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Chi possiede la Sanità? Quando la medicina si fonde con la politica.

Ecco i punti discussi alla convention della Federazione degli ordini dei medici e degli odontoiatri che attraverso 16 workshop ha tracciato le linee di sviluppo della professione da qui ai prossimi anni. Al centro le nuove tecnologie, la formazione, l’organizzazione, il rapporto con il paziente e con le altre professioni.

Quando la politica si fonde con la medicina. Di seguito la risposta di Carbone alla stessa Lorenzin. Parole dure ma necessarie.

lorenzin

Il 22 maggio si conclude a Rimini la terza conferenza nazionale promossa dalla Fnomceo.

Articoli di “Quotidiano Sanità”

Un paniere di proposte ricco, non sempre definito nel dettaglio ma quanto basta per poter parlare dell’inizio di un nuovo capitolo nella storia centenaria dell’istituzione ordinistica di medici e odontoiatri italiani.
Una tavola rotonda piena zeppa di proposte che poco hanno a che fare con la salute dei cittadini e molto con lo sviluppo professionale.
In questo caso la Fnomceo ha scelto un’altra strada quella dell’esame attento delle diverse problematiche che attraversano oggi la “questione medica. Senza tesi preconfezionate, senza pregiudizi e senza timore di guardarsi allo specchio per quello che si è e che si vorrebbe essere, in un contesto sanitario che ormai è profondamente innovato e trasformato rispetto a quello nel quale la maggior parte dei medici italiani oggi in servizio ha iniziato la sua avventura professionale.

Abbiamo perso di vista la salute del cittadino?

Basti dire che oggi,i corsi di laurea sono rappresentati da innumerevoli assenze,
le scuole di specializzazione non rispondono più al bisogno formativo dei medici. Lo stesso vale per la Ecm, residenziale o a distanza, serve più formazione sul “campo”.
La Lorenzin si rivolge ai medici: “O vi mettete d’accordo tra voi per raggiungere un punto di caduta condiviso, o non si va da nessuna parte”.

Un concetto che nel workshop che ha visto riuniti insieme ai medici i rappresentanti delle 22 professioni sanitarie è stato ribadito con durezza dal Direttore generale per le professioni e le risorse umane del ministero Rossana Ugenti: “Bisogna trovare l’accordo sulla modifica del comma 566. Basta con i tira e molla. Troviamo l’accordo e si chiude con tutti i protocolli d’intesa per le nuove competenze, dagli infermieri e i Tsrm, dove il lavoro è già avanzato, e poi per tutte le altre professioni”.
In sostanza il dialogo va riaperto ma è la stessa politica, una volta tanto, ad “abdicare” al ruolo di decisore per lasciare campo libero alle professioni. Da loro e solo da loro può venire il cambiamento e la messa nero su bianco del “chi fa cosa” nella sanità che cambia e si evolve.

COSA E’ STATO DELINEATO ? Alcuni punti di seguito
Web e Ict. Che approccio deve avere il medico? Farli propri, governarli, esserne il regista senza soccombere al fascino insidioso del “tutto è possibile” che porterebbe inevitabilmente il medico a essere lui lo strumento delle tecnologie e non il contrario.

Società scientifiche. In Italia se ne stimano circa 600. Un numero impressionante che potrebbe addirittura aumentare se non interverranno criteri seri e condivisi di accreditamento basati sul rispetto di regole statutarie di base ma soprattutto sulla reale capillarità sul territorio nazionale in termini di rappresentatività. Ribadendo, come ovvio, ma senza dare nulla per scontato, la loro credibilità e indipendenza. Su questo terreno la Fnomceo vuole “essere interlocutore del ministero della Salute per il loro accreditamento” e porsi di fatto come una vera e propria authority forte della deontologia e del ruolo istituzionale di garante che la legge dà agli Ordini.

Ambiente e salute. La Fnomceo certifica di fatto il fallimento del ruolo delle tante agenzie e apparati preposti per legge alla tutela dell’ambiente. E lancia la sfida di una svolta profonda nelle politiche ambientali in chiave di tutela della salute umana a partire da un capovolgimento degli attuali schemi che vedono ancora il medico e tutto l’apparato sanitario “morbocentrico”. Con solo il 4% delle risorse per la prevenzione e il 96% tutto sbilanciato sulla cura di malattie spesso evitabili e poi attraverso l’innesto nei programmi di formazione a tutti i livelli delle materie attinenti le patologie ambiente correlate.

Medicina di genere. “Non stiamo parlando dei bollini rosa agli ospedali” hanno detto i partecipanti all’apposito workshop. Ribadendo che si sta parlando di una profonda rivoluzione nell’approccio stesso a tutti i momenti fondanti della relazione con il paziente. A partire dalla ricerca per arrivare alla diagnosi, alla terapia e in generale all’approccio globale all’organismo umano che va finalmente studiato e analizzato nella sua profonda differenza tra uomo e donna in tutte le fasi della vita.

QUI SI ENTRA IN MERITO AL RAPPORTO MEDICO PAZIENTE

Relazione di cura. Quanti medici si presentano al paziente al primo incontro? Quanti sanno come comunicare una cattiva notizia? Queste le domande che hanno aperto il messaggio di sintesi del tavolo di lavoro sul tema. Perché è proprio nella dimensione di una nuova relazione comunicativa, a partire proprio dall’abc (la presentazione, appunto) che si deve avviare il cambiamento indispensabile per cogliere l’evoluzione avvenuta nella società e nei rapporti tra medico e paziente. Con due emergenze: la crisi economica, con la difficoltà di accesso alle cure che ne consegue per uno strato sempre più vasto di popolazione, e la dimensione multietnica della società italiana che si sta ormai affermando.

Organizzazione dei servizi. Si è parlato sia di ospedale che di cure primarie. Una cosa è chiara: non si può più immaginare che un unico modello possa andare bene per tutte le situazioni e non è solo una questione di differenze territoriali. E’ la medicina e i bisogni che cambiano a richiedere capacità e visioni organizzative elastiche e duttili in grado di fronteggiare la nuova domanda di salute. E una cosa è chiara: non si può pensare di riorganizzare gli ospedali a prescindere dal territorio e viceversa.

La missione dell’azienda sanitaria. E’ una sola “curare il malato”. Tutto il resto deve essere orientato a questa mission. E i medici lanciano una sfida: “Ci impegniamo a consumare meno ma in cambio vogliamo essere noi a gestire la macchina della sanità secondo i veri bisogni del malato”.

Risposta relativa al comma 566, arriva dal segretario generale del sindacato, Giuseppe Carbone, si scaglia contro la stessa Lorenzin in occasione della Conferenza Nazionale della Fnomceo. “La si smetta di essere subalterni ai ricatti neocorporativi di taluna dirigenza sindacale medica”, ammonisce.

“Si sappia che a Lungotevere Ripa 1 lo Stato ha abdicato al suo ruolo di decisione e di scelta, che non applica le norme che propone e che si fa approvare e che affida a terzi cioè alle lobby delle professioni mediche il compito che la Costituzione ed i cittadini gli hanno dato”. Ad affermarlo è il segretario generale della Fials, Giuseppe Carbone, in un duro commento alle dichiarazioni rilasciate dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in occasione della Conferenza Nazionale della Fnomceo svolta negli scorsi giorni a Rimini.

“Lo Stato – dichiara Carbone in una nota – abdica alla sua funzione e non riesce a far attuare una legge proposta dal Governo e approvata dal Parlamento. Questa è la conseguenza delle affermazioni fatte dal Ministro dei medici Lorenzin alla recente convention della Fnomceo a Rimini riguardo al comma 566 inerente le competenze avanzate degli infermieri e delle altre professioni sanitarie. La Ministra dei medici, e lo ha ripetuto con durezza, così riporta il resoconto giornalistico, come anche il Direttore Generale Rossana Ugenti, hanno affermato che non applicheranno questa norma fino a che le parti non si metteranno d’accordo sulla modifica di questo comma”.

Per Carbone “la ministra dei medici dimentica evidentemente che il tentativo di modificare questo comma era stato già bocciato dai deputati del PD, che fino a prova contraria sono l’azionista di stragrande maggioranza del Governo Renzi, così come dimentica che gran parte dei sindacati medici, con affermazioni fuori della storia, anche prima dell’approvazione del comma 566, hanno manifestato forte contrarietà alla proposta di attribuire ulteriori competenze avanzate e specialistiche agli infermieri e che, quindi, hanno strumentalizzato l’approvazione del comma 566 quale ulteriore pretesto per esprimere la loro contrarietà”.

Ma, evidenzia il segretario della Fials, “la ministra dovrebbe conoscere, invece, che tutti i sondaggi effettuati sui medici in attività hanno avuto come risultato la apprezzamento da parte loro sulle nuove competenze degli infermieri, contraddicendo il giudizio neocorporativo della dirigenza di alcuni sindacati medici. La ministra dovrebbe sapere che tutte le Regioni hanno più volte richiesto l’approvazione in Conferenza Stato Regioni dell’Accordo sulle competenze avanzate e a questa richiesta non ha mai dato seguito. La ministra dovrebbe sapere che già in sempre più Regioni le competenze avanzate e specialistiche vengono attribuite agli infermieri con protocolli e formazione ulteriore concordate tra medici ed infermieri, vista l’ignava latitanza del ministero competente. La ministra dovrebbe sapere che la magistratura non ha riscontrato alcuno reato di abuso di professione medica in queste anticipazioni regionali di competenze avanzate degli infermieri e dei tsrm”.

Per Carbone, in definitiva, “la ministra dovrebbe sapere che le competenze avanzate e specialistiche degli infermieri e delle altre professioni sanitarie sono un’esigenza dimostrata per offrire risposte più tempestive ed efficaci ai bisogni di salute dei cittadini, perlopiù proposte dalla parte più avanzata della stessa professione medica”.

“La si smetta, quindi – ammonisce il Segretario Generale della Fials – di essere subalterni ai ricatti neocorporativi di taluna dirigenza sindacale medica, che non riflette neanche il consenso della sua base, come hanno dimostrato la scarsa partecipazione agli scioperi proclamati e alle manifestazioni in piazza”.

“E’ strano – conclude Carbone – che un ministro di un governo così decisionista e riformatore qual è quello del premier Renzi, in questa occasione così centrale e strategica per l’evoluzione positiva del nostro SSN svolga il ruolo del re tentenna”.

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Accuse di falso materiale, falso ideologico e truffa per un pediatra riminese

Articolo riportato dal resto del Carlino

Faceva visitare i bimbi dal fratello. Pediatra dell’Ausl a processo

Rimini, 18 dicembre 2015 – Pediatra convenzionato con l’Ausl si faceva sostituire dal fratello, che pediatra non era, nelle visite. Entrambi sono ora alla sbarra con le accuse di falso materiale, falso ideologico e truffa. Una vicenda venuta alla luce dopo un caso di tubercolosi in un bimbo che rimandato a scuola contagiò oltre 20 persone.

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I fatti risalgono al 2008, quando, a settembre, unafamiglia di stranieri porta il piccolo dal pediatra di base per farlo visitare. Due mesi dopo, il bambino viene ricoverato in ospedale, dove gli viene diagnosticata la tubercolosi polmonare.

L’Ausl va a fondo e accerta che nel frattempo anche una serie di persone è stata contagiata, in tutto 24 tra compagni e operatotori scolastici.

Il piccolo risulta in cura dal pediatra in questione, e a quel punto l’azienda lo convoca per conoscere la dinamica dei fatti. Il medico spiega di avere visitato il bimbo una prima volta e di avere prescritto delle radiografie, ma poi non ne aveva più saputo niente, la famiglia non si era più fatta viva e lui non aveva avuto modo di accertare quale fosse realmente la situazione.

Ma le verifiche dell’Ausl non si fermano lì, e quando vanno a vedere le ricette successive che sono state fatte al piccolo, scoprono che sopra c’è invece il suo timbro. Come è possibile che lui non l’abbia più visto quando invece dalla ricette risulta gli ha fatto delle prescrizioni successive? E anche se il timbro è il suo, la sigla risulta deciamente diversa. Qualcosa non torna.

Di nuovo l’Azienda chiede spiegazioni al pediatra, il quale a quel punto invia una lettera in cui ammette chea visitare il bambino successivamente non era stato lui ma suo fratello. Anche lui medico, ma non pediatra (e sconosciuto all’Azienda), che lo sostituiva occasionalmente nelle visite. L’Ausl a quel punto apre un procedimento disciplinare nei suoi confronti, con la sospenzione per tre mesi dallo stipendio (al riguardo ci sono una serie di ricorsi sono ancora in corso).

Non solo, ma fa partire anche una segnalazione in Procura, con il risultato che il magistrato apre un fascicolo per una serie di reati che vanno dal falso materiale alla truffa. La prossima udienza è stata fissata al 18 febbraio, quando verranno sentiti i genitori del piccolo straniero, anche se il processo è a un passo dalla prescrizione. L’Azienda si è costituita parte civile con l’avvocato Vincenzo Paci.

 

http://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/visite-fratello-pediatra-ausl-truffa-1.1582886

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