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Batterio killer fuoriuscito da un laboratorio negli USA: è allarme

Usa: allarme per un batterio killer fuoriuscito da un laboratorio.

È accaduto a New Orleans. È altamente infettivo e spesso letale


batterio-killer


È allarme contaminazione in Louisiana.

Dal laboratorio di ricerca Tulane National Primate Research Center di Covington, a circa 80 km a nord di New Orleans, è fuoriuscito a novembre all’esterno un batterio altamente infettivo e spesso letale.
A dare la notizia è stato il quotidiano USA Today, il quale, nonostante le autorità hanno garantito che non ci siano rischi per il pubblico, sottolinea che resta incerta al momento la portata della contaminazione e che di 4 scimmie che si sono ammalate, due sono state uccise.

Non solo. Un ispettore federale si è ammalato a sua volta dopo aver visitato la struttura.

Il batterio di chiama “Burkholderia pseudomallei”: è un batterio gram negativo che causa la meliodosi (che si manifesta come un’infezione tubercolare opportunistica in soggetti indeboliti da altri disturbi ed ha una mortalità tra il 14 ed il 40%).

È una malattia contagiosa nei topi ma che si può trasmettere all’uomo attraverso cibo e bevande contaminate dal semplice passaggio di roditori infetti.

Nonostante le autorità della Lousiana siano rassicuranti il batterio è classificato come un potenziale «agente (chimico) impiegabile in attacchi di bio-terrorismo».

È endemico nel sud-est asiatico, specialmente in Thalandia e nell’Australia settentrionale. Sembra che i tecnici stessero lavorando ad un vaccino testato sulle scimmie quando è riuscito a superare le difese del laboratorio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Meningite:come incutere la paura e seminare il panico

Meningite:come incutere la paura e seminare il panico;è questo ciò che viene fatto quando si parla di malattie infettive.

Oggi su tutte le prime pagine troviamo la meningite, ieri l’influenza aviaria o la SARS.

L’informazione per i genitori, giustamente preoccupati, è affidata solo ai mezzi di informazione.

Questi svolgono come si deve il proprio lavoro? Sui giornali ripetutamente non vengono riportate le basilari informazioni sulle cause degli avvenuti decessi.

Campagna mediatica del terrore?

Esiste in realtà la vera libertà di Stampa? L’amplificazione mediatica (errata tra l’altro) porta a fenomeni d’isteria collettiva in mancanza di una chiara e corretta informazione scientifica.

libertà di stampa

“Siamo nell’attesa di una nuova pandemia mondiale che causerà milioni di vittime” questo ci viene propinato,ma è una realtà?

La sola parola”meningite” incute paura. Non c’è genitore che, dopo la notizia dell’ennesimo caso, prontamente riportato dai giornali, non si sia chiesto come sia possibile che ancora oggi si possa morire di meningite.

La parola al Dott.Serravalle e le sue considerazioni ormai note.

In realtà non esiste un vaccino contro la meningite. La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (le meningi). La malattia generalmente è di origine infettiva, può essere causata da virus, da batteri o da funghi[1].

Sull’onda dell’emozione suscitata dai recenti e drammatici casi, si pensa di offrire gratuitamente le vaccinazioni contro pneumococco,meningococco C e finalmente il nuovo meningococco B, a tutti i bambini (tranne in Puglia,dove è gratis).

Risultato? Un bambino di 15 mesi potrebbe essere sottoposto, con i vari richiami, a più di 29 vaccinazioni, considerando che sono consigliate, oltre all’esavalente, anche le vaccinazioni contro morbillo, parotite, rosolia, varicella ed influenza.

  • Nessuno può sapere quali alterazioni del fragile equilibrio immunitario di un bambino si possano verificare nel volgere degli anni dopo un’esposizione così precoce, massiccia e ripetuta.

La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (le meningi). La malattia generalmente è di origine infettiva, può essere causata da virus, da batteri o da funghi.

La forma batterica è più rara ma più importante clinicamente. Negli individui sani l’80% dei casi di meningite batterica è provocato da tre agenti patogeni: l’Haemophilus influenzae di tipo b (emofilo), lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e la Neisseria meningitidis (meningococco).

Dove la tubercolosi è ancora diffusa, il suo agente patogeno, il Mycobacterium tubercolosis, è ancora una temutissima causa di meningiti. Ma qualsiasi batterio può provocarla, da quelli che in genere causano una banale cistite, come l’Escherichia Coli, a quelli che provocano diarrea, come le Salmonelle. Anche la Listeria monocytogenes, un batterio ubiquitario che può contaminare gli esseri umani attraverso il cibo provocando la listeriosi.

Le diverse forme di Meningite

Esistono poi altre forme, più rare. La meningite cronica, ad esempio, è data da microorganismi che si riproducono molto più lentamente nell’organismo umano. I sintomi sono gli stessi di quella acuta, ma si sviluppano nell’arco di tre-quattro settimane. La meningite di origine fungina si manifesta invece su persone che presentano deficit immunitario. Infine, la meningite può derivare anche da forme allergiche, da qualche tipo di cancro e da malattie infiammatorie come ad esempio il lupus eritematoso sistemico.

  • La forma virale, detta anche meningite asettica, è quella più comune, solitamente non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di una decina di giorni.

I batteri spesso responsabili sono:

Neisseria meningitidis (meningococco).

E’ un ospite frequente delle prime vie respiratorie. Esiste un consistente numero di soggetti nella popolazione che presenta questo batterio nel rinofaringe. Dal 2 al 30% dei bambini sani, in periodo non epidemico sono portatori a sintomatici, e questa presenza non è correlata a un aumentato rischio di meningite o altre malattie gravi. In confronto ai portatori sani, il numero di casi di malattia è molto basso, e non sono noti i fattori che scatenano la malattia conclamata.

Sono stati identificati 13 diversi sierogruppi, ma sono 5 (denominati A, B, C, W135 e Y) quelli che causano meningite e altre malattie gravi ( i B e il C sono i più frequenti in Europa mentre il gruppo A si trova in Asia e in Africa ).

La trasmissione avviene per via respiratoria, i pazienti sono infettivi per circa 24 ore dall’inizio della terapia, con un periodo di incubazione di 1-10 giorni. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore.

Sintomi e diagnosi

I primi sintomi della meningite possono facilmente essere confusi con quelli di una qualsiasi malattia acuta. Solitamente peggiorano nell’arco di un paio di giorni, ma in qualche caso il decorso della malattia è estremamente rapido, con il rischio di un grave danno cerebrale o di morte.
La malattia classicamente si manifesta con:

  • irrigidimento del collo
  • febbre alta
  • mal di testa acuto
  • vomito o nausea
  • senso di confusione
  • sonnolenza
  • convulsioni
  • fotosensibilità

Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono molto evidenti. Può esserci una spiccata irritabilità, con pianto, ipersensibilità agli stimoli esterni e sonnolenza al di sopra della norma. A volte si nota la estroflessione della fontanella cranica, che assuma un aspetto bombato.

  • Streptococcus pneumoniae (pneumococco): può essere responsabile di otite, polmonite, sepsi, oltre che meningite. Si riconoscono fino ad oggi 90 sierotipi diversi.
  • Haemophilus influenzae (haemophilus): può determinare infezioni asintomatiche o sintomatiche delle vie aeree superiori e inferiori.

Raramente è responsabile di malattie invasive, quali quelle a carico delle meningi. In questo caso spesso c’è il tipo B.

Ma qualsiasi altro batterio può provocare una meningite. Anche i funghi possono esserne responsabili, soprattutto nelle persone affette da immunodeficienza.

  • Infine, la meningite può derivare anche da forme allergiche, da qualche tipo di cancro e da malattie infiammatorie come ad esempio il lupus. Si può quindi verificare anche come risultato di diverse cause non infettive, come la diffusione alle meningi di neoplasie o l’assunzione di alcuni farmaci. Può anche essere causata da diverse condizioni infiammatorie come la sarcoidosi, che in tal caso prende il nome di neurosarcoidosi, malattie del tessuto connettivo,e alcune forme di vasculite (infiammazione della parete dei vasi sanguigni).

La meningite batterica può insorgere in modo improvviso, accompagnata da febbre molto alta, mal di testa acuto e vomito. L’infiammazione provoca un accumulo di cellule infiammatorie,quindi un aumento della pressione all’interno del canale spinale e della scatola cranica.

La diagnosi si effettua con un’analisi del contenuto del liquor (puntura lombare) e con una coltura batterica. Un intervento tempestivo può costituire l’unica possibilità per salvare la persona malata.

Nei paesi ad alto reddito e a clima temperato il numero di casi di meningite è piuttosto sporadico e non dà frequentemente luogo a importanti focolai epidemici. Secondo i CDC americani l’incidenza della meningite nel mondo è di 0,5-5 casi per 100 mila persone.

Dagli anni ’80 esiste nel nostro paese un sistema di notifica obbligatorio e un sistema di sorveglianza speciale avviato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) all’interno del quale sono raccolti i dati sulla presentazione clinica della malattia invasiva da N. meningitidis e sull’agente identificato. All’Iss si provvede anche alla completa caratterizzazione degli stipiti batterici di Neisseria meningitidis isolati nei pazienti.

I dati definitivi pubblici fanno riferimento al 2005, anno in cui sono state registrate 1034 segnalazioni. Il patogeno più frequentemente identificato è stato lo pneumococco (291 casi) seguito da meningococco (324) e da haemophilus influenzae (30).

Abbiamo visto che sono numerosi i tipi di pneumococco, differenti in base alla composizione della capsula polisaccaridica che li riveste. La maggior parte dei casi di malattia è dovuta ad uno dei 23 tipi capsulari più comuni. Questa variabilità è alla base della difficoltà di messa a punto ed utilizzazione di vaccini efficienti. Inoltre, il polisaccaride della capsula ha un potere scarsamente immunogenico per i bambini sotto i due anni di età. Il vaccino pneumococcico per gli adulti contiene 23 polisaccaridi capsulari, quello per i bambini ne contiene 7.

  • L’età media dei casi di meningite da pneumococco è maggiore rispetto a quella dei casi da meningococco e da haemophilus: 33 casi nella fascia 1-14 anni; 230 in quella 25->64 anni.
  • L’incidenza della meningite da meningococco nel nostro paese è minore rispetto al resto d’Europa.

La malattia si presenta con forte stagionalità, con picchi in inverno e primavera. Nella fascia di età 1-14 anni vi sono stati 112 casi, 152 nelle fasce 15-64 anni. La maggior parte dei meningococchi identificati negli ultimi anni è risultata appartenere al sierogruppo B (75% nel 2001, 60% nel 2002, 56% nel 2003), tuttavia recentemente si osserva un incremento dei casi da sierogruppo C. Le infezione da Meningococco C sono state 115, quelle da sierotipo B 93 nel 2005. Dei 30 casi di meningite da Haemophilus influenzae del 2005, 6 sono stati segnalati nella popolazione da 1 a 14 anni, 20 in quella 15-64.

 

“Non può quindi esistere un vaccino contro la meningite, non esistono armi per combattere tutte le meningiti, i vaccini esistenti consentono di procurare anticorpi solo contro una piccola parte di queste infezioni”.

La durata della protezione vaccinale non è ancora stata definita.È quindi importante valutare l’efficacia, cioè sapere quanti, precedentemente vaccinati, hanno sviluppato la malattia.

Esistono due tipi di vaccino:

  • Vaccino coniugato, con il sierotipo C, protegge solo contro il meningococco di tipo C. Il vaccino coniugato è vaccino composto da un polisaccaride (antigene “debole”) legato chimicamente ad una proteina “carrier”. La unione (coniugazione) di questi due antigeni il polisaccaride e la proteina “migliora la risposta immunitaria”
  • Vaccino polisaccaridico, con i sierotipi A, C, W135, Y. Questo vaccino è composto solo da polisaccaridi (antigeni “deboli”) non è in grado di stimolare le difese immunitarie nei bambini di età inferiore ai due anni. E’ indicato in particolare per le persone che si recano in Paesi diversi dal nostro dove i ceppi A, W135 e Y sono causa di estese epidemie.

Esiste infine un altro grosso problema che riguarda il vaccino antipneumococco. La somministrazione di massa ai bambini del vaccino in uso (attivo per 7 sierotipi) sta provocando un preoccupante fenomeno:

“l’aumento di incidenza di infezioni provocate dagli altri sierotipi (cioè di quelli non contenuti nel vaccino), l’insorgenza di infezioni provocate da sierotipi diversi, precedentemente non segnalati, e la maggiore diffusione di ceppi resistenti agli antibiotici, soprattutto la penicillina, con inevitabili conseguenze negative sulla possibilità ed efficacia terapeutica. L’utilizzo massiccio di questa vaccinazione contro 7 ceppi fa sì che aumenti la virulenza degli altri per diventare dominanti”.

Anche per il vaccino antimeningococco di tipo C si sono creati problemi analoghi. In Scozia, dopo l’introduzione estesa del vaccino contro il tipo C. si è registrato un aumento di morti causati dal meningococco di tipo B.

  • È stato ipotizzato che introdurre massicciamente un vaccino contro un sierotipo, possa indurre la proliferazione e la maggiore aggressività degli altri sierotipi contro i quali non c’è vaccino.

Un’evoluzione inattesa della vaccinazione di massa contro il meningococco di tipo C si è avuta anche in Spagna, dove, dopo estesa campagna vaccinale, è stata riscontrata la presenza di un tipo B molto virulento ed i ricercatori ipotizzano che possa essere derivato da una mutazione genetica del tipo C “vaccinabile”.

Si afferma che la vaccinazione di massa contro l’haemophilus influenzae B sia capace di ridurre l’incidenza di meningite provocata da questo batterio. Eppure in quei paesi come Olanda e Regno Unito che da qualche tempo eseguono questa pratica, dapprima si è avuta una diminuzione delle segnalazioni di malattia, ma qualche anno dopo, malgrado coperture molto alte, i casi hanno ricominciato ad aumentare anche in bambini correttamente vaccinati secondo lo schema vigente nel Regno Unito. Si ipotizza che il ripresentarsi di infezione invasive nonostante l’alta copertura vaccinale possa essere addebitato al fatto che gli anticorpi indotti dalla vaccinazione si riducono o scompaiono nei bambini entro i primi cinque anni di vita.

  • Ricordiamo infine che nessun vaccino è del tutto sicuro o sempre efficace, e che le reazioni avverse sono sempre presenti, come per qualsiasi altro farmaco. Consultando i dati del Vaers, Vaccine Adverse Event Reporting System, il sistema di vaccino vigilanza americano, ne abbiamo la conferma.

Ad esempio;

  • Tra gli effetti collaterali del vaccino antimeningococco C sono stati segnalati, oltre a febbre, mal di testa, orticaria, parestesia, tumefazione nella sede della puntura, sindrome di Guillane-Barré, anemia emolitica, encefalomielite acuta disseminata, porpora di Schonlein-Henoc e casi di meningite comparsi immediatamente dopo la somministrazione del vaccino e da questo causate.

 

Studio meningite asettica 

  • http://wwwnc.cdc.gov/eid/article/18/11/12-0090_article.htm
  • http://www.cdc.gov/vaccinesafety/vaccines/mmrv/vsd_mmrv_safetystudy.html

VERITA’ OMESSA VOLUTAMENTE QUELLA DELLE LINEE GUIDA DELL’AAP?

Il nuovo vaccino contro il meningococco di tipo B. Cosa sappiamo in merito?

sipario1

L’American Academy of Pediatrics (AAP) non raccomanda la vaccinazione di routine dei bambini tra i 2 mesi e i 10 anni di età a meno che non ci siano dei rischi di malattia meningococcica.


  •  Aggiornamento delle Linee Guida Internazionali
  • Linee guida sul vaccino anti-meningococco e alcune riflessioni sulla meningite da meningococco C

Sono state aggiornate a cura dell’”American Academy of Pediatrics“, e pubblicate sulla rivista “Pediatrics” le raccomandazioni sul vaccino anti-meningococco nei bambini e negli adolescenti. Il precedente documento era datato 2011.

Le malattie meningococciche sono gravi malattie batteriche causate dal Meningococco (Neisseria meningitidis). Il  Vaccino Anti-Meningococco parlando anche di Neisseria meningitidis – è un patogeno coinvolto in patologie gravi, potenzialmente fatali, come la meningite e la sepsi meningococcica.

L’American Academy of Pediatrics non raccomanda la vaccinazione di routine dei bambini tra i 2 mesi e i 10 anni di età a meno che non ci siano dei rischi di malattia meningococcica.

  • Scarica e leggi il documento in ful text:

Policy Statement: Updated Recommendations on the Use of Meningococcal Vaccines

Le nuove indicazioni dell’AAP aggiornano e ribadiscono quelle del 2011, integrando le indicazioni deiCenters for Disease Control and Prevention di Atlanta.

Raccomandazioni AAP per bambini al rischio  di malattia meningococcica

28/07/2014 per il rilascio: 28 luglio 2014

Ovviamente tutto tace sulle nuove indicazioni dell’AAP che aggiornano e ribadiscono quelle del 2011, integrando le indicazioni dei Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta ma pubblicate prima della commercializzazione dei vaccini  MenACWY-CRM [Menveo, Novartis] e Hib-MenCY-TT[MenHibrix GlaxoSmithKline] per uso pediatrico.

Dalla fine degli anni 90, l’incidenza della malattia meningococcica è diminuita negli Stati Uniti, ma per i bambini e gli adolescenti che potrebbero essere a rischio malattia, l’Accademia americana di pediatria (AAP) ha aggiornato le raccomandazioni per questo vaccino.

Per questo motivo nella dichiarazione politica pubblicata online il 28 luglio, l’AAP raccomanda     ( in caso di rischio per la malattia  meningococcica)  un vaccino meningococcico coniugato appropriato alletàinvece del vaccino meningococcico polisaccaride per bambini e gli adolescenti.

Il consiglio è di usare il vaccino anti-meningococco di routine negli adolescenti e giovani adulti, limitandone l’uso sotto i 10 anni tranne i casi di aumentato o persistente rischio di malattia meningococcica invasiva.

Negli ultimi 20 anni la distribuzione dei sierogruppi del meningococco, implicati in forme sistemiche negli Stati Uniti, si è molto modificata. Circa il 30% dei casi è sostenuto dai sierogruppi B, C e Y, anche se la distribuzione varia nei diversi luoghi e nel tempo. Circa tre quarti dei casi fra gli adolescenti e gli adulti sono causati da sierogruppi C, Y e W135.

Nel lattante prevalgono i casi da sierogruppo B.

Testo e documento PDF  di seguito

 

Aspetti epidemiologici della meningite

Nei paesi ad alto reddito e a clima temperato il numero di casi di meningite è piuttosto sporadico e non causa frequentemente importanti focolai epidemici. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention americani l’incidenza della meningite nel mondo è di 0,5-5 casi per 100 mila persone. In Italia dal 1996 è attivo un sistema di sorveglianza dedicato alle meningiti batteriche che negli anni successivi si è ampliato a includere tutte le malattie invasive da meningococco, pneumococco ed emofilo.

Dati di sorveglianza delle malattie batteriche invasive aggiornati al 31 ottobre 2014 (Istituto Superiore di Sanità)issmen

ANNO

TOTALE
CASI

Streptococcus
pneumoniae
Neisseria
meningitidis
Haemophilus
influenzale
StreptB
M.Tubercolosis
Listeria
Altro
Non
identificato

2013

1369

963

162

78

20

9

47

63

54

2012

1178

797

137

63

18

10

40

71

58

2011

1113

730

152

49

14

8

40

61

78

2010

1343

848

149

70

21

15

68

82

70

2009

1276

738

187

54

16

10

55

79

137

2008

1255

691

180

49

24

13

56

84

158

2007

1063

524

183

38

27

13

44

78

156

2006

768

270

179

20

20

8

33

74

164

2005

1033

290

324

30

28

14

28

99

220

2004

982

300

343

19

34

16

35

67

168

2003

966

308

277

35

21

18

26

79

202

2002

838

228

217

38

29

33

36

70

187

2001

802

232

208

54

26

24

32

56

175

2000

910

243

250

57

26

33

39

65

197

1999

1057

306

275

84

30

52

36

65

209

1998

841

258

155

96

32

32

33

57

178

 

Dati e coperture vaccinali

Nello sviluppare il nostro pensiero, useremo i dati forniti dall’Istituto Superiore di sanità. Altre informazioni, cioè quelli adesso in esclusivo possesso dell’Ospedale romano, ci piacerebbe che venissero resi pubblici subito. E’ lecito comunicare se i tre bimbi in oggetto erano vaccinati? E se non lo erano, è forse dipeso dal fatto che la prima vaccinazione si esegue al 3° mese e che pertanto l’età di almeno due dei tre bambini malati non ha permesso l’immunizzazione? In cambio forniamo la tabella delle coperture vaccinali. Il dato nazionale indica un valore del 94,6%, e addirittura del 97,8% per il Lazio. La “famosa” immunità di gregge dovrebbe essere assicurata, e il calo delle vaccinazioni denunciato non appare confermato dai numeri.ped2013

La meningite da Haemophilus influenzae

Haemophilus influenzae: si tratta di un gruppo di batteri che, nonostante il nome, non hanno rapporto con il virus influenzale. Nel genere Haemophilus, la specie Haemophilus influenzae è la più importante per le patologie che può provocare. Essa comprende 6 sierotipi, classificati con le lettere A/F, ed un gruppo di ceppi non capsulati. L’Haemophilus influenzae di tipo B (HIB) è il ceppo patogeno più importante. Colpisce prevalentemente neonati e bambini di meno di 2 anni. Gli Emofili fanno parte della normale flora batterica della gola o del naso, dove non danno alcun problema e si trasmettono da una persona all’altra per via aerea, con le goccioline della saliva emessa con la tosse o lo sternuto. Quasi tutti i bambini durante i primi 5-6 anni di vita vengono a contatto prima o poi con l’Emofilo. In genere, a seguito di questo contatto, essi non subiscono alcun danno e sviluppano gli anticorpi che li proteggeranno nelle età successive. Tuttavia in alcuni casi, l’Emofilo riesce a raggiungere il sangue e, tramite questo, a localizzarsi in altri organi dove causa malattie molto gravi. Tra queste la più frequente è la meningite.

allegati alla fonte seguente

  • http://www.assis.it/la-grande-paura-fatti-dicerie-e-invenzioni-sulle-meningiti-1-parte/

Meningiti e informazione

ALLEGATI

  • Il vaccino pneumococco può non prevenire la malattia invasiva nei bambini. La rivista scientifica Pediatrics ha pubblicato uno studio il 2 Febbraio 2015.
    “Il nostro studio ha trovato un aumento significativo del rischio di malattia pneumococcica (IPD) e di un esito fatale tra i bambini con comorbilità rispetto ai bambini sani”, gli autori dello studio concludono. “I sierotipi che non sono inclusi nel vaccino coniugato attualmente disponibile sono più frequenti e rappresentano la causa della malattia in questi bambini.”

Forse sarebbe il caso di riflettere.

Questa politica del terrore dovrebbe scomparire lasciando spazio all’informazione vera e giusta,reale e supportata da DATI.

Nulla dovrebbe essere omesso.

L’informazione va tutelata e ciò non viene assolutamente fatto.

I recenti avvenimenti hanno portato ad una paura insana,ad un terrore e ad una corsa alle vaccinazioni senza sapere nulla in merito.

Chiediamo ai giornalisti che nessun dato venga omesso e chiediamo alla stampa e ai media che venga fatta chiarezza.

Un esempio?

E’ morta la bimba di 40 giorni ricoverata per meningite. La mamma: “Non si è fatto abbastanza”

Questi drammatici casi mettono in luce quello che realmente accade. Si incentiva tramite terrorismo a vaccinare quando successivamente viene scoperto che la meningite in questo drammatico caso era una meningite da stafilococco ?


  • E poi ancora..

“Sanità, torna a colpire batterio meningite assente da anni: tre casi al Bambin Gesù”

I tre lattanti ricoverati, di 2, 3 e 5 mesi, uno dei quali in terapia intensiva per la criticità delle sue condizioni, hanno contratto in contesti completamente diversi questa forma di meningite che, fanno sapere dall’ospedale, “si riteneva debellata”.

20 Febbraio 2015

Approfondimenti/Bibliografia e articoli correlati

  • Tunkel A, Schilder AG. Acute Meningitis. In: Mandell GL, Douglas RM, Bennet JE, editors. Mandell, Douglas, and Bennett’s Principles and practice of infectious diseases. Sixth Edition ed. Philadelphia: Elsevier; 2005. p. 1083-126.
  • Angus DC, Linde-Zwirble WT, Lidicker J, Clermont G, Carcillo J, Pinsky MR.Epidemiology of severe sepsis in the United States: analysis of incidence, outcome, and associated costs of care. Crit Care Med 2001 Jul;29(7):1303-10

***pediatrics.aappublications***

***American Academy of pediatrics***www.aap.org***

***Fonte Medscape***

*** fonte epicentro***

ASTRATTO

VACCINI E NUOVE MALATTIE

24 GEN , 2015

Una malattia infettiva non è mai provocata esclusivamente da un agente esterno, da un virus o da un batterio. 

E’ fondamentale l’interazione con lo stato di salute della persona che ne entra in contatto. In alcuni periodi dell’anno, il meningococco, per esempio, è ospite abituale del naso fino al 40% dei bambini. Lo streptococco può provocare in alcune persone una tonsillite, in pochi bambini può causare una malattia reumatica, ma altre volte non causa alcuna patologia. L’articolo della dottoressa Emma Pistelli propone una riflessione su questi temi, analizzando la poliomielite e le infezioni virali che possono causare quadri clinici ad essa sovrapponibili, ed offre alcune soluzioni che vanno oltre le vaccinazioni…

  •  http://www.assis.it/vaccini-e-nuove-malattie/

  • http://www.phac-aspc.gc.ca/publicat/cig-gci/p04-meni-eng.php
  • http://www.assis.it/la-grande-paura-fatti-dicerie-e-invenzioni-sulle-meningiti-1-parte/

 

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HIV e la frode scientifica del nostro secolo

 DOCUMENTI GOVERNATIVI UFFICIALI

Reportage e documenti aggiornati anno 2015

hiv

Prima di procedere nella lettura consigliamo la visione dei seguenti documentari.

PER INFORMAZIONI E APPROFONDIMENTI :
 
Intervista al Dottor Pisani (in due parti):
 
-https://www.youtube.com/watch?v=WLuyxIx2Tfk
-https://www.youtube.com/watch?v=hCNgBJP1oXw-
 
-“House of Numbers Epidemiologia e Aids”
– https://www.youtube.com/watch?v=BwgmzbnckII
 
-“HIV-AIDS 2014: Ricercatore smaschera e rende pubblica la truffa dell’HIV”
– https://www.youtube.com/watch?v=hHcm3KUcM8o
 
-“L’Altro lato dell’Aids”
– https://www.youtube.com/watch?v=PBYmlXGxI94
 
-“The Emperor’s New Virus?”
-https://www.youtube.com/watch?v=PQFxratWh7E
 
-“La scienza del panico”
– https://www.youtube.com/watch?v=0fu-qy4X-WI
 
– HIV INFORMA: Intervento Prof. Marco Ruggiero
– https://www.youtube.com/watch?v=2VCeQyaV3Bw
 
-Daniele Mandrioli “DOES HIV CAUSE AIDS?”.
– https://www.youtube.com/watch?v=kzeD8Bbu-zk

Il 23 aprile 1984 il Dr. ROBERT GALLO affermò in una conferenza stampa con l’allora segretaria del Ministero della Salute statunitense MARGARET HECKLER che:

“la PROBABILE causa dell’AIDS era stata individuata, un virus chiamato HTLV-3 (oggi chiamato HIV); contiamo di avere un vaccino pronto entro 2 anni”.

Tale conferenza stampa venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la sua ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità. 24 ore dopo il primo “test” ipoteticamente destinato all’individuazione degli anticorpi del “virus” nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo.

I documenti ufficiali che “provano” questa “scoperta” sono riportati nelle due pagine seguenti.


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Il giorno 26 marzo 1984 il dr. MATTHEW GONDA (che venne incaricato da Gallo e assistenti di fotografare il “virus” al microscopio elettronico al fine di verificarne l’effettiva esistenza tramite il protocollo standard microbiologico per poter così inviare le immagini alla rivista Science per la sua pubblicazione) scrive a Gallo e alla sua équipe che:

“…le particelle osservate sono solo FRAMMENTI DI UNA CELLULA DEGENERATA” e che “…NON CREDO AFFATTO CHE LE PARTICELLE FOTOGRAFATE SIANO IL VIRUS HTLV-3 (HIV)”.

Il collaboratore di Gallo, il Dr. MIKA POPOVIC scrisse nella sua ricerca (si veda il documento originale nella pagina seguente) che:

“nonostante intensi sforzi nella ricerca, l’agente patogeno causa dell’aids non è stato ancora identificato”.

Gallo, come si può notare nella bozza originale pronta per la pubblicazione su Science, depennò tale frase e la sostituì con una che affermava il contrario. E spedì il suo articolo alla rivista Science che lo pubblicò il 4 maggio del 1984..

(cliccare sulle immagini per ingrandirle e renderle visibili)

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Nel 2008, 37 scienziati inviarono una lettera a Science chiedendo che l’articolo del 1984 di Gallo venisse immediatamente ritirato poiché le prove di come fosse stato volutamente contraffatto erano tali da renderlo inaccettabile dal punto di vista scientifico e morale. Tale lettera è ancora in attesa di risposta.

Lo stesso governo USA avviò vari procedimenti disciplinari contro GALLO con l’accusa di frode scientifica, come dimostrato dai documenti seguenti.

 DOCUMENTI UFFICIALI: ROBERT GALLO DENUNCIATO PER FRODE SCIENTIFICA DALL’ OFFICE FOR RESEARCH INTEGRITY, ACADEMY OF SCIENCE E INSTITUTE OF MEDICINE.

 

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UNA LISTA DI PATOLOGIE DA SEMPRE ESISTITE PER CONTRAFFARE LE STATISTICHE,QUESTA E’ LA « MEDICINA POLITICA » DEL CDC

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In 5 anni le patologie indicatrici di « AIDS » passano misteriosamente da 12 a 25:

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E nel 1992 il CDC inserisce ancora altri 4 « nuovi indicatori di AIDS », raddoppiando così immediatamente i casi di « AIDS » negli USA. Dal 1992 è quindi possibile essere in perfetto stato di salute ma allo stesso tempo avere l’AIDS se si risulta « positivi » al « test HIV » e se le cellule T sono sotto un certo « cut-off » stabilito in modo arbitrario. La tubercolosi polmonare venne aggiunta alla lista: se un soggetto presenta una tubercolosi ma è « sieronegativo » ha quindi la tubercolosi; se ha la tubercolosi ma è « sieropositivo » ha l’AIDS. Il CDC aggiunse inoltre il cancro della cervice uterina per incrementare le statistiche dei soggetti di sesso femminile affette da « AIDS » visto che il 90% dei soggetti continuava ad essere solo ed esclusivamente di sesso maschile, cosa ovviamente incompatibile con qualunque tipo di infezione virale. Infine, aggiungendo anche la conta delle cellule T, il 61% di tutti i nuovi casi di « AIDS » era costituito da soggetti sani senza alcun tipo di patologia.

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Cenni Storici

Una « scoperta » scientifica annunciata in conferenza stampa, senza nessuna pubblicazione peer-reviewed; un articolo falsificato, un protocollo di isolamento e purificazione virale mai rispettato e un test brevettato in 24 ore. La nascita di un’epidemia mediatica.

Lo stesso giorno della conferenza stampa, Gallo depositò il brevetto per il procedimento del test oggi conosciuto come “test per l’Aids” e, il giorno successivo, The New York Times tramutò la teoria di Gallo in una certezza, pubblicando notizie sensazionali sul “virus che causa l’Aids”.Annunciando ai media la propria ipotesi senza produrre dei dati concreti, Gallo violò una regola fondamentale del procedimento scientifico. Innanzitutto, i ricercatori sono tenuti a far pubblicare su un giornale medico o scientifico l’evidenza di un’ipotesi, documentando le ricerche o gli esperimenti condotti per formularla.

Quindi, alcuni esperti esaminano e discutono l’ipotesi,tentando poi di ripetere gli esperimenti originari per confermare o smentire i risultati iniziali. Ogni nuova ipotesi, prima di venir considerata una teoria plausibile, deve reggere all’esame minuzioso di specialisti in quello stesso ambito ed essere verificata tramite esperimenti ad esito favorevole.Nel caso dell’Hiv, Gallo annunciò pubblicamente un’ipotesi non confermata e i media riportarono questa sua opinione come fosse un fatto accertato, incitando i funzionari del governo ad impegnarsi in un nuovo piano d’azione per la salute pubblica basato sull’idea, non comprovata,dell’esistenza di un virus dell’Aids.

La più importante delle regole standard per l’isolamento di un retrovirus in colture cellulari umane prevede la liberazione del materiale cellulare ottenuto nella coltura da tutte “le impurità”, a eccezione delle particelle retrovirali sospette, frutto della gemmazione dalle membrane dopo la stimolazione della coltura cellulare (budding). Queste particelle, presunti retrovirus, devono essere separate dal liquido cellulare tramite centrifugazione ad altissima velocità e quindi catturate in una soluzione di glucosio. Basandosi su ricerche sperimentali, era ben noto che in questa procedura i retrovirus si raccolgono nella soluzione di glucosio ad una certa profondità in forma di gradiente di densità. La tecnologia di laboratorio prevede una misura di 1,16 gm/ml.

Molecole, frammenti di cellule, particelle virali e non virali del liquido cellulare centrifugato di diverse colture si raccolgono in questo gradiente di densità, in quanto i componenti si distribuiscono nella soluzione di glucosio non in base al peso molecolare ma secondo la densità dei componenti. Per garantire quindi che le presunte particelle virali siano raccolte in corrispondenza del gradiente di densità di 1,16 gm/ml, è necessario applicare una procedura di purificazione e di concentrazione, visto che solamente la raccolta delle particelle in corrispondenza del gradiente di densità consente di verificare se il diametro e il volume di queste particelle corrispondono effettivamente alle particelle retrovirali sospette, osservate al microscopio elettronico in fase di gemmazione dalla membrana cellulare (purificazione).

Le colture cellulari contengono numerose particelle non virali, con forma, aspetto e struttura tali da non permetterne la distinzione con ragionevole certezza dai veri retrovirus; perciò, dopo l’effettivo isolamento tramite purificazione, il contenuto delle particelle deve essere preparato biochimicamente. Con una procedura di routine della biologia molecolare, le proteine del guscio delle particelle, compresa la proteina enzimatica caratteristica dei retrovirus e gli acidi nucleici all’interno del guscio delle particelle, devono essere identificati con precisione.

Se le proteine e gli acidi nucleici nelle particelle isolate e purificate presentano una struttura identica e se gli acidi nucleici in queste particelle formano molecole di RNA invece del DNA, solo così c’è qualche probabilità che si tratti di particelle retrovirali delle cellule umane. Una prova certa dell’esistenza di un retrovirus nelle cellule umane è possibile solo se le molecole RNA in queste particelle costruiscono dei geni contenenti le istruzioni codificate per la biosintesi delle proteine contenute nelle particelle stesse, e se queste proteine possono effettivamente essere sintetizzate in maniera identica. Una volta disponibili queste certezze, non è ancora certo che queste particelle retrovirali appartengano a virus esogeni, trasmettibili e infettivi. Infatti si potrebbe trattare anche di retrovirus endogeni, identificati in una grande varietà nel genoma di numerosi tipi di cellule umane, e che non sono affatto infettivi.

Per una differenziazione fra retrovirus esogeni ed endogeni nelle cellule umane, i retrovirus effettivamente isolati e caratterizzati biochimicamente devono essere trasmessi a colture cellulari umane, presentare nuovamente la gemmazione dalle cellule, essere nuovamente isolati e purificati, deve essere confermato l’isolamento tramite fotografie al microscopio elettronico, deve essere dimostrata l’identità biochimica delle proteine e degli acidi nucleici e l’RNA delle particelle deve essere un genoma codificato per la sintesi proteica specifica delle particelle retrovirali.

Verso la metà del 1983, l’ipotesi irrazionale della “letale epidemia sessuale dell’Aids” era già stata programmata nella psicologia di massa, sulla base di qualche centinaio di casi dal 1978 fra gli omosessuali passivi con prolungata inalazione di nitriti e anni di abuso di antibiotici. In stretta cooperazione fra specialisti di laboratorio della ricerca oncologica retrovirale, le autorità sanitarie statali e i mass media, nel 1983 era già stato deciso che la malattia dell’Aids dovesse essere la conseguenza di un nuovo “agente patogeno” e di una “letale epidemia trasmessa con il sesso e il sangue”. Si trattava solamente di decidere a chi la “mano invisibile del mercato” avrebbe concessola commercializzazione a livello mondiale dei kit diagnostici.

La squadra di Gallo con ogni evidenza doveva guadagnare tempo per individuare il trucco di laboratorio decisivo che permettesse di isolare una quantità sufficiente di “Hiv” per produrre le “proteine Hiv” in numero sufficiente per i test di massa. La “produzione di Hiv” in provetta non era sufficiente a questo scopo. La richiesta di brevetto di Montagnier per un “test antiHiv” venne rifiutata negli Stati Uniti; la richiesta di brevetto dell’Istituto Nazionale del Cancro degli USA per il « test hiv » di Gallo venne approvata in tempi record, prima ancora che lo stesso Gallo avesse pubblicato una sola riga sull’“isolamento dell’Hiv” e sullo sviluppo di un “test antiHiv” sulla base delle proteine dell’“Hiv” da lui isolato. Solo dopo anni di contenzioso giuridico fra gli Stati Uniti e la Francia, i diritti di brevetto per il “test anti Hiv” furono riconosciuti a Gallo e Montagnier in occasione di un vertice fra l’allora presidente Reagan e l’allora sindaco di Parigi Chirac; in un gesto apparentemente nobile, questi diritti vennero conferiti alla Fondazione mondiale anti Aids di cui Montagnier divenne presidente.

In realtà questa assurda controversia permetteva di distogliere l’attenzione dal problema vero: e cioè il fatto che né Gallo, né Montagnier avevano mai “isolato” un retrovirus umano e l’origine retrovirale delle proteine del “test Hiv” non era mai stata dimostrata. Per l’opinione pubblica mondiale, il fatto che due specialisti di famosi istituti di ricerca come l’Istituto Pasteur e l’Istituto Nazionale del Cancro degli USA combattessero per il riconoscimento degli onori della scoperta,doveva per forza significare che il “nemico numero uno dell’umanità” (presidente Reagan 1984)esisteva realmente e quindi doveva essere la causa della “più tremenda epidemia del XX secolo”(Gallo 1991) e il “test dell’Aids” doveva proteggere la popolazione mondiale da questa “epidemia di massa letale” .

Ma nel periodo dal 1983 al 1997, le immagini al microscopio elettronico dei componenti proteici del gradiente di densità non sono mai state pubblicate né da Montagnier e Gallo né da alcun altro retrovirologo. Le prime immagini al microscopio elettronico del gradiente di densità in fase di “isolamento dell’Hiv” sono state pubblicate da due gruppi di ricerca nel marzo 1997, vale a dire 14 anni dopo la prima pubblicazione del presunto “isolamento dell’Hiv” a cura di Gallo e Montagnier (Bess 1997, Gluschankof 1997).

A detta di uno dei pionieri della microscopia elettronica per il controllo dell’isolamento retrovirale in cellule di mammiferi, il professore di medicina De Harven, queste immagini al microscopio elettronico presentano “risultati disastrosi” (De Harven 1998a). Le prime immagini al microscopio elettronico, a comprova del materiale cellulare del gradiente di densità dopo “l’isolamento dell’Hiv” da cellule umane, mostrano “praticamente solo del materiale citologico” delle cellule umane nella coltura (Papadopulos-Eleopulos 1998a).

Quindi, 14 anni dopo il presunto “primo isolamento dell’Hiv” e 13 anni dopo l’applicazione del “test Hiv” viene messo in evidenza che i retrovirologi e oncologi Montagnier e Gallo avevano semplicemente simulato “l’isolamento dell’Hiv” e che le proteine alla base degli antigeni per il “test Hiv” non sono altro che proteine residuali e di scarto delle colture cellulari umane. Il risultato di “sieropositività” perciò non significa altro che la reazione di un livello di anticorpi naturale, seppure aumentato, nel siero dei probandi .

HIV e IDROCORTISONE: UNA ENNESIMA PROVA DELLE FALSIFICAZIONI DI ROBERT GALLO

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A comprova delle sue pratiche di falsificazione, Gallo ha lasciato una traccia del delitto.

Nel 1984, il gruppo di Gallo aveva utilizzato linfociti T helper di omosessuali affetti da AID e AIDS “per la documentazione, per l’isolamento e la produzione continua di retrovirus citopatici”, nonché per la produzione del “test anti HIV” [Popovic 1984, Gallo 1984, Schupbach 1984, Sarngadharan 1984].

A questi lavori di laboratorio avevano partecipato anche collaboratori esterni.

Due di questi collaboratori erano a servizio della Litton Bionetics, Kensington MD, USA. Nel 1987 questi riferirono sui metodi con cui il gruppo di Gallo aveva trattato i lingociti T helper di omosessuali affetti da AID e AIDS. Essi comunicarono tra l’altro: “La stimolazione in vitro poteva essere raggiunta tramite mitogeni o cellule aggiunte (antigeni allogeni).

Certe manipolazioni delle condizioni colturali miglioravano il risultato, ad esempio la coltivazione di cellule dei pazienti insieme a globuli bianchi periferici, stimolati con mitogeni e provenienti da donatori non infetti. Anche l’isolamento del retrovirus delle cellule coltivate fu notevolmente facilitato tramite l’aggiunta di IDROCORTISONE nella coltura [Sarngadharan 1987].

Le affermazioni degli scienziati che avevano partecipato all’ “isolamento dell’HIV” nel laboratorio di Gallo, confermano “l’isolamento HIV” simulato e l’uso di proteine liberate dalle cellule umane coltivate come antigeni proteici per il “test antiHIV”:

1-L’idrocostisone è un glucocorticoide.

2-I glucocorticoidi inibiscono la proliferazione e la replica dei linfociti T helper umani. In tutte le condizioni fisiologiche, fisiopatologiche, psicologiche e psicopatologiche di stress, essi provocano un’immunosoppressione efficace [Gabrielsen 1967, Machinodan 1970].

3-I retrovirus esistenti nei linfociti T helper possono riprodursi solo se gli enzimi per la duplicazione e la divisione della sequenza di DNA dei linfociti T helper, e cioè le DNA polimerasi, sono presenti e attive [Levine 1991].

4-I glucocorticoidi inibiscono la sintesi e l’attività delle DNA polimerasi dei linfociti T helper [Gillis 1979, 1979b].

5-I glucocorticoidi inibiscono l’espressione genetica dell’enzima NO sintasi per la produzione dell’NO citotossico a livello di trascrizione genetica e di traduzione dei trascritti RNA nella biosintesi proteica [Kunz 1996].

6-I glucocorticoidi favoriscono la sintesi di enzimi di riparazione e di processi di riparazione nei linfociti T helper [Brattstad 1996, Lincoln 1997].

7-La conditio sine qua non, vale a dire la condizione indispensabile per la produzione dell’ “HIV” nei linfociti T helper, è la stimolazione con la citochina di tipo 1 IL-2 [Gallo 1984, Montagnier 1985] e mitogeni. I glucocorticoidi bloccano l’azione dell’IL-2 e dei mitogeni [Gillis 1979°, 1979b].

8-La produzione di citochine di tipo 1 nell’organismo umano è soggetta a un ritmo giorno/notte. Quando, durante le ore notturne e mattutine, il livello di glucocorticoidi (cortisolo) nel siero è più basso, la produzine di citochine infiammatorie di tipi 1 è massima [Petrovsky 1998].

9-I glucocorticoidi sono usati clinicamente per il trattamento di iperattività da citochine di tipi 1 in numerose patologie infiammatorie e autoimmunologiche, leucemie e tumori, ma anche nei pazienti organo trapiantati, per impedire il rigetto [Cupps 1982].

 

  •  L’enunciato: “L’ISOLAMENTO DELL HIV DALLE CELLULE COLTIVATE FU NOTEVOLMENTE FACILITATO DALL’AGGIUNTA ALLA COLTURA DI IDROCORTISONE“ [Sarngadharan 1987] E’ OBIETTIVAMENTE ABERRANTE.
  • Tutti gli specialisti concordano nell’affermare che LE CONDIZIONI IRRINUNCIABILI PER LA COLTIVAZIONE DEI RETROVIRUS DI LINFOCITI T HELPER UMANI VENGONO BLOCCATE DAL GLUCOCORTICOIDE IDROCORTISONE.

Nella sua pubblicazione originale del 1984, Gallo ha taciuto la manipolazione delle colture dei linfociti T helper di malati di AID e AIDS con l’idrocortisone per l’ “isolamento dell’HIV” [Gallo 1984].

Occorre perciò ribadire che l’affermazione secondo cui i retrovirus nei linfociti T helper umani si replichino più facilmente con l’aggiunta di idrocortisone, rappresenta una contraddizione logica.

L’aver taciuto l’aggiunta di idrocortisone e il rifiutare ogni chiarimento in merito, dimostra che Gallo ha sistematicamente soppresso tutte le prove che avrebbero potuto contraddire la sua affermazione dell’ “isolamento dell’HIV” e smascherare gli antigeni proteici utilizzati per il “test HIV” come proteine cellulari umane (cosa ammessa da Montagnier). La conclusione è ovvia: nei confronti della comunità scientifica e dell’opinione pubblica mondiale, Gallo ha spacciato i prodotti della contro regolazione biologicamente programmata dei linfociti T helper umani, esposti a stress ossidanti e nitrosativi, per “retrovirus HIV” e “test anti HIV”.

I TEST PER EFFETTUARE LA “DIAGNOSI” DI HIV SONO 3:

 

  • Il primo è chiamato test Elisa, definito test anticorpale di diagnosi di routine; se questo test risulta positivo, è obbligatorio effettuare un secondo test Elisa al paziente che, nel caso di un secondo risultato positivo, implica l’utilizzo di un altro test detto “di conferma” chiamato Western Blot.
  • Il Western Blot è costituito da 10 bande antigeniche che si ritengono specifiche del virus HIV. Ma in ogni paese del mondo il numero di bande necessarie alla conferma della positività del test è diverso. Si può essere positivi in Svizzera, dover le bande richieste sono 2, e negativi in Australia, dove le bande richieste sono 4. In Africa la diagnosi di AIDS viene effettuata senza l’uso dei test, ma in base ai cosiddetti principi di Bangui, indicatori clinici aspecifici di infezione come febbre, dissenteria, perdita di peso. Questo in un paese in cui la malnutrizione e la mancanza di acqua potabile creano un numero di malattie note alla scienza da secoli e che nulla hanno a che fare con un virus. Inoltre, a rigor di logica, se le 10 proteine attribuite ad Hiv fossero specifiche di un unico e definito retrovirus esogeno bisognerebbe sempre averle tutte e 10.
  • Un terzo tipo di test genetico, chiamato PCR (Reazione a catena della Polimerasi), viene utilizzato per confermare e monitorare l’intensità dell’infezione Hiv in base al presunto numero di copie di virus per millilitro di sangue. Tale tecnica, inventata da Kary Mullis negli anni 90, e per la quale Mullis ottenne il premio Nobel nel 1993, è parte della screening diagnostico e prognostico delle infezioni da HIV; in base a questo test si decide quando, quanti e quali farmaci somministrare a vita al paziente. Ma lo stesso Mullis ha affermato che la sua tecnica “non è in grado di identificare virus” perché è una metodica di amplificazione aspecifica (Mullis stesso affermò “La PCR amplifica anche l’acqua”) di piccoli frammenti di codice genetico. I seguenti sono i foglietti illustrativi che accompagnano tutti i “test Hiv” ad oggi esistenti; il primo il tanto sponsorizzato “test hiv sulla saliva”. Ma è sempre stato detto che l’Hiv NON si trasmette con baci, starnuti etc…
  • Questo è il test “ORAQUICK” che afferma “SI PENSA CHE L’HIV CAUSI L’AIDS” “EFFETTUARE UN TEST SUGLI ANTICORPI E’ UN AIUTO ACCURATO NELLA DIAGNOSI DI HIV”):

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  • Foglio illustrativo del Test Elisa per ANTICORPI HIV.

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  • Foglio illustrativo del « test di conferma » Western Blot:

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“SUMMARY AND EXPLANATION OF THE TEST”HIV-1 Western Blot Kit
Epitope, Inc. Product Number 72827
PN201-3039 Revision #8

A sample that is reactive in both the EIA screening test and the Western blot is presumed to be positive for antibody to HIV-1, indicating infection with this virus except in situations of passively acquired antibody or experimental vaccination.”

“LIMITATIONS OF THE PROCEDURE”

  1. The assay must be performed in strict accordance with these instructions to obtain accurate, reproducible results.
  2. Although a Positive result may indicate infection with the HIV-1 virus, a diagnosis of Acquired Immunodeficiency Syndrome (AIDS) can be made only if an individual meets the case definition of AIDS established by the Centers for Disease Control. A repeat test on an independent sample should be considered to control for sample mix-up or operator error, and to verify a positive test result.
  3. Individuals with HIV-1 infection may present incomplete patterns due to the natural history of AIDS or other immunodeficiency states, e.g.:
  4. AIDS patients may lose antibody reactions to p24 & p31;
  5. Infants born to HIV-1 infected mothers, but who are uninfected, may display incomplete patterns as passively acquired maternal antibodies begin to disappear ;
  6. Individuals who have recently seroconverted may display incomplete band patterns;
  7. Infected patients with malignancies and individuals receiving immunosuppressive drugs may fail to develop a Positive result;
  8. Individuals infected with HTLV-I/II or HIV-2, may exhibit incomplete cross-reactivity;
  9. Individuals may develop incomplete patterns that reflect the composition of experimental HIV sub-unit vaccines that they may have received.
  1. Since reactivity of any degree with any of the virus-specific proteins identified on the strip is possible evidence of antibodies to HIV-1, all samples interpreted as Indeterminate should be repeated using the original specimen. In addition, it is recommended that samples interpreted as Indeterminate be retested after six months, using a fresh specimen.
  2. Do not use this kit as the sole basis of diagnosis of HIV-1 infection. 7. A Negative result does not exclude the possibility of HIV-1 infection. Antibody testing should not be used in lieu of donor self-exclusion by blood collection establishments.”

Sensitivity and Specificity

Sensitivity and specificity of the HIV-1 Western Blot Kit was determined in comparative studies with a previously licenced HIV-1 Western blot using EIA repeatedly reactive samples from high AIDS risk and low risk populations respectively.”*

“INTERFERING FACTORS AND SUBSTANCES

Testing was performed on specimens from individuals with clinical conditions unrelated to HIV-1 which might result in a reactivity with proteins present. Samples studied included 25 from persons with auto immune diseases, 12 with elevated gammaglobulins, 110 with viral infections unrelated to HIV-1 and 38 other conditions. The viral infections included samples positive in clinical tests for Cytomegalovirus (12), Infectious mononucleosis (10), Epstein-Barr virus (3), Rubells (12), Varcella-Zoster (3), Herpes Simplex (12), HBsAg (7), and HTLV-1 (39). Although bands were occasionally present at viral locations, none of the strips could be interpreted as positive.”**

COMMENTARY:

* Although the Western Blot is supposed to be a “more specific” test to confirm the results of the EIA (ELISA), the specificity and sensitivity are assumed by the same indirect means. No gold standard was applied, such as isolating HIV-1 from fresh patient plasma, in any of these studies. These studies confuse specificity with a high reproducibility of EIA by Western Blot.

UNA DIAGNOSI CHE CAMBIA DA PAESE A PAESE?

 

Come si può notare dall’immagine qui sotto, in ogni Paese i criteri richiesti per una diagnosi di “sieropositività confermata” dal test Western Blot sono differenti. Se si è positivi in un Paese in cui le bande richieste sono 2, basta recarsi in  un altro Paese in cui le bande richieste sono maggiori e si diventa automaticamente sieronegativi. In Inghilterra questo test non è adottato in quanto ritenuto del tutto inaffidabile. Infine: se le 10 proteine attribuite al genoma di Hiv fossero uniche e specifiche, perché non è sufficiente UNA SOLA PROTEINA PER CONFERMARE LA SIEROPOSITIVITA’? O perché NON SONO NECESSARIE TUTTE E 10?

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  • Foglio illustrativo test PCR “carica virale”

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The AMPLICOR HIV-1 MONITOR test is an in vivo nucleic acid amplification test for the quantification of Human Immunodeficiency Virus Type 1 (HIV-1) in human plasma. The test is intended for use in conjunction with clinical presentation and other laboratory markers as an indicator of disease prognosis.

The test has been used as an aid in assessing viral response to antiretroviral treatment as measured by changes in plasma HIV-1 RNA levels. The clinical significance of changes in HIV RNA measurements has not been fully established although several large studies that will more fully determine the role of comparative HIV RNA measurements in patient management are now in progress. HIV-1 RNA levels as measured by PCR were used as one of the surrogate markers in the accelerated approval process for the protease inhibitor drugs INVIRASE, CRIXIVAN and NORVIR, and for the reverse transcriptase inhibitor drug EPIVIR. The utility of plasma HIV-1 RNA in surrogate endpoint determinations has not been fully established.

The AMPLICOR HIV-1 MONITOR Test is not intended to be used as a screening test for HIV or as a diagnostic test to confirm the presence of HIV infection.

 

Come si può notare, gli stessi produttori del test Elisa, alla voce “sensibilità e specificità del test” affermano:

“AD OGGI NON ESISTE UNO STANDARD RICONOSCIUTO PER STABILIRE LA PRESENZA O L’ASSENZA DI ANTICORPI HIV-1 E HIV-2 NEL SANGUE UMANO”.

Ma tale test viene usato per affermare che nel sangue analizzato del paziente gli anticorpi sono presenti.

Nel foglio illustrativo del test Western Blot, chiamato “test di conferma” perché appunto dovrebbe confermare un’infezione rivelatasi al primo test Elisa, si legge che:

“UN CAMPIONE DI SANGUE RISULTATO POSITIVO SIA AL TEST ELISA CHE AL TEST WESTERN BLOT SI PRESUME  INFETTO DA HIV-1” e ancora:

 

“SEBBENE UN RISULTATO POSITIVO (ricordiamo che la sua positività cambia da paese a paese…) POTREBBE INDICARE INFEZIONE DA HIV-1, LA DIAGNOSI DI AIDS PUO’ ESSERE EFFETTUATA SOLO SE L’INDIVIDUO RISPECCHIA I CRITERI DIAGNOSTICI STABILITI DAL CDC (CENTER FOR DISEASES CONTROL)”  e inoltre al punto 6 viene affermato:

NON USARE IL WESTERN BLOT COME UNICO TEST DI CONFERMA DI DIAGNOSI DI POSITIVITA’ AL VIRUS HIV-1”.

  • Ma questo viene chiamato e usato come test di conferma

Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR (Reazione a catena della Polimerasi), ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test:

“QUESTA TECNICA NON DEVE ESSERE USATA COME TEST DI SCREENING PER IL VIRUS HIV O COME STRUMENTO DIAGNOSTICO PER CONFERMARE LA PRESENZA DEL VIRUS

 

Ma, invece, proprio con questa metodica decide il destino di un paziente visto che sulla base di questi risultati i medici decidono quando iniziare a prescrivere le terapie farmacologiche a base di chemioterapici che andranno assunti quotidianamente per tutta la vita, sui pazienti definiti sieropositivi sulla base di test che non diagnosticano nulla. Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato che “non curano e non prevengono né l’infezione da Hiv né l’insorgenza dell’Aids” e che alcuni effetti collaterali degli stessi sono indistinguibili dalle manifestazioni cliniche di Aids (si veda l’immagine nella pagina seguente,, esemplificativa alcuni dei tanti farmaci ARV, fotografata direttamente dal sito americano www.fda.gov):

 

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  Azt label

 

L’etichetta del farmaco AZT, che anni fa veniva usato in monoterapia e attualmente si somministra alle donne  gravide e ai neonati per evitare di “trasmettere il virus” al nascituro (l’eventuale rifiuto di tale protocollo porta alla perdita della patria potesta’); inoltre tale veleno (venduto ancora in Italia con il nome di “Retrovir”) si usa ancora in combinazione con altri farmaci: -PERICOLO DI MORTE- “Tossico per inalazione, in contatto con la pelle e se deglutito”

Un esempio di uno dei farmaci più usati per “curare” l’Hiv, chiamato ATRIPLA: ecco lo screenshot del suo foglio illustrativo (SI NOTI TRA GLI EFFETTI COLLATERALI COMUNI LA NEUTROPENIA, CHE SIGNIFICA IMMUNODEFICIENZA, CHE SIGNIFICA AIDS) :

 

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Dalla rivista The Lancet, agosto 2006, uno studio sull’inefficacia e tossicità dei farmaci anti-hiv:

“IL RISCHIO DI MORIRE DI AIDS E’ AUMENTATO DA QUANDO SI USANO I FARMACI ANTI-HIV”

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antiretrovirus2


“QUESTO FARMACO NON CURA E NON PREVIENE L’INFEZIONE DA HIV E NON NE IMPEDISCE LA TRASMISSIONE. QUESTO FARMACO PUO’ CAUSARE, CON I SUOI EFFETTI COLLATERALI, SINTOMI INDISTINGUIBILI DALLA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (EFFETTI COLLATERALI COMUNI: LEUCOPENIA=AIDS)”.

 

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Milioni di vittime nel mondo sono quindi morte a causa dei farmaci che dovevano curarle.

Françoise Barrè-Sinoussi ha preso il Premio Nobel per la Medicina insieme a Luc Montagnier per la presunta scoperta del virus HIV; ma la prima ha affermato nel documentario “The Emperor’s New Virus?” che: “Purificare il virus era fondamentale per poter preparare i test per trovare gli anticorpi dell’hiv perché volevamo che i test diagnostici fossero quanto più precisi possibile. Infatti se si usa una preparazione di virus che non è purificata ovviamente identificherai anticorpi di ogni tipo…”

Però Luc Montagnier che ha condiviso con lei il Nobel ha onestamente sostenuto che…

 

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Luc Montagnier: “LO RIPETO, NOI NON ABBIAMO PURIFICATO IL VIRUS”

 

Esistono circa 70 condizioni mediche riconosciute che possono portare alla positività dei test hiv, che non vengono MAI comunicate al paziente al momento del test. Tra queste troviamo la semplice influenza e il vaccino antinfluenzale stesso (nel foglio illustrativo di questo viene dichiarato che può determinare positività ai test hiv), vaccinazioni di vario tipo (ad esempio i lisati batterici), il raffreddore, la gravidanza, infezioni di varia natura (citomegalovirus, mononucleosi, herpes simplex I e II), etc..

A tal proposito, si veda l’elenco seguente, compilato da Christine Johnson:

.Fattori che possono dare esito positivo al test Hiv.

 

Anticorpi anti-carboidrati
Anticorpi che si trovano in modo naturale (Naturally-occurring antibodies)
Immunità passiva: recezione di gamma globulina o immunoglobulina (come profilassi contro infezione che contiene anticorpi)
Lebbra
Tubercolosi
Micobacterium avium
Lupus eritematoso sistemico
Insufficienza renale
Emodialisi/Insufficienza renale
Terapia di alfa interferone in pazienti di emodialisi
Influenza
Vaccino contro l’influenza
Virus Herpes semplice I (labiale)
Virus Herpes semplice II (genitale)
Infezione del tratto respiratorio superiore (raffreddore o influenza)
Infezione virale recente o esposizione a vaccini virali
Gravidanza in donne multipare ( che hanno partorito molto)
Malaria
Alti livelli di complessi immuni circolanti
Ipergammaglobulinemia (alti livelli di anticorpi)
Falsi sieropositivi in altri test, incluso il test RPR (rapid plasma reagent) per la sifilide
Artrite reumatoide
Vaccino contro l’epatite B
Vaccino contro il tetano
Trapianto di organi
Trapianto renale
Anticorpi anti-linfociti
Anticorpi anti-collageni (riscontrati in omosessuali, emofiliaci, africani in tutte e due i sessi, in persone con lebbra)
Sieropositivi al fattore reumatoide, anticorpi anti-nucleari (entrambi riscontrati nella artrite reumatoide e in altri auto-anticorpi)
Malattie autoimmuni -Lupus eritematoso, scleroderma, malattia del tessuto connettivo, dermatomiositi
Infezioni virali acute, infezioni virali del DNA
Neoplasmi maligni (cancri)
Epatite alcolica/malattia epatica alcolica
Colangite sclerosante primaria
Epatite
Sangue “appiccicoso” (negli africani)
Anticorpi con un’alta affinità per il polistirene (adoperati nei kit dei test)
Trasfusioni sanguinee, trasfusioni sanguinee molteplici
Mieloma molteplice
Anticorpi HLA (contro antigeni dei leucociti di tipo I e di tipo II)
Anticorpi anti-muscoli lisci
Anticorpi anti-celle parietali
IgM (anticorpi) anti-epatite A
IgM anti-Hbc
Somministrazione di preparati di immunoglobulina umana raccolti prima di 1985
Emofilia
Disordini ematologici maligni/limfoma
Cirrosi biliare primaria
Sindrome di Stevens-Johnson
Febbre Q con epatite associata
Campioni trattati con calore (specimens)
Siero lipemico (sangue con alti livelli di grassi o lipidi)
Siero emolizzato (sangue in cui l’emoglobulina si separa dai globuli rossi)
Iperbilirubinemia
Globuline prodotte durante gammopatie policlonali (le quali si riscontrano in gruppi a rischio AIDS)
Individui sani come risultato di reazioni crociate non capite
Ribonucleoproteine umane normali
Altri retrovirus
Anticorpi anti-mitocondriali
Anticorpi anti-nucleari
Anticorpi anti-microsomiali
Anticorpi dell’antigene di leucociti delle cellule T
Proteine nel filtro di carta
Virus Epstein-Barr
Leishmaniasi viscerale
Sesso anale ricettivo

Cosa rilevano dunque questi test che si definiscono specifici per HIV, se invece danno una reazione crociata con innumerevoli tipi di anticorpi non specifici?

In un’intervista del 2009, il co-scopritore del virus HIV Luc Montagnier ha dichiarato che:

“POSSIAMO ESSERE TUTTI ESPOSTI AL VIRUS HIV SENZA ESSERNE CRONICAMENTE INFETTATI; UN SISTEMA IMMUNITARIO FUNZIONANTE DEBELLERA’ IL VIRUS IN POCHE SETTIMANE”.

Il prof. Montagnier dovrebbe spiegarci come sia possibile liberarsi “in modo” naturale da un retrovirus che per quasi 30 anni è stato definito incurabile, letale, altamente trasmissibile….

Inoltre ricordiamo che la funzione di un vaccino è creare gli anticorpi verso la malattia stessa. Se una persona risulta positiva al test per il citomegalovirus o la toxoplasmosi, ad esempio, viene dichiarata immunizzata verso tali agenti patogeni, poiché nel sangue vengono rilevati appunto gli anticorpi specifici. Nei test HIV che, come abbiamo visto i produttori stessi dichiarano non in grado di identificare gli anticorpi HIV, la positività (ovvero la presenza dei anticorpi) viene invece valutata come indicatore di infezione cronica, progressiva e mortale.

Ma se anche l’HIV fosse un retrovirus, come sostenuto da decenni, è importante sapere che nella storia della microbiologia e della virologia nessun retrovirus è mai stato né pericoloso nè letale. Il nostro patrimonio genetico contiene infatti circa novantasettemila (97000) retrovirus endogeni (ovvero innati, non acquisiti dall’esterno) naturalmente presenti nel nostro organismo e assolutamente innocui.

Le culture cellulari usate da Gallo nel 1983, a cui seguì la pubblicazione su Science dell’articolo-annuncio della scoperta del virus HIV, erano mescolate a linfociti provenienti dal sangue di cordone ombelicale, tessuto riconosciuto da tempo per la sua ricchezza in retrovirus umani. Tale articolo comprende dunque gravi errori metodologici.

15 anni più tardi vennero effettuati controlli sperimentali in laboratori francesi e statunitensi che pubblicarono un articolo nella rivista Virology (1997), in cui si dimostravano i risultati dei loro studi al microscopio elettronico sui gradienti ottenuti a partire da culture cellulari che si ritenevano infette da HIV. In entrambi gli studi, gli autori hanno riscontrato un’abbondanza di residui cellulari senza alcuna evidenza accettabile di particelle retro virali. Quasi nello stesso momento Luc Montagnier venne intervistato da Djamel Tahi e finì per ammettere che in effetti il virus HIV non era mai stato isolato nel suo laboratorio.

 

Da cosa è causata allora l’’Aids?

L’immunodeficienza è conosciuta in medicina da secoli ed è prevalentemente causata da:

  • Uso e abuso di droghe, soprattutto nitrito di amile (“Popper”); indicativa a questo proposito la seguente ordinanza del Ministro Fazio, di cui nessuno ha parlato:

Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali

ORDINANZA 19 novembre 2009

Divieto di fabbricazione, importazione, immissione sul mercato e uso di achil-nitriti alifatici, ciclici o eterociclici e loro isomeri, in quanto tali o in quanto componenti di miscele o di articoli (Poppers). (10A00117) (G.U. Serie Generale n. 8 del 12 gennaio 2010

Tenuto conto che gli alchil-nitriti sono  stati  riconosciuti come

immunosoppressori e  promotori  della  replicazione  virale  e delle cellule tumorali, nonchè l’assunzione abituale di dette sostanze e’ stata  associata  ad  aumento  di   rischio   di   infezioni virali trasmissibili per via sessuale e di sarcoma di Kaposi;

Ritenuto pertanto di dover  adottare  specifiche  disposizioni  per limitare l’uso non  regolare  di  sostanze  denominate  «poppers»  in quanto tali o in quanto componenti di miscele o articoli; Rilevato che e’ necessario e urgente mantenere, fino a  quando  non si disporra’ di una soluzione permanente,  disposizioni  cautelari  a tutela dell’incolumita’ pubblica;Visto il decreto del Presidente della  Repubblica  21  maggio  2009 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale  del  28  maggio  2008,  n.  122,recante «Attribuzione del titolo di vice Ministro al  Sotto segretario di Stato presso  il  Ministero  del  lavoro,  della  salute  e  delle politiche sociali prof. Ferruccio Fazio, a norma dell’art. 10,  comma3 della legge 23 agosto 1988, n. 400»;

ORDINA:

  •  Art. 1

Campo di applicazione

  1.  E’ vietata la fabbricazione, immissione sul mercato e l’uso di

alchil-nitriti alifatici, ciclici o eterociclici e  loro  isomeri  in

quanto tali  o  in  quanto  componenti  di  miscele  o  di  articoli,

destinati a consumatori.

  •  Art. 2

Ritiro dal commercio

  1.  Le sostanze, le miscele e gli articoli di cui all’art. 1,  gia’

immessi sul mercato,  devono  essere  ritirati  dal  commercio  entro

trenta giorni dalla data di pubblicazione della presente ordinanza.

  • Art. 3

Vigilanza

  1.  Le Autorita’ sanitarie di controllo e  gli  organi  di  polizia

giudiziaria e postale  sono  preposti  alla  vigilanza  sulla  esatta

osservanza della presente ordinanza.

  •  Art. 4

Disposizioni transitorie e finali

  1.  La presente ordinanza ha validita’ di 12 mesi a decorrere dalla

data di pubblicazione.

  1. La presente ordinanza entra in vigore il medesimo giorno  della

sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Roma, 19 novembre 2009

 

  • Il vice Ministro: Fazio

Registrato alla Corte dei conti il 21 dicembre 2009

Ufficio di  controllo  preventivo  sui  Ministeri  dei  servizi  alla

persona e dei beni culturali, registro n. 7, foglio n. 177.

 

  •  Patologie varie (emofilia, malaria, lebbra, tubercolosi, infezioni ricorrenti di varia natura, abuso di antibiotici e cortisonici, che sono immunosoppressori;
  •  Gli stessi farmaci anti-hiv (come dichiarato nel loro stesso foglio illustrativo); carenze alimentari, malnutrizione, assenza di acqua potabile-Africa.

 

L’AIDS e la legge.

La corte di Dortmund, il 15 Gennaio 2001, ha emesso una sentenza di condanna ad 8 mesi, con sospensione della pena, in un procedimento per corte di Dortmund(Legge § 220a StGB) contro le Autorità Sanitarie Federali Tedesche e contro il Parlamento della Repubblica Federale Tedesca. Le autorità sanitarie erano accusate di aver diffuso informazioni e foto false relative all’isolamento del virus HIV.

il Parlamento Tedesco era accusato di aver assecondato tali menzogne nonostante fosse a conoscenza dal 1994 del fatto che il virus HIV non è mai stato isolato, e che conseguentemente nessun test poteva essere approvato ed utilizzato per definire infette persone che, sane prima del test, sono poi morte dopo un trattamento con farmaci antiretrovirali.

La tesi dell’accusa, e cioè che ne Montagnier (1983) ne Gallo (1984) avevano isolato alcun virus in connessione con l’AIDS e che il Bundestag era dal 1994 a conoscenza di tale fatto, è stata provata sulla base di un documento registrato negli archivi del German Bundestag stesso col numero DS 12/8591. Dopo la sentenza i ricorrenti hanno indirizzato una lettera nella quale descrivono le motivazioni e le conclusioni del procedimento legale a:

* ONU, Office of the High Commissioner for Human Rights, Mary Robinson
* Tutti i capi di Stato e tutti i capi di Governo
* Tutte le Organizzazioni Governative

 

Un’altra notizia non riportata dai mass media, liberamente consultabile sul sito americano del CDC; ne riportiamo un estratto significativo:

On Jan 4, 2010, the US government made a very significant about face: “HHS/CDC is removing HIV infection from the definition of communicable disease of public health significance contained in 42 CFR 34.2(b) and scope of examination, 42 CFR 34.3 because HIV infection does not represent a communicable disease that is a significant threat to the general U.S. population”.

“L’HIV NON E’ UNA MALATTIA SESSUALMENTE TRASMISSIBILE DI RILEVANZA PER LA SALUTE PUBBLICA” 

(Center for Diseases Control & Hillary Clinton, 4 gennaio 2010)

 

Nessuno stato europeo considera l’aids un’emergenza epidemica, tanto è vero che anche in Italia è considerata solo epidemia di Classe III (perfino la sorveglianza epidemiologica della rosolia si trova in Classe II, quindi è considerata più rilevante).

 

Padian Study:

il più importante studio epidemiologico condotto sulla trasmissibilità dell’hiv, condotto in California, ha esaminato 175 coppie eterosessuali sessualmente attive, in cui un partner era sieropositivo e l’altro sieronegativo; le coppie sono state monitorate per un periodo di oltre 6 anni per valutare eventuali casi di siero conversione. Un quarto delle coppie ammise di non usare precauzioni durante i rapporti sessuali: non ci fu nemmeno un caso di siero conversione.

 

-Estratto della tesi di laurea in Medicina e Chirurgia del dr. Daniele MANDRIOLI,

(Università degli Studi di Bologna, Votazione 110/110 e lode, reperibile in formato video su youtube)

.Legislazioni nazionali e internazionali che si contraddicono da sole e incoerenze diagnostiche e cliniche-

 

.La diagnosi secondo la legge italiana.

 

La nostra indagine non poteva che cominciare dal sito del Ministero della Salute. Qui scopriamo che la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) viene diagnosticata in Italia secondo i criteri stabiliti dalla circolare del Ministero della Sanità n. 9 del 9 aprile 1994, integrati successivamente dai decreti interministeriali del 21 ottobre 1999 e del 7 maggio 2001. Queste disposizioni si rifanno ai criteri suggeriti dal CDC nel documento «Revised Classification System for HIV Infection and Expanded Surveillance Case Definition for AIDS Among Adolescents and Adults» del 1993.

Riportiamo ora un estratto della circolare n. 9 del 9 aprile 1994 sottolineando quelle parti che verranno poi analizzate più a fondo.

Circolare Ministero della Sanità 29 aprile 1994, n. 9

(Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 110 del 13 maggio 1994)

Revisione della definizione di caso di AIDS ai fini della sorveglianza epidemiologica

Lista delle malattie infettive di AIDS:

 

– candidosi di bronchi, trachea, o polmoni;

– candidosi esofagea;

– carcinoma cervicale invasivo;

– coccidioidomicosi disseminata o extrapolmonare;

– criptococcosi extrapolmonare;

– criptosporidiosi intestinale cronica (durata un mese);

– infezione da Cytomegalovirus (con interessamento diverso o in aggiunta

a fegato, milza o l’infonodi);

– retinite da Cytomegalovirus;

– encefalopatia HIV-correlata;

– herpes simplex: ulcera cronica (durata un mese), o bronchite, polmonite,

o esofagite;

– istoplasmosi disseminata o extrapolmonare;

– isosporidiosi intestinale cronica (durata un mese);

– linfoma di Burkitt;

– linfoma immunoblastico;

– linfoma primitivo cerebrale;

– micobatteriosi da M. Avium o da M. Kansasii disseminata o extrapolmonare;

– tubercolosi polmonare;

– tubercolosi extrapolmonare;

– micobatteriosi da altre specie o da specie non identificate disseminata

o extrapolmonare;

– polmonite da Pneumocystis Carinii;

– polmonite ricorrente;

– leucoencefalopatia multifocale progressiva;

– sepsi ricorrente da salmonella;

– toxoplasmosi cerebrale;

– wasting syndrome HIV-correlata;

 

La notifica dei casi conclamati di sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) è obbligatoria in base al decreto ministeriale 28 novembre 1986 del Ministero della Sanità.

Definizione epidemiologica di caso adulto di AIDS per cui è richiesta la notifica:

  1. In assenza di risultati positivi circa l’infezione da HIV, ed in assenza di altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche di seguito elencate è indicativa di AIDS se diagnosticata in modo definitivo (per la definizione di diagnosi accertata vedi le successive istruzioni della sezione 2 della scheda):

– candidosi esofagea, tracheale, bronchiale o polmonare;

– criptococcosi extrapolmonare;

– criptosporidiosi con diarrea persistente da oltre un mese;

– infezione da Cytomegalovirus polmonare o del S.N.C;

– infezione da Herpes simplex ulcerativa e persistente o bronchite o polmonite, o esofagite;

– sarcoma di Kaposi in un paziente di età superiore ai 60 anni;

– linfoma cerebrale primitivo in un paziente di età inferiore ai 60 anni;

– micobatteriosi atipica disseminata (con localizzazione diversa o in aggiunta a quella polmonare o di linfonodi ilari o cervicali);

– polmonite da Pneumocystis Carinii;

– leucoencefalite multifocale progressiva;

– toxoplasmosi cerebrale.

  1. In presenza di risultati positivi circa l’infezione con HIV indipendentemente dal riscontro con altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche già riportate nel paragrafo 1, e di quelle sottoelencate, con il relativo livello di accertamento diagnostico, è indice di diagnosi di AIDS. Per la definizione di diagnosi accertata e presuntiva di ciascuna specifica patologia vedi le successive istruzioni della sezione 2 della scheda.

Malattie per le quali è richiesto l’accertamento diagnostico:

– coccidioidomicosi disseminata (con localizzazioni diverse associate a polmoni o linfonodi ilari o cervicali);

– encefalopatia da HIV, detta AIDS dementia complex;

– istoplasmosi disseminata (con localizzazioni diverse o associate in polmoni o linfonodi ilari o cervicali);

– isosporiasi con diarrea persistente da oltre un mese;

– linfoma cerebrale primitivo a qualsiasi età;

– altri linfomi non Hodgkin del fenotipo immunologico a cellule o di fonotipo immunologico sconosciuto e dei seguenti tipi istologici:

  1. a) linfoma a cellule piccole non clivate; b) sarcoma immunoplastico;

– qualsiasi infezione disseminata da Micobatteri diversi da quelli della tubercolosi;

– setticemia ricorrente da salmonella non tifoide;

– wasting syndrome;

– carcinoma cervicale invasivo.

Malattie per le quali è sufficiente una diagnosi presuntiva:

– esofagite da Candida;

– retinite da CMV con grave compromissione del virus;

– sarcoma di Kaposi;

– micobatteriosi disseminata;

– polmonite da Pneumocystis Carinii;

– tubercolosi extrapolmonare;

– polmonite ricorrente;

– tubercolosi polmonare;

– toxoplasmosi cerebrale.

SEZIONE 2

In assenza di evidenza di laboratorio per l’infezione da HIV le cause di immunodeficienza che squalificano le infezioni opportuniste come indicatori di AIDS sono:

– terapia corticosteroidea sistemica ad alte dosi o a lungo termine o altre terapie immunodepressive o citotossiche nei tre mesi prima dell’inizio della malattia opportunistica;

– qualsiasi delle seguenti malattie diagnostiche prima o entro tre mesi dopo la diagnosi di malattia opportunistica;

– leucemia linfocitica;

– mieloma multiplo;

– morbo di Hodgkin;

– linfoma non Hodgkin oppure altri tumori maligni di tessuti linforeticolari o istioetici, per esempio linfoma di Burkitt, istiocitiosi X, sarcoma

immunoblastico, micosi fungoide, sindrome di Szezary, linfoadenopatia angioimmunoblastica;

– una sindrome di immunodeficienza acquisita atipica per l’infezione da HIV come quelle in cui si rileva una ipogammaglobulinemia, o una sindrome di immunodeficienza genetica.

Altre possibili cause di immunodeficienza di per sé non squalificano la malattia opportunistica come indicatore di AIDS.

Nella circolare del 1994 non viene presa in considerazione la conta dei linfociti CD4 come parametro diagnostico di AIDS, al contrario di quanto suggerito dal CDC. Ma coi due decreti ministeriali sopra citati, il legislatore introdurrà sia la conta dei linfociti CD4, sia l’indice di Karnofsky (che valuta lo stato fisico di un malato oncologico) come parametri di «grave deficienza immunitaria» che permettono la diagnosi di AIDS nel paziente sieropositivo. Ecco un estratto dei due decreti.

Decreto 21 ottobre 1999

(Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 299 del 22 dicembre 1999)

Definizione dei casi di AIDS conclamata o di grave deficienza immunitaria per i fini di cui alla legge 12 luglio 1999, n. 231

ART. 1 – Definizione di caso di AIDS

  1. La definizione di caso di AIDS conclamata ricorre, ai fini di cui all’art. 1 della legge 12 luglio 1999, n. 231, nelle situazioni indicate nella circolare del Ministero della Sanità 29 aprile 1994, n. 9, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 110 del 13 maggio 1994.

ART. 2 – Grave deficienza immunitaria

  1. La grave deficienza immunitaria ricorre, ai fini di cui all’art. 1 della legge 12 luglio 1999, n. 231, quando, anche in assenza di identificazione e segnalazione ai sensi della circolare di cui all’art. 1 del presente decreto, la persona presenti anche uno solo dei seguenti parametri:

– numero di linfociti TCD4+ pari o inferiore a 100/mmc, come valore ottenuto in almeno due esami consecutivi effettuati a distanza di quindici giorni l’uno dall’altro;

– indice di Karnofsky pari al valore di 50.

Decreto 7 maggio 2001

Definizione dei casi di AIDS conclamata o di grave deficienza immunitaria per i fini di cui alla legge 12 luglio 1999, n. 231. Modifica dell’art. 2 del decreto interministeriale 21 ottobre 1999

ART. 1 – Modificazioni all’art. 2 del decreto interministeriale 21 ottobre 1999

L’art. 2 del decreto del Ministro della Sanità di concerto con il Ministro della Giustizia del 21 ottobre 1999 citato nelle premesse è sostituito dal seguente:

ART. 2 – Grave deficienza immunitaria

  1. La grave deficienza immunitaria ricorre, ai fini di cui all’art. 1 della legge 12 luglio 1999, n. 231, quando, anche in assenza di identificazione e segnalazione ai sensi della circolare di cui all’art. 1 del presente decreto, la persona presenti anche uno solo dei seguenti parametri:
  2. a) numero di linfociti TCD4+ pari o inferiore a 200/mmc, come valore ottenuto in almeno due esami consecutivi effettuati a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro;
  3. b) indice di Karnofsky pari o inferiore al valore di 50.

 

Discussione

È sorprendente apprendere che per legge e secondo il Center of Disease Control and Prevention (CDC), organo ufficiale americano preposto alla sorveglianza delle epidemie, si può avere AIDS in assenza di HIV. Recita infatti la legge «in assenza di risultati positivi circa l’infezione da HIV, ed in assenza di altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche di seguito elencate è indicativa di AIDS se diagnosticata in modo definitivo».

Questo contraddice la famosa Dichiarazione di Durban -voluta con urgenza da Montagnier- pubblicata su Nature con 5000 firmatari, tra cui 11 premi Nobel, dove si afferma che «patients with acquired immune deficiency syndrome, regardless of where they live, are infected with HIV», cioè «i pazienti con AIDS, indipendentemente da dove vivono, sono infetti da HIV».

Allora perché è possibile fare diagnosi di AIDS in assenza di esami di laboratorio che confermino che l’individuo è sieropositivo? Infatti pazienti che sono negativi in qualsiasi test per HIV, se sviluppano un sarcoma di Kaposi a più di 60 anni sono legalmente etichettabili come pazienti con AIDS. Ricordiamoci, però, che Moritz Kaposi scoprì il sarcoma che porta il suo nome nel 1872 [98], proprio su 5 pazienti anziani. Perciò è alquanto improbabile che l’HIV ne sia la causa esclusiva, essendo comparso più di cento anni dopo.

Quindi non possiamo considerare il sarcoma di Kaposi come sintomo patognomonico di infezione da HIV. E se un sintomo non è patognomonico (cioè attribuibile solo ed esclusivamente ad HIV), e se inoltre gli esami di laboratorio escludono la presenza di HIV, fino a prova contraria la malattia sarebbe da considerarsi idiopatica (cioè di origine sconosciuta) oppure dovrebbero essere ricercate altre possibili cause.

Come osservato da Ruggiero, Galletti et al. [99], il ministero stesso elenca alcune cause di immunosoppressione (terapie corticosteroidea o citotossiche, nei tre mesi precedenti l’insorgenza della malattia opportunistica) che entrano in diagnosi differenziale con HIV. Cioè ammette che i sintomi, dovuti alle altre cause di immunodepressione elencate nella circolare, siano indistinguibili dai sintomi dovuti ad HIV. Ma inspiegabilmente la legge afferma anche che «altre possibili cause di immunodeficienza di per sé non squalificano la malattia opportunistica come indicatore di AIDS».

La legge, quindi, ignora come possibili altre cause tutte quelle condizioni patologiche o fisiologiche che possono portare a immunodepressione, solo perché non presenti nella circolare, quali: malnutrizione, stress (psicologico e fisico), abuso di droghe, farmaci, infezioni croniche, flogosi croniche, sostanze tossiche e perfino la gravidanza.

Facciamo un esempio: se una donna HIV negativa, che è incinta e allo stesso tempo abusa di droghe, sviluppa una toxoplasmosi cerebrale, può venire diagnosticato come caso di AIDS (anche se è sieronegativa).

Al contrario, un paziente HIV negativo affetto da sarcoidosi, che è in terapia con corticosteroidi ad alte dosi e sviluppa la stessa infezione, non viene diagnosticato come caso di AIDS, solo perché i corticosteroidi sono elencati nella circolare (mentre l’abuso di droghe no).

Questo non ha alcuna giustificazione dal punto di vista medico-legale poiché una toxoplasmosi cerebrale non ha come uniche cause necessarie, esclusive e sufficienti HIV e quelle elencate dalla circolare.

Bensì tutte le cause possibili, indipendentemente che siano o non siano nell’elenco.

Una toxoplasmosi cerebrale non si può quindi assolutamente considerare patognomonica di infezione di HIV, soprattutto in un e paziente sieronegativo dove non si siano escluse altre plausibili cause.

«In presenza di risultati positivi circa l’infezione con HIV indipendentemente dal riscontro con altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche già riportate nel paragrafo 1, e di quelle sottoelencate, con il relativo livello di accertamento diagnostico, è indice di diagnosi di AIDS».

Si esclude cioè il ruolo di concausa di qualsiasi altro tipo di immunosoppressore, se è presente HIV, nel generare il quadro clinico. Perciò, se un paziente sieropositivo assume cortisone e chemioterapici, considerati nella medesima circolare fattori capaci di generare sintomi indistinguibili da quelli di HIV, e in seguito sviluppa una polmonite opportunista, viene necessariamente diagnosticato come malato di AIDS.

Egli non può, secondo la legge, essere considerato come un paziente sieropositivo che ha sviluppato una polmonite opportunista iatrogena (cioè causata da atto o terapia medica). Questo è totalmente irrazionale.

Dal momento che la legge ammette che entrambe possano essere cause sufficienti nel dare il medesimo sintomo, non dovrebbe poi negare a una delle due il valore di concausa quando siano entrambe presenti. Infatti, se il medesimo paziente assume alte dosi del farmaco immunodepressore, sarà più probabilmente questo a contribuire come concausa di maggior peso allo sviluppo del quadro clinico. Al contrario, se assume dosi bassissime del farmaco immunodepressore e si sviluppa comunque un quadro clinico grave, si potrebbe eventualmente considerare come preponderante il ruolo della concausa HIV. Ma in nessun caso si dovrebbero poter considerare come cause mutualmente esclusive, cioè che si escludono a vicenda, fino a prova contraria.

 

HIV: ULTERIORE LETTERATURA MEDICA

1)“In 1985, at the beginning of HIV testing, it was known that “68% to 89% of all repeatedly reactive ELISA (HIV antibody) tests [were] likely to represent false positive results.” (New England Journal of Medicine. 1985)”.

NEW ENGLAND JOURNAL O MEDICINE: “dal 68% all’89% dei test Elisa per anticorpi HIV rappresentano falsi positivi”

2) In 1992, the Lancet reported (“HIV Screening in Russia”) that for 66 true positives, there were 30,000 false positives. And in pregnant women, “there were 8,000 false positives for 6 confirmations.”

LANCET: “per 66 individui positivi al test hiv ci sono 30.000 falsi positivi”

In September 2000, the Archives of Family Medicine stated that the more women we test, the greater “the proportion of false-positive and ambiguous (indeterminate) test results.”

The tests described above are standard HIV tests, the kind promoted in the ads. Their technical name is ELISA or EIA (Enzyme-linked Immuno-sorbant Assay). They are antibody tests. The tests contain proteins that react with antibodies in your blood.

False Positives.

In the U.S., you’re tested with an ELISA first. If your blood reacts, you’ll be tested again, with another ELISA. Why is the second more accurate than the first? That’s just the protocol. If you have a reaction on the second ELISA, you’ll be confirmed with a third antibody test, called the Western Blot. But that’s here in America. In some countries, one ELISA is all you get.

It is precisely because HIV tests are antibody tests, that they produce so many false-positive results. All antibodies tend to cross-react. We produce anti-bodies all the time, in response to stress, malnutrition, illness, drug use, vaccination, foods we eat, a cut, a cold, even pregnancy. These antibodies are known to make HIV tests come up as positive.

The medical literature lists dozens of reasons for positive HIV test results: “transfusions, transplantation, or pregnancy, autoimmune disorders, malignancies, alcoholic liver disease, or for reasons that are un-clear…” (Archives of Family Medicine. Sept/Oct. 2000).

“Liver diseases, parenteral substance abuse, hemodialysis, or vaccinations for hepatitis B, rabies, or influenza…” (Archives of Internal Medicine, August, 2000).

The same is true for the confirmatory test the Western Blot. Causes of indeterminate Western Blots include: “lymphoma, multiple sclerosis, injection drug use, liver disease, or autoimmune disorders. Also, there appear to be healthy individuals with antibodies that cross-react….” (ibid).

ARCHIVES OF INTERNAL MEDICINE: “ESISTONO DOZZINE DI CAUSE CHE POSSONO RENDERE POSITIVO UN TEST HIV: VACCINAZIONI, INFLUENZA, GRAVIDANZA, TRASFUSIONI, E INOLTRE CI SONO INDIVIDUI SANI I CUI ANTICORPI REAGISCONO AL TEST HIV”.

Pregnancy is consistently listed as a cause of positive test results, even by the test manufacturers. “[False positives can be caused by] prior pregnancy, blood transfusions… and other potential nonspecific reactions.” (Vironostika HIV Test, 2003).

 

ALTRA LETTERATURA: 

  • Già nel 1985, proprio il futuro Nobel Montagnier mostrò sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine che un test Hiv positivo ritorna negativo e che un conteggio di cellule T4 basso torna normale attraverso la cessazione dei rapporti anali, ciò significa che il risultato positivo del test Hiv non è dovuto a un retrovirus:

 

x5

 

http://www.annals.org/content/103/4/545.abstract

  • Articolo storico scritto del co-premio Nobel Howard Temin (per la scoperta della transcriptasi inversa) che dimostra come questo enzima NON sia specifico di una ipotetica attività retrovirale.

 

revers trasciption

 

http://mbe.oxfordjournals.org/content/2/6/455.full.pdf

  • La prestigiosa rivista Science, pubblicò un articolo storico che dimostra come il famoso “virus” hiv non uccida i linfociti T nelle colture di laboratorio.

http://www.sciencemag.org/content/229/4720/1400.abstract

  •  La prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine afferma che svariate patologie AIDS-correlate appaiono poco dopo aver iniziato la terapia antiretrovirale. Ma per molti sono farmaci “salvavita”.

http://www.annals.org/content/133/6/447.abstract

  • Il CDC (Centro di Controllo per le Malattie) affermò, prima di sfruttare l’idea infondata di un virus che “l’esposizione ad alcune sostanze tossiche e droghe (piuttosto che un agente infettivo) può condurre all’ immunodeficienza un gruppo di omosessuali maschi che condivide un particolare stile di vita”.

http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/00001114.htm

  • Secondo questo studio, pubblicato proprio da Gallo e Gonda, il presunto virus HTLV-3/HIV si trova nella saliva. E, sebbene esistano test salivari per la rilevazione dei presunti anticorpi HIV (se ci sono anticorpi in un fluido organico, deve esserci anche il virus), da decenni viene detto che il virus non si trasmette con starnuti, colpi di tosse, etc… La foto, secondo gli autori, rappresenterebbe una micrografia elettronica del virus nella saliva.

http://www.sciencemag.org/content/226/4673/447.abstract

  • In questo articolo dell’American Journal of Reproduction and Immunology si dimostra come le presunte “proteine hiv” siano presenti nella placenta umana. Ricordiamo che nei loro esperimenti all’inizio degli anni 80 sia Gallo che Montagnier aggiunsero nelle colture cellulari in cui affermarono di aver trovato il nuovo retrovirus hiv proprio della placenta umana.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1930645

Come infatti si può notare nella micrografia seguente, confrontando le particelle isolate da Montagnier con le particelle presenti nella placenta umana, non vi è alcuna differenza:

  • Articolo che dimostra la presenza della “carica virale” in soggetti sieronegativi.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9890848

  •  Il più grande studio mai effettuato sulla presunta trasmissione del “virus hiv” con lo scambio di siringhe infette dimostra che tra la persone che usavano gli aghi sterili distribuiti dalle associazioni di prevenzione il livello di sieroconversione era molto superiore rispetto a chi si scambiava aghi potenzialmente infetti:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9420522

  •  Articolo sull’epatotossicità dei farmaci antiretrovirali. Il collasso epatico è la prima causa di morte nei sieropositivi e non fa parte delle presunte patologie hiv-correlate:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11830344

  •  Articolo che dimostra come pazienti confermati sieropositivi siano ritornati sieronegativi:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9863108

  •  Studio pubblicato su Lancet: le donne sieropositive che allattano al seno i bambini NON trasmettono il “virus”. I bambini che bevono latte non materno…diventano sieropositivi… Ma alle donne sieropositive e ai loro nascituri viene somministrato il chemioterapico tossico AZT per “prevenire” in contagio madre-figlio.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10465172

  • Recentemente un gruppo di ricerca italiano ha dimostrato e pubblicato sulla prestigiosa rivista Blood (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22286198) che si può incontrare HIV molte volte e rimanere (o tornare) sieronegativi. Questi ricercatori, mediante sofisticate analisi molecolari hanno dimostrato che esistono soggetti i cui CD4 recano traccia (firma di miRNA) molecolare dell’incontro con HIV, ma che restano (o tornano ad essere) sieronegativi (vedi lavoro su Blood allegato). Le parole chiave sono all’inizio della discussione: In this study, we have shown that exists a miRNA signature that discriminate infected from exposed uninfected subjects. Cioè esistono soggetti con esposizioni multiple che hanno incontrato inequivocabilmente il virus (miRNA signature), definiti “exposed” ma restano (o tornano ad essere) sieronegativi, e secondo loro, “uninfected”. Questa è la dimostrazione molecolare delle parole del Prof. Montagnier “puoi incontrare HIV tutte le volte che vuoi ed il tuo sistema immunitario se ne libererà in poche settimane, se hai un buon sistema immunitario”. Il che vuol dire che prima viene l’immunodeficienza e poi l’infezione produttiva di HIV ed eventualmente la sua cronicizzazione.

Questo lavoro dimostra chiaramente che i test anticorpali non sono in grado di rilevare l’infezione da HIV in quanto puoi avere incontrato il virus (come dimostrato dalla firma molecolare), ma essere sieronegativo.

Se si entra nel dettaglio, ovviamente lo studio dimostra che l’esposizione era avvenuta molto tempo prima; cioè non è che ancora non sono diventati HIV+ e lo diventeranno tra un po’. Questo è scritto chiaramente nella discussione. Inoltre il lavoro su Blood dimostra che l’approccio con vaccini che usino proteine virali non appare molto promettente (nonostante 25 anni di ricerche e soldi pubblici spesi dall’Istituto Superiore di Sanità). Infatti nelle conclusioni scrivono chiaramente, pur usando la diplomazia necessaria:

Furthermore, the evidence that HIV-1 antigen exposure (as observed both in ex vivo and in vitro condition) causes a significant change in miRNA expression profile, is particularly intriguing because of its possible implication for understanding the inefficacy of some HIV-1 vaccine based on viral proteins as antigens.).

Cioè, danno per acquisita l’inefficacia e dicono che grazie ai loro risultati si può comprendere il perché dell’inefficacia, Questo articolo dimostra che :

1 si può essere esposti a quello che viene chiamato hiv e/o alle sue proteine specifiche e rimanere sieronegativi ;

2 I soggetti esposti all’Hiv che non diventano sieropositivi non svilupperanno dunque mai l’Aids per definizione ;

3 I test Elisa e Western Blot non sono dunque adeguati per dimostrare l’esposizione all’Hiv dato che gli autori dimostrano che ci sono individui che recano la firma molecolare di esposizioni multiple all’Hiv ma rimangono sieronegative ai test suddetti ;

4 Quindi la sieropositività non è dovuta alla sola esposizione all’Hiv; ci sono altri fattori che rendono sieropositivi ;

5 Ipotetici vaccini sono inutili, e questo spiega l’ennesima truffa e il totale fallimento con annesso spreco di miliardi di Ensoli e compagnia bella.

  • Riportiamo, infine, un estratto molto indicativo di un procedimento penale nei confronti di Robert Gallo, tenutosi in Australia nel 2007 in cui Gallo stesso ammette davanti al Giudice che L’HIV NON E’ LA CAUSA DELL’AIDS.

L’avvocato a Gallo: “Lei aveva trovato l’hiv in 48 persone su 119, cioè il 40%?”

Gallo: “Sono d’accordo”

L’avvocato: “E’ d’accordo sul fatto che l’isolamento dell’HIV soltanto dal 40% dei pazienti non costituisce la prova che l’HIV causa l’AIDS?”

Gallo: “Direi di sì, da solo, indipendentemente, un isolamento del 40% di un nuovo virus, direi che non è la causa“.

A pagina 1300 Gallo ammette il fatto di riscontrare basse percentuali di positività nei soggetti con i sintomi dell’AIDS:

Avvocato: “Per gli adulti con KS (Sarcoma di Kaposi), del 30%; per gli adulti con infezioni opportunistiche da AIDS del 47%. Lei accetta le sue cifre?”

Gallo: “Accetto le cifre”.

Nella pagina 1317 Gallo riconosce che non ha riscontrato il cosiddetto HIV nelle lesioni da KS (Sarcoma di Kaposi) e nemmeno nelle cellule T; nella pagina 1318 Gallo ammette che i test PCR di ‘carica virale’ non possono essere adoperati per dimostrare l’avvenuta infezione dovuta ad un virus.

NB: La trascrizione del processo è su: http://aras.ab.ca/articles/legal/Gallo-Transcript.pdf

L’ossessione virale e il fallimento di ROBERT GALLO:

-la questione del virus “HL23V”-.

 

Nel 1984 Gallo aveva già passato più di una decina d’anni nella ricerca dei retrovirus e del cancro. Era uno dei molti virologi coinvolti nel decennio della guerra contro il cancro del Presidente Nixon. Verso la metà degli anni ’70 Gallo affermò di aver scoperto il primo retrovirus umano in pazienti affetti da leucemia. Affermava che i suoi dati provavano l’esistenza di un retrovirus che egli chiamò HL23V. Ora, proprio come avrebbe fatto più tardi per l’Hiv, Gallo usò le reazioni agli anticorpi per ‘provare’ quali proteine nelle colture erano proteine virali. E non molto tempo dopo altri proclamarono di aver trovato gli stessi anticorpi in molte persone che non avevano la leucemia. Comunque, pochi anni dopo si dimostrò che questi anticorpi capitavano in modo naturale ed erano diretti contro molte sostanze che non avevano niente a che fare con i retrovirus. Allora ci si rese conto che l’HL23V era un grosso errore. Non vi era alcun retrovirus dell’HL23V. Così i dati di Gallo diventarono motivo di imbarazzo e ora l’HL23V è scomparso. Quello che ci sembra interessante è sapere che la dimostrazione usata per affermare l’esistenza dell’HL23V è lo stesso tipo di dimostrazione data per provare l’esistenza dell’Hiv.

 

Esempio di una reale foto al microscopio elettronico che mostra l’isolamento e la purificazione virale; le piccole frecce indicano impurità, le restanti particelle sono tutte virali (virus Friend della leucemia, fotografato nel 1965 dal prof. Etienne De Harven, anatomo-patologo e microscopista elettronico). Tale procedura ufficiale di isolamento e purificazione virale non è mai stata adottata per l’Hiv.

PURIFICAZIONE

Dalla rivista Virology, 1997 – Studio condotto in maniera congiunta da gruppi di ricerca in USA, Francia e Germania, rappresenta il primo e unico tentativo di isolamento e purificazione del presunto retrovirus HIV, dalla sua presunta scoperta nel 1984: gli autori stessi ammettono di aver purificato solo delle vescicole cellulari. I due gruppi di ricerca, inoltre, hanno isolato particelle di dimensioni diverse non solo l’uno dall’altro, ma anche e soprattutto molto più grandi rispetto alle presunte particelle virali isolate da Gallo e Montagnier negli anni 80. Non fu possibile isolare e purificare alcun virus.

Questo è stato confermato anche direttamente in una video intervista da Charles Dauguet,  microscopista elettronico di Luc Montagnier:

In ultima istanza, viene da chiedersi perché il programma mondiale di lotta contro l’aids degli Stati Uniti sia gestito dal National Security Council e dalla CIA, e non sia stato invece affidato agli organismi sanitari competenti.


 

PER INFORMAZIONI E APPROFONDIMENTI CONSULTARE SU  WWW.YOUTUBE.COM:

-“House of Numbers Epidemiologia e Aids”;

-“HIV-AIDS 2014: Ricercatore smaschera e rende pubblica la truffa dell’HIV”;

-“L’Altro lato dell’Aids”;

-“The Emperor’s New Virus?”

-“La scienza del panico”;

– HIV INFORMA: Intervento Prof. Marco Ruggiero;

-Daniele Mandrioli “DOES HIV CAUSE AIDS?”.

 

PER SCARICARE DIRETTAMENTE QUESTA DOCUMENTAZIONE O PER VISIONARE TUTTE LE FOTO E GLI ARTICOLI,CLICCARE IL SEGUENTE LINK

ALLEGATI

LETTURE

Questo articolo è stato tradotto dal tedesco allo spagnolo e dallo spagnolo all’italiano da traduttori non professionisti. Scusate quindi eventuali errori di definizione di termini medici o di forma.

E’ in nostra opinione un articolo molto importante perché permette di aprire una discussione sul fatto che quello che viene presentato come distruzione del sistema immunitario da parte dell’ ”HIV”, viene qui descritto come un comportamento cellulare in condizioni di estremo stress, già studiato e conosciuto. Ne deriva che i test non solo sarebbero inutili in quanto le proteine o il DNA rilevati non avrebbero origine virale ma endogena, ma anche estremamente dannosi perché un risultato positivo aumenta enormemente due dei fattori di stress, quello psicologico e quasi sempre quello tossico, per i farmaci somministrati a volte anche come preventivi (antiretrovirali, antibiotici, sulfamidici che presi per lunghi periodi provocano danni permanenti al DNA mitocondriale)…

http://www.tig.org.za/TIGit/Haessig.htm

http://digilander.libero.it/controinfoaids/doc/patogenesi.htm

http://igienismo-igienenaturale.blogspot.it/2008/04/aids-e-se-non-fosse-un-virus.html

 

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USA: I CDC confermano che il vaccino antinfluenzale non funziona

Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie.

Questione? Il Vaccino antinfluenzale non funziona!

CDC-centri-per--malattia-Control e-Prevenzione-Sign

USA I CDC CONFERMANO CHE IL VACCINO ANTINFLUENZALE 2014 NON FUNZIONA


Sarà forse a causa dello scandalo sollevato dal ricercatore dei CDC, Dott. William Thompson, nel luglio scorso in merito a studi scientificirelativi alla correlazione tra vaccini e
d autismo ed altre patologie sistematicamente occultati e taroccati dai CDC del Direttore Julie Geberding negli ultimi 10 anni?

Sarà forse perché Julie Geberding non è più direttore dei CDC ma è andata subito dopo a dirigere la divisone vaccini di Merck?
Non lo sappiamo.

Sappiamo però, come si evince dallo stesso foglietto illustrativo di Flulaval che non funziona, non ci sono report sulla sua efficacia né trial che confermino la possibilità di non contrarre l’influenza dopo averlo assunto.
Sappiamo inoltre che Flulaval, come altri vaccini, continua a contenere Thimerosal ed in particolare nell’articolo è riportato quanto segue:

“Infatti, la concentrazione di mercurio trovato in questo GSK influenzale colpo era 100 volte superiore al più alto livello di mercurio che abbiamo mai provato in pesce contaminato .Eppure vaccini vengono iniettati direttamente nel corpo, facendoli molte volte più tossico nulla ingerito. Come la mia ricerca precedente negli alimenti è già documentato , il mercurio consumato per via orale è facilmente bloccata da mangiare cibi comuni come fragole o burro di arachidi, entrambi i quali si legano con e catturano circa il 90% del mercurio nella dieta.

Ecco i risultati effettivi di quello che abbiamo trovato nel vaccino influenzale da GSK (lotto # 9H2GX):

Alluminio: 0,4 ppm
Arsenico: zero
cadmio: zero
Piombo: a zero
Mercury: 51 ppm”

 

 

Ecco una foto di questa sezione del foglietto illustrativo, con il numero di telefono gratuito GlaxoSmithKline:

 

Flulaval-mercury-flu-shot-adverse-effects-600

 

http://www.globalresearch.ca/us-centers-for-disease-control-issues-flu-vaccine-apology-this-years-vaccine-doesnt-work/5418124

Vaccinazione antinfluenzale: l’Ordine invita alla cautela

Non a tutti e a tutti i costi. L’immunizzazione «è volontaria» e decide il medico. Maurizio Rocco chiede inoltre al ministero «la natura dei controlli» sul Fluad

UDINE. «La vaccinazione antinfluenzale è e resta facoltativa». Ed è opportuno, anzi raccomandata, la valutazione del medico di medicina generale o dello specialista, sull’opportunità o meno di sottoporvisi. Infine «da professionista, a me interesserebbe sapere che tipo di test sono stati eseguiti sul vaccino».

Concluso il “caso” Fluad, il vaccino adiuvato della Novartis, finito sotto la lente per alcuni decessi avvenuti a poche ore di distanza dalla sua somministrazione (che ha comportato il ritiro di alcuni lotti a scopo precauzionale) è il presidente dell’Ordine dei medici di Udine, Maurizio Rocco, a riepilogare alcune raccomandazioni.


fluad

E la prima riguarda il “chi” sia colui che meglio può valutare l’opportunità, e in alcuni casi la necessità, di sottoporsi alla vaccinazione. «Spetta al medico curante oppure allo specialista che segue il cittadino, valutare se la persona può o meno essere sottoposta a questo tipo di vaccino, pertanto sarà il medico a decidere il da farsi caso per caso».

Sulla scorta di quanto dimostrato dalla letteratura scientifica, l’Ordine dei medici di Udine ricorda che in chi soffre di malattie autoimmuni il vaccino antinfluenzale non è indicato, come pure nei soggetti immunodepressi.

Particolare attenzione deve essere posta, come del resto riportato dalle stesse industrie farmaceutiche produttrici del vaccino nei foglietti illustrativi, a quanti presentano forme di allergia e intolleranza verso una delle sostanze che compongono il vaccino, a quanti sono ipersensibili alle proteine dell’uovo (ma anche a formaldeide, kanamicina, neomicina, solfato, etc): a queste persone infatti non va somministrato.

Inoltre, se la persona ha già sviluppato l’influenza, non serve che venga sottoposta al vaccino, visto che l’organismo ha già prodotto gli anticorpi necessari.

Il vaccino è consigliato «a quei soggetti, in particolar modo gli anziani over 65 anni che presentano maggiore rischio di complicazioni, per lo più pluripatologici e affetti da malattie croniche di una certa gravità (soprattutto a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare) – risponde Rocco -. La scrupolosa analisi, oltre a scongiurare rischi indotti dalle allergie, deve includere anche eventuali interazioni fra vaccino e farmaci assunti per evitare lo scatenarsi di eventi avversi e imprevisti».

La vaccinazione è consigliata anche a quelle persone che per motivi di lavoro sono a contatto con la popolazione.

«Data quindi l’importanza della valutazione dello stato di salute complessiva del paziente e delle interazioni con terapie già in atto, appare fondamentale la valutazione del medico di medicina generale».

Quanto poi alle donne in gravidanza «l’Oms ritiene che non vi è alcuna controindicazione ad eseguire la vaccinazione antinfluenzale ma che anzi questa potrebbe essere anche consigliata».

Infine, ad una domanda cruciale che molti cittadini si stanno ponendo, ovvero se gli studi clinici identificano tutti i possibili effetti collaterali o reazioni avverse del vaccino, lo stesso Ministero, nella sezione web delle domande/risposte, risponde: «No, gli studi clinici possono evidenziare solo gli eventi più frequenti, perchè sono effettuati su un numero limitato di soggetti e pertanto non possono evidenziare eventi rari che invece possono essere evidenziati e valutati soltanto quando il vaccino è utilizzato in maniera massiva. Inoltre dal monitoraggio delle segnalazioni che si ricevono una volta che il prodotto è stato immesso in commercio e dalle informazioni che provengono da altre fonti (come gli studi post-marketing) possono derivare informazioni di sicurezza più complete e specifiche anche per gruppi particolari di soggetti riceventi il vaccino». Non a caso la campagna di vaccinazione è accompagnata da programmi di farmacovigilanza».

Rocco ricorda infine come risulti utile mettere in atto, ai fini della prevenzione, semplici misure igieniche come l’evitare i luoghi affollati e il lavaggio e la disinfezione delle mani che risultano i veicoli preferiti dal virus per diffondersi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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USA, DALLE FARMACEUTICHE AI MEDICI 3,5 MILIARDI DI DOLLARI IN 5 MESI

USA, DALLE FARMACEUTICHE AI MEDICI 3,5 MILIARDI DI DOLLARI IN 5 MESI


Mercoledì, 01 Ottobre 2014


PUBBLICATO IL RAPPORTO PREVISTO DALL'”OBAMACARE”


USA, DALLE FARMACEUTICHE AI MEDICI 3,5 MILIARDI DI DOLLARI IN 5 MESI

Tra le norme più interessanti della riforma della sanità americana chiamata “Obamacare” c’è l’obbligo per le imprese farmaceutiche e produttrici di dispositivi sanitari di rendere pubblici pagamenti e regali a medici ed ospedali.


Secondo il rapporto previsto dalle regole sulla trasparenza, appena pubblicato, le imprese hanno pagato, solo negli ultimi cinque mesi del 2013, ben 3,5 miliardi di dollari ai medici statunitensi. Una cifra che la dice lunga sul tasso di eticità del sistema e dei suoi complicati intrecci.


Alcune cifre sono davvero impressionanti: per esempio i 122,5 milioni di dollari in royalties pagati dal settore Genentech della Roche al centro medico City of Hope di Duarte, California, dove i test su animali – va da sé – sono largamente praticati. Tutto legale e giustificato, visto che il gigante farmaceutico ha brevettato farmaci come l’Herceptin e l’Avastin grazie a ricerche condotte nel centro durante gli anni Ottanta. Ma i pagamenti più influenti sono certo quelli riservati ai singoli medici: migliaia di rivoli che è impossibile seguire.


A diffondere il rapporto è stata l’agenzia federale Centers for Medicare and Medicaid Services, con i primi dati rilasciati in base al Sunshine Act, previsto dalla riforma sanitaria Obamacare.
Nel 40% dei casi i beneficiari non sono identificati, con la motivazione di problemi nei dati. Si tratta di 546.000 medici e 1.360 cliniche universitarie, che hanno ricevuto da pasti gratuiti a compensi per consulenze e ricerche.


La spinta alla maggior trasparenza sui dati è nata dalla preoccupazione che i medici prescrivessero farmaci in base al denaro ricevuto dalle aziende. “I legami economici […] sono fonte di conflitti di interesse”, ha detto al Wsj il direttore dell’organizzazione pro-trasparenza Pew Prescription Project, Allan Coukell. Secondo le case farmaceutiche i pagamenti sono necessari per la ricerca e la comunicazione sull’uso dei prodotti.


FONTE DELL’ARTICOLO DI SEGUITO


http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/usa-dalle-farmaceutiche-ai-medici-35-miliardi-di-dollari-in-5-mesi.html


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HERD IMMUNITHY O IMMUNITA’ DI GREGGE, ESISTE?

L’immunità di gregge esiste realmente?

IMMUNITà BELLAI Sostenitori della vaccinazione di massa si basano sull’immunità di gregge. Ma esiste?


Coppa Cracked

***AGGIORNAMENTO FONTI GIUGNO 2015 ***

  • http://www.naturalnews.com/049007_Robert_Rowen_Vaccine_Worl…
  • http://www.naturalnews.com/050099_herd_immunity_vaccination_russell_blaylock.html

vaccino

Il Dr. Robert Rowen rivela la verità sui vaccini

Learn more: http://www.naturalnews.com/049007_Robert_Rowen_Vaccine_World_Summit_immunizations.html#ixzz3XTeleaUe

“IMMUNITA’ DI GREGGE”

La scienza imperfetta e i fallimenti della vaccinazione.

La parola al Dr Suzanne Humphiries,MD.

suzanne6565656

  • http://www.vaccinationcouncil.org/2012/07/05/herd-immunity-the-flawed-science-and-failures-of-mass-vaccination-suzanne-humphries-md-3/

 

“Quando i tassi di vaccinazione sono molto alti, come lo sono ancora nella nazione nel suo insieme, ognuno è protetto”, ha spiegato USA Today in un recente editoriale intitolato “Vaccino,salute a rischio”.

“Questa ‘immunità di gregge’ protegge i più vulnerabili, compresi coloro che non possono essere vaccinati per ragioni mediche, bambini troppo piccoli per essere vaccinati e le persone su cui il vaccino non funziona.

Il concetto di “immunità di gregge”  materializzato nel 1930, quando la Johns Hopkins University Arthur Hedrich scoprì che, dopo la contrazione del morbillo del 55% della popolazione di Baltimora  (e quindi l’immunità al morbillo), il resto della popolazione, o “branco”, è diventata protetta. Questo concetto fornisce le odierne motivazioni, per insistere che tutti siano vaccinati.

ALLEGATI

Secondo teorie dellimmunità di gregge la diffusione del morbillo avrebbe dovuto far si con l’abbassamento delle coperture vaccinali far esplodere numerose epidemie mettendo a rischio l’intera popolazione nazionale dal terribile morbillo. Invece dopo due anni di cali vaccinali cosa abbiamo dopo 4 mesi nel 2015? 19 casi di morbillo su 60mln di abitanti…Il 40% aveva uno stato vaccinale conosciuto.

(2 aprile 2015) Morbillo & Rosolia News: il rapporto di marzo 2015
Nel mese di febbraio 2015, sono stati segnalati 19 casi di morbillo da 9 Regioni. L’età mediana dei casi è stata pari a 21 anni (range: 1-78 anni).

Per quanto riguarda la rosolia, nel mese di febbraio 2015, sono stati segnalati 4 casi. Questi i dati nazionali del sistema di sorveglianza integrata del morbillo e della rosolia riportati nel numero di marzo 2015 di Morbillo & Rosolia News (bollettino, pdf 1,5 Mb).

  • http://www.epicentro.iss.it/…/bolletti…/R&M_News_2015_13.pdf

Lo stato vaccinale è noto per il 93,9% dei casi, di cui il 58,1% era non vaccinato, il 35,5% aveva effettuato
una sola dose, e il 6,4% aveva effettuato due dosi.
Quattro casi (12,1%) sono stati ricoverati e 6 (18,2%) hanno richiesto una visita al pronto soccorso.
Sei casi (18,2%) hanno riportato almeno una complicanza; di questi, 2 ne hanno riportato due o più.
Le complicanze riportate includono 3 casi di stomatite, 2 casi di polmonite, 2 di diarrea e 1 “altra
complicanza”.


  • USA DATI CONTRADDITTORI SUL RAPPORTO VACCINI/MALATTIE

Il Council on Foreign Relations (CFR) ha recentemente pubblicato una mappa delle malattie che pretenderebbe di dimostrare che i focolai dimalattia sono addebitabili ai non vaccinati.
In realtà, però, i media tradizionali, come PBS non si sono accorti che la mappa del CFR mostra come i più alti focolai di malattia si abbiano proprio nelle popolazioni più vaccinate.

  • http://www.omsj.org/corruption/cfrmap

I funzionari della sanità pubblica conoscono la verità: i soggetti vaccinati di recente sono correlati alla diffusione della malattia

(GLOBE NEWSWIRE ) Washington , DC , 3 marzo 2015 –

I medici e i funzionari della sanità pubblica sono a conoscenza che gli individui vaccinati di recente possono diffondere la malattia e che il contatto con le persone immunodepresse può essere molto pericoloso. A tal proposito, la Guida per i pazienti dell’ospedale Johns Hopkins in caso di immunodepressione raccomanda di “evitare il contatto con i bambini che sono stati vaccinati di recente” e di “chiedere agli amici e ai parenti che sono malati o che sono stati vaccinati da poco con un vaccino a virus vivi (come la varicella , il morbillo, la rosolia , l’influenza intranasale , la poliomielite e il vaiolo ) di non fargli visita.

Una dichiarazione sul sito web dell’ospedale di St. Jude mette in guardia i genitori di bambini sottoposti a terapia oncologica affinché non permettano di far visita ai loro figli alle persone che hanno ricevuto il vaccino orale per la polio o quello per il vaiolo nelle ultime quattro settimane, il vaccino antinfluenzale nasale nell’ultima settimana , o con eruzioni cutanee a seguito del vaccino contro la varicella o MMR ( morbillo , parotite , rosolia ).

“La sanità pubblica incolpa I bambini non vaccinati per l’epidemia di morbillo di Disneyland, ma la malattia potrebbe altrettanto facilmente esser stata provocata dal contatto con un individuo vaccinato di recente”, dice Sally Fallon Morell, presidente della Fondazione Western A. Price. La fondazione promuove una dieta salutare, uno stile di vita privo di sostanze tossiche e libertà di scelta per genitori ed i loro bambini. “Le prove indicano che individui vaccinati di recente dovrebbero esser messi in quarantena al fine di proteggere la popolazione”

L’evidenza scientifica dimostra che individui vaccinati con vaccini a virus vivi, come il MPR (morbillo, parotite e rosolia), rotavirus, varicella, herpes zoster e influenza possono diffondere il virus per molte settimane o mesi ed infettare vaccinati e non vaccinati, nello stesso modo.

Inoltre, I vaccinati possono essere portatori di malattie nel cavo naso-faringe e infettare altre persone seppur senza presentarne i sintomi.

Entrambi, vaccinati e non vaccinati, sono a rischio esposizione da parte di chi è stato vaccinato recentemente. I fallimenti vaccinali sono diffusi; l’immunità indotta dal vaccino non è permanente e recenti epidemie di malattie come la pertosse, parotite e morbillo, hanno avuto luogo in popolazioni completamente vaccinate[16] [17]. Chi riceve il vaccino antinfluenzale diventa più suscettibile ad infezioni future dopo vaccinazioni ripetute

Adulti hanno contratto la polio da bambini vaccinati da poco. Un padre di Staten Island è finito sulla sedia a rotelle dopo aver contratto la polio mentre cambiava il pannolino a sua figlia. Nel 2009 una sentenza ha stabilito l’assegnazione di 22.5 milioni di dollari

“Iil fallimento vaccinale e il non voler riconoscere che i vaccini a virus vivi possono diffondere la malattia hanno provocato un aumento di epidemie di malattie infettive sia in individui non vaccinati che vaccinati” sostiene Leslie Manookian, produttrice di The Greater Good.

“Il CDC dovrebbe istruire I medici che somministrano I vaccini ad informare I propri pazienti riguardo i rischi che chi si è vaccinato da poco fa correre al resto della popolazione”

Stando alla Fondazione Weston A.Price, la migliore protezione contro le malattie infettive è un sistema immunitario in salute, supportato da un adeguato apporto di vitamina A e vitamina C. Bambini ben nutriti si riprendono facilmente da malattie infettie e raramente sviluppano complicazioni.

Il numero delle morti per morbillo è diminuito da 7575 nel 1920 (10,000 per anno negli anni 10 del secolo scorso) ad una media di 432 per anno dal 1958-1962. Il vaccino venne introdotto nel 1963. Tra il 2005 ed il 2014, non si sono stati decessi da morbillo negli stati uniti e 108 decessi riferitia seguito del vaccino MPR.

Fonte

  • http://www.cnbc.com/id/102473744

  • Scomode verità scientifiche riguardanti la notizia relativa all’epidemia di morbillo presso il parco divertimenti Disneyland negli Stati Uniti che rimbalza dal 14 gennaio 2015 in tutto il mondo.
    http://www.nvic.org/…/measles-in-disneyland-third-mmr-shot-…
  • Nell’articolo viene evidenziato cosa riporta il foglietto illustrativo del vaccino VARIVAAfraid of the Disneyland measles outbreak? Don’t be fooled by Mickey Mouse science – READ THIS FIRST

UN ESEMPIO DI FOCOLAI?

STUDIO – AUMENTO DI CASI DI PERTOSSE CON L’ATTUALE VACCINO
Nel 2012 negli Stati Uniti si è verificato il maggior numero di casi di pertosse dal 1955.

  • http://www.abc.net.au/science/articles/2015/…/24/4222316.htm

I Focolai di morbillo si verificano anche quando la popolazione vaccinata supera il 95%.

Nel novembre 1966, annunciando un programma di vaccinazione di massa per il morbillo, l’US Public Health Service, ha annunciato che “L’uso efficace di questi vaccini durante il prossimo inverno e la primavera dovrebbe assicurare l’eradicazione del morbillo dagli Stati Uniti nel 1967. ”

Quando il morbillo non è riuscito ad essere eradicato,gli esperti di salute pubblica, hanno deciso che un tasso di vaccinazione del 70% o il 75% avrebbe assicurato l’immunità del gregge.Quando questo si è rivelato sbagliato, il numero magico è salito al 80%, 83%, 85%,e successivamente il 90%,poi diventato 95%, secondo un rapporto Health Services Research 2001.

Ma anche questo era insufficiente – I focolai di morbillo si verificano anche quando la popolazione vaccinata supera il 95%, portando alcuni a dire di alzare ancora di più il tasso di vaccinazione del 98% o del 99% , necessario per proteggere il restante 1% o 2% della massa. Ma anche questo non è corretto, dal momento in cui i focolai si verificano in popolazioni completamente vaccinate.

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“L’obiettivo sarebbe quello di avere il 100% della popolazione vaccinata, ha dichiarato il  Dott. Gregory Taylor dell‘Agenzia di sanità pubblica del Canada CBC, esprimendo un punto di vista sempre più comune tra i professionisti della salute pubblica. A quel punto, l’equilibrio del branco che sarebbe protetto attraverso la vaccinazione di massa sarebbe proprio 0.

Ma anche vaccinare il 100% della popolazione non sarebbe sufficiente, dicono gli scienziati del Vaccine Research Group della Mayo Clinic, perché il vaccino contro il morbillo, danneggia molte persone, non offrendo alcuna protezione.


lab


Secondo Tetyana Obukhanych, della School of Medicine della Stanford University, il vaccino contro il morbillo funziona come previsto, con solo il 25% della popolazione, lasciando la maggior parte degli adulti vaccinati da bambini, con poca o nessuna protezione.

A differenza del morbillo nell’infanzia, il morbillo da adulti è pericoloso: il 25% dei casi richiedono l’ospedalizzazione. Il morbillo è particolarmente pericoloso se contratto da mamme in attesa – studi ospedalieri a Los Angeles e Houston hanno trovato, che la maggior parte abbia  subito gravi complicazioni, alcuni sono morti, ed i loro bambini spesso sono morti nel grembo materno.

I pericoli si estendono ai bambini che, come l’USA Today sottolinea, sono troppo giovani per essere vaccinati. Questi membri del tutto indifesi, dipendono dagli anticorpi ereditati dalle loro madri. Le madri  precedentemente vaccinate, hanno pochi anticorpi, privando così i loro bambini della giusta protezione. L’unico modo provato e veritiero, per salvaguardare i loro bambini , resta il modo naturale: la madre dovrà contrarre il morbillo in maniera naturale.

In realtà, la herd immunity ,esisteva prima dell’introduzione del vaccino. Praticamente il 100% della popolazione ha contratto il morbillo, dando a tutti l’immunità per tutta la vita – e così anche alle future mamme i mezzi, per proteggere la loro prole. Gli scienziati del 1960 non si sono resi conto che vaccinandoci contro il morbillo,ci avrebbe dato delle deboli o inesistenti difese del nostro sistema immunitario.

Ironia della sorte, il Public Health Service, ha sempre considerato il morbillo,non particolarmente pericoloso,già in epoca pre-vaccino. “Le complicanze sono rare e, con adeguate cure mediche, la fatalità è rara …. L” Immunità seguente al recupero è solida e permanente nella durata; il suo capo di epidemiologia, Alexander Langmuir, ha riconosciuto una ” base epidemiologica per l’eradicazione del morbillo nel 1967. ”

Perché, allora, ha deciso di voler “debellare” questa malattia, generalmente innocua e non mortale?

La Herd immunity, suona bene in teoria. Ma, come ha concluso il Dott. Obukhanych, “Le aspettative della teoria genealogica dell’ immunità sono destinati a fallire nel mondo reale.”

  • Per vedere del Servizio di Salute pubblica; quattro pagine  sulla “eradicazione” del  morbillo  nel 1967, clicca qui .
  • Correlati, qui .

I medici e i funzionari della sanità pubblica sono a conoscenza che gli individui vaccinati di recente possono diffondere la malattia e che il contatto con le persone immunodepresse può essere molto pericoloso. A tal proposito, la Guida per i pazienti dell’ospedale Johns Hopkins in caso di immunodepressione raccomanda di “evitare il contatto con i bambini che sono stati vaccinati di recente” e di “chiedere agli amici e ai parenti che sono malati o che sono stati vaccinati da poco con un vaccino a virus vivi (come la varicella , il morbillo, la rosolia , l’influenza intranasale , la poliomielite e il vaiolo ) di non fargli visita.

Una dichiarazione sul sito web dell’ospedale di St. Jude mette in guardia i genitori di bambini sottoposti a terapia oncologica affinché non permettano di far visita ai loro figli alle persone che hanno ricevuto il vaccino orale per la polio o quello per il vaiolo nelle ultime quattro settimane, il vaccino antinfluenzale nasale nell’ultima settimana , o con eruzioni cutanee a seguito del vaccino contro la varicella o MMR ( morbillo , parotite , rosolia ).

L’evidenza scientifica dimostra che individui vaccinati con vaccini a virus vivi, come il MPR (morbillo, parotite e rosolia), rotavirus, varicella, herpes zoster e influenza possono diffondere il virus per molte settimane o mesi ed infettare vaccinati e non vaccinati, nello stesso modo.

Inoltre, I vaccinati possono essere portatori di malattie nel cavo naso-faringe e infettare altre persone seppur senza presentarne i sintomi.

Entrambi, vaccinati e non vaccinati, sono a rischio esposizione da parte di chi è stato vaccinato recentemente. I fallimenti vaccinali sono diffusi; l’immunità indotta dal vaccino non è permanente e recenti epidemie di malattie come la pertosse, parotite e morbillo, hanno avuto luogo in popolazioni completamente vaccinate.

Adulti hanno contratto la polio da bambini vaccinati da poco. Un padre di Staten Island è finito sulla sedia a rotelle dopo aver contratto la polio mentre cambiava il pannolino a sua figlia. Nel 2009 una sentenza ha stabilito l’assegnazione di 22.5 milioni di dollari

“Iil fallimento vaccinale e il non voler riconoscere che i vaccini a virus vivi possono diffondere la malattia hanno provocato un aumento di epidemie di malattie infettive sia in individui non vaccinati che vaccinati” sostiene Leslie Manookian, produttrice di The Greater Good. “Il CDC dovrebbe istruire I medici che somministrano I vaccini ad informare I propri pazienti riguardo i rischi che chi si è vaccinato da poco fa correre al resto della popolazione”

Stando alla Fondazione Weston A.Price, la migliore protezione contro le malattie infettive è un sistema immunitario in salute, supportato da un adeguato apporto di vitamina A e vitamina C. Bambini ben nutriti si riprendono facilmente da malattie infettive e raramente sviluppano complicazioni.

Il numero delle morti per morbillo è diminuito da 7575 nel 1920 (10,000 per anno negli anni 10 del secolo scorso) ad una media di 432 per anno dal 1958-1962. Il vaccino venne introdotto nel 1963. Tra il 2005 ed il 2014, non si sono stati decessi da morbillo negli stati uniti e 108 decessi riferitia seguito del vaccino MPR.

tradotto dalla fonte seguente

  • http://www.cnbc.com/id/102473744

ALTRI ARTICOLI E DATI CORRELATE DI SEGUITO

***SEZIONE DEDICATA INTERAMENTE A GRAFICI DATI E STATISTICHE SULLE MALATTIE E VARI FOCOLAI***

 

  • USA DATI CONTRADDITTORI SUL RAPPORTO VACCINI/MALATTIE

Il Council on Foreign Relations (CFR) ha recentemente pubblicato una mappa delle malattie che pretenderebbe di dimostrare che i focolai di malattia sono addebitabili ai non vaccinati.
In realtà, però, i media tradizionali, come PBS non si sono accorti che la mappa del CFR mostra come i più alti focolai di malattia si abbiano proprio nelle popolazioni più vaccinate.

http://www.omsj.org/corruption/cfrmap


 ***NOTE E FONTI***

IMPORTANTE AMMISSIONE DEL DOTT. FRANCK DESTEFANO, DIRETTORE DELL’UFFICIO IMMUNIZZAZIONE DI SICUREZZA DEI CDC STATUNITENSI.
DOPO AVER AFFERMATO, COME AL SOLITO E CONTRO I PIU’ RECENTI STUDI SCIENTIFICI, CHE NON CI SAREBBE CORRELAZIONE TRA VACCINAZIONI ED AUTISMO, DESTEFANO HA PERO’ AMMESSO DI CREDERE CHE C’E’ UNA POSSIBILITA’ CHE I BAMBINI POTREBBERO DIVENIRE AUTISTICI IN CONSEGUENZA DELLE VACCINAZIONI MA CHE “E’ DIFFICILE PREVEDERE (PRIMA) CHE QUEI BAMBINI POTREBBERO DIVENTARLO MA DI CERTO I SINGOLI CASI POSSONO ESSERE STUDIATI E GUARDARE A QUELLA POSSIBILITA'”
QUESTA AFFERMAZIONE, COMUNQUE RIVOLUZIONARIO NEI CONTENUTI, SEGUE A:
-. QUELLA DEL 2010 DEI CDC QUANDO, DI FRONTE ALL’INCREMENTO SPAVENTOSO DI CASI DI AUTISMO, PER LA PRIMA VOLTA AMMISERO CHE LE CAUSE ANDAVANO RICERCATO IN QUALCOSA DI SUCCESSIVO ALLA NASCITA.

. ALLE PRONUNCE POSITIVE (SEMPRE TROPPO POCHE) SIA NEGLI USA DA PARTE DELLA CD “VACCINE COURT” CHE IN GB E NEL NOSTRO PAESE DA PARTE DELLA MAGISTRATURA ORDINARIA, IN ORDINE ALLA CORRELAZIONE TRA VACCINAZIONI ED AUTISMO.
. DECINE DI STUDI CHE SI STANNO SUSSEGUENDO A RITMO INCALZANTE SOPRATTUTTO NEGLI ULTIMI MESI IN ORDINE A TALE CORRELAZIONE ED ALLA DANNOSITA’ DEL THIMEROSAL, DELL’ALLUMINIO E DI ALTRE COMPONENTI.

. ALLA CONVENZIONE DI MINAMATA CHE HA BANDITO IL MERCURIO, IN OGNI SUA FORMA E DERIVATO, DA TUTTI I PRODOTTI IN COMMERCIO IN CONSEGUENZA DELLA SUA DANNOSITA’ OVVERO DI SINTOMI ASSOLUTAMENTE RICONDUCIBILI A QUELLI DELL’AUTISMO (PROBLEMI NEUROLOGICI, DANNI CEREBRALI, AL LINGUAGGIO, GASTROINTESTINALI ETC.)

. LA SCOPERTA CIRCA DUE ANNI ORSONO DEL FINANZIAMENTO DEI CDC AL PROF. POUL THORSEN PER ALTERARE I RISULTATI DEL SUO STUDIO DEL 2004 CON IL QUALE AFFERMAVA CHE L’ELIMINAZIONE DEL THIMEROSAL DAI VACCINI NON AVEVA COMPORTATO ALCUNA RIDUZIONE NEI CASI DI AUTISMO; STUDIO SCONFESSATO DA ALTRO STUDIO CHE HA ELABORATO I MEDESIMI DATI GIUNGENDO A CONCLUSIONI DIAMETRALMENTE OPPOSTE.
. L’INTERPELLANZA PRESENTATA NEGLI USA DAL DEPUTATO BILL POSEY PER VERIFICARE GLI STRANI RAPPORTI TRA I CDC ED IL PROF. THORSEN, NEL FRATTEMPO INSERITO AI PRIMI POSTI NELLA LISTA DEI RICERCATI STATUNITENSI.

. LA CONFESSIONE, NEI GIORNI SCORSI, DEL DOTT. WILLIAM THOMPSON, RICERCATORE DEI CDC, CHE HA AMMESSO COME GLI STESSI CDC DA ANNI STANNO INSABBIANDO SISTEMATICAMENTE TUTTI GLI STUDI TESI AD AVVALORARE LA CORRELAZIONE TRA VACCINAZIONI ED AUTISMO.
LE FONDAMENTA DEL CASTELLO DELLA MENZOGNA, COSTRUITO CON TANTA PAZIENZA IN QUESTI ULTIMI DECENNI DA CASE FARMACEUTICHE DEDITE AL PROFITTO IN COLLABORAZIONE CON ISTITUZIONI PUBBLICHE E POLITICI PREZZOLATI E CORROTTI E (SOPRATTUTTO IN ITALIA) CON MEDIA ASSOLUTAMENTE ASSERVITI AGLI INTERESSI DEI POTENTI, STANNO CEDENDO; IL PROCESSO POTRA’ FORSE ESSERE ANCORA LENTO MA E’ DESTINATO A PROSEGUIRE INESORABILMENTE FINO AL CROLLO INELUTTABILE!
COME IN UNA SORTA DI GIORNO DEL GIUDIZIO PRETTAMENTE TERRENO (PER QUELLO DIVINO CI PENSERA’ L’ONNIPOTENTE A TEMPO DEBITO) CI SARANNO ORA DUE DIVERSI APPROCCI DA PARTE DEI CORROTTI:

. QUELLI CHE CONTINUERANNO IMPERTERRITI A CERCARE DI DIFENDERE L’INDIFENDIBILE PUR DI NON PERDERE LA FACCIA (TANTO SIAMO UN PAESE NEL QUALE LA MAGGIORANZA SI DIMENTICA SISTEMATICAMENTE DI CIO’ CHE DI CATTIVO, ILLECITO, ILLEGITTIMO E SCORRETTO FANNO CERTI PERSONAGGI).

. QUELLI CHE INVECE, IN UNA SORTA DI “OTTO SETTEMBRE”, SOTTO LA SPINTA TALVOLTA DELLA PROPRIA COSCIENZA MA MOLTO PIU’ SPESSO DELLA VOLONTA’ DI “RICICLARSI” STANDO SEMPRE NEL CARRO DEL VINCITORE DI TURNO (TIPICAMENTE ITALICO) DICHIARERANNO LA PROPRIA RESA.
PRESO ATTO DELLA DICHIARAZIONE DEL DOTT. DESTEFANO VALE LA PENA PRECISARE QUANTO SEGUE:

IL PRINCIPIO CARDINE DELLA MEDICINA È QUELLO DI “PRECAUZIONE” IN BASE AL QUALE, DI FRONTE ALL’IMPOSSIBILITÀ DI ESCLUDERE LA DANNOSITÀ DI UN FARMACO O DI UN INTERVENTO, IL MEDICO SI DOVREBBE ASTENERE; PRINCIPIO CHE NEGLI ULTIMI DECENNI È STATO ABBANDONATO PER SEGUIRE QUELLO – PER LORO ASSOLUTAMENTE PRIORITARIO – DEL PROFITTO!
PARTENDO DA CIÒ E TENUTO CONTO DELL’IMPORTANTE AMMISSIONE DEI CDC, LE LOGICHE CONSEGUENZE DOVREBBERO ESSERE QUELLE DI:

.EFFETTUARE GLI ESAMI NECESSARI AD ESCLUDERE PER QUANTO POSSIBILE LA DANNOSITÀ DELLE VACCINAZIONI NEL BAMBINO (MA ANCHE NELL’ADULTO)

.PROCRASTINARE QUINDI L’INIZIO DELLE VACCINAZIONI AD UN ANNO, UN ANNO E MEZZO O PIÙ, OVVERO DOPO AVER EFFETTUATO I PREDETTI ESAMI.

.ELIMINARE L’OBBLIGO VACCINALE.
.CONTROLLARE MEGLIO LA QUALITÀ DEI VACCINI PER EVITARE QUANTO ACCADUTO NEGLI ULTIMI 20 ANNI OVVERO CHE PRODOTTI SIANO STATI RITIRATI DOPO ANNI, TALVOLTA DECENNI, CHE ERANO REGOLARMENTE IN COMMERCIO.
.RACCOMANDARE ED EFFETTUARE SOLO LE VACCINAZIONI ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILI IN BASE AL PAESE.
.AVENDO QUINDI DIMINUITO IL NUMERO DELLE VACCINAZIONI, ELIMINARE LE VACCINAZIONI CONIUGATE PER TORNARE ALLE SINGOLE SOMMINISTRAZIONI DA EFFETTUARE A DISTANZA DI 3-6 MESI L’UNA DALL’ALTRA.
.A DISTANZA DI UN MEDE DA OGNI SINGOLA SOMMINISTRAZIONE, EFFETTUARE GLI ESAMI EMATICI PER VERIFICARE LA RISPOSTA IMMUNITARIA, IL RELATIVO TITOLO ETC. PER POTER VERIFICARE L’AVVENUTA IMMUNIZZAZIONE E LO STATO DEL SISTEMA IMMUNITARIO ETC.


Fonti di seguito

  • http://sharylattkisson.com/cdc-possibility-that-vaccines-ra…

 CDC: “Possibility” that vaccines rarely trigger autism | Sharyl Attkisson

CDC: “Possibility” that vaccines rarely trigger autism by sattkisson on September 2, 2014 in Medical & Vaccines, News Leave a comment CDC’s immunization safety director says it’s a “possibility” that vaccines rarely trigger autism but “it’s hard to predict who those children might be.” (They’re not…
SHARYLATTKISSON.COM


 ***Interessante video da vedere***


Alla sezione del blog riportata di seguito troverete video informativi in merito alla sicurezza delle vaccinazioni.Buona visione

Nota Informativa Importante su declino del titolo anticorpale dopo vaccinazione con Mencevax ACWY (15/04/2014)
Sicurezza

15/04/2014
L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove ed importanti informazioni circa i dati clinici disponibili sulla persistenza degli anticorpi di Mencevax ACWY™.
Le evidenze degli studi disponibili dimostrano un declino del titolo anticorpale successivamente alla vaccinazione con Mencevax ACWY™ entro uno – due anni dalla vaccinazione. Deve essere valutata, prima di quanto attualmente raccomandato, la ri-vaccinazione dei soggetti che rimangono ad alto rischio di esposizione a Neisseria meningitidis. Quando viene considerata la ri-vaccinazione entro i 2 anni successivi alla somministrazione della precedente dose di Mencevax ACWY™, sono raccomandati i vaccini coniugati.

  • http://www.agenziafarmaco.gov.it/…/nota-informativa-importa…

  • Nelle ultime ore circolano articoli atti ad allarmare e terrorizzare i lettori per fantomatiche epidemie di morbillo, articoli che non riportano dati ufficiali e che riportano la seguente frase: <<Un’epidemia. Cento casi di morbillo,  in pochi mesi a Bologna>> potete verificare i dati riportati nella tabella ufficiale

    http://www.epicentro.iss.it/problemi/morbillo/bollettino.asp

    Dati aggiornati a Giugno 2014

  • In Italia, sul totale dei 1259 casi di morbillo segnalati nel 2014, solo il 51,5% è stato confermato in laboratorio. Il maggior numero dei casi si è verificato in Piemonte, in Liguria e in Emilia-Romagna che insieme hanno segnalato il 66,3% dei casi osservati (Piemonte 39,2 ; Liguria 15,0% e Emilia-Romagna 12,1%).
    L’incidenza dei casi di morbillo nei primi cinque mesi del 2014 è stata pari a 2,1 casi per 100.000 abitanti. 

    L’incidenza più elevata è stata osservata in Liguria con 12,1 casi per 100.000, seguita dal Piemonte con 11,3 e dall’Emilia-Romagna e dalla Sardegna con 3,5 e 3,3 casi per 100.000 rispettivamente.

     

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