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Esiste la malasanità? Ancora un altro caso che coinvolge 12 medici e 7 informatori scientifici

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http://www.abruzzoindependent.it/news/Altro-scandalo-nella-sanita-abruzzese-Indagati-12-medici-e-7-informatori-medico-scientifici/18299.htm

ALTRO SCANDALO NELLA SANITÀ ABRUZZESE. INDAGATI 12 MEDICI E 7 INFORMATORI MEDICO-SCIENTIFICI

L’inchiesta si è sviluppata dopo l’indagine, per altri motivi, del primario di Chieti Giuseppe Sabatino. Inchiesta a cura della Procura della Repubblica di Chieti

Altro scandalo nella sanità abruzzese. Indagati 12 medici e 7 informatori medico-scientifici

SCANDALO SANITA’: INDAGATI 12 MEDICI E 7 INFORMATORI MEDICO SCIENTIFICI. E’ una brutta storia quella che arriva dalla Procura della Repubblica di Chieti perchè, se fosse confermata, getterebbe ancora fango sul sistema sanitario abruzzese, già provatissimo dall’inchiesta Sanitopoli.

Stavolta a finire nei guai sono diciannove operatori sanitari abruzzesi, dodici medici e sette informatori scientifici, i quali sono indagati per l’odioso reato di corruzione. Secondo l’accusa, infatti, i camici bianchi avrebbero prescritto medicine, integratori vitaminici e latte in polvere di alcune aziende, accettando in cambio soldi o altre utilità: ovvero vantaggi personali come computer, telefonini, viaggi.

L’inchiesta si è sviluppata dopo la vicenda giudiziaria, per altri motivi, del primario di Chieti Giuseppe Sabatino.

Naturalmente le accuse dovranno essere dimostrate nelle aule di tribunale e se ci sarà il rinvio a giudizio ma, quel che è certo, è che resterà l’amarezza per tutto ciò che si sente ascoltare in ambito sanitario, cioè un ambiente che ha come principale interesse la cura del paziente e dell’ammalato. Non altro.

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MEDICO-ARRESTO

Messina, arrestati tre medici,responsabili di falso materiale e falso ideologico, peculato e truffa aggravata

Messina, falsi tumori al seno per giustificare le plastiche: arrestati tre medici

Agli arresti sono finiti Letterio Calbo, ex direttore del Reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico, Massimo Marullo, vicedirettore dello stesso reparto, ed Enrico Calbo, specializzando.

Articolo di “La Repubblica”.

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La polizia ha posto agli arresti domiciliari tre medici, ritenuti responsabili , commessi nell’esercizio delle loro funzioni di dirigenti del Policlinico universitario di Messina tra il 2011 e il 2013. Agli arresti sono finiti Letterio Calbo, 68 anni, all’epoca dei fatti direttore del Reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico, Massimo Marullo, 59 anni, vicedirettore dello stesso reparto, ed Enrico Calbo, 40 anni, in qualità di specializzando.

Gli inquirenti hanno scoperto che venivano dissimulati degli interventi di chirurgia estetica additiva (mastoplastica), certificando l’esistenza di patologie oncologiche, di origine traumatica o malformativa.

In alcuni casi si era poi reso necessario un secondo intervento per la sostituzione delle protesi difettose, impiantate nello specifico da Marullo ed Enrico Calbo, il quale, pur essendo ancora uno specializzando, operava talvolta anche da solo. All’alterazione della documentazione clinica avrebbe partecipato Letterio Calbo, padre di Enrico, nella qualità di direttore del reparto di Endocrinochirurgia.

Alle pazienti veniva richiesto il pagamento delle protesi impiantate per importi di qualche migliaio di euro, di cui i medici si appropriavano, omettendo di dichiarare all’azienda sanitaria sia l’indebito compenso ricevuto sia l’impiego di una diversa tipologia di protesi, rispetto a quelle in uso alla farmacia del Policlinico, in violazione del protocollo sanitario. Cio’ era possibile grazie all’apposizione sulle cartelle cliniche di etichette non corrispondenti a quelle delle protesi impiantate.

Il danno economico arrecato all’azienda, secondo gli inquirenti, non si limitava pero’ al mancato versamento delle somme corrisposte dalle pazienti. A un secondo livello si sarebbe infatti verificata la truffa ai danno del servizio sanitario regionale, cui venivano segnalati falsamente come casi coperti dall’assistenza interventi non coperti in tutto o in parte dal Servizio sanitario Regionale, per i quali non era quindi dovuto il rimborso.

 

FONTE

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/06/25/news/messina_falsi_tumori_al_seno_per_giustificare_le_plastiche_arrestati_tre_medici

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Roma,pediatra arrestata. La corruzione continua

Roma, arrestata falsa pediatra che prescriveva farmaci costosissimi a bambini e malati di tumore

Articolo di “Il Messaggero”

Carabinieri

E’ agli arresti domiciliari dal pomeriggio di martedì la falsa pediatra denunciata nel mese di marzo dagli agenti del Commissariato Prenestino coordinati dal dirigente Mauro Baroni. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma ha basato l’ordinanza di arresti sui risultati delle indagini degli investigatori che permettono di sostenere le accuse di truffa, contraffazione di sigilli pubblici e falso.

La donna, spacciandosi per un medico specialista in servizio presso un noto ospedale pediatrico di Roma, prescriveva inutili e costose terapie a bambini e malati di tumore.

L’indagine era iniziata a seguito della denuncia della mamma di un bambino di appena due anni con un deficit immunitario, al quale il falso medico aveva prescritto una costosissima medicina per la quale aveva preteso 900 euro.

La donna, però, effettuando una ricerca in internet, aveva scoperto che le modalità di somministrazione del farmaco erano diverse da quelle prescritte, ma soprattutto che presso l’ospedale, quella professionista era totalmente sconosciuta.

I poliziotti, nel corso delle indagini, avevano sequestrato alla donna una borsa da medico contenente attrezzatura sanitaria e una serie di documenti falsificati, quali uno statino paga con intestazione dell’ ospedale, un’attestazione del ministro della Sanità e una relazione sanitaria a firma di un noto immunologo. Altre verifiche avevano permesso di rintracciare altri “pazienti” che, ascoltati dagli agenti, avevano consentito di portare alle luce altre truffe commesse dal falso medico. In particolare a un malato di cancro la “dottoressa” aveva fatto pagare 6000 euro per un farmaco antitumorale reperibile in Svizzera, che sarebbe giunto in Italia con l’aiuto di un noto professore di cui millantava la conoscenza mentre una donna che si era rivolta a lei per il figlio, dopo aver pagato un prezzo altissimo per la terapia prescrittale, era stata decisamente sconsigliata alla somministrazione da una struttura sanitaria specializzata.

Arrestata e messa agli arresti domiciliari la falsa dottoressa le cui indagini da parte degli agenti del commissariato Prenestino, diretto dal dott. Mauro Baroni, sono iniziate lo scorso marzo.

Il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Roma ha emesso nei confronti di S.S., romana 40 anni, un’ordinanza di custodia cautelare per truffa, contraffazione di sigilli pubblici e falso. Arresto che arriva dopo una dettagliata ricostruzione sulle modalità con cui la finta pediatra agiva.

La donna infatti, spacciandosi per un medico specialista in servizio al Bambino Gesù, prescriveva inutili e costose terapie a bambini e malati di tumore.

http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_arrestata_falsa_pediatra_farmaci-1741346.html
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“Introdurre il reato di violenza ostetrica”. Presentata alla camera, nonostante la contrarietà dei ginecologi

Parto. “Introdurre il reato di violenza ostetrica”. Arriva la proposta di legge. Ma è polemica

Presentata dal deputato  la proposta prevede anche norme per un sistema di accountability annuale, dei singoli ospedali e dell’azienda nell’insieme, accessibile al pubblico, redatto in modo trasparente e comunicato in formato aperto (pubblicazione on line, pagine web dedicate). Ma i ginecologi sono contrari.

parto

Di seguito il testo.

  • http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato3417803.pdf

Articolo di “Quotidiano Sanità”
Una norma per introdurre il reato di violenza ostetrica e per frenare coercizione, abusi verbali, carenza di consenso realmente informato. Questa, ma non solo la novità principale contenuta nella proposta di legge : “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico” presentata alla Camera dal deputato Adriano Zaccagnini (Sinistra Italiana).

“Per trascuratezza e carenze di formazione del personale – spiega il deputato di Sinistra Italiana – in Italia c’e’ un alto tasso di abusi al momento del parto e troppo spesso senza alcuna sanzione. Spesso il personale ha una formazione non aggiornata rispetto alla promozione di un parto non medicalizzato e comunque non basata su un reale consenso informato”. Ma sul progetto è polemica con i ginecologi.

Mentre sui social ha molto successo la campagna #bastatacere. In poche settimane più di 20mila like su facebook.

Cosa prevede la proposta. La proposta di legge promuove “il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità personale della partoriente e del neonato, nonché l’appropriatezza degli interventi al fine di ridurre il ricorso al taglio cesareo, al parto vaginale operativo e a tutte le pratiche lesive dell’integrità psico-fisica della donna, incluse le umiliazioni verbali. Il capo II è dedicato ai diritti delle donne e al consenso informato, libero e consapevole ai trattamenti medici durante il travaglio e il parto”.

Tra le misure l’introduzione della “fattispecie della violenza ostetrica, una tipologia di violenza contro le donne, già classificata da legislazioni di Paesi dell’America latina e che consiste nell’appropriazione del corpo e del processo riproduttivo delle donne da parte del personale medico attraverso trattamenti disumani e degradanti e la medicalizzazione del processo del travaglio e del parto. Tali abusi producono la perdita di autonomia della donna e della capacità di decidere liberamente del proprio corpo e della propria sessualità con conseguenze sulla qualità della vita”.

Individuati anche “i diritti del neonato e pone il divieto di donazione del sangue del cordone ombelicale in quanto biologicamente appartenente al neonato”. E stabiliti “i compiti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano che, attraverso i rispettivi piani sanitari e sulla base delle risorse umane e finanziarie disponibili, devono fornire un’adeguata informazione, tramite le strutture sanitarie presenti nel territorio (consultori familiari), alla partoriente sul parto fisiologico e realizzare modelli assistenziali per il percorso della nascita e per il rafforzamento della tutela della salute e del benessere della madre e del neonato, nel rispetto delle finalità e dei requisiti individuati dalla legge.

Obbligo di previsione per le aziende sanitarie di “un sistema di accountability annuale, dei singoli ospedali e dell’azienda nell’insieme, accessibile al pubblico, redatto in modo trasparente e comunicato in formato aperto (pubblicazione on line, pagine web dedicate)”. Inoltre, le aziende sanitarie £devono fornire all’utenza strumenti telematici e cartacei per la valutazione dell’assistenza ricevuta e per la documentazione degli esiti in termini di salute. Le aziende sanitarie devono fornire anche agli operatori sanitari, dipendenti dell’azienda, strumenti di valutazione dell’assistenza prestata, in particolare quando si tratta di casi difficili, con esiti infausti”.

Previsto anche “per diminuire i contenziosi legali e il ricorso alla medicina difensiva, che le aziende sanitarie devono utilizzare il sistema di open disclosure, caratterizzato dall’assoluta trasparenza e comunicazione rispettosa tra le famiglie e gli operatori coinvolti negli eventi avversi. I risultati delle valutazioni dell’utenza e del personale sanitario dovranno essere pubblicati annualmente nel sito internet istituzionale dell’azienda sanitaria. Le aziende sanitarie devono provvedere a fornire un modello di piano del parto alle donne che intraprendono un percorso di maternità, redatto e aggiornato nel corso della gravidanza con l’aiuto di un’ostetrica. A tale fine le aziende sanitarie possono incaricare i consultori sanitari già esistenti, valorizzando i loro servizi. La rete consultoriale deve essere rivalutata e potenziata, in particolare per quanto riguarda l’offerta di corsi di accompagnamento alla nascita, i cui esiti sono di comprovata efficacia per la salute materno-infantile”.

“Le aziende sanitarie devono altresì promuovere i rapporti con il territorio e con la comunità, in particolare valorizzando il volontariato e le madri peer-to-peer. A tale fine devono essere disposti tavoli multidisciplinari e inclusivi della società civile presso le aziende sanitarie con riunioni a cadenza semestrale”.

Previsto infine che “il Ministro della salute presenti con cadenza almeno annuale alle Camere una relazione sullo stato di attuazione della legge”.

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DECESSI,IRREVERSIBILI LESIONI,PROCURATO ABORTO, TRAUMI E LACERAZIONI: QUESTE LE ACCUSE MOSSE ALL’OSPEDALE BIANCHI-MELACRINO-MORELLI DI REGGIO CALABRIA

Decessi di due neonati, irreversibili lesioni di un terzo bambino, procurato aborto, traumi e lacerazioni: sono queste le accuse mosse a undici sanitari dell’Ospedale Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria, accusati di falso ideologico e materiale, occultamento di atti veri e interruzione di gravidanza senza consenso. Gli inquirenti: “Sistema di copertura illecito”.

Articolo di “Il fatto quotidiano”

Carabinieri

Quattro medici agli arresti domiciliari, altri sei interdetti per 12 mesi dalla professione e la stessa misura è stata applicata anche a un’ostetrica. Terremoto agli ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Il blitz del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza è scattato stamattina all’alba quando i militari hanno notificato ai medici e al personale sanitario dell’ospedale l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonino Laganà su richiesta dei sostituti procuratori Roberto Di PalmaAnnamaria Frustaci.

L’inchiesta ha riguardato i reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia dell’azienda ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli”. Con le misure cautelari, i magistrati contestano i reati di falso ideologico e materiale, di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri nonché di interruzione della gravidanza senza consenso della donna.

L’inchiesta “Mala sanitas”, iniziata un paio di anni fa, è sicuramente più ampia in quanto i pm ipotizzano addirittura un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati tra cui la manipolazione delle cartelle cliniche relative alle pazienti (che si sottoponevano a interventi ginecologici) e ai neonati al fine di occultare le responsabilità dell’équipe medica che aveva preso parte ai singoli interventi.

Tra gli arrestati anche l’ex primario Pasquale Vadalà e il suo facente funzioni Alessandro Tripodi, mentre altri medici sono indagati e ancora in servizio. Stando all’inchiesta, condotta dagli uomini del colonnello Alessandro Barbera e dei comandanti del Nucleo Luca Cioffi e Domenico Napolitano, agli ospedali Riuniti c’era “un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario, che è stato attuato in occasione di errori medici”. Un sistema entrato in azione quando “le cose non sono andate come dovevano andare”.

Nel dettaglio, gli episodi di malasanità accertati dalle Fiamme gialle hanno riguardato il decesso (in due distinti casi) di due neonati, le irreversibili lesioni di un altro bambino dichiarato invalido al 100%, itraumi e le crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente. Nell’inchiesta è finito anche il procurato aborto di una donna non consenziente nonché – scrivono gli investigatori – le lacerazioni strutturali ed endemiche di parti intime e connotative di altre pazienti”.

Nel fascicolo dell’indagine sono finite anche alcune telefonate intercettate nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia su alcuni soggetti gravitanti nell’orbita della cosca De Stefano. In particolare si tratta delle conversazioni registrate dall’utenza dell’ex primario facente funzioni Alessandro Tripodi, nipote di Giorgio De Stefano recentemente arrestato nell’inchiesta “Sistema Reggio”.

Riascoltando, a distanza di alcuni anni, quelle telefonate i pm Di Palma e Frustaci hanno evidenziato come emergevano numerosi episodi di malasanità. Secondo gli inquirenti, dall’inchiesta emerge “l’esistenza di una serie di gravi negligenze professionali e di ‘assoluta freddezza e indifferenza’ verso il bene della vita che di contro dovrebbero essere sempre abiurate dalla nobile e primaria funzione medica chiamata ‘a salvare gli altri’ e non se stessi”.

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Morti materne e la task force del Ministero sugli ultimi accadimenti

Articolo del Quotidiano Sanità

http://www.quotidianosanita.it/piemonte/articolo.php?articolo_id=35181

Morti materne. La task force del Ministero sui casi di Torino, Brescia, Verona e Bassano del Grappa: “Emerse diverse criticità cliniche e organizzative”. Il Sant’Anna “quasi” assolto

Presentata la relazione preliminare. In alcuni casi rilevati anche problemi di comunicazione struttura-familiari e nella gestione dell’emergenza sul piano comunicativo non adeguata. Sul primo caso di morte durante il parto, quello occorso nella notte tra il 26 e il 27 dicembre scorso a Torino, gli ispettori del ministero sottolineano che non sono emersi al momento “elementi di inappropriatezza”. Ma anche qui ravvisate alcuni fattori da migliorare nel percorso assistenziale.

12 GEN – Criticità clinico-organizzative, problemi di comunicazione struttura-familiari e gestione dell’emergenza sul piano comunicativo non adeguata. Queste alcune delle criticità rilevate dalla task force istituita presso il Ministero della Salute, chiamata a verificare eventuali criticità di carattere organizzativo e clinico in caso di eventi avversi negli ospedali italiani, che ha depositato le relazioni preliminari scaturite dalle ispezioni presso l’Ospedale S. Anna di Torino, gli Spedali Civili di Brescia, l’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio (Verona) e l’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa.

Le osservazioni e valutazioni preliminari sono state effettuate in base all’analisi della documentazione immediatamente disponibile, alle testimonianze raccolte dal personale medico e dai racconti dei familiari delle persone decedute.

Al S. Anna di Torino,  la gestione del caso della signora Angela Nesta e della piccola Elisa non sembra presentare, allo stato attuale delle conoscenze, elementi di inappropriatezza, relativamente alla gestione della complicanza, repentinamente occorsa, e che ha portato al decesso della signora e della neonata: pare infatti siano stati attuati tutti gli accertamenti necessari e tutte le manovre di emergenza sia per la rianimazione materna, sia neonatale. La relazione degli ispettori sottolinea comunque la necessità che siano resi disponibili protocolli diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) per la selezione delle donne da avviare al parto indotto e per la gestione  delle donne con agitazione psico-motoria in pre-partum. Un ulteriore aspetto da considerare – scrivono nella relazione – è l’integrazione tra l’ospedale ed il territorio per la gestione delle donne con indice di massa corporea elevato e con significativo aumento di peso in gravidanza: pertanto, è necessario che siano elaborati specifici PDTA che devono essere condivisi tra Ospedale e consultorio, per la definizione e gestione delle situazioni di rischio.

In merito al decesso della signora Giovanna Lazzari, all’ottavo mese di gravidanza, morta giovedì 31 dicembre nel Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia,  l’esame della documentazione clinica resa immediatamente disponibile, ha mostrato un certo disallineamento rispetto ai colloqui intercorsi con il personale dell’ospedale coinvolto nei fatti ed alla prima relazione sintetica (fornita dalla Direzione aziendale), e ha fatto emergere alcuni aspetti di criticità sia di carattere organizzativo, sia clinico. La comunicazione con i parenti, con i mezzi di informazione e tra i professionisti richiede azioni correttive, anche in base a quanto previsto dalle Linee guida del 2011 per gestire e comunicare gli eventi avversi in sanità. Dal punto di vista organizzativo, in considerazione del fatto che il processo assistenziale travaglio/parto/nascita, anche in situazioni fisiologiche, è tempo dipendente, è necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilità ad esso connesso. E’ emersa inoltre la necessità di migliorare la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza e al momento del ricovero, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni, nonché la necessità dell’aderenza a linee guida sul trattamento della sepsi, trattandosi di patologia ad elevata letalità e le cui probabilità di sopravvivenza sono anche tempo-dipendenti.

In merito al caso di Marta Lazzarin, la donna deceduta il 29 dicembre all’ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa, giunta alla ventisettesima settimana (settimo mese) della sua prima gravidanza, la gestione dell’emergenza, su un piano comunicativo, non è stata adeguata, creando forse delle aspettative nei familiari sull’esito delle cure. Da sottolineare la non adeguata gestione del dolore. Da un punto di vista clinico, è emersa la necessità di aumentare negli operatori l’aderenza alle procedure relative alle condizioni di rischio che possono essere presenti in gravidanza, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni. In particolare, la sepsi in gravidanza è una patologia ad elevata letalità e le cui probabilità di sopravvivenza sono tempo-dipendenti, per cui sono necessari identificazione precoce e monitoraggio continuo del quadro clinico; la letalità della patologia, anche a seguito di una corretta gestione terapeutica, rimane elevata. Peraltro è stata somministrata terapia antibiotica iniziale appropriata al quadro di infezione sospettato.

In merito al caso della signora Anna Massignan, sulla base della documentazione resa immediatamente disponibile e dei colloqui intercorsi con il personale dell’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio, Azienda ULLSS N.20 di Verona coinvolto nei fatti, nonché dalla Epicrisi (fornita dal Direttore della UOC di Ginecologia ed Ostetricia),  analizzando a ritroso l’evento occorso, emergono alcuni aspetti di carattere organizzativo e clinico. Dal punto di vista organizzativo, in considerazione del fatto che il processo assistenziale travaglio/parto/nascita, anche in  situazioni fisiologiche, è tempo dipendente, è necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilità ad esso connesso.
Da un punto di vista clinico, è emersa la necessità di predisporre e diffondere procedure che permettano la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza e al momento del ricovero, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni e della sepsi: infatti, trattandosi di patologia ad elevata letalità e le cui probabilità di sopravvivenza sono anche tempo-dipendenti, sono necessari identificazione precoce e monitoraggio continuo del quadro clinico, anche se l’esito positivo non è scontato.
Le procedure e i protocolli presenti nel Punto Nascita vanno adattati alle condizioni cliniche: sotto questo profilo, la scelta del momento in cui effettuare il TC è cruciale al fine della sopravvivenza materno-fetale.

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Sclerosi multipla diagnosticata dopo 4 anni: l’Azienda Sanitaria di Trento pagherà 100 mila euro di danni

Articolo riportato dalla seguente fonte

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/12/21/news/diagnosi-sbagliata-azienda-condannata-1.12653369

Diagnosi sbagliata, condannata l’Azienda sanitaria di Trento

I medici hanno diagnosticato con 4 anni di ritardo la sclerosi multipla di una quindicenne. Pagati 100 mila euro di danni.

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TRENTO. Si era sentita molto male e i medici dell’Azienda sanitaria di Trento le avevano diagnosticato un ictus cerebrale. Era il 2001 e solo nel 2005 si è scoperto che non si era trattato di un ictus cerebrale, ma di una forma molto aggressiva di sclerosi multipla. Questa è la tremenda storia di una ragazzina che all’epoca dei fatti aveva 15 anni e che ha fatto causa civile all’Azienda sanitaria ottenendo un risarcimento di 100 mila euro, somma che, del resto, era già stata offerta dalla stessa Azienda in via transattiva.

La sentenza è stata pronunciata dalla giudice Giuliana Segna che ha riconosciuto il danno derivante dalla diagnosi ritardata che avrebbe aggravato i sintomi della malattia che, comunque, si sarebbe manifestata ugualmente. I familiari chiedevano un risarcimento molto maggiore, ma il giudice ha ritenuto di liquidare soltanto l’indennità di invalidità giornaliera facendo riferimento ai parametri di liquidazione predisposti dal Tribunale di Milano che stabilisce un rimborso che va da 96 a 145 euro al giorno. In questo caso, considerata l’età della paziente e la gravità della malattia, è stata applicata l’indennità massima.

I genitori della ragazzina hanno citato in giudizio l’ Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari asserendo che nel luglio 2001 la ragazza, all’epoca quindicenne, era stata presa in cura dall’Azienda sanitaria in seguito al manifestarsi di preoccupanti sintomi e che in quella sede era stata effettuata una diagnosi di ictus cerebrale.Hanno precisato che solo nel marzo 2005 era stata formulata la diagnosi corretta di sclerosi multipla, ma che, nel frattempo, le condizioni della minore erano notevolmente peggiorate, portandola ad uno stato di totale invalidità.

Il perito nominato dal giudice In particolare il perito ha ritenuto «non del tutto adeguato il comportamento adottato dai sanitari che nel 2001 diagnosticarono una “lesione cerebrale ischemica” senza porsi il dubbio di una possibile differente diagnosi, che dal 2001 non prescrissero alcun monitoraggio clinico e/o strumentale per meglio precisare la diagnosi e che dal giugno 2004 al marzo 2005 temporeggiarono eccessivamente nell’esecuzione delle varie indagini; tale comportamento ha determinato, almeno in via di elevata probabilità, un ritardo nel diagnosticare la sclerosi. L’Azienda ha offerto un risarcimento prima di 75 mila e

poi di 100 mila euro. I genitori non hanno accettato l’offerta. Ma alla fine la giudice ha ritenuto che la somma fosse adeguata dal momento che il ritardo nella diagnosi non ha comunque avuto un ruolo nell’insorgere della malattia, ma solo semmai, ne ha provocato l’aggravamento.

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