarebbe indistinguibile da un “falso sieropositivo vaccinato”. E sorvoliamo sul fatto che tali test scrivono a chiare lettere che NON SONO IN GRADO DI STABILIRE LA PRESENZA/ASSENZA DEGLI ANTICORPI HIV NEL SANGUE UMANO.

Conclusioni

Affermazioni inesatte e confuse sentite fino alla nausea e ripetute come un mantra. Agnoletto se la prende con le stesse istituzioni che mantengono la sua LILA da decenni?

Conferma una tesi per poi smentirla poco dopo.

Dice una cosa e afferma poco dopo il contrario. E la carovana delle menzogne va avanti. Verso il burrone.

Né sì né no. Né pro né contro. Senza arte né parte.

Infine, ci complimentiamo ancora con Agnoletto; deve essere un vero onore per lui aver scelto e ottenuto proprio Robert Gallo come autore della prefazione del suo libro.

Già, un privilegio raro, avere Robert Gallo, uno “scienziato” più simpatico che colto, colui che ha falsificato i suoi articoli scientifici pubblicati su Science nel 1983 depennando la frase in cui il co-autore Matthew Gonda ammetteva “non c’è nessun virus che causi l’AIDS”.

Sì, Gallo, che in un processo in Australia nel 2007 ha ammesso che “L’HIV NON CAUSA L’AIDS”.

COERENZA,QUESTA SCONOSCIUTA.

Ma niente di cui stupirsi, lo ha affermato  anche il Nobel Montagnier ed è stato pubblicato da ricercatori eccelsi in tutto il mondo.

Ma avere la prefazione di un criminale, per puntare il dito contro altri suoi simili (ricordiamo che Barbara Ensoli fu allieva di Gallo e il libro di Agnoletto, anche se nell’intervista non fa nomi, è proprio contro la Ensoli), non è una mossa di cui una persona corretta e seria, come Agnoletto ama auto-presentarsi (con pessimi risultati) andrebbe certo fiera. Partners in crime?

Ed eccole come sempre qui, ogni anno sotto il 1 dicembre.

Ecco le galline dorate che schiamazzano nel loro pollaio, le une contro le altre, perché il malloppo pantagruelico di soldini e soldoni tra mazzette e massoni ormai é agli sgoccioli e la colpa a qualcuno bisogna pur darla. Presenti esclusi, ça va sans dire. Ma è difficile trovare il capro espiatorio, perché il colpevole (così come l’invisibile, introvabile, infotografabile “virus Hiv”) non si trova da nessuna parte. E’ sempre colpa di qualcun altro. I cani si mordono la coda, le oche le piume.

Tutti impegnati a puntare il ditino, ad impartire lezioni di moralità ed etica al clan di bugiardi di cui han fatto e continuano a far parte.

Lo stesso Agnletto è troppo impegnato anche per parlare di Montagnier, le cui ammissioni e anche prestigiosi articoli scientifici ormai molti conoscono.

“Possiamo prendere l’Hiv tutte le volte che vogliamo, tanto un buon sistema immunitario ERADICHERA’ IL VIRUS HIV IN POCHE SETTIMANE. Sto dicendo cose ben diverse da quelle che siete abituati a sentire, non è vero?”.

Già, lo ha detto Montagnier ad un giovane, brillante e stupito giornalista, “lo psicologo canadese Brent Leung, nella sua celebre intervista in “House of Numbers”.

Un’intervista e delle parole che sulla comunità (anti)scientifica di cui anche Agnoletto si vanta di far parte quando gli conviene, è suonata come il più spaventoso degli anatemi. Eh sì, Montagnier non ha retto e ha confessato tutto. Già il vecchio Luc, il più grande esperto mondiale di “Hiv” ha vuotato il sacco. Come deve ridersela Sigmund Freud.

Ma dobbiamo dirlo, Luc ci provò già nel lontano 1985 a far capire che ci si trovava sulla scena di un film horror (tanto ben diretto quanto mal realizzato) quando dimostrò su Annals of Internal Medicine che da “sieropositivi” si torna “sieronegativi”. Almeno Luc, goffo e sorridente, è stato coerente. Ha pubblicato, detto e ripetuto la verità,omessa da tutti.

Di questo Agnoletto non ha tempo di parlare, troppo preso dal salvare la sua LILA che ormai chiude le sedi perché ci sono pochi soldini da spartire. Colpa delle istituzioni dice Agnoletto. Certo, e magari anche della Magistratura che sa tutta la verità su questo scandalo.

Insomma, Agnoletto ha perso una buona occasione per fare un’ennesima pessima figura. Ma una vera verità l’ha dipinta discretamente: lui, Gallo, Ensoli, Aiuti altro non sono che una bella famigliola che si assecondava finchè serviva, finchè i miliardi volavano come le penne di un’oca scotennata. Una famigliola che, finito il malloppo, si accusa, insulta, denuncia, prende e riprende e offende. Come in un oratorio. Una famigliola da telenovela che si autodistrugge.

La fine della menzogna del secolo, quindi, creata e perpetuata dai media e da questi personaggi che dicono di avere solo a cuore il bene del prossimo, che fondano associazioni “senza scopo di lucro” ma con profumati sospetti di conti bancari alle Cayman, avrà come artefici loro stessi.

In attesa che il sipario dorato cali per sempre, che le galline smettano di schiamazzare e che la loro carovana dorata si imbrunisca e svanisca noi ci teniamo pronti a goderci la scena.

 

 

 

 

 

 

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Vaccinati ed epidemie: un reale fallimento sostenuto inequivocabilmente dalle prove epidemiologiche.

Come mai in Cina ci sono epidemie di morbillo nonostante l’altissima percentuale di vaccinati? La copertura raggiunge il 99%.

Forse qualcuno dovrebbe illuminarci in merito

vero falso

 

Aggiornamenti novembre 2015

Focolaio di parotite in Norvegia tra studenti vaccinati

  • http://www.thelocal.no/20151127/norway-facing-mumps-epidemic-students

Fonte riportata a fine articolo datato settembre 2014

(potrete accedere ai correlati mediante i tag)

La Cina conta la maggioranza dei vaccinati rispetto a tutto il mondo e la vaccinazione contro il morbillo sebbene obbligatoria lascia qualche perplessità.

Come mai questo paese ha visto numericamente maggiori focolai rispetto ad altri paesi? Si parla di oltre 700 focolai dal 2009 e 2012.

Un recente studio pubblicato su  PLoS  intitolato “Difficoltà ad eliminare il morbillo, rosolia e parotite: uno studio trasversale” , ha portato alla luce l’inefficacia evidente della suddetta vaccinazione.

Secondo lo studio, la copertura raggiunge il 99 % tuttavia l’incidenza  di queste malattie rimane altissima.

Nonostante gli alti tassi,questo “esperimento” ha palesemente mancato gli obiettivi.

Zhejiang è una provincia costiera orientale della Repubblica popolare cinese e conta ben 55 milioni di abitanti. Tutti i bambini lì ricevono una prima dose obbligatoria a 8 mesi e successivamente a 18-24 mesi.

Nel nuovo studio i ricercatori hanno analizzato un sottogruppo composto da 1.015 abitanti di Zehjiang e hanno scoperto che, nonostante i recenti focolai, il 93,6% dei soggetti risultava essere sieropositivo per gli anticorpi contro il morbillo; avevano quindi degli anticorpi protettivi presumibilmente indotti dal vaccino, eppure,nonostante questa “protezione” l’8,6 % dei soggetti ha sviluppato la malattia.

Un altro studio recente, pubblicato nell’autorevole  Bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha esaminato i recenti focolai di morbillo avvenuti in tutta la Cina scoprendone il numero altissimo:  ben 707 focolai di morbillo nel Paese sono stati registrati tra il 2009 e il 2012, con un trend di forte rialzo nel 2013.

“Il numero di casi di morbillo segnalati nei primi 10 mesi del 2013  è stato tre volte maggiore rispetto all’intero 2012. “

Questo è tanto più strano se si considera che dal 2009 la prima dose copriva oltre il 90% della popolazione. A rigor di logica ci si aspettava il contrario, ovvero la diminuzione dell’incidenza di questa malattia,divenuta oggi,una vera pandemia.

Chiaramente viene messa in dubbio l’efficacia della vaccinazione e il classico concetto dell’immunità di gregge portato avanti da una parte della comunità scientifica,viene smascherato e sostenuto inequivocabilmente dalle prove epidemiologiche.

Questo studio mette in discussione la stessa giustificazione primaria per i vaccini e non senza motivazione.

Il fallimento di titoli anticorpali indotti dal vaccino per la “protezione contro le malattie” non ha molto senso se si considera l’ efficacia dello stesso vaccino.

LA STORIA SI RIPETE

viccinazione

L’obiettivo dell’OMS, ovvero quello di eliminare il morbillo in Cina attraverso la vaccinazione obbligatori non è riuscita.

Nel 2005, il Comitato Regionale dell’OMS stabilì nell’anno 2012, l’obiettivo dell’eliminazione completa da tutte le regioni del morbillo; questa la motivazione che portò il Ministero della Sanità cinese all’obbligatorietà della suddetta vaccinazione.

Un anno dopo, nel 2006, la Cina ha sviluppato una serie di strategie di vaccinazioni di massa per l’esecuzione ed il mantenimento di tale obiettivo.

Eppure, nonostante l’attuazione di questa massiccia pratica vaccinale obbligatoria attraverso una multipla vaccinazione (MPR) i focolai hanno continuato ad affliggere i vaccinati:

“Focolai di morbillo nel 2008, contanto ben 12.782 casi segnalati.  Dal 2009 al 2011, l’incidenza del morbillo è rimasta elevata e allo stesso modo, l’incidenza della parotite è aumentata nel 2007 e 2008. Infine, i casi segnalati di rosolia sono 3284-4284 nel 2007 e il 2011, con un incremento esponenziale. Pertanto, l’eliminazione del morbillo ed il controllo della parotite e rosolia sono delle urgenti priorità che riguardano la salute pubblica nelle regioni locali. “

A questo punto oseremmo dire che questa pratica vaccinale è stata una vera e propria sconfitta non solo per il Ministero della sanità cinese,ma per tutta la comunità scientifica che omette la realtà sulla inefficacia della vaccinazione.

La veridicità dei casi e degli studi si scontra ancora una volta con gli obiettivi delle istituzioni e dei vertici, i quali continuano a raccomandare la pratica vaccinale nonostante sia palese la sua sconfitta.

Infatti anche l’ultimo studio si conclude con la raccomandazione della vaccinazione MMR. Essi inoltre suggeriscono oltre alla suddetta, anche una campagna di vaccinazione per gli adolescenti, gli anziani  e soprattutto le giovani donne (un pò come avviene da noi per l’influenza ed altre malattie).

Questo approccio intellettualmente disonesto e insensibile, infatti, è colpevole dell’espansione di un folle tentativo di immunizzazione  il quale non terrà conto dell’incremento esponenziale dell’autismo e di  molteplici patologie autoimmuni già frequenti nella popolazione,per non parlare della mortalità infantile.

Il CDC cosa può dirci in merito?

william-thompson-cdc

Naturalmente, non possiamo non menzionare la più grande omissione dei nostri tempi ovvero le dichiarazioni del Dottor William Thompson  il quale cerca di far luce ancora oggi sul comportamento errato del CDC.

Quanti di questi neonati e bambini cinesi saranno sottoposti ad una regressione dello sviluppo neurologico o ad altri danni a seguito della vaccinazione MMR?

  • http://www.globalresearch.ca/why-is-china-having-me…/5404067

 

CORRELATI

ASTRATTO

Secondo Tetyana Obukhanych, della School of Medicine della Stanford University, il vaccino contro il morbillo funziona come previsto, con solo il 25% della popolazione, lasciando la maggior parte degli adulti vaccinati da bambini, con poca o nessuna protezione.I pericoli si estendono ai bambini che, come l’USA Today sottolinea, sono troppo giovani per essere vaccinati. Questi membri del tutto indifesi, dipendono dagli anticorpi ereditati dalle loro madri. Le madri precedentemente vaccinate, hanno pochi anticorpi, privando così i loro bambini della giusta protezione.

L’unico modo provato e veritiero, per salvaguardare i loro bambini , resta il modo naturale: la madre dovrà contrarre il morbillo in maniera naturale.In realtà, la herd immunity ,esisteva prima dell’introduzione del vaccino.

Praticamente il 100% della popolazione ha contratto il morbillo, dando a tutti l’immunità per tutta la vita  e così anche alle future mamme i mezzi, per proteggere la loro prole. Gli scienziati del 1960 non si sono resi conto che vaccinandoci contro il morbillo,ci avrebbe dato delle deboli o inesistenti difese del nostro sistema immunitario.

Ironia della sorte, il Public Health Service, ha sempre considerato il morbillo,non particolarmente pericoloso,già in epoca pre-vaccino. “Le complicanze sono rare e, con adeguate cure mediche, la fatalità è rara . L’Immunità seguente al recupero è solida e permanente nella durata; il suo capo di epidemiologia, Alexander Langmuir, ha riconosciuto una ” base epidemiologica per l’eradicazione del morbillo nel 1967. ”

Perché, allora, ha deciso di voler “debellare” questa malattia, generalmente innocua e non mortale?

La Herd immunity, suona bene in teoria. Ma, come ha concluso la Dott. Obukhanych, “Le aspettative della teoria genealogica dell’ immunità sono destinati a fallire nel mondo reale.”

I medici e i funzionari della sanità pubblica sono a conoscenza che gli individui vaccinati di recente possono diffondere la malattia e che il contatto con le persone immunodepresse può essere molto pericoloso.

A tal proposito, la Guida per i pazienti dell’ospedale Johns Hopkins in caso di immunodepressione raccomanda di “evitare il contatto con i bambini che sono stati vaccinati di recente” e di “chiedere agli amici e ai parenti che sono malati o che sono stati vaccinati da poco con un vaccino a virus vivi (come la varicella , il morbillo, la rosolia , l’influenza intranasale , la poliomielite e il vaiolo ) di non fargli visita.

L’evidenza scientifica dimostra che individui vaccinati con vaccini a virus vivi, come il MPR (morbillo, parotite e rosolia), rotavirus, varicella, herpes zoster e influenza possono diffondere il virus per molte settimane o mesi ed infettare vaccinati e non vaccinati, nello stesso modo.

Inoltre, I vaccinati possono essere portatori di malattie nel cavo naso-faringe e infettare altre persone seppur senza presentarne i sintomi.

Entrambi, vaccinati e non vaccinati, sono a rischio esposizione da parte di chi è stato vaccinato recentemente. I fallimenti vaccinali sono diffusi; l’immunità indotta dal vaccino non è permanente e recenti epidemie di malattie come la pertosse, parotite e morbillo, hanno avuto luogo in popolazioni completamente vaccinate.

Adulti hanno contratto la polio da bambini vaccinati da poco. Un padre di Staten Island è finito sulla sedia a rotelle dopo aver contratto la polio mentre cambiava il pannolino a sua figlia. Nel 2009 una sentenza ha stabilito l’assegnazione di 22.5 milioni di dollari

“Iil fallimento vaccinale e il non voler riconoscere che i vaccini a virus vivi possono diffondere la malattia hanno provocato un aumento di epidemie di malattie infettive sia in individui non vaccinati che vaccinati” sostiene Leslie Manookian, produttrice di The Greater Good. “Il CDC dovrebbe istruire I medici che somministrano I vaccini ad informare I propri pazienti riguardo i rischi che chi si è vaccinato da poco fa correre al resto della popolazione”

Stando alla Fondazione Weston A.Price, la migliore protezione contro le malattie infettive è un sistema immunitario in salute, supportato da un adeguato apporto dI vitamine. Bambini ben nutriti si riprendono facilmente da malattie infettive e raramente sviluppano complicazioni.

Fonte

https://vacciniinforma.it/?p=1183

Note

[1] Zhifang Wang, Rui Yan, Hanqing Egli, Qian Li, Guohua Chen, Shengxu Yang, Enfu Chen.

Difficoltà ad eliminare il morbillo e controllare la rosolia e parotite: uno studio trasversale.  PLoS One.  2014; 9 (2): e89361. Epub 2014 febbraio 20.  PMID:  24586717

La vaccinazione e l’immunità alle malattie infettive. Anderson RM, RM maggio Natura. 1985 28 novembre-4 dicembre; 318 (6044): 323-9. [PubMed]

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L’intervista al premio Nobel Montagnier,tanto temuta e omessa dai vertici

HIV E LA FRODE SCIENTIFICA DEL NOSTRO SECOLO

Luc Montagnier dichiara:

“Hiv? Non abbiamo purificato né isolato il virus”.

montagnier non abbiamo purificato

 

“Possiamo essere esposti all’HIV molte volte, senza infettarci in maniera cronica. Il nostro sistema immunitaro ERADICHERA’ il virus in poche settimane”.

Sconvolgente?

No, perché tutto ciò è stato pubblicato da moltissimi anni sulle più prestigiose riviste del mondo. E tutto ciò, da scienziati che non sono “negazionisti/dissidenti”.

Per questo motivo certi poteri, imbarazzati e impotenti nei loro salotti dorati, non sanno più cosa inventarsi per far rimangiare al povero PREMIO NOBEL MONTAGNIER quello che ha detto. Peccato che lo abbia detto, ridetto, e pubblicato…

(articoli e correlati nei commenti)

 

A dimostrazione di quanto detto, di seguito postati due interessanti articoli.

 

annals 1

  • http://annals.org/article.aspx?articleid=699983

 

hiv 2 foto correlati

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17325620

 

“I FANTOMATICI TEST”

 

Test Elisa

 

test elisa

 

Test Western Blot

 

10 doc hiv

 

Test PCR

 

11 hiv doc

 

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Questione Poliomielite; quando il contagio avviene per colpa del vaccino?

Poliomielite e “caso Ucraina” cosa ci viene omesso?

Eradicazione del poliovirus? Impossibile poiché la comunità scientifica ne è al corrente da oltre 10 anni.

Vaccinazione antipolio; quale tipo di vaccino utilizziamo? E’ sicuro?

Perché si parla di contagiosità  e di soggetti definiti come “portatori asintomatici”?

Aggiornamenti Polio novembre 2015

vero falso

Diffusione della malattia e relativi danni vaccinali.

Innanzitutto occorre far chiarezza sulla malattia; di seguito le informazioni riguardanti la poliomielite.

Ricordiamo che come per il caso della Difterite, per ogni malattia Vacciniinforma fornirà una scheda che comprenderà le seguenti voci:

  • Malattia e relativo vaccino
  • Causa e Trasmissione
  • Sintomi
  • Diagnosi e trattamento
  • Andamento e Dati Ufficiali
  • Link correlati e relative Info
  • Allegati

Alla fine della scheda,troverete articoli correlati e fonti allegate.

Dai seguenti link è possibile verificare l’andamento della malattia

  • http://www.polioeradication.org/Dataandmonitoring/Poliothisweek.aspx
  • http://www.epicentro.iss.it/problemi/polio/estate2013.asp

immagine bimbo

La malattia “POLIOMELITE”

Sintomi,Trasmissione, Incubazione e Contagiosità

La poliomielite è una malattia infettiva causata da tre diversi virus (poliovirus 1, 2 e 3) che sono capaci di rimanere attivi nell’ambiente anche per anni dopo la loro espulsione dall’individuo infetto.

I virus penetrano nell’organismo solitamente per via orale e si localizzano prima nel faringe e poi si moltiplicano nell’intestino provocando, dopo una incubazione di circa 5-14 giorni, un decorso clinico con pochi sintomi (febbre, mal di gola, vomito e diarrea) o con nessun sintomo nel 90-95% dei casi e lasciando una immunità che dura tutta la vita.

Nel 4-8% dei casi, però, il virus continua a moltiplicarsi nel tessuto reticolo-endoteliale intestinale e ritorna nel circolo sanguigno (“viremia maggiore”) causando una sindrome febbrile acuta chiamata “malattia minore”; se la malattia non progredisce ulteriormente e il paziente guarisce in pochi gironi, si parla di “poliomielite abortiva”, che di solito è clinicamente non diagnosticabile.

Tuttavia, in un ulteriore sottogruppo di casi pari allo 0,1-1%, nel corso della “viremia maggiore” il virus può invadere il sistema nervoso centrale e causare la cosiddetta “malattia maggiore” che è caratterizzata da due varianti:

  • la poliomielite non paralitica e la poliomielite paralitica.

L’origine dell’infezione è sempre l’uomo: sia una persona con i sintomi della malattia acuta, sia un “portatore sano” che non manifesta alcuna sintomatologia.

La persona elimina il virus con le feci, con cui possono essere poi contaminati gli alimenti, l’acqua potabile e la terra, ed è appunto attraverso questi veicoli che l’agente patogeno arriva alla bocca di un nuovo individuo.

La poliomielite, comunque, è diventata una malattia virale rara in molte Nazioni e in Italia pare non si siano più verificati casi spontanei dal 1983 e i soggetti che superano la malattia in modo spontaneo.

Il vaccino   vaccino

Esistono due tipi di vaccino antipoliomielitico che prendono il nome dagli studiosi che li hanno messi a punto:

il vaccino Sabin a virus vivi attenuati,

il vaccino Salk a virus uccisi o inattivati.

Il vaccino Sabin è costituito da virus vivi modificati in modo da non provocare la malattia, ma capaci di “stimolare la produzione di anticorpi nel ricevente”. Il vaccino viene somministrato per bocca.

Talvolta la prima somministrazione può causare una grave complicazione come la poliomielite paralitica post-vaccinica , inoltre, il virus così modificato può diffondere e provocare la poliomielite addirittura tra le persone che vengono a contatto con il soggetto vaccinato.

Infatti, i virus contenuti nel vaccino rimangono nell’intestino e vengono eliminati con le feci dal bambino vaccinato per circa 4 settimane.

Il vaccino Salk, invece, contiene i virus della poliomielite uccisi e viene somministrato attraverso un’iniezione per via intramuscolare o sottocutanea.

Questo vaccino causa sicuramente meno reazioni avverse gravi del primo vaccino ma, come qualsiasi altra sostanza estranea all’organismo, può determinare, se pure con una bassa frequenza, reazioni allergiche e altre più rare reazioni avverse alterando il delicato bilanciamento della risposta immunitaria Th1/Th2.

Th1 e Th2?

Il sistema immunitario riceve continuamente innumerevoli input ai quali risponde in modo sia specifico che aspecifico e sia con reazioni acute che croniche.
Tra le sue reazioni, spiccano però, per frequenza e importanza, le risposte TH1 e TH2 e quella infiammatoria.

RISPOSTA TH1 E TH2

Esistono due tipi di risposta immunitaria linfocitaria: la risposta TH1 e quella TH2.
La risposta TH1 è orientata in senso citotossico nei confronti di virus e batteri. È sostenuta dall’IFN-γ (che attiva la produzione di radicali liberi, NO soprattutto, da parte dei macrofagi e inibisce la risposta TH2) e dall’IL-12 (che stimola le cellule NK a produrre IFN-γ).*

È una risposta carente nei Paesi industrializzati ove prevale la risposta TH2.
La risposta TH2 è orientata in senso anticorpale ed è tipica delle malattie allergiche.

*la risposta varia in base ai virus contenuti nei vaccini (vivi o attenuati)

Attualmente, nel nostro Paese si usa solo il vaccino  Salk, mentre il Sabin (meno costoso) continua ad essere usato nel Terzo Mondo.

Noi usiamo il vaccino a virus uccisi o inattivati di Salk per cercare di ridurre i danni paralitici da vaccino Sabin che compaiono di solito 29 volte più frequentemente con la prima dose e che sono rappresentati dalla temuta poliomielite paralitica post-vaccinica.

La scelta è stata motivata anche con il fatto che nei Paesi industrializzati la poliomielite non è più causata dal virus selvaggio (ma solo dal virus vaccinale) e quindi non è più necessario aggredirla sin dalle prime somministrazioni con il più potente ma anche più pericoloso vaccino vivo Sabin.

L’idea di non iniziare con il Sabin orale, bensì con il Salk parenterale, ha permesso di ridurre di circa il 50% i casi di poliomielite e di circa 1/3 i casi di poliomielite paralitica post-vaccinale.

Questa malattia è ormai scomparsa in Italia come nel resto d’Europa: il 21 giugno 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti ufficialmente dichiarato l’Europa libera dalla poliomielite.

Attualmente, il vaccino di Salk viene somministrato in 4 dosi parenterali ai tempi 0, dopo 6-8 settimane, dopo altri 6-12 mesi (non prima di 4 mesi dalla seconda dose) e dopo altri 4-5 anni (comunque non prima di 1 anno dalla terza dose).

Cenni storici

Nel 1950, scienziati e medici come  Jonas Salk e Albert Sabin avevano isolato ceppi di poliovirus per fare i vaccini. [1]

I ceppi del Dr. Salk verrebbero inattivati ​​con formaldeide e iniettato nei bambini.

I ceppi del Dr. Sabin sarebbero stati attenuati o indeboliti trasferendo [2] i virus vivi attraverso cellule ospiti differenti e poi alimentato ai bambini per via orale.

Poiché il suo obiettivo era quello di creare un vaccino vivo attenuato, il dottor Sabin, ha dovuto isolare i ceppi di poliovirus per poi trasformarli,attraverso una miriade di cellule ospiti per raggiungere  una risposta immunitaria forte, ma al tempo stesso debole, in modo da non causare la poliomielite nel ricevente.

Vaccino antipolio orale di Sabin (OPV) è un vaccino trivalente ed è, quindi, composto da tre tipi – tipo I, II, e III ( per continuare a leggere clicca la seguente fonte).

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Ricordate l’accaduto?

Studio rivela tracce del virus della polio in un paziente dopo 28 anni

Uno studio rivela tracce del virus in un uomo inglese vaccinato contro la polio da bambino.

Se casi di questo tipo sono rari,è bene dirlo e non omettere tale verità. I focolai perciò da dove nascono? Chi sono realmente i vettori? Perchè molti soggetti vengono denominati “portatori asintomatici”?

Per il suddetto studio, il co-autore Javier Martin e colleghi hanno valutato più di 100 campioni di feci dell’uomo in questione, il quale aveva ricevuto un ciclo completo di vaccinazione antipolio, tra cui tre dosi di OPV all’età di 5, 7 e 12 mesi ed un vaccino di richiamo all’età di 7 anni.

Poco dopo, all’uomo è stata diagnosticata una immunodeficienza in grado di compromettere la capacità del sistema immunitario di distruggere i virus nel tratto digestivo.

Il team ha identificato il ceppo 2 (che è un ceppo altamente virulento e che causa la paralisi)  in tutti campioni di feci dell’uomo.

Ulteriori analisi hanno rivelato che il virus escreto nei campioni era diverso al ceppo del vaccino indebolito, indicando quindi che il virus era mutato diventando perciò, più pericoloso. 

Con il vaccino OPV, l’intestino dovrebbe espellere il virus della polio  entro 6-8 settimane; nonostante ciò possono verificarsi dei disturbi del sistema immunitario come è accaduto nel caso in questione.

I ricercatori dichiarano che sarebbe bene cambiare significativamente le strategie di immunizzazione per prevenire la diffusione del virus della poliomielite mutato e per poter raggiungere l’obiettivo di eliminazione totale della polio.

Nel mese di giugno, il Medical News Today ha reso noto  uno studio pubblicato su PLoS Biology il quale affermava la probabile diffusione del virus della polio per lunghi periodi di tempo attraverso una “trasmissione silente”.

Silent transmission of polio

  • http://www.medicalnewstoday.com/articles/295676.php

Molte persone non sanno che moltissimi soggetti dopo aver contratto la polio,sono guariti naturalmente senza aver avuto alcuna paralisi.

Infatti, secondo il pediatra certificata rinomato bordo,  il Dr. Lawrence B. Palevsky, la paralisi temporanea o totale è rara ed è vista solo nel 2% dei casi, perché la maggior parte delle infezioni di polio causano poco più di un semplice caso di gastroenterite.

In risposta ad un articolo pubblicato su  The Telegraph , il dottor Palevsky  ha scritto:

L’uso del vaccino antipolio orale è stato vietato negli Stati Uniti nel 2000. La ragione di questo divieto è stata proprio la VAPP (polio paralitica) susseguita a tale vaccinazione. In altre parole, essi stavano sviluppando sintomi paralitici che il vaccino avrebbe dovuto impedire loro di sviluppare.

Quando si sente parlare di “focolai” di polio in paesi stranieri, la prima domanda che si dovrebbe fare è:

‘Stanno usando il vaccino antipolio orale?’ e la risposta è di solito un ‘sì’.

Se i bambini negli Stati Uniti stavano diventando VAPP come un significativo effetto collaterale del vaccino orale, perché non dovrebbe accadere questo in altri paesi in cui i bambini stanno ricevendo il vaccino antipolio orale?

Non sorprende che l’ Organizzazione Mondiale della Sanità  (OMS) abbia conosciuto questa realtà per anni,ma nonostante tutto invece di vietare questo vaccino come ci si aspetterebbe, continuano ad utilizzarlo e purtroppo, il risultato delle loro decisioni è stato catastrofico.

Un gran bel paradosso come sempre,ma andiamo avanti con il “Ritorno” della poliomielite e sulla sua eradicazione tanto voluta dalla comunità scientifica.

La scienza impone che il virus della polio non può mai essere eradicato.

Nel 2012, Neetu Vashisht e Giacobbe Puliye hanno pubblicato un documento nel Journal of Medical Ethics  intitolato  programma Polio: raccontiamo la vittoria e andiamo avanti. Mentre si legge l’articolo evince che la polio non potrà essere eradicata,affermando quanto segue:

Si sperava nell’eradicazione della polio attraverso l’immunizzazione,ma ciò non è accaduto. Si sostiene che quanto accaduto nei paesi poveri attraverso una profilassi di vaccinazione di massa in tutti questi anni,sia stato immorale. Inoltre, mentre l’India è stata polio-free per un anno, si è registrato un enorme aumento di paralisi flaccida acuta ovvero NPAFP. Nel 2011, si sono registrati ben 47.500 nuovi casi di NPAFP. Clinicamente indistinguibile dalla paralisi causata dalla poliomielite ma due volte più letale, l’incidenza di  NPAFP era direttamente proporzionale alle dosi di antipolio orale ricevuto.

Il principio di primum non nocere è stato violato.

In altre parole, il vaccino orale è ritenuto direttamente responsabile della NPAFP. Inoltre, secondo loro, l’eradicazione della polio è impossibile:

Si tratta di un paradosso, nonostante gli sforzi del direttore generale dell’OMS, Margret Chan, e Bill Gates; è noto alla comunità scientifica, da oltre 10 anni che  l’eradicazione della polio è impossibile.

Nel 2002 degli scienziati avevano sintetizzato una sostanza chimica chiamata poliovirus in una provetta con la formula empirica C332, 652H492, 388N98, 245O131, 196P7, 501S2, 340. E ‘stato dimostrato che posizionando gli atomi in sequenza, una particella può emergere con tutte le proprietà richieste per la sua proliferazione e per la sopravvivenza in natura. Wimmer scrive che la sintesi in provetta di poliovirus ha spazzato via ogni possibilità di sradicare il suddetto poliovirus in futuro. Lo stesso non si può estinguere perché la sequenza del suo genoma è noto e la moderna biotecnologia permette di essere utilizzato in qualsiasi momento in vitro.

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Molti professionisti ritengono che Neetu Vashisht e Giacobbe Puliye siano corretti e che sia giusto colpevolizzare l’utilizzo del vaccino antipolio orale per i casi di NPAFP.

Bill Gates ha  investito  fondi per la vaccinazione “contro” la polio in India.
I suoi vaccini sono stati dati ai bambini indiani con conseguenze mortali.

  • http://yournewswire.com/bill-gates-polio-vaccine-program-causes-47500-deaths/http://yournewswire.com/bill-gates-polio-vaccine-program-causes-47500-deaths/
India? Ecco qui le fonti per eventuali approfondimenti
INDIA: Polio indotta da vaccino SABIN 61.000 casi
  • http://www.omsj.org/corruption/cripples-61000

Il signor Law ha fornito un  grafico utilizzando le attuali statistiche dell’OMS.

Polio

Ora ci chiediamo se sia corretto, tuttavia, una cosa è certa: qualcuno, da qualche parte, sta mentendo. La domanda è: cosa stanno omettendo e perché?

Si chiede chiarezza.

Conclusione: I governi devono smettere di mentire sulla polio

Se il virus della polio può essere contratto attraverso le feci contaminate e alla scarsa igiene, ci si aspetta una presa di posizione in merito da parte dei governi. Ci si aspetta che vengano forniti quei paesi di queste priorità del quale necessitano. Le organizzazioni “umanitarie” dovrebbero lavorare per questo poiché è inconcepibile fornire i vaccini a dei bambini che non hanno i servizi primari.

Ricordiamo che è stato dimostrato più e più volte che le vaccinazioni da sole non possono eradicare la polio. Non è forse giunto il momento che i governi diano le giuste informazioni in merito invece di continuare con la pratica di vaccinazione di massa senza alcun senso?

Correlati:

  • Nicholas Gonzalez, MD – Scientificamente il Vaccino antipolio non è stato necessario
  • I milioni di malati e danneggiati dal vaccino contro la  polio 
  • Polio,i casi in India, Madagascar e Sudan
  • Dykes segnala che i nuovi focolai si verificano ancora in India, così come il Madagascar e Sud SudanLearn more: http://www.naturalnews.com/051247_polio_vaccines_paralysis_India.html#ixzz3mXQwafoR
Video

Suzanne Humphries e la questione Poliomielite

Ricordiamo le affermazioni della Dottoressa Tetyana Obukhanych nella sua lettera per il Legislatore Richard Pan.

“Caro Legislatore:

Il mio nome è Tetyana Obukhanych. Ho conseguito ildottorato di ricerca in Immunologia presso la Rockefeller University di New York, con formazione post dottoratopresso la Harvard Medical School, Boston e la Stanford University in California.

Scrivo questa lettera nella speranza che correggerà alcuni preconcetti diffusi relativi vaccini al fine di aiutare a formulare una comprensione corretta ed equilibrata,supportata da nuove scoperte scientifiche.

Vaccino inattivo contro la poliomielite (IPV) 

  • IPV (vaccino antipolio inattivato) non può impedire la trasmissione del poliovirus (vedi appendice, Articolo # 1). Il Poliovirus selvaggio è stato inesistente negli Stati Uniti per almeno due decenni. Anche se poliovirus selvaggi dovessero essere contratti durante un viaggio, la vaccinazione contro la poliomielite con IPV, non può pregiudicare la sicurezza degli spazi pubblici. Si prega di notare che l’eradicazione del poliovirus selvaggio è stato attribuito all’uso del vaccino OPV. Pur essendo in grado di prevenire la trasmissione del poliovirus selvaggio, l’uso di OPV è stata abbandonata da tempo negli Stati Uniti e sostituito con la vaccinazione IPV per motivi di sicurezza.
  • https://vacciniinforma.it/?p=2432

news

Caso Ucraina

Quando i dati della copertura sono errati?

Ucraina, copertura anno 2014  relativo al vaccino Poliomelite.

Dati aggiornati luglio 2015

Sulle dichiarazioni ufficiali OMS seguite ai due casi vaccino derivato, si indica la copertura vaccinale poliomielite intorno al 50%, invece guardando i dati effettivi, la copertura va ben oltre questo dato (fonte di seguito).

  • http://www.who.int/immunization/monitoring_surveillance/data/ukr.pdf
Per essere aggiornati sulla situazione e sulle campagne vaccinali a livello mondiale.
  • http://www.polioeradication.org/

Chiarimenti e conclusioni sulla vicenda

L’ecdc afferma quanto segue:

Non si tratta di un virus selvaggio ( questo farebbe già riflettere).
Due casi di poliomielite paralitica, causati dal poliovirus vaccino derivato circolante di tipo 1 (cVDPV1) sono stati confermati in Ucraina il 28 agosto 2015.

La somiglianza genetica tra gli isolati indica la trasmissione attiva di cVDPV1. Entrambi i casi sono da Zakarpatskaya oblast, una regione nel sud-ovest Ucraina, al confine con la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia e la Polonia.

Il più alto rischio di importazione e la trasmissione in avanti è probabile che esistano nelle zone di confine con l’Ucraina, in particolare nelle zone in cui le popolazioni vaccinate sotto-si concentrano su entrambi i lati del confine e dove c’è un elevato volume di posti di frontiera in entrambe le direzioni.


Gli Stati membri sono anche incoraggiati a rivedere le opzioni proposte dall’ECDC nel 2013 di valutazione del rischio polio da virus selvaggio 1 trasmissione in Israele – qual è il rischio per l’UE / SEE?. Le Autorità sanitarie pubbliche, i viaggiatori di cliniche di medicina e altri operatori sanitari dovrebbero consigliare ai residenti dell’UE che intendono visitare l’Ucraina la necessità di essere vaccinati con le vaccinazioni antipolio.”

  • ECDC Dichiarazioni

ALLEGATI

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VACCINAZIONE E CONTAGIO,QUALE STRETTA CORRELAZIONE?

Al momento non ci sono enormi sforzi da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e partner per completare l’eradicazione globale della polio. Con il calo significativo dei casi poliomielite a causa di poliovirus selvaggio in questi ultimi anni, casi rari connessi con l’uso di vivo attenuato vaccino antipolio orale assumono maggiore importanza. Ceppi di poliovirus nel vaccino orale sono noti per tornare rapidamente a neurovirulento fenotipo seguente replica negli esseri umani dopo la vaccinazione.
Questi ceppi possono trasmettere da persona a persona che porta alla comparsa di focolai della poliomielite e possono replicare per lunghi periodi di tempo in individui immunodeficienti che portano alla paralisi o infezione cronica, con attualmente alcun trattamento efficace per fermare l’escrezione di questi pazienti. Qui, descriviamo un individuo che è stato espellendo tipo 2 poliovirus vaccino-derivato per ventotto anni, come stimato dalla orologio molecolare stabilito con VP1 del capside sequenze nucleotidiche del gene di isolati seriali.
Questo rappresenta di gran lunga il più lungo periodo di escrezione descritto da un paziente che è l’unica persona fisica identificata conosciuto per essere excreting altamente evoluto poliovirus vaccino-derivato al momento. Utilizzando una serie di in vivo e in vitro test si dimostra che i virus sono molto virulenti, antigenicamente alla deriva ed escreta ad alto titolo che suggerisce che tali excreters croniche rappresentano un rischio evidente per il programma di eradicazione. I nostri risultati a virus test di neutralizzazione con siero umano e gli esperimenti di immunizzazione contestazione utilizzando topi transgenici che esprimono il recettore poliovirus umano indicano che, pur mantenendo alta la copertura vaccinale è probabile che conferisce una protezione contro la malattia paralitica causata da questi virus, cambiamenti significativi nelle strategie di immunizzazione potrebbe essere richiesto di fermare efficacemente il loro insorgenza e potenzialità di trasmissione diffusa.
Alla fine, i nuovi stabili vaccini antipolio vivo attenuato senza rischio di regresso potrebbe essere richiesto di rispondere a qualsiasi isolamento poliovirus nell’era post-eradicazione.
  • http://journals.plos.org/plospathogens/article?id=10.1371%2Fjournal.ppat.1005114

Polio e Immunizzazione; contagiosità e focolai susseguiti alla vaccinazione.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22591873?hc_location=ufi

Poliomielite paralitica associata alla vaccinazione  Sabin ( vaccini monovalenti e bivalenti ) per via orale in Ungheria.
Articolo dell’ Am J Epidemiol. 2011



I documenti storici dei pazienti con la poliomielite paralitica associata al vaccino (VAPP) in Ungheria durante 1961-1981 sono stati rivisti per valutare il rischio di VAPP dopo la somministrazione del vaccino antipolio orale (OPV). Un caso confermato VAPP è stato definito come una diagnosi di poliomielite paralitica e paralisi residua a 60 giorni in un paziente con un collegamento epidemiologico al vaccino.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21685412

Da J Med Virol. 2015 Jun 9

Casi poliomielite paralitica associati al vaccino OPV in Uganda.

Uno studio retrospettivo per identificare i casi vApp in ‘Uganda è stato condotto tra il gennaio 2003 e il dicembre 2011. Undici dei 106 casi di AFP erano vApp. Il tasso di VAPP variava da 0 a 3,39 casi per 1.000.000 coorti di nascita e il picco è stato nel 2009, quando c’era maggior attività di immunizzazione OPV a seguito di un ‘importazione di poliovirus selvaggio nel paese. Tutte i successivi casi sospetti di polio da allora sono stati casi di polio associata al vaccino.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26058454

Quanti sono stati salvati dalla poliomielite e quanti uccisi da un cancro causato dallo stesso vaccino?

Dopo che il virus delle scimmie SV40 è stato originariamente rilevato nei vaccini antipolio Salk e Sabin, che erano stati somministrati a MILIONI DI BAMBINI IN TUTTO IL MONDO, la comunità scientifica ha trattenuto il respiro e si chiese se questi bambini sarebbero stati colpiti da cancro. In effetti, l’incidenza di cancro pediatrico è continuata a salire negli anni 1960, ’70, ’80 e ’90.  

Correlati

Altri casi di polio derivati da vaccino sono stati confermati

  • http://www.polioeradication.org/Dataandmonitoring/Poliothisweek.aspx
Casi di polio derivati da vaccino nella Repubblica democratica popolare del Laos.

Novembre 2015

Ucraina
Nessun nuovo caso vaccino-derivato di tipo poliovirus 1 (cVDPV1) in circolazione è stato segnalato nel corso della settimana passata. Il caso più recente ha avuto inizio della paralisi, il 7 luglio nell’ oblast Zakarpatskaya, nel sud-ovest Ucraina, al confine con la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia e la Polonia.  Il numero di casi segnalati nel 2015 cVDPV1 rimane a 2.

Laos
Casi di cVDPV1 in Laos, quattro. In un paese dove da anni non si registravano più casi di poliomelite da virus WPV1, ci ha pensato il vaccino.

I casi da vaccino derivato nel 2015 salgono con i casi del Laos a 20 , mentre quelli da virus tipo1 57. Avanti di questo passo i casi da cVDPV1 supereranno quelli derivati dal virus.

Nel 2015, la trasmissione del poliovirus selvaggio è ai livelli più bassi di sempre, con un minor numero di casi segnalati da un minor numero di aree di minor numero di paesi rispetto al passato. Nel 2015, 57 casi di poliovirus selvaggi sono stati segnalati dai due paesi (Pakistan e Afghanistan), rispetto ai 305 casi provenienti da nove paesi durante lo stesso periodo nel 2014.

  • http://www.who.int/csr/don/26-november-2015-polio/en/

Il National Institutes of Health (NIH), ha condotto uno studio sui tassi di autismo nei bambini non vaccinati, parzialmente vaccinati, e completamente vaccinati.

  • https://vacciniinforma.it/?p=1056

I soggetti non vaccinati vengono erroneamente incolpati dei nuovi focolai di pertosse e di morbillo che sono causati dall’inefficacia dei vaccini.

Studi e sondaggi a confronto; le malattie colpiscono maggiormente i soggetti vaccinati.

 

MALATTIA DI MAREK: VACCINAZIONI IMPERFETTE POSSONO MIGLIORARE LA TRASMISSIONE DI PATOGENI ALTAMENTE VIRULENTI.

  • http://journals.plos.org/plosbiology/article…
  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15757475
  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18773529
Una intera sezione
  • https://vacciniinforma.it/?p=3013
  • https://vacciniinforma.it/?p=3279
  • http://vaccineimpact.com/2015/the-polio-vaccine-continues-to-spread-polio-and-harm-people-in-poor-countries/#sthash.wOlti22Y.EA0RipRW.dpuf
  • http://www.informasalus.it/it/articoli/immunologia-th1-th2-infiammazione.php
  • http://www.who.int/immunization/monitoring_surveillance/data/ukr.pdf 2-
  • http://www.polioeradication.org/Dataandmonitoring/Poliothisweek.aspx 3-
  • http://www.polioeradication.org/Polioandprevention/Thevaccines/Oralpoliovaccine( OPV).aspx 4-
  • http://www.polioeradication.org/Polioandprevention/Thevaccines/Inactivatedpoliov accine(IPV).aspx#.dpuf 5-
  • http://www.popsci.com/new-polio-case-confirmed-in-mali 6-
  • http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_745_allegato.pdf 7- http://www.epicentro.iss.it/problemi/polio/polio.asp 8-
  • http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_745_allegato.pdf
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“AIDS: i veri Negazionisti ai vertici istituzionali e governativi”

Il seguente articolo riporta una verità certa e conclamata, dichiaratamente ammessa dai fautori di tutto ciò.

Due punti caratterizzano lo studio che andremo a sviscerare:

  • La totale aspecificità dei “test HIV” e la natura NON VIRALE delle proteine, che sono tutte cellulari come dimostrato dalla letteratura scientifica;
  • L’ammissione (del Premio Nobel Montagnier e da altri eminenti scienziati come Bess e Glederblom) di NON aver mai purificato il virus; ammettendo ciò si dichiara che tale virus NON ESISTE ; il tutto viene confermato dai più grandi retrovirologi al mondo.

Questo non è Negazionismo ma verità supportata da evidenze reali.

 hiv completo

 

Prima di proseguire con la lettura dell’articolo,vi invitiamo a scaricare la documentazione di seguito postata:

 

IMPLICAZIONI MORALI, ETICHE E POLITICHE DELLA RICERCA SULL’AIDS.                                                                                                                               UN ALLARME SOCIALE, IL TERRORE MEDIATICO.                         “QUANDO LA COMUNITA’ SCIENTIFICA CHIEDE LA VERITA’ AI VERTICI GOVERNATIVI SANITARI MA NON RICEVE RISPOSTA ALCUNA”.

La mancata  definizione della sieropositività riguardo i criteri italiani.

 Fin dal suo esordio negli anni 1981-85, l’Aids ha coinvolto tutti. Di fronte all’esplosione della malattia, ognuno ha dovuto ripetutamente valutare il suo comportamento in un’ottica morale, spesso con un alto grado di coinvolgimento emotivo, anche se negli ultimi anni l’iniziale emotività si è molto attutita, soprattutto per il fatto che la temuta grande epidemia non si è materializzata.

Questo motiva la “battaglia” contro la voluta disinformazione. Ci fermeremo quindi a contestualizzare i due aspetti, fondendoli assieme: panico del pubblico e richiesta di risposte mai arrivate da parte della comunità scientifica alla stessa comunità scientifica (un immenso paradosso).

Fino a quando queste massime autorità potranno permettersi il lusso di non rispondere concretamente?

Poiché la causa ufficiale dell’Aids è identificata in un retrovirus, è ai retrovirologi che bisogna guardare con particolare attenzione; per questa motivazione approfondiremo la tematica condividendo con i lettori un’interessante corrispondenza tra alcuni scienziati e i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità.

  • Siamo nei primi anni duemila ed un ricercatore italiano si vide costretto, non riuscendo a trovare una sola prova del reale isolamento del retrovirus HIV, a contattare una delle più grandi esperte nazionali in campo AIDS, la dr.ssa Barbara Ensoli (allieva di Robert Gallo e Direttrice del Laboratorio di Virologia – Istituto Superiore di Sanità): gentile e disponibile, la Ensoli consigliò al ricercatore di effettuare una ricerca sul web, non indicando nessun articolo storico della “scoperta”. Stessa cosa successe al Premio Nobel Kary Mullis che chiese la stessa cosa direttamente a Luc Montagnier senza ricevere una risposta chiara.
  • Un altro infettivologo italiano, il dr. Fabio Franchi, si trovò in una situazione simile nel tentare di comprendere la solidità e precisione dell’iter diagnostico per l’infezione da Hiv. Le informazioni da lui richieste erano infatti volte a far luce riguardo alla definizione della diagnosi di “sieropositività” secondo i criteri italiani.

Di seguito la corrispondenza.

 

Oggetto:          Diagnosi di infezione                                                                      Data:               Wed,  Mar 2002 07:52:31 +0000                                          Da:                  Fabio Franchi       A:   Direttore Lab Virologia

Gentilissima                                                                                                                           Direttrice del Laboratorio di Virologia                                                                   Istituto Superiore di Sanità

Gentilissima Professoressa,

la prof V e il prof R ritengono che possa avere da Lei alcuni chiarimenti e fonti bibliografiche. Desidero conoscere quali sono i criteri minimi per la diagnosi di infezione da HIV in Italia, secondo quanto disposto dall’Istituto Superiore di Sanità. Ho già qualche elemento, ma non quello di cui avevo bisogno. Mi ero rivolto alla dott.ssa  V, Le riporto perciò lo scambio epistolare a maggior chiarimento.

Sono un medico ospedaliero specializzato in Malattie Infettive. Lavoro a Trieste.

 

Oggetto:  Criteri di interpretazione dei test                                                         Data: Mon, 1 Mar 2002 08:52:38 +0000                                                               Da: Fabio Franchi         A: V.

Gentilissima dott.ssa V,

Le avevo telefonato circa 2 settimane fa chiedendoLe quali fossero  i criteri (minimi) di interpretazione dei test per stabilire   la presenza di una “infezione da HIV”.

Nel sito dell’UNAIDS non ho trovato (forse per mia incapacità)   quello che cercavo, ovvero definizioni italiane od europee   chiaramente espresse.

Su una piccola pubblicazione del Ministero della Sanità (commissione   nazionale per la lotta all’AIDS), edita presumibilmente nel 1992   (“AIDS la diagnosi il test il counseling”),   vengono indicati 5 criteri di interpretazione del WB (con errori,   tra l’altro!);  in essa affermano che il 20% dei soggetti   negativi al test Elisa,   presentano un WB indeterminato. Ecco necessario stabilire qual’è un   WB indeterminato. In Inghilterra non usano il WB come test di conferma, mi dicono. Le chiedo allora: quali sono le disposizioni più recenti delle Autorità Sanitarie  italiane? A quali criteri si rifanno esattamente?                                                                                     La ringrazio anticipatamente per la Sua cortese risposta.

Fabio Franchi

 

Mi sono state gentilmente inviate fotocopie di una pubblicazione edita nel 1999 (Serpelloni, “HIV e Counseling”), che doveva chiarire i punti in questione, invece mi hanno ancora più sconcertato. Ecco la mia risposta.

 

Oggetto: Diagnosi di infezione                                                                                     Data: Sat, 12 Mar 2002 12:21:18 +0000                                                               Da: Fabio Franchi         A: V.

Cara Dottoressa,

La ringrazio per avermi fatto pervenire la pubblicazione sulla diagnosi di laboratorio dell’infezione da HIV in Italia.  In essa tuttavia ho notato diversi errori ed incongruenze che mi hanno lasciato perplesso. Mi spiego meglio:

1) A pag 54 si legge: “la presenza di anticorpi verso proteine   appartenenti a solo due regioni virali principali è sufficiente per   diagnosticare l’infezione da HIV” … “un WB viene considerato positivo   se contiene almeno due delle tre bande corrispondenti alle proteine p24,  gp41 e gp 160/120”.

Ci si chiede se siano 3 o 4 le bande menzionate. Due delle tre significa   che gp41 più gp160/120 sono sufficienti per fare diagnosi, pur  appartenendo ad UNA sola “regione virale”. Dov’è l’errore? Se fosse vera  la prima affermazione, allora le istruzione sui kit diagnostici   largamente utilizzati (BIO-RAD New lav blot I) NON seguono le Vostre   indicazioni.

2) A pag 54 si legge che i  criteri di diagnosi sono stati modificati   “RECENTEMENTE”, per cui vengono adottati (da noi Italiani?) quelli che i   CDC hanno pubblicato nel 1989!! Il 1989 è tredici anni fa. In quelle   viene spiegato che le bande 160/120 possono reagire all’anticorpo contro   la gp41 (possono essere aggregati di gp41). Allora è sufficiente l’anti   gp41 per fare diagnosi di infezione da HIV?

3) “I saggi virologici (ndr: la PCR per la carica virale) vanno utilizzati per la diagnosi solo in alcuni   casi”: “per i soggetti ansiosi” in cui “il tempo necessario per la   diagnosi finale può essere troppo lungo”!! (pag 55) Tuttavia   abitualmente il saggio virologico “non si presta alla diagnosi di   infezione da HIV” per difficoltà tecniche e perché “molto difficile da   standardizzare”. Insomma un saggio non troppo sicuro che va bene però   per i soggetti ansiosi!

 4) La PCR non permette la “ricerca diretta dell’antigene” come affermato   a pag 55.

Mi conferma che queste sono le linee guida del Centro Operativo AIDS?                                                                                                                                           La ringrazio per la Sua attenzione,

Fabio Franchi

 

E’ a questo punto che la segretaria del prof. R e della professoressa V mi hanno consigliato di rivolgermi a Lei e così ho fatto.

Mi potrà aiutare?                                                                                                                   La ringrazio per l’attenzione,                                                                                     Fabio Franchi

NB Approfitto dell’occasione per augurarLe Buona Pasqua!

 

 

Oggetto:          Diagnosi di infezione II                                                                 Data:          Wed,  Apr 2002 08:39:32 +0100                                                 Da:          Fabio Franchi       A:  xx

Gentilissima Prof.ssa                                                                                                   Direttrice del Laboratorio di Virologia                                                     Istituto Superiore di Sanità

Le ho recentemente inviato una e-mail (il 27/03) per chiederLe quale fossero le indicazioni dell’ISS riguardo la diagnosi laboratoristica di infezione da HIV, poiché le indicazioni in mio possesso (contenute in “HIV e Counseling”- Giovanni Sterpelloni 1999, Ed. “La Grafica”, inviatomi dalla dott.ssa V) rimandano ad uno dei criteri americani pubblicati nell’ormai lontano 1989. Nessun riferimento a linee guida italiane, niente di Europeo! Si tratta comunque di criteri diversi da quelli utilizzati attualmente nei test ospedalieri. Nella prefazione del testo “HIV e Counseling” si precisa inoltre che “la responsabilità dei dati scientifici …” (contenuti nella medesima pubblicazione) “è dei singoli autori”. Una presa di distanza.

Attendo perciò lumi da Lei. La ringrazio dell’attenzione che vorrà prestarmi.                                                                                                                                   Fabio Franchi

 

Risposta:

Oggetto:          Diagnosi di infezione da HIV                                                   Data:          Fri,  Apr 2002 12:09:01 +0200                                                           Da:          Direttore Lab Virologia

VIR/236

Ho ricevuto la sua e-mail circa i criteri per effettuare una diagnosi sierologica di infezione da   HIV. Va infatti precisato che la diagnosi sierologica (presenza di anticorpi) è sufficiente per  effettuare la diagnosi di positività. La ricerca dell’RNA virale è una tappa successiva per  valutare le opportunità o meno di iniziare la terapia antiretrovirale e per il suo monitoraggio. La diagnosi sierologica prevede un primo saggio di screening (di solito un Elisa) utilizzando un kit autorizzato. In caso di reattività viene richiesto un saggio di conferma (western blot o  immunoblot).

Sono stati pubblicati diversi criteri di interpretazione del western blot e tutti risalgono ormai    a molti anni fa. Di fatto i Kit western blot non sono cambiati e pertanto valgono sempre gli   stessi criteri. Il criterio più comunemente usato è stato suggerito dai CDC americani   (MMWR 38, 21/7/1989) ed è il seguente:

positivo in presenza (intensità 1 o >) di almeno due delle seguenti bande; p24, gp41, gp120/160; (le bande gp120, gp 160 non sono sempre chiaramente identificabili);

negativo in assenza di ogni banda;

indeterminato in presenza di ogni altra banda o combinazione di bande che non rientrino nel criterio di positivo;

positivo per HIV-2 in presenza della banda gp36 (se inserita nel kit).

In saggio immunoblot (es. RIBA) positivo in presenza di due o più bande;

indeterminato in presenza di una sola banda;

negativo in assenza di ogni banda.

Con questi criteri di minima la maggior parte dei sieri risulta chiaramente identificabile come    positivo. Spero con questo di aver risposto al suo quesito.

Prof.ssa XX

 

Oggetto:                 Re: Diagnosi di infezione da HIV                                 Data:                 Fri, 26 Apr 2002 19:33:55 +0100                                     Da:                 Fabio Franchi       A:      XX  

La ringrazio della risposta. Da quello che mi scrive desumo che:

1) Non c’è un riferimento bibliografico riguardo direttive del Ministero della Sanità su questo problema.

2) Non vi sono indicazioni precise su quale criterio (di lettura delle striscie del WB) sia da seguire, criterio che è lasciato alla scelta del laboratorio. Laboratorio che segue le indicazioni del produttore di test. Produttore del test che non da’ riferimenti bibliografici e che può discostarsi da quelli da Lei indicati (vedi : “AIDS, LA DIAGNOSI, IL TEST, IL COUNSELING”, Commissione Nazionale per la Lotta Contro l’AIDS, 1992 “… fino al 20% dei soggetti negativi alla ricerca di anticorpi con la tecnica Elisa presentano un WB indeterminato pur non essendo infettati con l’HIV” ).

2) Non vi sono direttive europee comuni.

3) Le 2 bande richieste possono appartenere alla stessa regione (a differenza da quanto scritto sulla pubblicazione precedentemente menzionata – “HIV e Counseling”- Giovanni Sterpelloni 1999, Ed. “La Grafica”-). Nello stesso MMWR 38, 21/7/1989, si precisa come le bande 120 e 160 potrebbero essere forme multimeriche di gp41.

4) I CDC hanno pubblicato criteri più recenti in cui si indica l’utilizzo della ricerca diretta del virus con PCR per la definizione di infezione da HIV

  • http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr4813a2.htm .

Sono tali criteri adottati anche in Italia? Grazie per l’attenzione  Fabio Franchi

 

Conferma del messaggio inviato a

Xxx alle 26/04/02 20.33

Il messaggio è stato visualizzato nel computer del destinatario alle 29/04/02 8.41

  • Non è arrivata alcuna ulteriore risposta da parte del Direttore.

 

APPENDICE

A riprova di quanto da me affermato, riporto le istruzioni allegate ad un kit usato in Italia, in cui prevedono un risultato indeterminato anche in presenza di tre bande (ognuna delle quali derivanti da una diversa “regione” virale):

 

 

Secondo I dati presentati da Lundberg et al. (JAMA 260:674-679), se si usano i criteri diagnostici della FDA per interpretare il Western Blot, meno del 50% dei pazienti statunitensi affetti da AIDS sono risultano positivi, mentre il 10% dei soggetti non a rischio di AIDS risultano positivi in base ai medesimi criteri.

xhiv2

Ricordiamo  che tutte le proteine attribuite ad HIV sono CELLULARI e non virali.

 

6 doc

5 doc

 

4 doc

3 doc

2 doc

1 doc

 

 

  • Le tre ‘prove’ dell’isolamento virale

È possibile comprendere il procedimento seguito da Gallo e Montagnier nella loro ‘dimostrazione’ senza entrare in dettagli molto tecnici. È sufficiente spiegare che i due ricercatori utilizzarono tre criteri principali  soddisfatti i quali sostennero di aver appunto isolato il virus Hiv. Uno di questi era il risultato positivo a un test anticorpale (quello che sarebbe divenuto il famoso test dell’Aids).

Ebbene, secondo quanto riportato nella pubblicazione, questo era incredibilmente pronto sullo scaffale prima ancora che il virus fosse isolato per la prima volta. Come Gallo abbia fatto a ottenere dai conigli degli anticorpi specifici contro un virus che ancora nessuno – lui compreso – conosceva, resta un gaudioso mistero, conseguenza di una capacità divinatoria che agli umani è solitamente negata.

Ecco il commento di Valendar Turner, medico australiano e coautore con Eleni Eleopulos di alcuni dei più importanti lavori sulla invalidità dei test dell’Aids:

“Per ottenere degli anticorpi contro l’Hiv, uno deve iniettare ai conigli dell’Hiv puro. Virus puro significa virus isolato e se ai conigli venne iniettato del virus puro, perché dovrebbe essere necessario produrre anticorpi per definire l’isolamento del virus che era già stato isolato?”

Comunque quel test si rivelò aspecifico.

Zolla Pazner al riguardo scrisse nel 1989: “Confusione sulla identificazione di queste bande (n.d.a.: si riferisce ai risultati del test dell’Aids) è risultata in conclusioni scorrette negli studi sperimentali. potrebbe essere necessaria la reinterpretazione dei risultati già pubblicati”. Risposte anticorpali simili (risultato positivo al test dell’Aids) sono state ottenute iniettando ad animali di laboratorio “vaccino” oppure anche solo … “eccipiente”.

Oltre al test sopra menzionato, chiaramente invalido, gli stessi ricercatori utilizzarono, come detto, altri due criteri, o ‘proprietà’, che dovevano corroborare la loro convinzione di avere ‘purificato’ proprio il nuovo virus e non altro. Tuttavia la loro mancanza di specificità è stata dimostrata in modo inequivocabile negli anni passati.

Ora non è neppure necessario ricorrere a una argomentazione per demolire il significato di tali “esperimenti probatori” e costrutti teorici: lo stesso Montagnier ha recentemente ammesso che in fin dei conti non fece quanto ha sempre affermato di aver fatto e che gli altri continuano ad attribuirgli! Infatti riferendosi alle tre proprietà che proverebbero l’esistenza dell’Hiv, afferma:

“Non è una proprietà, ma l’assemblaggio delle proprietà che ci permise di dire che si trattava di un retrovirus. Se ciascuna proprietà è presa isolatamente, esse non sono specifiche. È il loro assemblaggio che dà la specificità.”

Prima di passare alle slide raffiguranti i foglietti illustrativi dei test,a proposito di ISOLAMENTO e di purificazione di questo fantomatico virus, proponiamo il parere dei grandi retrovirologi al mondo e a seguire l’intervista a Luc Montagnier ideata ed eseguita da Djamel Tahi nel 1997.

 

  • LA QUESTIONE DELLA PURIFICAZIONE VIRALE:

L’unico modo per dimostrare l’esistenza di un nuovo retrovirus. Il parere unanime dei più grandi retrovirologi del mondo”

LA PURIFICAZIONE E’ NECESSARIA PER DIMOSTRARE L’ESISTENZA DI UN NUOVO RETROVIRUS?”

1)White and Fenner: “It’s an essential pre-requisite”.                 2)Montagnier: “It is necessary”.                                                                         3)Gallo: “You have to purify”.                                                                                     4)Barré-Sinoussi: “…you have to purify the virus from all this mess”. 5)JC Chermann: “Yes, of course…Absolutely”.                                                   6)Prof. David Gordon: “It’s a natural step from obtaining the virus in cell culture to then obtain purified virus”.                                                            7)Prof. Dominic Dwyer: “The purification, as far as one can go, is important in analysis of any virus or bacteria, for that matter well”.

  •  PERCHE’ LA PURIFICAZIONE E’ QUINDI NECESSARIA?

1)White and Fenner: “…for the chemical analysis of viruses”. To prove that the virus particles have unique proteins and RNA.

2)Montagnier: “…analysis of the proteins of the virus [obviously this also applies to the viral RNA, the genome] demands mass production and purification. It is necessary to do that”.

3)Montagnier: “To prove that you have a real virus”.

4)Barré-Sinoussi: “Because we wanted these diagnostic kits [the antibody tests] to be as specific as possible. If you use a preparation of virus which is not purified of course you will detect antibody to everything not only against the virus but also to all the proteins that are produced in the supernatant”. 5)JC Chermann: To identify the HIV proteins and RNA they had to extract them “from the virus which we had concentrated and purified”.

5)JC Chermann: To identify the HIV proteins and RNA they had to extract them “from the virus which we had concentrated and purified”.

6)Gallo: “Conclusive serological testing, in our view, required finer, more specific assays based on using purified virus particles of proteins obtained from the virus instead of whole cells infected with virus”.

7)Gelderblom: “…because this house [the Robert Koch Institute in Berlin] in ‘85 already established ELISA antigen material [“HIV” proteins]…for testing people…we had to look at the material that was used for the ELISA”.

8)Prof. David Cooper: “Once the virus is purified, it’s then genetically sequenced and those sequences are unique [must be unique] just like every organism on the planet has unique sequences and markers”.

9)Prof. David Gordon: “…because purification of virus is then very useful for further studies for the nature of the virus and the nature of the immune response against the virus”.

10)Prof. Dominic Dwyer: “Well, in the diagnostic sort of situation what that really is looking for is looking for presence of those conserved bits of genetic material that you know to be the pathogen, be it HIV or flu or whatever, you then use that technology to see whether those sequences or those bits are present in something else, in another clinical sample, for example. And that really now has become, you know, the main method of diagnosis of many pathogens in a laboratory now…I mean with genetic testing – I guess the upside of course is you can do it on everybody, it’s pretty cheap, it’s extremely reliable and robust, the downside is that you have to know the genetic structure to begin with, you have to have the genetic sequence of what you are after. So when a new virus emerges, like SARS, you can’t necessarily use, reliably, nucleic acid testing until you get the sequence of that new virus for the first time. So then in fact you are in a first identifier, you are required to use these more traditional methods of virus culture and microscopy and so on”.

foto1aids

 

  • Intervista  a Luc Montagnier

  • “Montagnier scoprì l’HIV?” Di Djamel Tahi

  • Continuum inverno 1997 Testo della conferenza filmata effettuata all’Istituto Pasteur nel luglio 1997

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Lo stesso Montagnier ammette apertamente di NON avere MAI purificato il virus

DT: Un gruppo di scienziati australiani afferma che nessuno finora ha isolato il virus dell’AIDS, l’HIV. Per loro le regole dell’isolamento dei retrovirus non sono state correttamente rispettate per l’HIV. Queste regole sono: coltura, purificazione del materiale con ultracentrifugazione, fotografie con Microscopio Elettronico (EM) del materiale che si separa alla densità dei retrovirus, caratterizzazione di queste particelle, prova della infettività delle particelle.

LM: No, questo non è isolamento. Noi effettuammo l’isolamento poiché noi “passammo oltre” il virus, noi facemmo una coltura del virus. Per esempio Gallo disse: “Essi non hanno isolato il virus … e noi (Gallo et al.), noi l’abbiamo fatto emergere in abbondanza in una linea cellulare immortale.” Ma prima di farlo emergere in linee cellulari immortali, noi lo facemmo emergere in colture di linfociti normali di un donatore di sangue. Questo è il criterio principale. Uno aveva qualcosa che poteva passare avanti serialmente, che uno poteva mantenere. E caratterizzarlo come un retrovirus non solo per le sue proprietà visive, ma anche biochimicamente, l’attività della RT (transcriptasi inversa) che è propriamente specifica dei retrovirus. Noi avevamo anche la reazione degli anticorpi contro alcune proteine, probabilmente le proteine interne. Dico probabilmente per analogia con la conoscenza di altri retrovirus. Uno non avrebbe potuto isolare questo retrovirus senza la conoscenza di altri retrovirus, questo è ovvio. Del tutto.

DT: Mi lasci tornare alle regole dell’isolamento virale che sono: coltura, purificazione alla densità dei retrovirus, fotografie al microscopio elettronico del materiale alla densità dei retrovirus, caratterizzazione delle particelle, prova della infettività delle particelle. Sono stati effettuati tutti questi passaggi per l’isolamento dell’HIV? Vorrei aggiungere che, in accordo con le numerose citazioni bibliografiche pubblicate dal gruppo australiano, la Transcriptasi inversa non è specifica dei retrovirus ed in più il Suo lavoro per individuare la transcriptasi inversa non venne forse fatto su materiale purificato?

LM: Io penso che abbiamo pubblicato su Science (maggio 1983) un gradiente che ha dimostrato che la transcriptasi inversa (RT) aveva la densità di 1,16. Così uno aveva un picco che era la RT. Così uno ha assolto questo criterio di purificazione. Ma effettuarlo in passaggi seriali è difficile perché quando poni il materiale in purificazione, in un gradiente, i retrovirus sono molto fragile, così si rompono uno con l’altro e perdono gran parte della loro infettività. Ma penso che anche così abbiamo mantenuto una parte della loro infettività. Ma non era così semplice come lo è oggigiorno, perché le quantità del virus erano comunque molto basse. All’inizio noi ci imbattemmo in un virus che non uccideva cellule. Il virus veniva da un paziente asintomatico e così fu classificato tra i virus non formanti sincizi, non citopatogeni usando il co-recettore ccr5. Era il primo virus BRU. Se ne aveva una piccolissima quantità, e non si poteva passarlo nelle linee di cellule immortali. Provammo per alcuni mesi, non ci riuscimmo. Riuscimmo molto facilmente con il secondo ceppo. Ma qui sta il problema piuttosto misterioso della contaminazione di quel secondo ceppo dal primo. Questo era il LAI.

DT: Perché le fotografie al ME da Lei pubblicate provengono dalla coltura e non dalla purificazione?

LM: C’era così poca produzione di virus che era impossibile vedere cosa poteva esserci in un concentrato di virus da un gradiente. C’era troppo poco virus per fare quello. Naturalmente lo si cercava, lo si cercava nei tessuti fin dall’inizio, così nelle biopsie. Noi vedemmo alcune particelle ma non avevano la morfologia tipica dei retrovirus. Esse erano molto differenti. Relativamente differenti. Così con le colture ci vollero molte ore per trovare le prime immagini. Fu uno sforzo titanico! E’ facile criticare dopo l’evento. Quello che non avevamo, ed io l’ho sempre riconosciuto, era la dimostrazione che fosse veramente la causa dell’AIDS.

DT: Come è possibile senza la fotografie con microscopio elettronico dalla purificazione sapere se queste particelle sono virali ed appartengono ad un retrovirus, più in particolare ad uno specifico retrovirus?

LM: Bene c’erano fotografie della gemmazione. Noi pubblicammo immagini della gemmazione che sono caratteristici dei retrovirus. Avendo detto ciò, unicamente sulla morfologia non si poteva affermare che era veramente un retrovirus. Per esempio, uno specialista francese di Microscopia elettronica pubblicamente mi ha attaccato dicendo: “Questo non è un retrovirus, è un arena virus”. Questo perché ci sono altre famiglie di virus che gemmano e hanno estroflessioni sulla superficie, etc.

 DT: Perché questa confusione? Le fotografie con Microscopio Elettronico non mostravano chiaramente un retrovirus?

LM: In quel momento I retrovirus meglio conosciuti erano quelli di tipo C, che erano molto tipici. Questo retrovirus non era di tipo C ed i lentivirus erano poco conosciuti. Io stesso l’ho riconosciuto cercando tra le fotografie del virus dell’anemia infettiva equina nella biblioteca, e poi il virus Visna. Ma, io ripeto, non era solamente la morfologia della gemmazione, c’era la transcriptasi inversa … era l’associazione di queste proprietà che mi indusse a dire che era un retrovirus .

DT: A proposito di transcriptasi inversa, è rivelata nelle colture. Quindi c’è la purificazione dove uno trova particelle retrovirali. Ma a questa densità ci sono molti altri elementi, tra gli altri quelli che uno chiama “simil-virali”.

LM: Esattamente, esattamente. Se preferisce non è una proprietà ma l’assieme delle proprietà che ci fece dire che era un retrovirus della famiglia dei lentivirus. Presi da sole nessuna delle proprietà è veramente specifica. E’ l’associazione di esse. Così noi avevamo : la densità, RT, fotografie delle gemmazioni e l’analogia con il visna virus. Queste sono le quattro caratteristiche.

DT: Ma come tutti questi elementi costituiscono prova di un nuovo retrovirus? Alcuni di questi elementi potrebbero appartenere ad altre cose, “simil virali”…?

LM: Si, e per di più noi abbiamo retrovirus esogeni che talvolta esprimono particelle – ma di origine endogena, e che perciò non hanno ruoli patologici, in ogni caso non in AIDS.

DT: Ma uno come può cogliere la differenza?

LM: Perché noi potevamo passare oltre al virus. Noi passammo oltre alla attività della transcriptasi inversa nei nuovi linfociti. Noi ottenemmo un picco di replicazione e tenemmo traccia del virus. Era l’associazione delle proprietà che ci portò a dire che era un retrovirus. E perché nuovo? La prima domanda a noi posta dalla Natura era: “E’ o no una contaminazione di laboratorio? E’ forse un retrovirus murino o un virus animale?” Così uno poteva dire no! Perché noi abbiamo dimostrato che il paziente aveva anticorpi contro le proteine di questo virus. L’associazione (delle proprietà) ha una logica perfetta! Ma è importante prenderla come un’associazione. Se voi prendete ciascuna proprietà separatamente, essi non sono specifici. E’ l’associazione che da’ la specificità.

DT: Ma alla densità dei retrovirus, avete osservato particelle che assomigliavano a retrovirus? Un nuovo retrovirus?

LM: Alla densità di 1.5, 1.16, noi avevamo un picco di attività della transcriptasi inversa, che è l’enzima caratteristico dei retrovirus.

DT: Ma poteva quello essere qualcosa d’altro? LM: No nella mia opinione era molto chiaro. Non poteva essere che un retrovirus in quella maniera. Poiché l’enzima che Barré Sinoussi caratterizzò biochimicamente aveva bisogno del magnesio, così come l’HTLV. Aveva bisogno della matrice, il template, il primer che erano completamente caratteristici di una transcriptasi inversa. Questo era fuori discussione. A Cold Spring Harbour nel settembre 1983, Gallo mi domandò se io ero sicuro che era una RT:

Lo sapevo, Barré Sinoussi aveva fatto tutti I controlli per quello. Non era una semplice polimerasi, era una trascriptasi inversa. Lavorava solo con i primer a RNA, formava DNA: Questo era sicuro.

DT: Con gli altri retrovirus che avete incontrato nella vostra carriera, avete seguito le stesse procedure ed avete incontrato le stesse difficoltà.

LM: Direi che per l’HIV è un procedimento facile. Paragonato con gli ostacoli che uno trova con gli altri … poiché il virus non compare o perché l’isolamento è sporadico – si riesce una volta su cinque. Sto parlando circa la ricerca attuale su altre malattie. Uno può citare il virus della Sclerosi Multipla del prof Peron. Egli mi mostrò il suo lavoro 10 anni fa e ci mise circa dieci anni per trovare una sequenza genica che è molto vicina a quella di un retrovirus endogeno. Vede, è molto difficile. Poiché egli non riuscì a propagare il virus, egli non poté farlo crescere in una coltura. Mentre l’HIV cresce come erba matta. Il ceppo LAI per esempio cresce come erba matta. E’ così ha contaminato le altre colture.

DT: Con cosa coltivaste I linfociti del vostro paziente? Con la linea cellulare H9?

LM: No, poiché non funzionava affatto con la H9. Noi usammo molte linee cellulari e l’unica che poteva produrlo erano i linfociti Tambon.

DT: Ma usando questi tipi di elementi, è possibile introdurre altre cose capaci di indurre una RT e proteine, ecc?

LM: Completamente d’accordo. Questo è il motive per cui non eravamo tanto entusiasti di usare linee cellulari immortali. Per coltivare il virus in grandi quantità – OK. Ma non per caratterizzarlo, poiché noi eravamo consapevoli di portare dentro altre cose. Queste sono linee cellulari MT che sono state trovate dai Giapponesi (MT2, MT4) che replicano l’HIV molto bene e che nello stesso tempo sono trasformate dall’HTLV. Perciò voi avete una mistura di HIV e HTLV. E’ una vera minestra.

DT: Quel che più conta, non è possibile che il paziente sia infettato da altri agenti infettivi?

LM: Potevano esserci dei mycoplasmi … potevano esserci un sacco di cose, ma per fortuna avevamo l’esperienza negative con i virus associate con il cancro e che ci era d’aiuto, poiché avevamo incontrato tutti questi problemi. Per esempio, un giorno ebbi un bel picco di RT, che F. Barre-Sinoussi mi diede, con un gradiente di densità un po’ più alto, 1,19. Ed io controllai! Era un mycoplasma, non un retrovirus.

DT: Come accorgersi della differenza tra cosa è virale e cosa non lo è? Perché a questa densità c’è un sacco di altre cose, incluse particelle “simil virali”, frammenti cellulari …

LM: Sì, questo è il motive con le colture di cellule poiché uno vede le fasi della produzione virale. Voi avete l’estroflessione. Charles Dauget (uno specialista in microscopia elettronica) guardava piuttosto alle cellule. Ovviamente guardava anche il plasma, il concentrato, ecc non vide niente di importante. Poiché se fai un concentrato, è necessario fare sottili sezioni [per vedere con EM], e per fare sottili sezioni è necessario avere un concentrato almeno della grandezza di una testa di spillo. Queste sono le enormi quantità di virus che sono necessarie. All’opposto, si fa una sezione di cellule molto facilmente ed è in queste sezioni sottili che Charles Dauget trovò il retrovirus, in differenti fasi di estroflessione.

DT: Quando si guarda alle fotografie elettroniche, per lei che è un retrovirologo, è chiaramente un retrovirus, un nuovo retrovirus?

LM: No, a quel punto non si può dire. Con le prime immagini di estroflessione, potrebbe essere un virus tipo C. Non si può distinguere.

DT: Non potrebbe essere qualcosa d’altro che un retrovirus?

LM: No, ebbene, dopotutto, sì. Ma c’è un … noi abbiamo un atlante. Uno riconosce qualcosa per la padronanza dell’argomento, cos’é un retrovirus e cosa non lo è. Con la morfologia uno può distinguere, ma presuppone una certa buona conoscenza. No … bene, dopo tutto sì …avrebbe potuto essere un altro virus ad estroflettersi. Ma c’è un … noi abbiamo un atlante. Uno conosce un po’ dalla somiglianza, cosa è un retrovirus e cosa non lo è. Con la morfologia uno può distinguere, ma presuppone una certa famigliarità.

DT: Perché nessuna purificazione?

LM: Ripeto, noi non purificammo. Noi purificammo per caratterizzare la densità della RT, che era certamente quella di un retrovirus. Ma non cogliemmo il picco … o non funzionò … poiché se purifichi allora danneggi. Così per le particelle infettive è meglio non toccarle granché. Così, tu prendi semplicemente il sopranatante delle colture dei linfociti che hanno prodotto il virus e le poni in piccola quantità in altre colture di linfociti. E così segue che tu passi il retrovirus serialmente e trovi sempre le stesse caratteristiche e tu aumenti la produzione ogni volta che effettui un passaggio.

DT: Così lo stadio della purificazione non è necessario?

LM: No, no, non è necessario. Quello che è essenziale è passare avanti il virus. Il problema che Peron ebbe con il virus della sclerosi multipla era che non poteva passare il virus da una coltura ad un’altra. Questo è il problema. Egli provò un poco, non a sufficienza per caratterizzarlo. Ed oggigiorno caratterizzare significa soprattutto allo standard molecolare. Se tu vuoi la procedura va più velocemente. Per farlo: un DNA, clonare questo DNA, amplificarlo, determinarne la sequenza, ecc. Così tu hai il DNA, la sequenza di DNA che ti dice se questo è realmente un retrovirus. Uno conosce la struttura famigliare dei retrovirus, tutti i retrovirus hanno una struttura genomica famigliare con questo e quel determinato gene che sono caratteristici.

DT: Così, per l’isolamento dei retrovirus lo stadio di purificazione non è obbligatorio? Si può isolare senza purificare?

LM: Si, non si è obbligati a trasmettere materiale puro. Sarebbe meglio, ma c’è il problema che si danneggia (il virus) e si diminuisce la infettività dei retrovirus.

DT: Senza andare attraverso questo stadio di purificazione, non c’è un rischio di confusione sulle proteine che uno identifica e anche sulla transcriptasi inversa che potrebbe venire da qualcos’altro?

LM: No, dopotutto, ripeto che noi abbiamo un picco di RT alla densità di 1,15, 1,16, ci sono 999 probabilità su 1000 che è un retrovirus. Ma questo poteva essere un retrovirus di origine diversa. Ripeto, ci sono alcuni retrovirus endogeni, pseudo-particelle che possono essere emesse dalle cellule, ma anche così, dalla parte del genoma che codifica i retrovirus. E che uno acquisisce attraverso l’ereditarietà, nelle cellule per un tempo molto lungo. Ma infine io penso per la prova – poiché le cose evolvono nel modo consentito dalla biologia molecolare che permette persino una più facile caratterizzazione questi giorni – è necessario procedere molto velocemente alla clonazione. E questo venne fatto molto velocemente, sia da Gallo sia da noi stessi. Clonare e sequenziale, e così uno ha la completa caratterizzazione. Ma io ripeto, la prima caratterizzazione appartiene alla famiglia dei lentivirus, la densità l’estroflessione, ecc, le proprietà biologiche, l’associazione con le cellule T4. Tutte queste cose sono parte della caratterizzazione, e fummo noi a farlo.

DT: Ma viene il momento in cui uno deve effettuare la caratterizzazione del virus. Questo significa: quali sono le proteine di cui è composto?

LM: Questo è il punto. Così dunque, l’analisi delle proteine del virus richiede produzione di massa e purificazione. E’ necessario fare questo. E là io dovrei dire che questo parzialmente ha fallito.

J.C. Chermann aveva questo incarico, almeno per le proteine interne. Ed egli ebbe difficoltà nel produrre il virus e non funzionava. Ma questa era una possibile strada, l’altra era di ottenere l’acido nucleico, clonare, ecc. E’ questo il modo che ha funzionato molto velocemente. La prima strada non funzionava poiché noi avevamo a quel tempo un sistema di produzione che non era efficiente a sufficienza. Uno non aveva a disposizione abbastanza particelle prodotte per purificare e caratterizzare le proteine virali. Non poteva essere fatto. Uno non poteva produrre una adeguata quantità di virus a quel tempo, perché quel virus non si manifestava nelle linee cellulari immortali. Noi potemmo farlo con il virus LAI, ma a quel tempo noi non lo sapevamo.

DT: Gallo lo fece?

LM: Gallo? .. Non so se egli realmente purificò. Non lo credo. Io credo che si lanciò molto velocemente sulla parte molecolare, il che significa sulla clonazione. Quello che fece è il Western Blot. Noi usammo la tecnica RIPA, così quello che fecero era nuovo cioè dimostrarono alcune proteine che non si erano viste bene con le altre tecniche. C’è un altro aspetto della caratterizzazione del virus. Non puoi purificarlo ma se conosci qualcuno che ha gli anticorpi contro le proteine del virus, puoi purificare il complesso antigene/anticorpo. Questo è quello che si fece. E così uno aveva una banda visibile, marcata radio attivamente, che si chiamò proteina 25, p25. E Gallo ne vide altre. C’era la p25 che egli chiamò p24, c’era la p41, che egli vide …

DT: Riguardo gli anticorpi, numerosi studi hanno mostrato che questi anticorpi regiscono con alter proteine o elementi che non sono parte dell’HIV. E che non sono sufficienti a caratterizzare le proteine dell’HIV

LM: No! Poiché avevamo controlli. Noi avevamo persone che non avevano l’AIDS e non avevano anticorpi contro queste proteine. E le tecniche che abbiamo usato erano tecniche che io stesso avevo perfezionato alcuni anni prima, per individuare il gene src. Lei vede il gene src che fu anch’esso identificato con la immunoprecipitazione. Era la p60 (proteina 60). Ero molto abile, e così i miei tecnici, con la tecnica RIPA. Se uno ottiene una specifica reazione, è specifica.

DT: Ma noi sappiamo che I pazienti con AIDS sono infettati da una moltitudine di altri agenti infettivi che sono suscettibili a …

LM: Ah, sì, ma gli anticorpi sono molto specifici. Essi sanno come distinguere una molecola tra un milione. C’è una grandissima affinità. Quando gli anticorpi hanno una sufficiente affinità, Lei identifica qualcosa di realmente molto specifico. Con anticorpi monoclonali, Lei “pesca” realmente una sola proteina. Tutto questo è usato per la determinazione diagnostica dell’antigene.

DT: Per Lei la p41 non era di origine virale e così non apparteneva all’HIV. Perché questa contraddizione?

LM: Noi eravamo entrambi ragionevolmente corretti. Intendo dire che io con la mia tecnica RIPA … in effetti ci sono proteine cellulari che uno incontra dovunque – c’è un “rumore di fondo” nonspecifico, e tra queste proteine ce n’è una molto abbondante nelle cellule, che è l’actina. E questa proteina ha un peso molecolare di 43.000kd. Così, era lì presente. Così io avevo ragionevolmente ragione, ma quello che Gallo vide d’altra parte era la gp41 dell’HIV, poiché stava usando il Western Blot. E questo l’ho riconosciuto.  DT: Per Lei la p24 era la proteina più specifica dell’HIV, per Gallo no assolutamente. Si sa grazie ad altri studi che gli anticorpi diretti contro la p24 erano spesso trovati in pazienti che non erano infettati con l’HIV, e persino in certi animali. Infatti oggi, una reazione anticorpale con la p24 è considerata non specifica.

LM: Non è sufficiente per diagnosticare l’infezione da HIV.

DT: Nessuna proteina è sufficiente?

LM: Nessuna proteina è sufficiente in ogni caso. Ma allora il problema non si è rivelato tale. Il problema era sapere se c’era un HTLV o no. L’unico retrovirus conosciuto era l’HTLV. E noi mostrammo chiaramente che non era un HTLV, che gli anticorpi monoclonali di Gallo contro la p24 dell’HTLV non riconosceva la p25 dell’HIV.

DT: Alla densità dei retrovirus, 1,16, c’è un quantità di particelle, ma solamente il 20% di quelle appartengono all’HIV. Perché l’80% delle proteine non sono virali e le altre sì? Come uno può stabilire la differenza?

LM: Ci sono due spiegazioni. Per una parte, alla densità dove hai quello che uno chiama micro vescicole di origine cellulare, che hanno approssimativamente la stessa dimensione del virus, e poi il virus stesso, nell’estroflettersi dalla cellula si porta dietro proteine cellulari. Così effettivamente queste proteine sono non virali, sono di origine cellulare. Così come stabilire la differenza?! Francamente con questa tecnica uno non può farlo con precisione. Quello che possiamo fare è purificare al massimo il virus con successivi gradienti, e tu ti ritrovi sempre con le stesse proteine.

DT: Le altre spariscono?

LM: Diciamo che le altre si riducono un po’. Voi togliete le microvescicole, ma ogni volta perdete una grande quantità di virus, così è necessario avere una grande quantità di virus per cominciare in modo di mantenerne un po’ quando arrivi alla fine. E di nuovo, c’è l’analisi molecolare, è la sequenza di queste proteine che permette di dire se esse sono di origine virale o no. Questo è quanto cominciammo per la p25, che fallì, e l’altra tecnica consiste nell’effettuare la clonazione, e così tu hai il DNA e dal DNA tu ottieni le proteine. Tu deduci la sequenza delle proteine e la loro dimensione, ed arrivi di nuovo su quello che hai già osservato con l’immunoprecipitazione o con elettroforesi in gel. E uno sa per analogia con la dimensione delle proteine di altri retrovirus, uno può dedurre con buona sicurezza queste proteine. Così poi avete la p25 che era vicino alla p24 dell’HTLV, avete la p18 … alla fine gli altri. D’altra parte quella che era molto differente era la proteina molto grande, la p120.

DT: Oggigiorno, sono stati risolti I problemi riguardo la produzione di massa del virus, fotografie al Microscopio elettronico a 1,16? LM: Si, certo. (31) DT: Esistono le fotografie dell’HIV al microscopio elettronico dalla purificazione?

LM: Sì, ovviamente.

DT: Sono state pubblicate?

LM: Non potrei dirLe … ne abbiamo alcuni da qualche parte … ma non riveste interesse, non è di nessun interesse.

 

  • Questo è il test “ORAQUICK” che afferma “SI PENSA CHE L’HIV CAUSI L’AIDS” “EFFETTUARE UN TEST SUGLI ANTICORPI E’ UN AIUTO ACCURATO NELLA DIAGNOSI DI HIV”):

 

hiv foto 1

 

  • Foglio illustrativo del Test Elisa per ANTICORPI HIV.

 

test elisa

 

  • Foglio illustrativo del « test di conferma » Western Blot:

 

summary

 

 

  • Ricordiamo che gli stessi produttori del test Elisa, alla voce “sensibilità e specificità del test” affermano:

 “AD OGGI NON ESISTE UNO STANDARD RICONOSCIUTO PER STABILIRE LA PRESENZA O L’ASSENZA DI ANTICORPI HIV-1 E HIV-2 NEL SANGUE UMANO”.

Ma tale test viene usato per affermare che nel sangue analizzato del paziente gli anticorpi sono presenti.

Nel foglio illustrativo del test Western Blot, chiamato “test di conferma” perché appunto dovrebbe confermare un’infezione rivelatasi al primo test Elisa, si legge che:

“UN CAMPIONE DI SANGUE RISULTATO POSITIVO SIA AL TEST ELISA CHE AL TEST WESTERN BLOT SI PRESUME  INFETTO DA HIV-1” e ancora:

“SEBBENE UN RISULTATO POSITIVO (ricordiamo che la sua positività cambia da paese a paese…) POTREBBE INDICARE INFEZIONE DA HIV-1, LA DIAGNOSI DI AIDS PUO’ ESSERE EFFETTUATA SOLO SE L’INDIVIDUO RISPECCHIA I CRITERI DIAGNOSTICI STABILITI DAL CDC (CENTER FOR DISEASES CONTROL)”  e inoltre al punto 6 viene affermato:

NON USARE IL WESTERN BLOT COME UNICO TEST DI CONFERMA DI DIAGNOSI DI POSITIVITA’ AL VIRUS HIV-1”.

  • Ma questo viene chiamato e usato come test di conferma

Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR (Reazione a catena della Polimerasi), ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test:

“QUESTA TECNICA NON DEVE ESSERE USATA COME TEST DI SCREENING PER IL VIRUS HIV O COME STRUMENTO DIAGNOSTICO PER CONFERMARE LA PRESENZA DEL VIRUS”

 Tuttavia,anche la PCR viene usata come strumento diagnostico. Di cosa parliamo?

  • Come accennato all’inizio del nostro articolo, una lecita richiesta di informazioni da parte di un Virologo a cui nessuna risposta è stata data; la nostra domanda è:
  • Viene fatto volutamente tutto ciò?
  • Come può la rappresentanza dell’Istituto Superiore della Sanità fornire una statica risposta trovata grazie all’ausilio di una ricerca virtuale ?
  • Questo atteggiamento è corretto?
  • Come si può pretendere la “calma” della folla quando i vertici in primis nuotano nella confusione più totale? Tutto ciò è stato controllato?

Come ben abbiamo capito guardando qualche anno addietro,l’atteggiamento del pubblico, colpito dagli allarmi lanciati attraverso i mezzi di comunicazione, è oscillato da atteggiamenti di condanna e paura a quelli di solidarietà verso gli ‘infetti’. Il grande impatto provocato dalla commistione esplosiva tra amore, sesso e ‘rischio mortale’ ha portato non solo a sopravvalutare il problema, ma anche a una scarsa disposizione critica nei confronti di quella che Duesberg, Rubin e persino Montagnier hanno definito come la nuova religione: la ‘Scienza’. In questo è venuto largamente meno quell’atteggiamento critico e spregiudicato che la pratica scientifica dovrebbe favorire come costume intellettuale.

HIV E LA FRODE DEL NOSTRO SECOLO

Cenni storici sulla grande ed irreale pandemia mediatica

Molti i giornalisti e opinion leader negli anni ottanta si sono fatti paladini, attraverso la loro professione, di un’opera di tipo ‘missionario’: dovevano arrivare a quante più persone possibile e con il maggior impatto possibile. Ritenevano così di poter salvare con l’arma dell’informazione la società, che altrimenti avrebbe corso rischi gravissimi, poiché l’epidemia “era scoppiata” e il vaccino e la terapia non erano pronti. In una simile atmosfera, persino alcune esagerazioni erano giustificate.

Gli operatori sanitari, colpiti dalla drammaticità dei casi clinici e influenzati a loro volta dagli scienziati che spasmodicamente cercavano di fronteggiare un morbo apparentemente nuovo e inarrestabile, hanno reagito in modo simile. Da una parte vi era l’imperativo di assistere con dedizione i malati, di bloccare il contagio, dall’altro emergeva talvolta una sorta di risentimento verso tossicodipendenti, omosessuali e prostitute, i cui comportamenti sembravano mettere in grave pericolo quelli che, come loro, si trovavano in ‘prima linea’.

Dunque, per i giornalisti, il pubblico e i medici, l’atteggiamento morale si è a lungo dibattuto fra il tentativo di conciliare la difesa della società, la difesa degli individui colpiti, e le proprie preoccupazioni. Conciliazione non sempre facile da ottenere, se pensiamo che una delle proposte discusse negli anni Ottanta è stata quella di marchiare con un inchiostro indelebile i sieropositivi, in modo che i ‘sani’ non avessero difficoltà a riconoscerli ed evitarli.

La popolazione, all’inizio, si è completamente fidata di quanto comunicato con grande allarme dalle autorità sanitarie pubbliche; queste a loro volta si sono fidate delle ‘scoperte’ di un gruppo molto influente di scienziati.

Occorre però tenere conto del particolare momento in cui è avvenuta la ‘scoperta’: il ‘nuovo virus’ è apparso proprio in un’epoca in cui le malattie infettive erano ben conosciute e in gran parte controllate. Inoltre, solo pochi anni prima, negli anni Settanta, l’ipotesi sull’origine virale dei tumori, nella quale questi stessi gruppi di scienziati avevano riposto la speranza di grandi prospettive terapeutiche, aveva dovuto essere mestamente accantonata per manifesta inconsistenza. In questa situazione l’Aids poteva indubbiamente rappresentare per loro la possibilità di un grande riscatto.

Riteniamo, pertanto, che su questo gruppo di scienziati ricadesse la maggiore responsabilità complessiva, e perciò proprio da parte loro si sarebbe dovuto pretendere il più alto rigore intellettuale e morale, inteso come piena aderenza agli standard di precisione, acribia, pubblicità, comunicabilità della ricerca scientifica (onori e oneri). Poiché tale rigore è venuto a mancare proprio su aspetti di primaria importanza, come sarà facile esemplificare, ogni dubbio sui risultati vantati è giustificato. La mancata reazione a queste scorrettezze, una volta divenute di dominio pubblico, ha coinvolto e reso in un certo senso complice una fetta molto consistente della società, allargando appunto le responsabilità, inizialmente ristrette.

Infatti, il muro di censura non è stato impenetrabile, ha avuto ed ha brecce non trascurabili attraverso cui poter guardare. Fin dal 1987, e in misura maggiore dai primi anni Novanta, sono state pubblicate numerose critiche alle ipotesi ufficiali. Queste critiche, pubblicate su riviste scientifiche di primo piano (“New England Journal of Medicine”, “Science”, “Nature”, “Cancer Research”, “The Lancet”, “Genetica”, ecc.), sono poi state riprese con evidenza da alcuni mezzi di comunicazione.

La maggior parte dei ricercatori e dei medici hanno tuttavia scelto di non prenderle in considerazione. Si tratta di un atteggiamento in qualche modo legittimo? Chiaramente no: mentre dal punto di vista giuridico è fallace sostenere l’argomento “non poteva non sapere”, nel campo scientifico questa asserzione è valida. La ragione è semplice: mentre in campo giuridico ciò che conta è la responsabilità individuale, ossia l’accertamento che un determinato individuo abbia commesso o non commesso un reato, in campo scientifico fanno parte integrante delle qualità del ricercatore la conoscenza e il vaglio delle varie ipotesi esistenti nel suo ambito di ricerca. In altre parole:

Gli scienziati non possono sottrarsi ad una valutazione, secondo una precisa ottica scientifica, delle argomentazioni contrarie. Per chiarire con un esempio negativo, la pubblicazione di un lavoro di Duesberg – uno dei più prestigiosi critici delle dottrine ufficiali sull’Aids – sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”, la rivista della Accademia delle Scienze americana , è stata effettuata con l’impegno della rivista a pubblicare nel numero seguente una controreplica di Gallo.

Questo avveniva nel 1989 e a tutt’oggi Duesberg e i lettori la stanno ancora aspettando.

La cosa grave è che un tale silenzio è continuato anche quando, essendo addirittura affiorate segnalazioni documentate di frodi consistenti, non è avvenuta nessuna reazione adeguata.

Anche in queste occasioni la maggior parte della comunità scientifica ha fatto quadrato attorno a quelli che le hanno commesse, permettendo loro di continuare a muovere le fila della ricerca, dei fondi, delle pubblicazioni. Paradossalmente sono stati estromessi e isolati quelli che con coraggio hanno tentato di correggere – con una critica costruttiva, documentata e scientificamente valida – errori, distorsioni cognitive, non sequitur, chiari abusi empirici ed etici nelle sperimentazioni.

Aids e disinformazione

La grande stampa, le maggiori reti televisive, le principali riviste scientifiche hanno espresso la linea dei centri di potere scientifico operando una stretta censura sulle opinioni dissenzienti. In questo generale atteggiamento conformistico, alcuni canali d’informazione hanno, per la verità, riportato informazioni non allineate, ma non sono sinora riusciti a ribaltare la situazione. Come è stato possibile realizzare questo in un’epoca in cui Internet – che molto difficilmente può essere censurato – cominciava a dominare la scena mondiale? Se noi immaginiamo che la censura debba essere esplicita siamo in errore. La censura si può altrettanto bene, e forse meglio, esprimere attraverso il ‘consenso’ su teorie e fatti distorti. Di fatto, l’opinione pubblica e quella di settori specialistici è guidata proprio dal ‘consenso’ che viene espresso sui principali mezzi di comunicazione. È sufficiente controllare questi ultimi, e il gioco è fatto. Non serve la censura totale. È stata una singola eccezione il solo “Sunday Times” edito a Londra. Durante un periodo di alcuni anni (dal ’92 al ’94), ha pubblicato con grande rilievo articoli a tutta pagina sulla questione, (4) riscuotendo notevole successo e vivace dibattito tra i lettori. Erano firmati da un grande giornalista, Neville Hodgkinson, appassionato e nel contempo obbiettivo, capo-redattore della sezione scientifica. Tuttavia la mesta conclusione è stata che al direttore del giornale, che aveva resistito alle pressioni esterne affinché lo allontanasse, “è stato affidato altro incarico” e, di conseguenza, lo stesso Neville Hodgkinson ha dovuto andarsene.

Appare quindi perlomeno curioso che negli Stati Uniti la ‘società civile’ sia stata tanto orgogliosa e intransigente da mettere a lungo sotto processo il suo presidente in carica per qualche bugia sulla sua sfera privata, mentre, nel contempo, abbia tollerato che, in settori ben più importanti e seri come la ricerca sull’Aids, la manipolazione della verità non avesse conseguenze di sorta e anzi potesse continuare nel tempo.

Vedremo, nel seguito, come scorrettezze formali e sostanziali abbiano interessato il cuore della ricerca sull’Aids e di cosa siano stati capaci di fare e di dire i suoi protagonisti, tenendo ben presente che si tratta di una scelta a scopo esemplificativo di fatti un po’ meno noti tra i tanti di cui abbiamo notizia.

 

Irregolarità riguardanti la diffusione epidemica

Chi non ricorda i grandi e drammatici titoli sul dilagare della spaventosa epidemia, negli anni 1986-1995? Le autorità sanitarie qualificavano come bugiardi e pericolosi irresponsabili coloro che facevano notare come stime e previsioni e interpretazioni della cosiddetta epidemia fossero abbondantemente sbagliate. La verità, sempre tenuta nascosta, è che, appunto, l’epidemia di sieropositività non c’è mai stata, dall’inizio dell’uso dei test ad ora (anni 1986-1999).

Ecco cosa ammette nel 1994 Patricia L. Fleming, direttrice della Reporting and Analysis Section della Divisione Aids dei Centers for Disease Control (i famosi CDC di Atlanta) a proposito dell’incidenza della sieropositività di fronte a Luca Rossi che la intervista:

“Siamo in grado di controllare tutte le donne che partoriscono negli Stati Uniti, per cui ogni anno sappiamo esattamente quante partorienti sono sieropositive: … esattamente lo 0,17%. La prevalenza del virus è assolutamente stabile.”

Tale bassa prevalenza è confermata anche da un altro dato e cioè dalla percentuale di sieropositività tra le reclute, rimasta costante negli anni:

  • Luca Rossi: “È ragionevole pensare che lo 0,19% sia il tasso di sieropositività tra la popolazione eterosessuale?”
  • Patricia L. Fleming: “Si, è ragionevole”.

Considerando che le reclute e le partorienti sono un campione molto rappresentativo della popolazione eterosessuale, questo significa semplicemente assenza di epidemia nella popolazione generale.

Quando Luca Rossi chiede a Meade Morgan di fargli controllare le previsioni erronee effettuate negli anni precedenti, il capo dello Statistics and Data Management Branch della Divisione Aids dei CDC, risponde che non è possibile: “Ce l’abbiamo, ma sono documenti interni, non per la pubblicazione. Generalmente a nessuno interessa quello che abbiamo fatto nel passato: vogliono sapere cosa prevediamo per il futuro” (sic!).

Anche in Italia le stime sono state corrette ogni anno, con l’implicita contemporanea ammissione che erano sbagliate quelle degli anni precedenti (nel pieno dell”epidemia’, le stime dei sieropositivi sono andate sempre calando, dal 1987 al 1998.

Quest’anno (il 4/5/99) c’è stata una novità: è comparso un articolo sul “Corriere della Sera” in cui veniva ammesso quanto era stato negato con veemenza, fino ad allora, per 14 anni.

Ecco il titolo: “Aids, GLI ITALIANI TRA ALLARMISMO E IGNORANZA” e il sottotitolo: “L’epidemiologo: Si è esagerato con il terrorismo, ci vorrebbe una nuova campagna di informazione”. All’interno dell’articolo si riportano alcune dichiarazioni, che segnalano il brusco cambiamento di rotta. Il prof. Rezza (direttore del Centro Operativo Aids) dichiarava: “Forse abbiamo esagerato con il terrorismo. Ci vorrebbe una nuova campagna di informazione, basata su dati più oggettivi”.

Paolo Lusso, docente di malattie infettive a Bologna e responsabile della ricerca sull’Aids al San Raffaele di Milano, allievo di Gallo, invita alla cautela: “Negli anni scorsi c’è stato un allarmismo esasperato, seguito da un ottimismo parimenti ingiustificato. Prima la peste e gli untori, poi il vaccino dietro l’angolo. Colpa delle autorità sanitarie”.

In altre parole: questi studiosi esortano a smettere con l’allarmismo, nella speranza che nessuno ricordi quanto da loro sostenuto nel passato (confidando nella scarsa memoria degli italiani, naturalmente).

Le stesse autorità sanitarie che contribuivano ad allarmare il pubblico sostenendo l’esistenza di un’epidemia in fase di espansione, sapevano bene che i dati, da loro stessi forniti, la negavano.

Per evitare equivoci: gran parte dei ‘dissidenti’ sostengono che l’epidemia di ‘sieropositività’ in Occidente non si è verificata (da quando i test sono divenuti disponibili per indagini di massa il tasso di sieropositività è rimasto stabile), mentre quella di Aids ha avuto proporzioni molto ridotte ed è rimasta confinata a certi particolari gruppi a rischio, indice inequivocabile di una sua origine non infettiva. L”esplosione epidemica’ africana sarebbe dovuta -sempre secondo i dissidenti – a “stime” alte a piacere e ad una definizione ed una modalità di diagnosi molto differenti, rispetto a quelle utilizzate nei paesi occidentali. In altre parole, l’Aids in Occidente e l’Aids in Africa sarebbero entità non confrontabili (una buona parte di casi classificati come Aids in Africa non sarebbero tali in Europa) anche se le autorità sanitarie le considerano una stessa malattia e l’OMS continua a raggrupparle assieme.

 

Irregolarità riguardanti il vaccino

È utile premettere che il vaccino per l’Aids è sempre stato concettualmente irrazionale ed è facile spiegarlo: perché dovrebbero essere di qualche utilità gli anticorpi da vaccino, se si è sempre sostenuto che gli anticorpi contro il virus, rivelati dal famoso test, sono inefficaci nell’impedire la malattia e sono la base per una prognosi infausta? La risposta è che non c’è nessuna ragione plausibile neanche nell’ambito della teoria ufficiale.  La ragione del vaccino sta appunto nell’utilità degli anticorpi. Se non c’è quella, manca l’essenziale.

Sarà utile ricordare, inoltre, che i vaccini comportano rischi di reazioni collaterali, rischi di cui è indispensabile tenere conto, specie con gli immunodepressi.

Bene, tenendo presenti questi aspetti teorici non marginali, è interessante ricordare di cosa sono stati accusati nel 1991 Robert Gallo del National Cancer Institute di Bethesda (USA) e Daniel Zagury, dell’università parigina Pierre-et-Marie Curie. (10) Avevano sperimentato su bambini dello Zaire un vaccino ottenuto per esperimenti sulle scimmie, “nel massimo segreto”. Zagury si difese dalle accuse della comunità scientifica occidentale affermando che aveva ottenuto “il pieno supporto del comitato etico zairese”

Si può rimanere esterrefatti da simili affermazioni, ma Zagury si dimostrò presto ancora più disinvolto, sempre con la collaborazione di Gallo: almeno due pazienti con Aids da loro trattati con un vaccino sperimentale morirono per complicazioni legate al trattamento sperimentale.

Queste gravissime accuse sono sostenute dalle prove raccolte da un dermatologo francese, Jean Claude Guillaume, il quale aveva visitato un paziente che presentava delle lesioni necrotiche inusuali alla pelle; Guillaume non era stato in grado di effettuare una diagnosi, ma aveva fatto fotografie e preso dei campioni, che erano stati conservati. Il paziente era morto. Il mistero si era approfondito quando, alcuni mesi dopo, Guillaume aveva saputo da un collega che questo ultimo aveva visto un caso identico, anche quello fatale. Tutto gli si chiarì quando trovò una copia della rivista medica “The Lancet” in cui si parlava dell’esperimento di Zagury (e di ben altri 13 luminari, Gallo compreso), che consisteva nell’utilizzare, come vettore delle proteine dell’HIV, un altro virus, processato geneticamente e inattivato. Immediatamente capì che quelle lesioni erano da ‘vaccinia gangrenosa’ (provocata – in immunodepressi – da virus antivaioloso vivo).

Zagury, che allarmato telefonò a Guillaume, assicurò che i virus utilizzati in quegli esperimenti erano stati inattivati e l’ipotesi del dermatologo era assolutamente impossibile.

Ma i risultati dello studio istologico dei tessuti dimostrarono la presenza di virus vaccinico nelle cellule epiteliali del paziente confermando quanto sospettato.

Bene, nel rapporto preliminare (pubblicato nel luglio 1990 su “The Lancet”, appunto, si era precisato che una morte e 6 infezioni opportunistiche erano avvenute nel gruppo di controllo mentre nessuna complicazione e tantomeno decessi venivano menzionati nel gruppo dei vaccinati.

Oltre all’inganno della relazione fraudolenta, bisogna osservare che i due incidenti (da mancata inattivazione del virus) sono troppo strani per essere considerati dei semplici incidenti, primo perché sono avvenuti in laboratori altamente specializzati e con personale esperto, secondo perché sono avvenuti a mesi di distanza l’uno dall’altro. Questi elementi assommati alla mancanza di scrupoli etici degli autori, inducono inquietanti interrogativi e gettano ombre sinistre sul mondo e sul modo della ricerca medica. Infatti, se in quei laboratori al massimo livello non sono stati capaci di inattivare il virus vaccinico in più di una occasione, dimostrando una incompetenza e una leggerezza incredibili, di chi possiamo fidarci? Non dimentichiamo che ancora qualche anno dopo, Gallo aveva sostenuto a una conferenza sul tema che “l’unico modo di capire se un vaccino funziona è provarlo sul campo” (15) (ovvero sperimentarlo su popolazioni del terzo mondo, impossibilitate a dare un valido consenso informato, anche se le premesse teoriche e sperimentali sugli animali sono pessime).

Che non ci fosse nessun convincente appiglio teorico, come dicevamo, per poter sostenere le diverse sperimentazioni sugli umani, lo confermava a chiare lettere Dani Bolognesi, un collega e amico di Gallo, alla medesima conferenza tenuta nel 1994. Secondo l’esperto, il vaccino era “in un pantano” (16) sia dal punto di vista della ricerca che dei risultati! Per inciso, ora siamo alla fine del 1999 e il vaccino non c’è ancora, nonostante i ricorrenti ottimistici annunci.

Tornando a Gallo e Zagury, che conseguenze hanno avuto per la loro condotta? Hanno continuato a essere ospitati sulle principali riviste scientifiche, a proporre i loro esperimenti e a pontificare come niente fosse accaduto.

 

Le pesanti influenze economiche condizionanti la ricerca

Le pesanti implicazioni economiche nelle ricerche sono state ampiamente denunciate, tuttavia appaiono più evidenti quando sono ammesse dagli stessi esponenti degli istituti governativi.

Meade Morgan, dei CDC confessa a Luca Rossi:

“Molti si sono lamentati perché sostengono che non rappresentiamo correttamente le donne: e così, nella nuova definizione [dell’Aids, quella del 1993], abbiamo aggiunto il carcinoma uterino, che è una malattia caratteristicamente femminile.”

 Perché mai?

“Ci sono lobby molto forti di lesbiche.”

“Ma le lesbiche non hanno l’Aids.”

“No, è proprio di questo che si lamentano … e loro pensano che sia una discriminazione.”

Perché? Vogliono avere l’Aids?

“Non vogliono l’Aids, ma i soldi.”

Quando gli viene chiesto di esprimersi su Fauci, potente direttore del National Institute of Health, così si esprime Meade Morgan:

“… il suo lavoro è ottenere i soldi per la sua organizzazione, non c’è dubbio su questo. Penso che se ci fossero ragioni per sostenere la teoria delle concause, girerebbe la situazione a suo favore. Non direbbe: mi sono sbagliato. Direbbe: ecco qualcosa che dobbiamo studiare. E siccome non l’abbiamo ancora fatto, dateci il doppio per farlo.”

Sophie Chamaret, ricercatrice del gruppo di Montagnier, sollecitata da Rossi a esprimersi sul comportamento degli americani (in particolare Gallo e Fauci), dice:

“Negli Stati Uniti hanno un contratto, se non trovano niente entro un certo periodo, se non hanno pubblicazioni interessanti o un avanzamento del lavoro, arrivederci signori, è finita. Dunque bisogna che trovino qualcosa. Per questo diventano ladri. Hanno bisogno di trovare qualcosa, qualsiasi cosa.”

Duesberg  a proposito degli interessi francesi:

“Ci sono pressioni enormi. Pensi soltanto all’Istituto Pasteur di Parigi, dove lavora Montagnier. Ogni anno ricevono milioni di dollari dai test dell’IV. S’immagina? Dici che non c’è l’HIV? Bravo Luc, tornatene nella Legione Straniera. Abbiamo bisogno di soldi, baby.”

Quindi, sembra che talvolta la ricerca scientifica che porta al vero progresso non sia favorita dai fondi, ma paradossalmente ne sia negativamente influenzata.

 

Irregolarità riguardanti la dimostrazione del nesso causale Hiv-Aids

Uno degli argomenti di battaglia dei dissidenti è sempre stato il seguente: non c’è nessun lavoro che dimostri che l’HIV causa l’Aids. Tuttavia, sia in testi recenti che non recenti  tale dimostrazione viene attribuita ai lavori di Gallo e Montagnier  (pubblicati nel 1983 e 1984).

In verità, nei suoi lavori su “Science” del 1984, Gallo non ha mai fatto direttamente una simile asserzione. Neppure Montagnier lo ha fatto: per dirla con i loro termini, l’HIV (LAV o HTLV-III) era solamente “un buon candidato”, nulla più. Successivamente cambiarono radicalmente idea. Gallo, per esempio, dichiarò nel 1993:

“La prova inconfutabile che ha convinto la comunità scientifica che questa specie di virus è la causa dell’Aids è venuta da noi. La giusta crescita di questo virus proviene da questo laboratorio principalmente tramite Mika Popovic. Lo sviluppo di un esame del sangue sensibile, ben funzionante. Non penso che ci sia qualcosa da discutere. Penso che la storia parli da sé.”

Possiamo osservare che se gli stessi fatti ed esperimenti vengono interpretati un giorno in una maniera, un giorno in un’altra, senza alcuna giustificazione, allora si tratta di operazioni politiche (nel senso spregiativo del termine), e non scientifiche.

Ben se ne è accorto Luca Rossi, alle cui stringenti domande sia Montagnier che Gallo non hanno saputo rispondere se non con argomenti circolari. Ecco cosa è arrivato al punto di dire Montagnier:

“Non è importante sapere la causa. È importante trovare una cura o un vaccino. Non è necessario dimostrare qual è la causa. Lo sarebbe per quelli come Duesberg, per farli tacere.”

Insomma sarebbe importante sapere, ossia dimostrare, la causa dell’Aids solo per far tacere quelli come Duesberg! Non poteva chiarire meglio il suo pensiero.

Gallo non è da meno: a Luca Rossi che gli pone la stessa domanda (su quale sia la prova definitiva che l’HIV causa l’AIDS), risponde:

“E già stata data.”

“Ma dov’è?”

“Io non vedo alcun problema e non ne voglio parlare.”

Gallo insomma rifiuta la risposta, anche se poco prima, nella medesima intervista, aveva ribadito che “un’ipotesi deve essere provabile e provata: il resto sono parole a vanvera.”

Ognuno giudichi se i suoi comportamenti siano conseguenti a quest’ultima affermazione epistemologica.

Il commento di Rossi è notevole nell’evidenziare le fallacie logiche di queste pseudo-argomentazioni:

“Qual è la prova? Che se avremo il vaccino vinceremo. Magnifico. Qual è la prova che l’HIV causa l’Aids? La prova è che se avremo un vaccino contro l’HIV preverremo l’Aids. Già. Ma qual è la prova? Qual è la prova che l’HIV causa l’Aids? La prova è che un giorno l’avremo. Non ce l’abbiamo, finora. Abbiamo un vaccino? No, non l’abbiamo, ma l’avremo. Avremo un vaccino contro qualcosa che quando avremo il vaccino sapremo che cos’era. Sapremo perché abbiamo inventato questo vaccino solo dopo che l’avremo inventato. Sappiamo qual è la causa dell’Aids? Possiamo dimostrarla? No, ma quando avremo sconfitto l’Aids lo faremo. Per adesso non possiamo, ma siamo fiduciosi. La prova che siamo nel giusto è che quando avremo il vaccino sapremo qual era la malattia, sapremo da cosa ci deve difendere il vaccino. Prima dobbiamo trovarlo, poi sapremo perché l’abbiamo trovato…. Non sappiamo come lavora, il virus, ma sappiamo che se lo sconfiggeremo avremo la prova che bisognava sconfiggerlo, la prova finale.”

A questo punto, poiché non possiamo fidarci troppo di scienziati interessati più alla politica della ricerca che all’accertamento della verità, è utile considerare cosa questi scienziati fecero nei lavori pubblicati nel 1983-84, considerati fondamentali e già citati.

 

 

Irregolarità riguardanti la scoperta del virus

Molti ricordano che si protrasse a lungo la discussione su chi, tra Gallo, Montagnier e pure Weiss, avesse effettivamente isolato per primo il virus HIV. Tutti e tre si sono infatti considerati suoi ‘co-scopritori’. Tutti e tre vantarono di aver ottenuto degli isolati pressoché identici a quello iniziale proveniente dal laboratorio Pasteur di Parigi. Pensavano allora che questo potesse essere una conferma reciproca, poiché una identità biologica, quale un virus, avrebbe dovuto essere come tutte le altre: stabile e identica a sé stessa. Invece all’epoca non sapevano ancora quello che essi stessi avrebbero sostenuto in seguito e cioè che neppure nello stesso paziente gli ‘isolati’ coincidono. Anzi, una enorme, incredibile variabilità sarebbe stata la regola.

Nel caso dell’HIV la differenza del corredo genetico arriverebbe al 10%, 13% e fino a oltre il 40% mentre fino allora differenze dell’1% nell’ambito della stessa specie venivano considerate come ‘estrema variabilità’ – il nostro patrimonio genetico differisce per il 2% da quello degli orangoo-tan e per l’1% da quello degli scimpanzée –). Come potevano allora i loro primi ‘isolati’ essere uguali, se provenivano, come sostenuto, da pazienti diversi in tempi differenti? “Si son rubati l’un l’altro dei diamanti falsi”, è stato il sarcastico e puntuale commento di Duesberg.

Gli aspetti poco limpidi non si limitano a questo; una commissione governativa statunitense (nominata dall’OSI, Office of Scientific Integrity dell’NIH) appurò nel 1991 che nei laboratori di Gallo c’erano “differenze tra quanto venne descritto e quanto venne fatto” (nei lavori pubblicati nell’aprile 1984 su “Science”). Il collaboratore di Gallo, Popovic, venne accusato di “condotta riprovevole per dichiarazioni false e inesattezze” e si concluse che Gallo “come capo di laboratorio creò e favorì condizioni che diedero origine a dati falsi/inventati e a relazioni falsificate”. Ciò nonostante, questa commissione si affrettava ad aggiungere nel rapporto che i risultati ottenuti con quei … ‘dati’ e quelle relazioni falsificate non venivano compromessi! (30) Sotto un certo punto di vista non avevano tutti i torti: se infatti si fingesse che quei dati fossero veri, il risultato non cambierebbe, anche se opposto a quello vantato. Gallo stesso sostenne che quello descritto da Montagnier nel 1983 “non fu vero isolamento”, mentre il suo sì. Eppure Gallo adottò esattamente le stesse procedure di laboratorio. Procedure che non gli avevano portato molta fortuna alcuni anni prima e che vale la pena di riconsiderare.

Quel che avvenne lo spiega Eleni Papadopulos Eleopulos, ricercatrice australiana ed uno dei maggiori critici della teoria infettiva:

“Nel 1984 Gallo aveva già passato più di una decina d’anni nella ricerca dei retrovirus e del cancro. Era uno dei molti virologi coinvolti nel decennio della guerra contro il cancro del Presidente Nixon. Verso la metà degli anni ’70 Gallo affermò di aver scoperto il primo retrovirus umano in pazienti affetti da leucemia. Affermava che i suoi dati provavano l’esistenza di un retrovirus che egli chiamò HL23V. Ora, proprio come avrebbe fatto più tardi per l’HIV, Gallo usò le reazioni agli anticorpi per ‘provare’ quali proteine nelle colture erano proteine virali. E non molto tempo dopo altri proclamarono di aver trovato gli stessi anticorpi in molte persone che non avevano la leucemia. Comunque, pochi anni dopo si dimostrò che questi anticorpi capitavano in modo naturale ed erano diretti contro molte sostanze che non avevano niente a che fare con i retrovirus. Allora ci si rese conto che l’HL23V era un grosso errore. Non vi era alcun retrovirus dell’HL23V. Così i dati di Gallo diventarono motivo di imbarazzo e ora l’HL23V è scomparso. Quello che ci sembra interessante è sapere che la dimostrazione usata per affermare l’esistenza dell’HL23V è lo stesso tipo di dimostrazione data per provare l’esistenza dell’HIV. In effetti la prova dell’HL23V era migliore di quella dell’HIV”.

 

La fotografia del virus

È quasi inevitabile a questo punto obiettare che sono state mostrate diverse fotografie dell’HIV, diventa necessario perciò ridimensionare anche questo argomento.

Il virus, per essere isolato, deve prima essere concentrato e purificato con una procedura che dal punto di vista teorico e tecnico è relativamente semplice (si tratta di una particolare tipo di centrifugazione e poi di una verifica al microscopio elettronico).

Ma Montagnier non riuscì a trovarlo proprio in quel materiale concentrato dove avrebbe dovuto esserci ‘virus puro’ (da dove, per esempio, vengono ricavati i reattivi per i vari test…):

“Vedemmo alcune particelle, ma non avevano la morfologia tipica dei retrovirus…Ripeto, noi non purificammo.”

In altre parole Montagnier dice: noi non isolammo l’HIV, noi non dimostrammo la sua esistenza. È difficile essere più chiari.

La fondamentale osservazione – che solitamente viene taciuta – è che le particelle fotografate e spacciate per virus HIV possono trovarsi sia in colture cellulari ‘infette’ sia in quelle ‘non infette’, indice di non specificità. Ed è perciò che l’intervistatore, Djamel Tahi, chiede:

“Non poteva essere qualcosa d’altro invece di un retrovirus?”

Luc Montagnier: “No… beh, dopo tutto, sì… poteva essere un altro virus a sporgere [dalla cellula]. Ma c’era un… noi abbiamo un atlante.”

 

Conclusione

In questa sede abbiamo sostenuto che anche nella ricerca scientifica sono molto comuni comportamenti scorretti, del tutto simili a quelli riscontrabili nel resto della società, anche se molti continuano a rifiutare quest’idea. Fin dal 1987 sono affiorate irregolarità e autentiche frodi nella ricerca sull’Aids, ma la loro pubblicazione non ha sortito l’effetto di provocare una reazione correttiva. Eppure la gravità delle denunce e la pesantezza delle implicazioni è manifesta anche nei pochi esempi – scelti tra i tanti possibili – che sono stati qui descritti (irregolarità riguardanti l’epidemiologia, il vaccino, la distribuzione dei fondi, la dimostrazione del nesso causale HIV-Aids, la stessa dimostrazione dell’esistenza dell’HIV). I responsabili non sono stati perseguiti, bensì incoraggiati nei loro comportamenti. La censura operata sui grandi mezzi di comunicazione è stata sufficiente – almeno sinora – a guidare l’opinione pubblica e quella scientifica.

Se ne è reso conto in modo drammatico lo stesso Luca Rossi, il quale, sicuro di poter finalmente rivelare ai suoi lettori il frutto della sua accurata inchiesta con uno scoop eccezionale (dalle pagine di un importante settimanale), si è sentito rispondere dal suo direttore:

“Caro, dice, ricordati una cosa. Noi siamo la verità, qui. La verità. Se pubblichiamo una cosa del genere è un casino. E io devo pensare al mio culo di direttore. Questo dice. Caro.”

La conclusione sconfortante è che noi dobbiamo arrenderci al fatto che molti hanno le loro parti meno nobili da difendere? Questo atteggiamento andrebbe forse bene se il nostro compito di ricercatori e di scienziati fosse solo quello di dare un resoconto delle umane deficienze, ma è palesemente insufficiente per gli scopi di una società libera dove il progresso della verità può sorgere solo dalla discussione libera e spregiudicata. Questa discussione è stata ed è scoraggiata. Non è certamente la prima volta che ciò accade nella storia della scienza. A nostro parere, tuttavia, la connessione tra salute, sesso, morte rende l’episodio delle distorsioni nella ricerca sull’Aids particolarmente grave. Il tutto è stato aggravato dall’atteggiamento conformistico della quasi totalità degli organi di informazione.

Il coraggioso scritto di Luca Rossi, dal quale abbiamo preso le considerazioni e stralci delle sue interviste, si conclude infatti con accenti sconfortati e pessimistici, che ne accrescono, se possibile, la qualità intellettuale. Ma la lettura del suo coinvolgente libro e l’indagine su questo caso di inganno scientifico insegnano per lo meno che l’atteggiamento critico nei confronti delle opinioni, delle dottrine e delle teorie dominanti deve essere continuamente rinnovato per essere autentico. Si tratta, oltre tutto, di un atteggiamento che è indispensabile trasmettere a chi ha la responsabilità della formazione delle nuove leve di intellettuali e ricercatori.

 

 

 

Note.

 

(1) Comunicazione personale a Fabio Franchi. back

(2) L. Rossi, Sex virus, Milano, Feltrinelli, 1999 p. 383. back

(3) P. Duesberg Human Immunodeficiency virus and acquired immunodeficiency syndrome: Correlation but not causation, “Proceedings of the National Academy of Sciences”, 1989; 86:755-764. back

(4) N. Hodkinson (elenco dei 12 articoli pubblicati sul “Sunday Times” dal 1992 al 1994). http://www.virusmyth.com/aids/index/nhodgkinson.htm. back

(5) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 105. back

(6) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 112. back

(7) L. Rossi, Sex virus, cit. p. 118. back

(8) Centro Operativo AIDS. ISS. Aggiornamento dei casi di AIDS notificati in Italia) Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità (Aggiornamenti periodici). back

(9) L. De Marchi & F. Franchi, AIDS la grande truffa, Roma, SEAM, 1996, p 69-79. back

(10) Vaccino anti-AIDS inchiesta in Francia, “Il Medico d’Italia”, 1991; 1904: 2. back

(11) Death in vaccine trial trigger French enquiry, “Science”, 1991;252:501-2. back

(12) Death in vaccine trial trigger French enquiry, cit. back

(13) O. Picard, P. Giral, M.C. Defer et alii (14 autori tra cui anche R. Gallo!), AIDS vaccine therapy: phase I trial, “The Lancet”, 1990; 336:179. back

(14) P. Dri, Il vaccino anti-AIDS nella bufera, “Tempo Medico”, 1 maggio 1991. back

(15) R. C. Gallo intervento in “AIDS and related diseases 1994” (Meeting). CRO, Aviano (Italy), 9 Aprile, 1994 (registrazione personale di Fabio Franchi). back

(16) D. Bolognesi, intervento in “AIDS and related diseases 1994” (Meeting). CRO, Aviano (Italy), 9 Aprile, 1994 (registrazione personale di Fabio Franchi). back

(17) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 119. back

(18) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 120. back

(19) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 392. back

(20) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 390. back

(21) L. Rossi, Sex virus, cit., pp. 254-5. back

(22) De Vita VT, Jr., Hellman S., Rosenberg SA. Curran J., Essex M. and A S Fauci. AIDS: Biology, Diagnosis, Treatment and Prevention, Lippincott-Raven Publishers, 19974, pp 177-195. (un autore è A. Fauci, ex direttore del National Institute of Health). back

(23) Mandell/Douglas/Bennet. Principles and Practice of Infectious Diseases, Wiley Medical, 19852, p 1670. back

(24) M. Popovic, M. G. Sarngadharan, E. Read, et alii, Detection, Isolation,and Continuous Production of Cytopathic Retroviruses (HTLV-III) from Patients with AIDS and Pre-AIDS, “Science”, 1984; 224: 497-500; R. C. Gallo, S. Z. Salahuddin, M. Popovic, et alii, Frequent Detection and Isolation of Cytopathic Retroviruses (HTLV-III) from Patients with AIDS and at Risk for AIDS, “Science”, 1984; 224: 500-502. back

(25) F. Barré-Sinoussi et alii (including L. Montagnier), Isolation of a T-lymphotropic retrovirus from a patient at risk for aquired immune deficiency syndrome (AIDS), “Science”, 1983; 220: 868-871. back

(26) “The Plague”(La piaga, il flagello), documentario televisivo, USA 1993. back

(27) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 319. back

(28) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 395. back

(29) E. Papadopulos-Eleopulos, V. Turner, J. M. Papadimitriou, D. Causer, The Isolation of HIV. Has it Really Been Achieved? The Case Against, “Continuum”, Sept/Oct, 1996; 4(3):1-24. back

(30) E. Papadopulos-Eleopulos, V. Turner, J. M. Papadimitriou, Has Gallo Proven the Role of HIV in AIDS? “Emergency Medicine”, 1993; 5: 5-147. back

(31) C. Johnson, Is HIV the Cause of AIDS? An interview with Eleni Papadopulos-Eleopulos, “Continuum”, Autumn 1997. back

(32) I tre principali criteri di isolamento utilizzati da Gallo e Montagnier: a) reazione anticorpale al test dell’AIDS (e ricerca dell’antigene), b) attività transcriptasica inversa, c) presenza di particelle similvirali in colture cellulari ‘infettate’ e stimolate con PHA. back

(33) E. Papadopulos-Eleopulos, V. Turner, J. M. Papadimitriou, Has Gallo Proven the Role of HIV in AIDS? “Emergency Medicine”, cit. back

(34) V. Turner, What Is the Evidence for the Existence of HIV?, http://www.virusmyth.com/aids/data/vtevidence.htm. back

(35) V. Turner, Do HIV Antibody Tests Prove HIV Infection?, http://www.virusmyth.com/aids/data/vttests.htm. back

(36) S. Zolla-Pazner et alii, Reinterpretation of HIV Western Blot Patterns, “New England Journal of Medicine”, 1989; 320:1280-1. back

(37) J. Maddox, Aids research turned upside down, “Nature”, 1991; 353:2. back

(38) E. P. Eleopulos, V. Turner, and J. M. Papadimitriou, Is a positive Western Blot Proof of HIV Infection?, “Bio/Technology”, 1993;11: 696-707; F. Franchi, Alla ricerca del virus HIV, “Leadership medica”, 1998,7:18-33. back

(39) D. Thai (interview to Luc Montagnier), Did Luc Montagnier discover HIV? “I repeat, we did not purify”, “Continuum”, 1997; 5: 30-4. back

(40) E. P. Eleopulos, V. Turner, and J. M. Papadimitriou, Is a positive Western Blot Proof of HIV Infection?, “Bio/Technology”, 1993;11: 696-707. back

(41) D. Thai (interview to Luc Montagnier), Did Luc Montagnier discover HIV? “I repeat, we did not purify”, “Continuum”, 1997; 5: 30-4; F. Franchi, Alla ricerca del virus HIV, cit. back

(42) D. Thai (interview to Luc Montagnier), Did Luc Montagnier discover HIV? “I repeat, we did not purify”, “Continuum”, 1997; 5: 30-4; F. Franchi, Alla ricerca del virus HIV, cit. back

(43) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 314. back

 

ALLEGATI

Una  intera Sezione

 

 

 

 

 

 

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Rilevata la presenza del batterio della Difterite in otto bambini definiti “portatori asintomatici”

Primo caso di Difterite dopo quasi trent’anni?
QUANTO E’ VERA QUESTA OSSERVAZIONE?

Diverse le domande in merito ad un quadro poco chiaro della situazione.

Non è stato riconosciuto alcun vettore fino ad ora. Sulla scia del primo caso di un bambino di sei anni della città catalana di Olot, ora, otto i bambini  risultati positivi al tampone faringeo.

Otto i bambini che hanno ricevuto una profilassi vaccinale e definiti “portatori asintomatici”

news

L’agenzia  di Sanità Pubblica della Catalogna ha rilevato e comunicato  la presenza del batterio della difterite in almeno otto di bambini. Otto bambini,vaccinati e definiti “portatori asintomatici”.

Prima di passare alla seguente spiegazione postiamo di seguito delle fonti a cui è possibile accedere alla lettura di diversi casi di difterite.

Ricolleghiamoci alla domanda :

“Primo caso di Difterite,quanto è vera questa osservazione? Si parla della scomparsa di questa malattia nel mondo,ma quanto è vero?”

Seroprevalence of antibody against diphtheria among the population in Khon Kaen province, Thailand.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22743861
  • Difterite in Laos: Copertura insufficiente o inefficace il vaccino?

Durante la fine del 2012 e l’inizio del 2013 di vari focolai di diphthe-ria sono stati notificati nel nord della Repubblica democratica popolare del Laos. Lo scopo di questo studio è stato quello di determinare se il riemergere di questa malattia prevenibili da vaccino era dovuto a copertura vaccinale insufficiente o riduzione di efficacia del vaccino nelle regioni colpite..

  • http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371%2Fjournal.pone.0121749

Chi è il “portatore asintomatico”?

  • Quel soggetto che ospita e trasmette microrganismi patogeni  ( termine che indica tutti gli organismi invisibili senza l’uso di un microscopio) senza manifestare alcun segno della malattia da lui trasmessa. Questa terminologia vale sia per i portatori di batteri sia dei virus.

Questi otto bambini “ospitano” il bacillo che causa la difterite e, nonostante la vaccinazione eseguita,gli stessi soggetti sono in grado di trasmetterla ed infettare altri soggetti.

Il ministro della Salute, Boi Ruiz ha confermato questa mattina che i bambini stanno ricevendo una terapia antibiotica appropriata per evitare la diffusione della malattia.

Il Ministero della salute spagnola non ha ancora elementi sufficienti per comprendere ed identificare il vettore.

Che sia uno di questi otto bambini? Chi ha infettato il bimbo di sei anni della città catalana di Olot?

Si è urlato allo scandalo ed alla pandemia omettendo  elementi chiave e rigorosamente clinici; dati sufficienti per comprendere sono la situazione pregressa di ogni paziente.

È di pochi giorni fa la notizia del primo caso di difterite in un bimbo di sei anni. La difterite è una malattia quasi scomparsa nei Paesi moderni. Si tratta di una malattia causata da un batterio, il Corynebacterium diphtheriae che può colonizzare diversi organi umani ma tende a concentrarsi sulla laringe. Questo batterio produce una sostanza tossica che localmente ed a distanza causa gravi danni.

La domanda sorge spontanea: “Quando possiamo considerare una malattia debellata”? La Difterite in Spagna ed il primo caso dopo 30 anni.

  • La Difterite non è scomparsa in quanto per sua stessa natura non potrà mai essere debellata ma è semplicemente in stato “latente” in quanto le attuali condizioni igienico-sanitarie ed alimentari non le consentono di divenire “aggressiva”.

Gravissime forme virali come la peste e la “spagnola” sono state debellate senza l’ausilio di vaccini.

Ricordiamo che diverse sono le affermazioni dei Professionisti in merito:

“I soggetti che superano la malattia in modo spontaneo acquisiscono una immunità duratura, ma pare non sia permanente. Infatti, non è eccezionale un secondo attacco di difterite in coloro che producono una scarsa quantità di anticorpi”.

Questo vuol dire ancora una volta che prima di fomentare la disinformazione bisognerebbe aspettare i risultati di test, dati e in primis, tener conto della situazione pregressa del paziente.

Tornando al primo caso, il bambino di sei anni, questi è ricoverato all’Unità di terapia intensiva dell’Ospedale Vall d’Hebron di Barcellona; Ruiz ha confermato che il soggetto è stabile ma dovrà continuare la cura,i danni sono ancora sconosciuti.

Le fonti sono ancora poco chiare.

Si è parlato di danni ad organi come reni,polmoni e cuore. Il bambino è tenuto sotto attento monitoraggio,e la conferma ci viene data dal ministro della Salute, Alfonso Alonso, che ha visitato questo pomeriggio il bambino in ospedale.

I tecnici dell’agenzia di sanità pubblica hanno ricevuto questo fine settimana i risultati del tampone faringeo (campionamento in gola per rilevare i batteri) effettuato su 56 compagni a stretto contatto con il bambino di sei anni; otto sono risultati positivi.

ASPCAT ignora inoltre come il bacillo sia stato acquisito da questi otto soggetti.

Il Dipartimento della sanità ha riferito che le famiglie degli otto casi,sono state sottoposte a terapia antibiotica,fornendo loro benzatina e  penicillina per eliminare bacilli (che possono rimanere nel corpo fino a sei mesi). E ‘stato anche consigliato loro di rimanere a casa per evitare il contatto con altre persone.

Il ministro Boi Ruiz ha avanzato la proposta di accorrere ad una adeguata profilassi vaccinale dei bambini. La raccomandazione riguarda solo i campi nella regione di La Garrotxa.

Non ci stupisce che anche il  capo della sanità pubblica catalana Antoni Mateu si sia espresso duramente in merito,ma ricordiamo che la coercizione non è ammessa.

Il ministro ha insistito sul fatto che sarà solo una “raccomandazione”, perché il Dipartimento non ha l’autorità per costringere a farlo e ha spiegato che la sanità pubblica ha fatto questo passo solo per la pubblica sicurezza.

 

Il Dipartimento della Salute si è riunito per affrontare la gestione ed il controllo del protocollo nella regione di La Garrotxa, dove il primo caso è stato infettato.

E’ stimato che, il 3% dei bambini della regione non sono vaccinati, ma ricordiamo che il tasso di vaccinazione in Spagna copre dal 93 al 95 % .

Il ministro ha lanciato un appello alla ” responsabilità “di quelli” che manipolano le prove scientifiche contribuendo alla cattiva informazione.

Il Mediatore, Rafael Ribó, difensore del popolo catalano, ha anche aperto un’inchiesta ufficiale per studiare le misure intraprese per identificare la fonte dell’infezione.

L’Oms  darà ausilio al Ministero della Salute spagnolo sul coordinamento delle adeguate misure di controllo, come il rinforzo della profilassi vaccinale.

Sperando che sul caso venga fatta la chiarezza dovuta.

 

ALLEGATI

 

DIFTERITE

  • Malattia e relativo vaccino
  • Causa e Trasmissione
  • Sintomi
  • Diagnosi e trattamento
  • Andamento e Dati Ufficiali
  • Link correlati e relative Info
  • Allegati

 

  • https://vacciniinforma.it/?p=2850
  • http://ccaa.elpais.com/ccaa/2015/06/08/catalunya/1433760176_027914.html
  • http://www.epicentro.iss.it/problemi/difterite/difterite.asp
  • http://news.paginemediche.it/it/231/la-mela-del-giorno/malattie-infettive/detail_224836_bambino-di-sei-anni-ricoverato-in-gravi-condizioni-a-causa-della-difterite.aspx?c1=41
  • http://oggiscienza.it/2015/06/04/difterite-spagna-vaccini/

Da questo link è possibile verificare l’andamento della malattia

  • http://apps.who.int/immunization_monitoring/globalsummary/timeseries/tsincidencediphtheria.html

 

IN MERITO AL “PRIMO CASO DOPO 30 ANNI AVREMMO DELLE FONTI DA POSTARE,BUONA LETTURA”

Martedì 29 aprile 2014

MONTGOMERY COUNTY PUBLIC HEALTH

Confermato primo caso di difterite  in più di dieci anni;

Una ragazza di Miami colpita da difterite. Il primo caso dopo almeno un decennio

  • http://www.daytondailynews.com/news/lifestyles/health/confirmed-diphtheria-case-first-locally-in-more-th/nfj8J/?ref=cbTopWidget

EMERGENCE AND MOLECULAR CHARACTERISATION OF NON-TOXIGENIC TOX GENE-BEARING CORYNEBACTERIUM DIPHTHERIAE BIOVAR MITIS IN THE UNITED KINGDOM, 2003–2012

05 June 2014

  • http://www.eurosurveillance.org/ViewArticle.aspx?ArticleId=20819

A nostro parere esiste qualcuno che con i dati ci sta davvero giocando.

Aspetteremo info in merito a questa vicenda che vedono coinvolti nove bambini,sperando nel buonsenso da parte di tutti.

Ricordiamo che diversi sono gli studi in merito al contagio delle malattie nonostante una completa vaccinazione. Diversi gli studi in cui vengono comparati i vaccinati dai non vaccinati.

Se pensiamo  che per la difterite il valore di herd immunity threesold sia dell’ 85%,i conti non tornano assolutamente.

  • http://ac.els-cdn.com/S1877282X10000299/1-s2.0-S1877282X10000299-main.pdf?_tid=1cfe5600-0c3c-11e5-b27d-00000aab0f01&acdnat=1433588982_273e2c012c50ac440c23bafac56a4580

PROBLEMS CONCERNING THE PROPHYLAXIS,
PATHOGENESIS AND THERAPY OF DIPHTHERIA
Bull World Health Organ. 1957; 16(5): 939–973.
PMCID: PMC2538256

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2538256/
  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2538256/pdf/bullwho00530-0050.pdf

ARTICOLI CORRELATI

Effects of diphtheria-tetanus-pertussis or tetanus vaccination on allergies and allergy-related respiratory symptoms among children and adolescents in the United States.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10714532

Biofilm production by multiresistant Corynebacterium striatum associated with nosocomial outbreak.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25946249

Interessante studio che riflette quanto le realtà socio economiche di un paese siano ruolo fondamentale per la salute.

OBIETTIVI:

Valutare il grado di disuguaglianza socio-economica correlate alle vaccinazioni infantili  in Ghana

Socio-economic determinants and inequities in coverage and timeliness of early childhood immunisation in rural Ghana.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24766425
  • Non-specific effects of diphtheria-tetanus-pertussis and measles vaccinations? An analysis of surveillance data from Navrongo, Ghana.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23006334

Fibrinogen binds to nontoxigenic and toxigenic Corynebacterium diphtheriae strains.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20835621

Genome informatics and vaccine targets in Corynebacterium urealyticum using two whole genomes, comparative genomics, and reverse vaccinology.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26041051

Possible human-to-human transmission of toxigenic Corynebacterium ulcerans.

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26027917
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Ogni vaccino produce un danno microvascolare; le dichiarazioni del Dr. Andrew Moulden

Le dichiarazioni del Dr. Andrew Moulden

Dr. Andrew Moulden: ogni vaccino produce danno microvascolare

  • Il Potenziale Zeta può essere utilizzato come indicatore della salute. Le dichiarazioni e gli studi sconfessati del Dr Moulden
 Di seguito una spiegazione tecnica per comprendere meglio tali studi

Dr.-Andrew-Moulden-Library


Il Dr. Andrew Moulden ha affermato che ogni dose di vaccino somministrato ad una persona, produce un danno microvascolare .

Questo medico ha avuto il coraggio di uscire dalla convenzionalità dei trattamenti e diagnosi, donandoci   una nuova prospettiva che riflette le malattie dello sviluppo neurologico moderni e purtroppo svariate sindromi.

Tutta una serie di articoli concernenti l’operato del Dr. Moulden (che inaspettatamente morì nel novembre del 2013) vogliono riconoscere il contributo di questo pioniere lungimirante che ha lavorato per spiegare la verità sul danno vaccino.

Come ricercatore medico e PhD, ha sollevato forti obiezioni pubbliche sulla pratica vaccinale.

“Ogni dose di vaccino provoca piccoli danni nel cervello e in altri organi del corpo, che comportano una vasta gamma di imprevisti nelle condizioni di salute “.

Il Dr. Moulden ha notato e toccato con mano il rapido aumento delle malattie moderne e dei danni neurologici, come l’autismo, Alzheimer, e numerose altre sindromi,in realtà causate dallo stesso processo. Vide l’attuale epidemia di queste malattie moderne come aventi un’unica origine.

Come i Vaccini e le diverse malattie sono strettamente correlati?

Fattori multipli possono lavorare insieme per innescare un unico tipo di reazione nel corpo, che può quindi produrre vari insiemi di sintomi.

  • Difficoltà di apprendimento, autismo,malattie del colon irritabile, colite, allergie alimentari, morte improvvisa del lattante, disturbi convulsivi, Alzheimer ,Crohn, la sindrome della Guerra del Golfo, varie reazioni avverse al vaccino Gardasil, la schizofrenia, la sindrome di Tourette, sindrome da affaticamento cronico, fibromialgia, afasia espressiva, alterazione della parola, disturbi dell’attenzione, ictus ischemici silenti, coaguli di sangue, porpora trombocitopenica idiopatica, il morbo di Parkinson, e altri disturbi dello sviluppo neurologico sono strettamente collegati.

L’Opposizione della medicina allopatica

Se ci si tira fuori dalla convenzionalità come ha fatto il Dr. Moulden, allora è possibile iniziare a vedere tutta questa serie di malattie derivare da un unico fattore e rappresentare un’unica famiglia.

Le sue cure non farmaceutiche erano poco costose. Questo provocò l’accanimento e la reazione da parte dell’industria farmaceutica e delle associazioni dei medici allopatici, contro di lui e la sua ricerca. Egli vedeva qualcosa di importante, e come al solito,tutto avrebbe dovuto rimanere in sordina.

Tossicità della Vaccinazione.

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I medici non ricevono più una formazione sulla chimica colloidale; questi erano i principali ricercatori in questo campo fino alla metà degli anni 1940. Questa conoscenza medica è stata abbandonata cadendo nel dimenticatoio.

UN CASO?

  • Tuttavia, con l’aiuto del Dr. Frank Hartman, Andrew Moulden era in grado di applicarlo alla comprensione del danno vaccino.

In una dichiarazione fatta dal Dr. Hartman, ha spiegato che il potenziale Zeta e la chimica colloidale sono essenziali per comprendere l’attività del sangue. La Chimica colloidale è una scienza molto ben documentata, ma ci sono pochi professionisti in questo ramo della scienza che studino l’argomento a fondo mettendolo in atto.

I ricercatori medici potrebbero utilizzare questa scienza per comprendere le cause della malattia, trovando soluzioni per poterla curare.

(Vedere:  Dr. Andrew Moulden: ogni vaccino produce Harm)

Chimica colloidale,potenziale Zeta e danni post Vaccino

Il Potenziale Zeta è il primo dei due meccanismi fondamentali, che il dottor Moulden usò per descrivere il “danno da vaccino”.

Diverse sono le interviste del Dr. Moulden sui “Danni da Vaccino”

Il sistema vascolare: capire la motivazione e lo sviluppo delle malattie e sindromi neurologiche.

Al fine della comprensione sui principi chiave delle affermazioni del del Dr. Moulden, è necessario avere familiarità con la fisiologia del sangue e la struttura del sistema vascolare che trasporta il sangue in tutto il corpo.

Questa non sarà una presentazione altamente scientifica, perché è necessaria solo una conoscenza di base di queste informazioni per capire quello che il dottor Moulden insegnato.

 

La circolazione del sangue

Alto dettaglio illustrazione del sistema circolatorio umano

I vasi sanguigni sono come strade a senso unico. Sono di forma tubolare e il sangue è destinato a scorrere in una sola direzione. Scorre dal cuore attraverso grandi vasi chiamati arterie. Le arterie trasportano sangue ricco di ossigeno, che è di colore rosso.

Le arterie si dividono più e più volte  diventando molto piccole. Alla fine troviamo tubi più piccoli, che sono chiamati capillari. I capillari sono così piccoli che non possono essere visti ad occhio nudo. Anche se capillari rappresentano il 95% dei vasi sanguigni in tutto il corpo, contengono solo il 5% di sangue che circola in un dato momento.

Mentre il sangue è nei capillari, dà ossigeno e raccoglie anidride carbonica e altri prodotti di scarto.

Quando il sangue esce dai capillari, si raccoglie in vasi più grandi chiamate vene. Il sangue è ora di colore blu, perché ha dato il suo ossigeno ai capillari. Le vene si fondono insieme per formare vasi sempre più grandi in quanto portano il sangue blu verso i polmoni e il cuore.

Quando vi è un coagulo di sangue o un altro tipo di blocco in un’arteria o in un capillare, il sangue smette di avanzare in quella posizione. Il risultato è che le cellule e i tessuti nella zona che dovrebbe ricevere sangue ricco di ossigeno, cominciano a “soffocare”. Tutte le cellule richiedono un flusso costante di sangue per rimanere in vita.

Se l’interruzione del flusso di sangue e la conseguente mancanza di ossigeno è prolungata,le cellule iniziano a morire.

 

Erytrocyte_deoxy_to_oxy_v0.7

Ischemia

Il nome tecnico per la mancanza di ossigeno in un gruppo di cellule è chiamato ischemia. Quando l’ischemia accade nel cervello, è chiamato Ictus. Un ictus può avvenire in qualsiasi organo del corpo.

Un attacco cardiaco comporta l’ostruzione di un vaso sanguigno che alimenta ossigeno al cuore.

L’Ischemia può verificarsi nei reni, fegato e qualsiasi parte del corpo. Ogni parte del corpo umano richiede il flusso di sangue e un costante apporto di ossigeno per mantenersi in vita. Quando il cervello è privo di ossigeno anche per pochi minuti, si perde conoscenza e il cervello inizia a morire dopo 4 minuti.

Bacini imbriferi del cervello e del corpo

Blausen_0836_Stroke

I Bacini imbriferi sono sezioni molto piccole di tessuto (gruppo di cellule) forniti da un solo vaso sanguigno (capillari). In altre aree di tessuto, ci possono essere più vasi sanguigni che forniscono sangue rosso ricco di ossigeno direttamente alle stesse cellule. In questi tessuti con molteplici sorgenti di sangue ricco di ossigeno, può accadere un ictus (blocco) ad uno dei vasi sanguigni; la sezione di tessuto comunque, non viene  danneggiata, perché il sangue ricco di ossigeno può raggiungere le cellule attraverso percorsi alternativi.

I Bacini imbriferi possono essere letteralmente una curva nei capillari, in cui il sangue cambia direzione e comincia il suo viaggio di ritorno verso il cuore e polmoni. Questo è visto ad esempio con la punta delle dita dei piedi e della mano,la punta del naso e delle orecchie. Le “aree spartiacque” sono aree vulnerabili.

I Bacini imbriferi sono presenti nel cervello e in altri organi. Si tratta di aree altamente sensibili. Nel cervello,i bacini imbriferi sono spesso in zone che controllano i processi più importanti.

Un esempio di danno del bacino imbrifero nel cervello è il “Transcortical Motor Aphasia (TMA)” ovvero una lesione al lobo frontale, che coinvolge l’area del cervello che ci permette di produrre discorsi e parole. Una persona con questo tipo di danno può essere in grado di capire il discorso, ma avrà perso la capacità di rispondere.

Questo danno, quando appare in un bambino e non in un anziano,non viene chiamato ictus, ma viene semplicemente etichettato come un disturbo dello spettro autistico.

Indipendentemente dal fatto che la persona sia giovane o vecchia,questo danno è sempre causato da un ictus e dalla morte cellulare di una determinata area del cervello.

Descrizione del Sangue

Ci sono molti componenti del sangue. Tuttavia, per comprendere l’insegnamento del dottor Moulden, abbiamo solo bisogno di avere conoscenze di base degli aspetti più comuni della fisiologia.

Composizione del sangue

  • Plasma

La maggior parte del nostro sangue è costituito da una sostanza acquosa chiamata plasma. Vari tipi di cellule sono sospese nel plasma acquoso. Le cellule del sangue sono trasportate lungo il plasma da una parte del corpo all’altro. Se vi è una elevata carica elettrica negativa nel plasma, le cellule che sono sospese in acqua si respingono l’un l’altra. Le cellule ematiche sono destinate a muoversi liberamente senza toccarsi. Il sangue con una elevata carica elettrica negativa, consentirà alle cellule nel plasma di fluire liberamente senza aggregarsi. I globuli fluiscono liberamente perché hanno una carica elettrica negativa che permette loro di rimanere separati.

  • Globuli rossi

Le cellule più comuni nel sangue sono i globuli rossi. Durante il viaggio attraverso il corpo, forniscono ossigeno ai capillari e portano via anidride carbonica. Alcuni dei capillari sono così piccoli che i globuli rossi devono far fatica per passare attraverso di essi.

  • Globuli bianchi

I globuli bianchi sono parte del sistema immunitario, che è destinato a distruggere gli invasori patogeni quali virus e batteri. La maggior parte dei globuli bianchi è molto più grande dei globuli rossi, e possono passare solo attraverso capillari più grandi. I globuli bianchi sono approssimativamente due volte più grandi rispetto ai globuli rossi ( sono di dimensioni variabili a seconda del tipo di cellula). In circostanze normali, circa l’1% delle cellule che galleggiano nel sangue sono globuli bianchi. Quando il corpo è minacciato da sostanze o agenti patogeni stranieri, un gran numero di globuli bianchi viene rilasciato nel flusso sanguigno.

Quando una persona riceve un vaccino, i globuli bianchi vengono rilasciati come parte della risposta del sistema immunitario per l’iniezione di materiale estraneo nel corpo.

 

The Elements Of Blood

Piastrine

Le piastrine sono un terzo tipo di cellula. Aiutano con la coagulazione quando vi è un danno ai tessuti, e il sangue comincia a fuoriuscire dei vasi sanguigni. Le piastrine sono circa un quinto delle dimensioni dei globuli rossi.

I Tre meccanismi che compromettono il normale flusso sanguigno

Storicamente, il Dr. Rudolf Virchow ha avuto ascolto e credito per la sua scoperta sulle embolie polmonari o coaguli di sangue, che si formano nelle vene delle gambe e passano nei polmoni, dove possono causare danni. Le affermazioni e gli studi del Dr. Virchow sul flusso di sangue, la coagulazione del sangue, e sul danno al flusso, è molto importante per comprendere le malattie.

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La Triade di Virchow, come viene ora chiamato, è il punto di partenza per comprendere l’intera epidemia di disturbi dello sviluppo neurologico che sono la conseguenza delle vaccinazioni.

Il lavoro del Dr. Moulden è un’estensione di questa triade.

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Il Dr. Virchow ha descritto tre processi che compromettono la fornitura di sangue alle cellule del corpo. Questi processi comportano la formazione di coaguli di sangue, cioè ostruzioni nei vasi sanguigni.

Il Dr. Virchow è morto nel 1902 e da allora sono stati scoperti ulteriori meccanismi di coagulazione del sangue. Tuttavia, il punto di partenza per comprendere il flusso di sangue e come viene compromesso, poggia sul processo della Triade di Virchow. I due meccanismi aggiuntivi che compromettono il flusso di sangue sono stati descritti dal Dr. Hartman e dal Dr. Moulden. Questi nuovi meccanismi chiamati Zeta e MASS, sono le chiavi per comprendere il modello del Dr. Moulden sulla malattia moderna.

  • Ciascuno dei tre fattori della triade di Virchow aumenta la tendenza a formare coaguli di sangue. I coaguli che si formano, possono essere grandi o microscopici. Se i coaguli di sangue occupano più del 75% del diametro interno di un vaso sanguigno, l’apporto di ossigeno è compromesso e il rischio di ictus aumenta.

L’Ictus ischemico è un termine generico che connota la domanda di ossigeno superiore all’apporto,e può accadere in qualsiasi parte del corpo,non solo nel cervello.

1. Come i Vaccini e le tossine alterano il normale flusso sanguigno?

Le Alterazioni in un normale flusso di sangue si riferiscono a diverse situazioni. Il Normale flusso di sangue è chiamato flusso laminare .

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Il Dr. Moulden ha scoperto che il flusso laminare  è stato alterato da:

vaccinazioni, malattie infettive, tossine, metalli pesanti, additivi alimentari, e farmaci a cui una persona è immunologicamente ipersensibile.

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La Stasi (ovvero l’interruzione) può verificarsi nei grandi vasi sanguigni come quelli nelle gambe oppure può avvenire nei capillari, che sono i più piccoli di tutti i vasi sanguigni.

La stasi è un evento normale nei nostri corpi. Succede in ogni giorno della nostra vita.

Poiché questi coaguli sono il risultato del normale funzionamento del corpo, il corpo ha i mezzi per rimuovere i disturbi in modo che il sangue possa continuare a fluire uniformemente. La coagulazione del sangue è parte del meccanismo che il corpo utilizza per portare guarigione al tessuto danneggiato.

2. Danni a livello interno delle cellule nei vasi sanguigni

I danni allo strato interno delle cellule nei nostri vasi sanguigni, provoca la compromissione del flusso sanguigno. Lo strato più interno di cellule all’interno dei vasi sanguigni è chiamato endotelio vascolare.

Al microscopio, possiamo vedere che l’endotelio vascolare è costituito da piccole cellule che sono strettamente associate.Esse, allineate ed affiancate, formano un tubo attraverso cui scorre il sangue. I tubi capillari sono piuttosto flessibili.

Lesioni e /o traumi all’endotelio, possono essere causati da danni ai vasi derivanti da stress, ipertensione, ischemia, tossine, deragliamenti metaboliche, e le risposte del sistema immunitario a sostanze estranee che sono nel sangue, nel tessuto o nel vaso sanguigno pareti stesse.

  • I vaccini possono causare danno endoteliale.

Quando l’endotelio vascolare è danneggiato, può portare a coagulazione o la coagulazione in quella zona.

 

3. Come i Vaccini e le tossine causano coaguli (sludging) nel sangue

Il sangue può sviluppare una tendenza a coagulare, anche quando non ci sono alterazioni nel flusso sanguigno e quando non vi è alcun danno endoteliale al rivestimento dei vasi sanguigni. Sangue che ha una tendenza anormale alla coagulazione, significa che è diventato ipercoagulabile.

Molti fattori possono causare l’ipercoagulabilità.

I possibili fattori di rischio includono: iperviscosità, carenza di antitrombina III, il cancro, carenza di proteine ​​C & S, renali e danni epatici, effetti del trauma grave, cambiamenti nei livelli di estrogeni, diffusi, gravidanza tardiva e la consegna, l’età, il fumo, l’obesità, diabete, uso di pillole anticoncezionali nelle ragazze, e gli scambi di ioni metallici pesanti che abbassano il potenziale zeta nel sangue.

Sludging o coagulo del sangue, può essere causato dalla vaccinazione e da vari fattori ambientali. 

Il Potenziale Zeta per la Salute e il Benessere

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L’indebolimento del potenziale zeta nel sangue provoca danni. Zeta è una carica elettrica che esiste intorno tutte le particelle nel sangue. I campi elettrici negativi causano particelle, sostanze, e cellule del sangue che si respingono l’un l’altro.

Ad esempio, se si prendono le estremità negative di due magneti e si cerca di spingerli insieme, essi si respingeranno a vicenda.

Allo stesso modo, se tutte le cellule del sangue hanno un’alta carica negativa, allora si respingeranno e si muoveranno liberamente attraverso i vasi sanguigni senza toccarsi l’un l’altro. Questo movimento indipendente delle cellule del sangue è un segno di salute.

Quando vi è una corretta sospensione colloidale, le cellule del sangue si muovono agevolmente attraverso i vasi sanguigni più piccoli. Il flusso di sangue è laminare – scorre senza restrizioni.

Appena la carica elettrostatica intorno queste particelle nel sangue diventa neutra,le particelle iniziano ad aggregarsi. Questo forma grumi e concentrazioni di particelle .

È difficile in questo caso,lo spostamento attraverso i piccoli tubi, progettati per consentire il passaggio ad un solo globulo rosso alla volta.

 

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Il sangue con una carica positiva porta ad aggregazione e coagulazione. Il sangue con un alto carica negativa provoca dispersione, impedendo l’aggregazione e la coagulazione.

I globuli rossi trasportano la carica elettrica che è la vita,e sono il principale vettore. Gli aminoacidi, proteine, tracce di minerali, metalli e minerali non vanno in soluzione come lo zucchero e l’acqua. Essi sono tenuti in sospensione come particelle minuscole [1], che partono da una dimensione di un micron e finiscono verso i sei angstrom.

  • (Il micron è un milionesimo di metro. Un angstrom è molto più piccolo di un micron. Sei angstrom è la più piccola dimensione delle particelle )

Il grafico seguente mostra come il potenziale zeta colpisce il sangue e come influenza la salute umana. Un’alta carica negativa è associata con il flusso sanguigno laminare e nel complesso una buona salute generale.

 

STABILITY (effects on blood) AVERAGE ZETA POTENTIAL (in millivolts)
Extreme to very good stability -100 to -60 mv.
Reasonable stability -60 to -40 mv.
Moderate stability -40 to -30 mv.
Threshold of light dispersion -30 to -15 mv.
Threshold of Agglomeration -15 to -10 mv.
Strong agglomeration and precipitation -5 to +5 mv. [2]

 

La Perdita di carica negativa nel sangue porta alla coagulazione e Ictus

Quando i globuli rossi cominciano a perdere potenziale zeta cominciano a formare coaguli. Ciò significa che la carica elettrica negativa intorno a loro. Il termine “rouleau” descrive una situazione in cui i globuli rossi si aggregano. Questa aggregazione consiste nel passaggio graduale del flusso sanguigno laminare, e quando si verifica,la situazione viene compromessa. Il risultato è il coagulo del sangue, ipossia (alimentazione a bassa ossigeno) e ictus. Questi gruppi di cellule non sono in grado di passare attraverso la maggior parte capillari, perché sono troppo grandi.

Il “Rouleau” è visibile attraverso un esame microscopico.

Purtroppo, la FDA ha vietato l’uso delle analisi del sangue a scopo diagnostico. Questo significa che non vogliono cercare di fare alcuna anamnesi per poter confrontare la situazione primaria con un ipotetico sviluppo negativo riguardo l’uso della vaccinazione.

 

Danni al sistema digestivo

Una delle aree del corpo che viene maggiormente colpita dalla riduzione del potenziale zeta, è il tratto gastrointestinale. Il Flusso capillare è ridotto nei risultati del sistema digestivo dei danneggiati.

Il “flusso ridotto di sangue” significa che le cellule bianche del sangue, non possono arrivare a determinate aree e debellare virus e batteri, come il morbillo, parotite e rosolia.

La conseguenza è che il corpo non può eliminare queste malattie infettive del tratto digestivo.

Ciò lascia il corpo in uno stato di infezione perpetua. Il corpo non può sbarazzarsi di queste malattie infettive, perché il flusso di sangue alterato impedisce al sistema immunitario di raggiungere i patogeni per distruggerli.

Se il flusso di sangue è bloccato ad una zona, allora i globuli bianchi non possono raggiungere i patogeni che hanno preso residenza in quella zona, anche se il numero di globuli bianchi è elevata.

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I vaccini contengono tutto ciò che è necessario per ridurre il potenziale zeta nel sangue e di conseguenza sviluppare determinate patologie e malattie.

  • I vaccini contengono una combinazione di agenti patogeni infettivi, alluminio, mercurio, tessuto fetale abortito, materiali genetici di animali come scimmie, conservanti, formaldeide, e numerose altre sostanze tossiche. Gli ingredienti di vaccini possono causare aggregazione delle cellule del sangue, compromissione del flusso sanguigno, ischemia, morte cellulare, e alterato funzionamento del sistema immunitario senza nessun altro tipo di esposizione.

I vaccini contengono tutto il necessario per distruggere il laminare flusso di sangue, causare la coagulazione e lo”sludging” del sangue, privare le cellule di ossigeno, causare morte cellulare, causare danni neurologici, causare danni al sistema d’organo, e portare a grave disabilità e morte.

L’Alluminio e l’effetto negativo sul potenziale Zeta

I Vaccini e la contaminazione ambientale espongono le persone all’ alluminio. L’accumulo di alluminio nel corpo ha un forte effetto nocivo sul potenziale zeta. L’accumulo di Alluminio nel corpo, tende a ridurre il potenziale zeta con l’età. [3]

Pertanto, la vaccinazione degli anziani, o quelli aventi stati di ipercoagulabilità, può ridurre il potenziale zeta,arrivando addirittura in un punto in cui basta un minimo turbamento può innescare un coagulo microvascolare del cervello (ictus) – o un attacco di cuore.

Conclusione

Il Potenziale Zeta può essere utilizzato come indicatore della salute.  Cellule del sangue e altre particelle colloidali sono ampiamente separate e non si aggregano insieme. Questo prevede un flusso sanguigno laminare, in cui si riduce la probabilità di coagulazione.

Quando i vaccini  vengono introdotti nel corpo,il fattore zeta negativo scende. L’esposizione ripetuta a vaccini e tossine ambientali spingerà nel tempo, il fattore zeta verso la carica positiva.

IMPORTANTE E’ IL CONSENSO INFORMATO,ESEGUIRE UNA VALIDA ANAMNESI POICHE’ AD OCCHIO NUDO NON CONOSCIAMO LE SITUAZIONI INTERNE IN ATTO NEL NOSTRO CORPO.

AI GENITORI SEMPRE LO STESSO CONSIGLIO: INFORMATEVI,LEGGETE,STUDIATE,CHIEDETE.

LA PREVENZIONE E’ FONDAMENTALE.

 

ANALISI E TRADUZIONE A CURA DI VACCINIINFORMA.

Correlati e Biliografia

[1]  Frank Hartman & Thomas Riddick, 2014/12/15.http://customers.hbci.com/~wenonah/info/colloid.htm

[2] Thomas Riddick ,12/15/14.http://customers.hbci.com/~wenonah/riddick/vaccine.htm

[3]  Dr. Frank Hartman,  2014/12/12. http://customers.hbci.com/~wenonah/hydro/al.htm #toxic

  • Allegati

SEZIONE “ALLUMINIO” DEDICATA

SEZIONE “MERCURIO” DEDICATA

http://www.vacfacts.info/vaccination-toxicity-the-zeta-phase-of-mass-and-ldquoblood-sludgingrdquo.html

FONTE

http://vaccineimpact.com/

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