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AUTISMO: COLLEGAMENTO DIRETTO TRA SISTEMA NERVOSO CENTRALE E VASI LINFATICI. IMPORTANTE OSSERVARE LE DISREGOLAZIONI IMMUNOLOGICHE

Autismo: caratteristiche strutturali e funzionali del sistema nervoso centrale e dei vasi linfatici

Nel giugno 2015 su le Scienze si parlava della scoperta della ramificata rete di sottili vasi linfatici che attraversa le meningi: la sua esistenza smentisce l’idea, radicata da oltre un secolo, che il cervello fosse completamente isolato dal sistema immunitario. La scoperta potrà avere notevoli ricadute sullo studio e la terapia di molte malattie neurologiche.

Anche il cervello ha un collegamento diretto con il sistema linfatico. A scoprirlo, smentendo la convinzione consolidata che il cervello sia isolato dal sistema linfatico (e quindi da quello immunitario), è stato un gruppo di ricercatori dell’Università della Virginia a Charlottesville, che firmano un articolo pubblicato su “Nature”. La scoperta potrebbe avere notevoli implicazioni per lo studio e la cura di varie malattie neurologiche, a partire dalla sclerosi multipla.

Un team di ricercatori,da tempo, studia accuratamente la tematica dell’ASD; una pandemia allo stato attuale ancora senza alcuna risposta.

Autismo: collegamento diretto tra sistema nervoso centrale e vasi linfatici. Importante osservare le disregolazioni immunologiche.
autismo

Il Disturbo dello spettro autistico (ASD) rappresenta una minaccia pandemica per lo sviluppo del bambino; con i dati attuali del CDC si stima che l’ASD  colpisce oltre il 2% dei maschi americani in età scolare ( CDC  Developmental Disabilities rete di monitoraggio di sorveglianza) .

L’ASD potrebbe essere e far parte di un gruppo eterogeneo di malattie aventi cause genetiche e ambientali derivanti in fenotipi simili.

La causa genetica nell’autismo può comportare la formazione di sinapsi e la maturazione (secondo uno studio condotto presso la Columbia University, il cervello di bambini autistici sarebbe ”sovrappopolato” da ‘sinapsi).

  • Così, più geni coinvolti nella formazione delle suddette sinapsi sarebbero stati identificati come fattori di rischio per lo sviluppo dell’ASD (Hahn et al.,2013/ Lainhart 2015 ).

L’eziologia dell’ASD è ancora misteriosa, tuttavia i dati sulla  neuroinfiammazione sono in crescita (Fatemi et al. 2012)e la recente pubblicazione in Nature dell’esistenza del sistema linfatico meningeo precedentemente sconosciuto, invita a valutare la questione ancor più da vicino (Louveau et al. 2015).

  • Nel 1983, Aarli azzardò l’ipotesi che il fluido del cervello potesse viaggiare lungo misteriosi canali perivascolari, osservando che si potrebbe influenzare l’integrità della barriera emato-encefalica(Aarli 1983).

Siamo d’accordo con il seguente commento (Louveau et al, 2015.) : “La presenza di un sistema linfatico funzionale, nel sistema nervoso centrale, suggerisce una revisione dei dogmi vigenti in questa tematica”.

Di fondamentale importanza è osservare le disregolazione immunologiche nell’autismo, le quali si intersecano con le osservazioni di aumento CSF extra-assiale (EAF) nella popolazione dell’ASD.

Utilizzata la risonanza magnetica (Shen et al., 2013) per valutare l’EAF dei bambini nati in famiglie con la presenza di bimbi autistici.

Questa tecnica è stata in grado di predire la futura insorgenza e addirittura il livello di gravità di autismo sulla base dei risultati dei primi e persistenti aumenti delle EAF.
  • In modo simile, siamo stati in grado di dimostrare una maggiore EAF utilizzando l’ecografia transcranica, osservando una correlazione tra l’aumento della gravità dei sintomi autistici e l’aumento degli EAF (Bradstreet et al., 2014).

I meccanismi responsabili di tale aumento EAF, tuttavia, sono ancora sconosciuti. Il sistema linfatico meningeo è una recente scoperta che potrebbe aiutare a spiegare come le disfunzioni immunologiche e periferiche (infezione / infiammazione cronica) possono influenzare le meningi e, di conseguenza, lo sviluppo del cervello.

sistema linfatico meningeo

Diverse evidenze indicano una connessione tra meningi e uno sviluppo anomalo del sistema nervoso centrale. Le cellule meningee sono coinvolte nello sviluppo corticale (Dragunow2013), e l’ alterazione meningea nei topi, contribuiscono alla neurogenesi non corretta durante lo sviluppo del cervello (Mercier et al., 2011).

  • Nel 2012, Zarbalis et al. hanno dimostrato che i difetti cellulari meningei, alterano la migrazione degli interneuroni corticali, sottolineando ulteriormente il ruolo delle meningi nella creazione di adeguate interconnessioni neuronali(Zarbalis et al.,2012).

Le osservazioni di aumento EAF nella popolazione con autismo (tenendo presente le nuove osservazioni sul collegamento tra il sistema linfatico centrale ai linfonodi cervicali) dovrebbero prestare maggiore attenzione al ruolo dei linfatici meningea nella patogenesi di ASD. Si pone inoltre la domanda: “potrebbe l’infiammazione essere associata a dei deficit di linfodrenaggio meningea e di conseguenza essere la causa dell’aumento EAF?”

Osservando i dati, la nostra attenzione si concentra sul potenziale patogenetico delle infezioni croniche che portano all’infiammazione e conseguente deficit di drenaggio linfatico.

Sono state notate infezioni croniche / infiammazione in ASD patogenesi, come pure infezioni multiple polyomaviral,osservate e trovate nel cervello post-mortem di individui con ASD(Lintas et al.,2010) ; alterazioni  immunitarie della corteccia temporale che sembrano indicare la disregolazione immunitaria con conseguente infiammazione (Garbett et al., 2008).

Piras et al. (2014) crede fermamente che l’infiammazione cronica sia un denominatore comune che può portare ad un aumento EAF a causa del ridotto drenaggio linfatico meningea.

L’esistenza di un sistema linfatico classico nel sistema nervoso centrale potrebbe anche spiegare la natura delle lesioni nel cervello dei soggetti autistici  (Bradstreet et al., 2014).

Il drenaggio inefficiente con accumulo focale di PSC in alcune aree della corteccia, potrebbe spiegare la comparsa ipoecogena di “patch”, che abbiamo costantemente osservato nei soggetti autistici. L’accumulo di fluido che appare tipicamente ipoecogena in ecografia, potrebbe quindi interrompere la rete neuronale, aumentando la distanza tra le cellule e aumentando la pressione extracellulare su cellule con conseguente alterazione dell’espressione genica attraverso la modifica del citoscheletro (Knöll 2010).

Dal momento che Stoner et al. (2014) osservò anche “patch” di diminuzione della trascrizione nei campioni bancari del cervello con disturbo di ASD, si è tentati di ipotizzare che tali alterazioni dell’espressione genica possano essere associati all’accumulo di EAF e dei suoi effetti sulla funzione neuronale.

Infine, l’ecografia transcranica merita più attenzione come un mezzo  di valutazione delle CSF. Questa,consente la valutazione riproducibile di EAF, misurando le distanze tra la membrana aracnoide e lo strato corticale pia (spazio subaracnoidea), potendo quindi contribuire a stabilire il grado di deficit di drenaggio linfatico meningea.

Poiché le misure possono essere facilmente ripetute, la tecnica potrebbe essere utilizzata per monitorare la progressione della malattia o per valutare oggettivamente l’efficacia dei trattamenti.

In conclusione, l’osservazione Louveau et al. (2015) ci porta ad ipotizzare che un deficit del drenaggio linfatico meningea a causa di infezione cronica periferica / infiammazione può essere responsabile di una maggiore EAF come pure si una displasia corticale nei soggetti ASD .

Gli autori dichiarano che la ricerca è stata condotta in assenza di rapporti commerciali o finanziari che potrebbero essere interpretate come un potenziale conflitto di interessi.

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Riferimenti

 http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fnins.2015.00485/full?utm_source=Email_to_authors_&utm_medium=Email&utm_content=T1_11.5e1_author&utm_campaign=Email_publication&field&journalName=Frontiers_in_Neuroscience&id=155364

Aarli, J. A. (1983). The immune system and the nervous system. J. Neurol. 229, 137–154.

Bradstreet, J. J., Pacini, S., and Ruggiero, M. (2014). A new methodology of viewing extra-axial fluid and cortical abnormalities in children with autism via transcranial ultrasonography. Front. Hum. Neurosci. 7:934. doi: 10.3389/fnhum.2013.0093

[CDC] Developmental Disabilities Monitoring Network Surveillance Year 2010 Principal, Investigators; Centers for Disease, Control, Prevention. (2014). Prevalence of autism spectrum disorder among children aged 8 years – autism and developmental disabilities monitoring network, 11 sites, United States, 2010. MMWR Surveill. Summ. 63, 1–21.

Dragunow, M. (2013). Meningeal and choroid plexus cells – novel drug targets for CNS disorders.Brain Res. 1501, 32–55. doi: 10.1016/j.brainres.2013.01.013

Fatemi, S. H., Aldinger, K. A., Ashwood, P., Bauman, M. L., Blaha, C. D., Blatt, G. J., et al. (2012). Consensus paper: pathological role of the cerebellum in autism. Cerebellum 11, 777–807. doi: 10.1007/s12311-012-0355-9

Garbett, K., Ebert, P. J., Mitchell, A., Lintas, C., Manzi, B., Mirnics, K., et al. (2008). Immune transcriptome alterations in the temporal cortex of subjects with autism. Neurobiol. Dis. 30, 303–311. doi: 10.1016/j.nbd.2008.01.012

Hahn, N., Geurten, B., Gurvich, A., Piepenbrock, D., Kästner, A., Zanini, D., et al. (2013). Monogenic heritable autism gene neuroligin impacts Drosophila social behaviour. Behav. Brain Res. 252, 450–457. doi: 10.1016/j.bbr.2013.06.020

Knöll, B. (2010). Actin-mediated gene expression in neurons: the MRTF-SRF connection. Biol. Chem. 391, 591–597. doi: 10.1515/BC.2010.061

Lainhart, J. E. (2015). Brain imaging research in autism spectrum disorders: in search of neuropathology and health across the lifespan. Curr. Opin. Psychiatry 28, 76–82. doi: 10.1097/YCO.0000000000000130

Lintas, C., Altieri, L., Lombardi, F., Sacco, R., and Persico, A. M. (2010). Association of autism with polyomavirus infection in postmortem brains. J. Neurovirol. 16, 141–149. doi: 10.3109/13550281003685839

Louveau, A., Smirnov, I., Keyes, T. J., Eccles, J. D., Rouhani, S. J., Peske, J. D., et al. (2015). Structural and functional features of central nervous system lymphatic vessels. Nature 523, 337–341. doi: 10.1038/nature14432

Mercier, F., Cho Kwon, Y., and Kodama, R. (2011). Meningeal/vascular alterations and loss of extracellular matrix in the neurogenic zone of adult BTBR T+ tf/J mice, animal model for autism.Neurosci. Lett. 498, 173–178. doi: 10.1016/j.neulet.2011.05.014

Piras, I. S., Haapanen, L., Napolioni, V., Sacco, R., Van de Water, J., and Persico, A. M. (2014). Anti-brain antibodies are associated with more severe cognitive and behavioral profiles in Italian children with Autism Spectrum Disorder. Brain Behav. Immun. 38, 91–99. doi: 10.1016/j.bbi.2013.12.020

Shen, M. D., Nordahl, C. W., Young, G. S., Wootton-Gorges, S. L., Lee, A., Liston, S. E., et al. (2013). Early brain enlargement and elevated extra-axial fluid in infants who develop autism spectrum disorder.Brain 136(Pt 9), 2825–2835. doi: 10.1093/brain/awt166

Stoner, R., Chow, M. L., Boyle, M. P., Sunkin, S. M., Mouton, P. R., Roy, S., et al. (2014). Patches of disorganization in the neocortex of children with autism. N. Engl. J. Med. 370, 1209–1219. doi: 10.1056/NEJMoa1307491

Zarbalis, K., Choe, Y., Siegenthaler, J. A., Orosco, L. A., and Pleasure, S. J. (2012). Meningeal defects alter the tangential migration of cortical interneurons in Foxc1hith/hith mice. Neural Dev.7:2. doi: 10.1186/1749-8104-7-2

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“Hiv” e la farsa del 1 dicembre: giornata mondiale del virus inesistente

LE BUGIE DORATE DEI VERI NEGAZIONISTI
Sfatata l’intervista di Agnoletto.

“Hiv/aids”
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 Conferenze annunciate senza alcuna prova scientifica; documenti contraffatti; uomini di “scienza” denunciati per frode scientifica e nessuna foto di questo fantomatico virus; test fasulli e terapie e farmaci che non salvano da nulla.

Diagnosi che cambiano da paese a paese,insomma,più di qualcosa non collima e vediamo chiaramente il tentativo di omettere la veridicità dei fatti.

Tuttavia HIV “causa” l’AIDS
Annunciare una scoperta scientifica in una conferenza stampa? Si può fare.

Nel 1984, Robert Gallo e Margaret Heckler annunciarono proprio in questo modo la scoperta di un terribile “virus”  in seguito definito come AIDS.  

  • Tale conferenza venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la sua ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità

La Heckler affermò che:

“la PROBABILE causa dell’AIDS” fosse stata individuata e che “un vaccino sarebbe stato pronto entro 2 anni”. ( e fu così che passarono gli anni).

Si,avete letto bene,un vaccino contro un virus che non si conosce.

Questa è logica del business dell’Aids.

Nonostante Gallo non fornì un singolo dato o esperimento scientifico a sostegno delle sue parole, tutto divenne una certezza: Hiv causa Aids.

  • 24 ore dopo il primo “test” ipoteticamente destinato all’individuazione degli anticorpi del “virus” nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo.

I documenti ufficiali che “provano” questa “scoperta” sono riportati nelle due pagine seguenti.

Ma Chi è Gallo?

1 doc hiv

Il giorno 26 marzo 1984 il dr. MATTHEW GONDA,il quale venne incaricato da Gallo di fotografare il “virus” al microscopio elettronico scrive allo stesso Gallo e alla sua équipe quanto segue:

  • “le particelle osservate sono solo FRAMMENTI DI UNA CELLULA DEGENERATA”
  • “NON CREDO AFFATTO CHE LE PARTICELLE FOTOGRAFATE SIANO IL VIRUS HTLV-3 (HIV)”.

Il collaboratore di Gallo, il Dr. MIKA POPOVIC scrisse nella sua ricerca che:

  • “nonostante intensi sforzi nella ricerca, l’agente patogeno causa dell’aids non è stato ancora identificato”.

Gallo, come si può notare nella bozza originale pronta per la pubblicazione su Science, depennò tale frase e la sostituì con una che affermava il contrario. E spedì il suo articolo alla rivista Science che lo pubblicò il 4 maggio del 1984.

2 doc hiv

Nel 2008, 37 scienziati inviarono una lettera a Science chiedendo che l’articolo del 1984 di Gallo venisse immediatamente ritirato poiché le prove di come fosse stato volutamente contraffatto erano tali da renderlo inaccettabile dal punto di vista scientifico e morale. Tale lettera è ancora in attesa di risposta.

  • E’ bene ricordare che lo stesso governo USA avviò vari procedimenti disciplinari contro GALLO con l’accusa di frode scientifica, come dimostrato dai documenti seguenti.
 ROBERT GALLO DENUNCIATO PER FRODE SCIENTIFICA DALL’ OFFICE FOR RESEARCH INTEGRITY, ACADEMY OF SCIENCE E INSTITUTE OF MEDICINE.

1

2 .

3 .

Nonostante tutto,Gallo brevettò il suo “test Hiv”, basato sulla metodologia ELISA, coprendolo però da segreto di brevetto e rendendo quindi impossibile verificarne il contenuto e il funzionamento preciso.

Montagnier :” Non abbiamo né isolato né purificato il virus. Con un buon sistema immunitario si può debellare il virus entro un paio di settimane”.

Sconvolgente?

No,reale,queste le affermazioni dello stesso Luc Montagnier (Nobel  per la medicina nel 2008 per la “scoperta” dell’Hiv” al contrario di Gallo).

Nello stesso periodo Luc Montagnier affermava di aver scoperto per primo l’ Hiv.

Nacque un contenzioso giuridico tra USA e Francia che si concluse con un accordo tra Chirac e Reagan in cui si decise che tutto il malloppo sarebbe stato diviso tra i due paesi. Ancora oggi Gallo e Montagnier guadagnano per ogni test Hiv effettuato.

La verità e la menzogna

Nonostante le dorate bugie raccontate dai veri negazionisti è interessante dire due parole a proposito dei test i quali sono totalmente inattendibili.

Nei foglietti illustrativi dei medesimi, sono riportate le dichiarazioni degli stessi produttori i quali dichiarano che non esiste uno standard riconosciuto per poter confermare una diagnosi di infezione da hiv.

“I FANTOMATICI TEST”

Test Elisa

Definito test anticorpale di diagnosi di routine; se questo test risulta positivo, è obbligatorio effettuare un secondo test Elisa al paziente che, nel caso di un secondo risultato positivo, implica l’utilizzo di un altro test detto “di conferma” chiamato Western Blot.

test-elisa

“IL TEST CHE CAMBIA DA PAESE A PAESE”
Test Western Blot
  • Il Western Blot è costituito da 10 bande antigeniche che si ritengono specifiche del virus HIV. Ma in ogni paese del mondo il numero di bande necessarie alla conferma della positività del test è diverso. Si può essere positivi in Svizzera, dover le bande richieste sono 2, e negativi in Australia, dove le bande richieste sono 4In Africa la diagnosi di AIDS viene effettuata senza l’uso dei test,ma in base ai cosiddetti principi di Bangui, indicatori clinici aspecifici di infezione come febbre, dissenteria, perdita di peso. Questo in un paese in cui la malnutrizione e la mancanza di acqua potabile creano un numero di malattie note alla scienza da secoli e che nulla hanno a che fare con un virus. Inoltre, a rigor di logica, se le 10 proteine attribuite ad Hiv fossero specifiche di un unico e definito retrovirus esogeno bisognerebbe sempre averle tutte e 10.

western blot

“Test” PCR
  • Un terzo tipo di test genetico, chiamato PCR (Reazione a catena della Polimerasi), viene utilizzato per confermare e monitorare l’intensità dell’infezione Hiv in base al presunto numero di copie di virus per millilitro di sangue. Tale tecnica, inventata da Kary Mullis negli anni 90, e per la quale Mullis ottenne il premio Nobel nel 1993, è parte della screening diagnostico e prognostico delle infezioni da HIV; in base a questo test si decide quando, quanti e quali farmaci somministrare a vita al paziente. Ma lo stesso Mullis ha affermato che la sua tecnica “non è in grado di identificare virus”perché è una metodica di amplificazione aspecifica (Mullis stesso affermò “La PCR amplifica anche l’acqua”) di piccoli frammenti di codice genetico. I seguenti sono i foglietti illustrativi che accompagnano tutti i “test Hiv” ad oggi esistenti; il primo il tanto sponsorizzato “test hiv sulla saliva”.

PCR

FARMACI E TERAPIE (NON) “SALVA VITA”

Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato che “non curano e non prevengono né l’infezione da Hiv né l’insorgenza dell’Aids” e che alcuni effetti collaterali degli stessi sono indistinguibili dalle manifestazioni cliniche di Aids (si veda l’immagine nella pagina seguente,, esemplificativa alcuni dei tanti farmaci ARV, fotografata direttamente dal sito americano www.fda.gov):
acabir

Azt label

L’etichetta del farmaco AZT, che anni fa veniva usato in monoterapia e attualmente si somministra alle donne  gravide e ai neonati per evitare di “trasmettere il virus” al nascituro(l’eventuale rifiuto di tale protocollo porta alla perdita della patria potesta’); inoltre tale veleno (venduto ancora in Italia con il nome di “Retrovir”) si usa ancora in combinazione con altri farmaci: 

  • PERICOLO DI MORTE 
  • “Tossico per inalazione, in contatto con la pelle e se deglutito”.

Un esempio di uno dei farmaci più usati per “curare” l’Hiv, chiamato ATRIPLA: ecco lo screenshot del suo foglio illustrativo (SI NOTI TRA GLI EFFETTI COLLATERALI COMUNI LA NEUTROPENIA, CHE SIGNIFICA IMMUNODEFICIENZA, CHE SIGNIFICA AIDS) :

4.

I farmaci e le terapie “salva” vita

Dalla rivista The Lancet, agosto 2006, uno studio sull’inefficacia e tossicità dei farmaci anti-hiv:

“IL RISCHIO DI MORIRE DI AIDS E’ AUMENTATO DA QUANDO SI USANO I FARMACI ANTI-HIV”

“HIV treatment response and prognosis in Europe and North America in the first decade of highly active antiretroviral therapy_ a collaborative analysis – The Lancet”

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16890831

articoli

articoli1

“QUESTO FARMACO NON CURA E NON PREVIENE L’INFEZIONE DA HIV E NON NE IMPEDISCE LA TRASMISSIONE. QUESTO FARMACO PUO’ CAUSARE, CON I SUOI EFFETTI COLLATERALI, SINTOMI INDISTINGUIBILI DALLA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (EFFETTI COLLATERALI COMUNI: LEUCOPENIA=AIDS)”.

kivexa

Milioni di vittime nel mondo sono quindi morte a causa dei farmaci che dovevano curarle contrariamente a quello che dicono medici come Agnoletto a cui abbiamo dedicato ampio spazio alla fine dell’articolo .

Un esempio di uno dei farmaci più usati per “curare” l’Hiv, chiamato ATRIPLA: ecco lo screenshot del suo foglio illustrativo (SI NOTI TRA GLI EFFETTI COLLATERALI COMUNI LA NEUTROPENIA.

atripla

“Il farmaco Truvada, recentemente approvato come terapia “preventiva” in soggetti SIERONEGATIVI ma che si ritengono a rischio di contagio: come possa un farmaco che NON CURA chi è “malato” prevenire la “malattia” in chi è “Hiv negativo”, rimane un mistero “..

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truvada 3

LETTERATURA?
  • Già nel 1985, proprio il futuro Nobel Montagnier mostrò sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine che un test Hiv positivo ritorna negativoe che un conteggio di cellule T4 basso torna normale attraverso la cessazione dei rapporti anali, ciò significa che il risultato positivo del test Hiv non è dovuto a un retrovirus:

annals 1

  • http://annals.org/article.aspx?articleid=699983

hiv 2 foto correlati

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17325620
  • http://www.annals.org/content/103/4/545.abstract

 

CONCLUSIONS: Non-AIDS deaths increased significantly during the ART era and are now the most common cause of in-hospital deaths; non-AIDS infection, cardiovascular and liver disease, and malignancies were major contributors to mortality

  • http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jhm.2409/abstract

Riteniamo pertanto giusto sottoporre diverse osservazioni ed un’analisi logica e scientifica delle affermazioni di Agnoletto nell’intervista del 21 novembre 2015 su tutte le menzogne e le omissioni fatte.

L’intervista inizia con la solita e oramai monotona  e scontata pantomima “L’AIDS c’è ancora. Oggi al mondo ci sono oltre 33 milioni di persone sieropositive”.

Ma Agnoletto inciampa subito: prima parla di AIDS, poi di sieropositività (ai “test HIV” su cui ritorneremo). Evidentemente non conosce la differenza o preferisce continuare a confondere le idee alla gente.

“I 2/3 dei malati vive nell’Africa subsahariana ”.

Qui la tematica diviene confusa tra l’AIDS e la malnutrizione; non si è mai visto un virus che colpisce solo una zona del pianeta, dove i problemi sono ben altri. Inoltre non è molto plausibile pensare che gli africani facciano più sesso degli altri abitanti del pianeta. Inoltre negli ultimi 20 anni, la popolazione nel Sud Africa si è duplicata e l’OMS dichiara che “The urban population growth, in absolute numbers, is concentrated in the less developed regions of the world“.

Strane discrepanze non crede  Agnoletto?

  • (fonti: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22303636 ; http://www.who.int/gho/urban_health/situation_trends/urban_population_growth_text/en/).

Inoltre Agnoletto non fa minimo cenno a tubercolosi, malaria, lebbra, parassitosi etc. che sono cause note e documentate di “positività” al “test Hiv” .

  • (fonte: Kashala O, Marlink R, Ilunga M, et al. Infection with human immunodeficiency virus type 1 (HIV-1) and human T cell lymphotropic viruses among leprosy patients and contacts: correlation between HIV-1 cross-reactivity and antibodies to lipoarabinomannan. Infect. Dis. 1994; 169:296-304).

Inoltre dimentica anche di dire che, sempre secondo l’OMS, la popolazione mondiale supera ormai i 7 miliardi di persone: http://www.worldometers.info/world-population/.

Bene, quando scoppiò “l’epidemia di AIDS” eravamo circa 3 miliardi in meno. Imbarazzante.

Oltre a questo,è bene ricordare che in Africa è possibile fare “diagnosi” di AIDS SENZA SOMMINISTRARE “TEST HIV” ma usando solo i “Criteri di Bangui”, criteri aspecifici come perdita di peso, dissenteria e febbre (esatto, come avere un’influenza).

Ognuno studia statistica e fa epidemiologia a modo suo evidentemente.

In arrivo il copione firmato “Bad Pharma”

Le “terapie” e la tragedia che gli Africani non possono accedere ai farmaci anti-HIV.. Farmaci che, come dimostrato con i fogli illustrativi degli stessi e con studi scientifici pubblicati, non curano e non prevengono nulla, ma uccidono.

Insufficienza epatica, infarto e immunodeficienza. Sono gli effetti collaterali comuni di tali farmaci.

E che effetto potrebbero mai fare tali veleni soprattutto su un africano che magari già di suo ha un sistema immunitario devastato dalla malnutrizione?

Agnoletto, Lei pur essendo medico è quindi convinto che somministrare antiretrovirali a soggetti immunocompromessi e denutriti sia positivo, utile e necessario?

Non ci preoccupiamo quindi di dargli cibo e acqua e di curare le malattie reali e realmente curabili, ma di dargli i farmaci “anti-virus-che-non-esiste”, quei farmaci che Lei stesso definisce la panacea contro tutti i mali?

La medicina e la logica: queste sconosciute.

Continuando a spulciare nell’intervista, notiamo che ad un certo punto,Agnoletto afferma che in Italia bisogna “investire sulla prevenzione perché tutti i sieropositivi SOTTO TERAPIA vivono a lungo e quindi possono infettare più persone”.

Sorvolando sulla totale assenza di logica di tale affermazione, quasi incomprensibile, in Africa invece per lui servono le terapie e non la prevenzione quindi. Viene anche da chiedersi perché alla gente viene detto che le terapie “riducono la carica virale e di conseguenza la possibilità di infettare il prossimo” visto che nei fogli illustrativi dei farmaci, come vedremo, è scritto che non ci sono prove al riguardo. Coerente e chiarissimo, non c’è che dire. Agnoletto sa chi scrive i fogli illustrativi di farmaci e test? Pare di no.

Questione “Vaccino”.  Abbiamo aspettato poco più di trent’anni.

LE CONTRADDIZIONI DELL’IGNORANZA.

Agnoletto dimentica di dire che il vaccino serve a creare anticorpi. Ma che la “diagnosi” di Hiv viene proprio confermata tramite la presunta l’individuazione di anticorpi.

Quindi se mai esistesse un vaccino, un “vero sieropositivo” sarebbe indistinguibile da un “falso sieropositivo vaccinato”. E sorvoliamo sul fatto che tali test scrivono a chiare lettere che NON SONO IN GRADO DI STABILIRE LA PRESENZA/ASSENZA DEGLI ANTICORPI HIV NEL SANGUE UMANO.

Conclusioni

Affermazioni inesatte e confuse sentite fino alla nausea e ripetute come un mantra. Agnoletto se la prende con le stesse istituzioni che mantengono la sua LILA da decenni?

Conferma una tesi per poi smentirla poco dopo.

Dice una cosa e afferma poco dopo il contrario. E la carovana delle menzogne va avanti. Verso il burrone.

Né sì né no. Né pro né contro. Senza arte né parte.

Infine, ci complimentiamo ancora con Agnoletto; deve essere un vero onore per lui aver scelto e ottenuto proprio Robert Gallo come autore della prefazione del suo libro.

Già, un privilegio raro, avere Robert Gallo, uno “scienziato” più simpatico che colto, colui che ha falsificato i suoi articoli scientifici pubblicati su Science nel 1983 depennando la frase in cui il co-autore Matthew Gonda ammetteva “non c’è nessun virus che causi l’AIDS”.

Sì, Gallo, che in un processo in Australia nel 2007 ha ammesso che “L’HIV NON CAUSA L’AIDS”.

COERENZA,QUESTA SCONOSCIUTA.

Ma niente di cui stupirsi, lo ha affermato  anche il Nobel Montagnier ed è stato pubblicato da ricercatori eccelsi in tutto il mondo.

Ma avere la prefazione di un criminale, per puntare il dito contro altri suoi simili (ricordiamo che Barbara Ensoli fu allieva di Gallo e il libro di Agnoletto, anche se nell’intervista non fa nomi, è proprio contro la Ensoli), non è una mossa di cui una persona corretta e seria, come Agnoletto ama auto-presentarsi (con pessimi risultati) andrebbe certo fiera. Partners in crime?

Ed eccole come sempre qui, ogni anno sotto il 1 dicembre.

Ecco le galline dorate che schiamazzano nel loro pollaio, le une contro le altre, perché il malloppo pantagruelico di soldini e soldoni tra mazzette e massoni ormai é agli sgoccioli e la colpa a qualcuno bisogna pur darla. Presenti esclusi, ça va sans dire. Ma è difficile trovare il capro espiatorio, perché il colpevole (così come l’invisibile, introvabile, infotografabile “virus Hiv”) non si trova da nessuna parte. E’ sempre colpa di qualcun altro. I cani si mordono la coda, le oche le piume.

Tutti impegnati a puntare il ditino, ad impartire lezioni di moralità ed etica al clan di bugiardi di cui han fatto e continuano a far parte.

Lo stesso Agnletto è troppo impegnato anche per parlare di Montagnier, le cui ammissioni e anche prestigiosi articoli scientifici ormai molti conoscono.

“Possiamo prendere l’Hiv tutte le volte che vogliamo, tanto un buon sistema immunitario ERADICHERA’ IL VIRUS HIV IN POCHE SETTIMANE. Sto dicendo cose ben diverse da quelle che siete abituati a sentire, non è vero?”.

Già, lo ha detto Montagnier ad un giovane, brillante e stupito giornalista, “lo psicologo canadese Brent Leung, nella sua celebre intervista in “House of Numbers”.

Un’intervista e delle parole che sulla comunità (anti)scientifica di cui anche Agnoletto si vanta di far parte quando gli conviene, è suonata come il più spaventoso degli anatemi. Eh sì, Montagnier non ha retto e ha confessato tutto. Già il vecchio Luc, il più grande esperto mondiale di “Hiv” ha vuotato il sacco. Come deve ridersela Sigmund Freud.

Ma dobbiamo dirlo, Luc ci provò già nel lontano 1985 a far capire che ci si trovava sulla scena di un film horror (tanto ben diretto quanto mal realizzato) quando dimostrò su Annals of Internal Medicine che da “sieropositivi” si torna “sieronegativi”. Almeno Luc, goffo e sorridente, è stato coerente. Ha pubblicato, detto e ripetuto la verità,omessa da tutti.

Di questo Agnoletto non ha tempo di parlare, troppo preso dal salvare la sua LILA che ormai chiude le sedi perché ci sono pochi soldini da spartire. Colpa delle istituzioni dice Agnoletto. Certo, e magari anche della Magistratura che sa tutta la verità su questo scandalo.

Insomma, Agnoletto ha perso una buona occasione per fare un’ennesima pessima figura. Ma una vera verità l’ha dipinta discretamente: lui, Gallo, Ensoli, Aiuti altro non sono che una bella famigliola che si assecondava finchè serviva, finchè i miliardi volavano come le penne di un’oca scotennata. Una famigliola che, finito il malloppo, si accusa, insulta, denuncia, prende e riprende e offende. Come in un oratorio. Una famigliola da telenovela che si autodistrugge.

La fine della menzogna del secolo, quindi, creata e perpetuata dai media e da questi personaggi che dicono di avere solo a cuore il bene del prossimo, che fondano associazioni “senza scopo di lucro” ma con profumati sospetti di conti bancari alle Cayman, avrà come artefici loro stessi.

In attesa che il sipario dorato cali per sempre, che le galline smettano di schiamazzare e che la loro carovana dorata si imbrunisca e svanisca noi ci teniamo pronti a goderci la scena.

 

 

 

 

 

 

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L’intervista al premio Nobel Montagnier,tanto temuta e omessa dai vertici

HIV E LA FRODE SCIENTIFICA DEL NOSTRO SECOLO

Luc Montagnier dichiara:

“Hiv? Non abbiamo purificato né isolato il virus”.

montagnier non abbiamo purificato

 

“Possiamo essere esposti all’HIV molte volte, senza infettarci in maniera cronica. Il nostro sistema immunitaro ERADICHERA’ il virus in poche settimane”.

Sconvolgente?

No, perché tutto ciò è stato pubblicato da moltissimi anni sulle più prestigiose riviste del mondo. E tutto ciò, da scienziati che non sono “negazionisti/dissidenti”.

Per questo motivo certi poteri, imbarazzati e impotenti nei loro salotti dorati, non sanno più cosa inventarsi per far rimangiare al povero PREMIO NOBEL MONTAGNIER quello che ha detto. Peccato che lo abbia detto, ridetto, e pubblicato…

(articoli e correlati nei commenti)

 

A dimostrazione di quanto detto, di seguito postati due interessanti articoli.

 

annals 1

  • http://annals.org/article.aspx?articleid=699983

 

hiv 2 foto correlati

  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17325620

 

“I FANTOMATICI TEST”

 

Test Elisa

 

test elisa

 

Test Western Blot

 

10 doc hiv

 

Test PCR

 

11 hiv doc

 

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MEDICINA NON CONVENZIONALE E TRATTAMENTI NON BREVETTATI; RICONOSCIMENTI MAI AVVENUTI DA PARTE DEI MAGGIORI ORGANI DI COMPETENZA. HERD IMMUNITY E PROFILASSI VACCINALE; COSA CI VIENE OMESSO?

Vacciniinforma propone di seguito un’interessante intervista condotta attraverso il prezioso ausilio di un grande professionista in campo oncologico.

Rispettiamo l’anonimato del suddetto Ricercatore, confidando nella comprensione dei nostri lettori, con la speranza che facciano tesoro delle delucidazioni e della realtà elargita in merito ad una tematica di rilevante importanza.

MEDICINA NON CONVENZIONALE E TRATTAMENTI NON BREVETTATI; RICONOSCIMENTI MAI AVVENUTI DA PARTE DEI MAGGIORI ORGANI DI COMPETENZA. HERD IMMUNITY E PROFILASSI VACCINALE; COSA CI VIENE OMESSO?

vero falso

Diverse domande, diverse le tematiche a cui abbiamo ottenuto grandi risposte.

Ci chiediamo come mai ad oggi, il cancro sia una vera e propria pandemia; al contempo vorremmo delucidazioni in merito al non riconoscimento di pratiche definite “non convenzionali” nonostante gli ottimi risultati avuti.

CANCRO e AIDS, due colossi con un fatturato di milioni di dollari l’anno; due colossi a confronto, sul quale gravano pesanti nefandezze tutt’oggi.

Prima di procedere vorremmo ricordare ai gentili lettori che il cancro è ora diventato la prima causa di morte tra i maschi. In Italia una persona su 32 moriva di cancro ad inizio secolo.

Oggi 30 persone su cento muoiono di cancro. Il cancro è la prima causa di morte in Australia e Gran Bretagna, la seconda nel resto dei paesi industrializzati.

Ma cos’è il Cancro? Perché ad oggi non viene riconosciuto e di conseguenza trattato come una malattia carenziale?

oncologia

  • La storia insegna attraverso l’operato e gli studi di grandi professionisti in merito come PAULING e CAMERON, come il trattamento con la Vitamina C sia fondamentale nei malati di cancro. Perché questo trattamento non è stato mai brevettato ma ostacolato dagli organi competenti?

“Per quanto emblematico il caso del Nobel Linus Pauling non è l’unico ad essere stato ignorato dai vertici sanitari di ogni Paese. Si stupirebbe nel sapere quanti principi estratti da sostanza naturali siano efficaci nel debellare le neoplasie e molte altre malattie. Esistono in natura due principi attivi che a livello puramente biochimico sono più potenti di qualunque antibiotico di sintesi, ad esempio. Si conoscono, ma non lo si dice. Ho visto molti colleghi curarsi e curare con questi.

Le proprietà dell’acido ascorbico sono ben note ed è vero che in molti casi si sono ottenute remissioni totali di varie forme neoplastiche anche molto gravi. Questo non significa che la vitamina c sia la panacea per ogni male, in certi casi può essere anche controindicata. Il problema è che questa sostanza, come molte altre, non è brevettabile quindi non solo nessuno si interessa di verificarne l’efficacia con disegni di ricerca e trials clinici seri ma si evita intenzionalmente di farlo. Spesso non è solo la gente che non deve sapere, ma anche gli stessi scienziati sono tenuti all’oscuro.

Non dimentichiamo che la nostra formazione è perennemente in mano a chi controlla “Big Pharma” e che pubblica testi universitari, articoli scientifici e organizza i convegni. Molti sono gli scienziati che prendono per buona qualunque cosa gli venga detto. Preferiscono farsi indottrinare passivamente perché la capacità logica e critica è faticosa e mal vista nel settore medico”.

  • In quale caso il trattamento con la Vitamina c sarebbe controindicato? In quali soggetti?

“In caso di patologie gastrointestinali importanti come il morbo di Crohn, ed in tutti i casi in cui un aumento di anticorpi può essere sconsigliato, come ad esempio nelle patologie autoimmuni.

La vitamina c aumenta i linfociti B ovvero l’immunità umorale, quella che produce anticorpi, per questo motivo averne troppi non sempre è positivo, anzi.

Molti soggetti danneggiati di vaccini hanno riscontrano successivamente un’ipergammaglobulinemia come pure molti pazienti sieropositivi ad Hiv“.

blog2

  • Siamo arrivati ad una tematica”fatidica” riguardante le vaccinazioni, tema scottante al quale non possiamo sottrarci di chiederLe in merito. Herd Immunity e vaccinazione di massa; a proposito di tale pratica vediamo il susseguirsi di focolai in atto. La comunità scientifica è divisa in merito. Da una parte i pediatri e medici generici con le loro verità, dall’altra le affermazioni di prestigiosi immunologi come la Dr. OBUKHANYCH. Chi dice il vero? Le statistiche, i grafici parlano chiaro. In passato il calo della mortalità era stato azzerato PRIMA dell’introduzione di tale pratica, al contempo la comunità scientifica e le aziende dicono il contrario, incentivando e terrorizzando i genitori a vaccinare in maniera insistente senza alcuna anamnesi preventiva. Cosa ci viene omesso? Non esiste alcuna controindicazione? Possibile che nessuno dica ai genitori di vaccinare con “cautela”?

immagine bimbo

“E’ innegabile che negli ultimi decenni i vaccini abbiano aiutato ad affrontare molte malattie. Il problema è però molto più complesso: le condizioni sanitarie generali sono migliorate moltissimo nei tempi moderni, una buona alimentazione, l’accesso a cure generali della salute della persona etc. sono da sole responsabili di una maggiore immunocompetenza delle persone.

Rimane dunque difficile e anche presuntuoso attribuire solo ai vaccini il merito di tutto ciò.

La medicina non ha una storia né antica né così positiva se si pensa che fino a circa un secolo fa, molte donne morivano di setticemia durante il parto, almeno fino a quando qualcuno pensò che bisognava disinfettarsi le mani prima di far venire alla luce un bambino.

I vaccini possono essere pericolosi, e questo è fuori di dubbio. I fattori che li rendono tali sono però anche in questo caso non del tutto chiari: da una vulnerabilità costituzionale di certi individui, alla presenza di altre patologie concomitanti e, secondo me, soprattutto il fatto che vengano somministrati troppo presto ai neonati e in dosi massicce che affiancano più vaccini contemporaneamente.

E’ impossibile non immaginare le conseguenze di una tale stimolazione antigenica su un sistema immunitario che ancora deve strutturarsi.

Il neonato eredita infatti gli anticorpi materni e produce i suoi solo dopo diversi mesi dalla nascita.

Non tutti i vaccini sono uguali ed alcuni sono di sicuro più pericolosi di altri, per la verità anche più assurdi; quello per l’epatite B ad esempio.

Sinceramente mi viene difficile ed imbarazzante pensare ad un neonato che possa infettarsi con tale patogeno, visto che è trasmesso prevalentemente per via sessuale. Inoltre è risaputo che tale vaccino è stato reso obbligatorio da un politico che ha ricevuto una tangente superiore a mezzo miliardo delle vecchie lire“.

  • Quindi esiste il “danno da vaccino”?  Le stesse istituzioni negano ciò.

“Il danno da vaccino esiste poiché esistono bambini e non solo che sono danneggiati a vita. Esistono sentenze e perizie che lo dimostrano e risarcimenti pagati con il denaro dei contribuenti. Questo non significa però che i vaccini siano totalmente da incriminare”.

  • Ovviamente la colpa è attribuibile anche a diversi agenti patogeni esterni, ma vorremmo capire come mai non viene applicato un principio di CAUTELA attraverso delle anamnesi preventive. Concorda con una vaccinazione posticipata, dai 2/3 anni in poi? Infine, le chiediamo in merito ad un altro grande dilemma riguardante il grande incremento dei casi di AUTISMO. Come mai le percentuali sono così alte?

“E’ altrettanto vero che soprattutto chi si occupa di medicina clinica e non di ricerca, si limita ad applicare i protocolli ministeriali pur non avendo spesso la benché minima idea di cosa sia contenuto nei vaccini (vale lo stesso per molti farmaci).

 L’eziopatogenesi dell’autismo è in realtà ancora quasi sconosciuta.

Le dichiarazioni di un fattore genetico X sono infondate, ad oggi non c’è nessuna certezza al riguardo”.

  • Quindi continuiamo a parlare del “nulla”?

“Di sicuro se le vaccinazioni fossero effettuate verso i 2-3 anni di età vedremmo questo pauroso incremento di casi di autismo diminuire e di molto anche.

Continuiamo a far arricchire chi produce questi vaccini e li sperimenta direttamente sulla gente, in qualche modo siamo tutti delle cavie umane, e questo non vale solo per i vaccini ma anche per i farmaci”.

  • Strano però che Dottori come Andrew Moulden siano “scomparsi” misteriosamente dopo aver scritto in merito ai danni mitocondriali susseguiti alla vaccinazione

Non è una novità che chi si ribella al sistema venga additato come eretico e che si arrivi anche all’eliminazione fisica.

L’ FDA ha agenti armati, lo sappiamo benissimo, di cosa si stupisce quindi?”

  • No, nessuno stupore purtroppo, riteniamo solo giusto diffondere questa verità. La storia insegna nei tempi addietro come L’FDA sia intervenuta facendo sparire diverse documentazioni.

“Ora le dirò una cosa: quello che la gente ignora è che molte verità sono trapelate grazie a persone che fanno parte proprio di organi quali il CDC e la FDA.

Spesso ci sono lotte interne in queste lobbies, ed è impossibile far trapelare certe informazioni se non ci si trova dentro al sistema; è successo in molti casi e potrei farle anche i nomi.

Questo per dirle che tipologia di gente lavora in questi ambiti: si fanno la guerra tra di loro a colpi di mezze verità e mezze bugie.

Spesso è fatto apposta per confondere la gente, ma spesso qualcuno ha dei pesi sulla coscienza dei quali vuole liberarsi”.

  • Da diverse interviste questa verità è trapelata, ma purtroppo non siamo riusciti a venire a conoscenza di alcun nome, gli stessi volti erano coperti. Diversi invece i nomi dei politici che fanno parte del sistema corrotto delle multinazionali. Lo abbiamo visto leggendo sulla storia del Cancro. Case farmaceutiche, gli stessi istituti erano portati avanti da diversi personaggi politici, gli stessi i quali erano nella commissione OTA, la quale non ha avuto scrupoli a mettere in un angolo l’illustre PAULING.

“I vertici della politica e delle multinazionali sono gli stessi, spesso queste persone sono anche i proprietari di reti televisive o riviste mediche; ci sono poteri e forze in gioco che non sempre la pensano allo stesso modo, è questo che le sto dicendo.

Nel caso dell’AIDS, ad esempio, se conosce il documentario “House of Numbers”, si è chiesta come abbia fatto il regista a chiedere ed ottenere video interviste dei più grandi ortodossi del settore i quali sono poi stati sbugiardati dalle loro stesse ammissioni?

Non è facile arrivare a certe persone e se ci si arriva, c’è qualcuno all’interno che ti permette di farlo. Dopo, si decide come usare le prove e le confessioni ottenute.

House of Numbers è l’emblema, e se sapesse chi ha finanziato quel documentario non ci crederebbe”.

  • Indubbiamente colui che ha intervistato sapeva molto di più di ciò che ha affermato, ma “HOUSE OF NUMBERS” è di sicuro il più completo documentario esistente sulla storia dell’AIDS. Chi lo ha finanziato?

“Mi dispiace ma non posso dirlo. Chi deve saperlo lo sa e conosce tutto al riguardo, ma non è di certo un “negazionista/dissidente”, anzi”.

  • E’ veritiero il fatto che questo documentario non venga proiettato nelle Università?

“Conosco un paio di colleghi che lo hanno fatto. Il perchè inutile chiederlo; interessi come sempre, ma per fortuna adesso c’è il web e quindi la gente può informarsi liberamente, senza il filtro spesso deviato dell’ambiente accademico.

Anche la formazione medica è controllata perciò sarebbe auspicabile che la verità fosse di dominio pubblico ma mai sarà così e lo sappiamo”.

  • Tutto ciò è davvero molto triste. Dirotto l’ultima domanda su questa tematica per poi andare avanti. CASO DIFTERITE. La morte di quel bambino della Garrotxa NON vaccinato; nulla si sa sulla cura, sul vettore sopratutto. Tutto ciò che conosciamo è che 8 bambini SUCCESSIVAMENTE siano stati definiti portatori asintomatici. Ripetiamo, nulla conosciamo sulla situazione pregressa del paziente,ma crediamo sia utile chiarire in merito perchè la confusione VOLUTA sta generando un clima di terrore nei genitori. Cosa ben più grave è il comportamento delle Istituzioni in merito.

“La verità è che i mass media riportano spesso informazioni di parte e fuorvianti, non posso quindi esprimermi sul caso specifico. Che il sistema immunitario, se messo nelle condizioni opportune, sia spesso in grado di eradicare molte infezioni è invece cosa risaputa. Ovviamente questo non significa che si verifichi sempre.

La morte è sempre esistita purtroppo, ma in molti casi fa comodo puntare il dito contro un vaccino non effettuato, quando magari quel bambino è morto di altro e sarebbe quindi morto lo stesso.

Delle migliaia di persone non vaccinate che godono di OTTIMA salute confronto ai vaccinati, nessuno dice nulla? Come mai?

Eventi che accadono insieme, tendono ad essere associati in una relazione casuale, ma la correlazione non prova causazione”.

  • Concordiamo con la sua risposta. Questo Blog si è pronunciato sulla malattia in sé fornendo le giuste delucidazioni, ma in totale assenza di informazioni sul caso abbiamo creduto opportuno tacere. Diversi i medici in loco contattati; la loro risposta? “Noi non sappiamo nulla”. Cosa pensa invece a riguardo agli studi riguardanti il confronto tra vaccinati e non? Crede che i primi possano essere considerati VETTORI? 

Ci sono molti esempi di virus “latenti” tenuti sotto controllo dal sistema immunitario, quindi non possiamo escluderlo. Il problema dei vaccini, opinione personale, non è tanto negli adiuvanti (che certamente bene non fanno) ma nei frammenti di acidi nucleici in essi contenuti.

A livello teorico si può ipotizzare che questi elementi genetici “estranei” all’individuo possano scatenare reazioni imprevedibiliinclusa l’attivazione di sequenze genetiche endogene che normalmente sono “silenti”. E di questo anche nessuno ne parla”.

  • “Attivazione di sequenze genetiche endogene” verrebbe a dire che il DNA potrebbe anche mutare?

“Diciamo cosi, il sistema immunitario distingue tra il “self” e il “non-self” ovvero tutto quello che riconosce come estraneo tende ad iperattivare il sistema immunitario stesso con conseguenze poco conosciute dalla scienza attuale”.

  • Questo spiegherebbe perché in molti casi, dalle analisi eseguite ai bambini dopo una vaccinazione evincerebbero valori molto più alti della norma? Quanto si potrebbe prevenire con una adeguata anamnesi prima di tale profilassi? Ultima domanda che riguarda le tesi del Dr Kremer, il quale si è espresso molto sulla tematica delle vaccinazioni.  Un astratto di seguito:
  • “Kremer dimostra che a seconda del gruppo sanguigno posseduto e della predominanza di un tipo di cellule immunitarie (o T o B) ci sono reazioni diverse all’aggressione da parte di virus o di altre sostanze tossiche per l’organismo. Questa è una delle osservazioni del dott. Kremer il quale, in sostanza, mette in luce quanto siano antiquati i fondamenti su cui si impernia la teoria vaccinale, accendendo i riflettori su un argomento scottante. Secondo i suoi studi, il sistema immunitario umano ha avuto un’evoluzione nel corso dei millenni in conseguenza dei nuovi stimoli dovuti a variazioni ambientali esterne, come ad esempio la comparsa dei vermi. In origine, dice Kremer, il sistema difensivo umano era costituito esclusivamente da cellule di tipo T (linfociti T), prodotte dalla ghiandola del timo, che funzionavano bene sui virus che aggredivano l’organismo neutralizzandoli con l’emissione di un gas venefico, il monossido di azoto. Con la comparsa di microorganismi più grandi (i vermi), dato che l’emissione di una quantità adeguata di gas letale avrebbe compromesso la funzionalità di un numero consistente di cellule anche non infettate, conducendo quindi a un indebolimento dell’organismo e poi al suo soccombere, il sistema immunitario iniziò a produrre un altro tipo di cellule difensive, le cellule immunitarie B, prodotte a partire dal midollo osseo, che intervengono attraverso una reazione anticorpale e distruggono gli aggressori più grandi che si introducono nel nostro corpo.”
  • Concorda con la Sua Tesi?

“Un’anamnesi precedente a tale pratica sarebbe fondamentale ma purtroppo non fa parte del “protocollo” ministeriale quindi sta alla competenza del medico effettuare eventuali controlli.

Concordo con il Dr Kremer sebbene a livello pratico e di medicina di laboratorio molte delle sue idee non siano state indagate a sufficienza per potersi esprimere con certezza.

La differenza tra la teoria e la pratica rimane molto grande in questo ambito e sarebbero necessari studi approfonditi. Che toglierebbero di sicuro molti dubbi e permetterebbero di trovare molte soluzioni. Ma non penso che questo avverrà perché significherebbe distruggere il 90% dell’immunologia contemporanea.

  • Le risparmiamo la domanda del “Come mai” poiché tutto è molto chiaro, purtroppo. 

“Non penso serva rispondere dato che spesso i Ministri della Sanità non sanno nemmeno di cosa parlano e si limitano a fare i vassalli di poteri ben più elevati.

Se non sbaglio qualche tempo fa, persino il presentatore Vespa si è vaccinato in diretta, questo è uno spettacolo indecoroso”.

  • Esatto, e tanto per la cronaca abbiamo anche il nostro Ministro della salute che da poco è diventata madre. Ci piacerebbe sapere se ha vaccinato i suoi figli, tanto per curiosità; ad oggi, nessuna foto contrariamente a quello che i medici del suo staff continuano a fare nei convegni. Si, oltre a Vespa,abbiamo avuto anche il “teatrino Pani”. Tralasciamo lo spettacolo indecoroso visto in diretta, sempre che si sia trattato di vaccinazione e non di acqua fresca.

“Non è una novità anche questa realtà. Abbiamo star internazionali che parlano di AIDS e spesso hanno a mala pena finito la scuola superiore, ministri che di medicina non sanno nulla, personaggi loschi che gestisco siti “ufficiali” incaricati non si sa bene da chi. Questo, per quanto agghiacciante, legittima chiunque a poter prendere parola e esprimersi.

Quello che è indecoroso è che Vespa abbia fatto tutto ciò sulla rete nazionale per cui gli italiani pagano il canone.

Poi che nella siringa ci fosse GSH o acido ascorbico, chi può saperlo?

Devono avere molta paura per ricorrere a tali ridicole tecniche di brainstorming, che in realtà non fanno altro che suscitare nuovi e leciti dubbi.

Intanto la controinformazione ormai è fuori controllo: le fonti di informazione sono libere e questo è ormai evidente. Non possono controllare tutto. Perché tutto ormai è fuori controllo”.

  • Tutto ciò è davvero agghiacciante ma fortunatamente abbiamo dei Professionisti come Lei; persone che grazie ai loro sani principi hanno fatto della medicina una giusta passione con il giusto scopo ovvero “CURARE E NON NUOCERE”.

“A volte credo che non sia solo questione di sani principi. La maggior parte dei miei colleghi sono semplicemente ignoranti”.

  • Certamente, e questo è ancor più agghiacciante considerato il fatto che la gente GIUSTAMENTE ha fiducia nel proprio dottore.

Ritornando alla tematica di partenza apriamo con il seguente titolo:

TUTTI PER LA SALUTE O PER GLI SPONSOR?

CONFLITTI D'INTERESSE

  •  L’organo NCI è stato smascherato più volte; similmente la stessa linea guida è stata condotta dall’FDA, il quale è un vero e proprio ostacolo su cui da sempre si sono infrante le speranze di buone idee ritenute NON BREVETTABILI. Un esempio? Le tossine di COLEY.  Le stesse sono batteri che aiuterebbero l’organismo a liberarsi dalle tossine del cancro; esisterebbe un ospedale in Cina che utilizzerebbe questa tecnica ci hanno riferito.Tutto questo è iniziato nei lontani anni 189 (precisamente 1893) con dei risultati eccellenti; si parla di guarigioni dal cancro al 50%. Medesima situazione per lo studio condotto dal prestigioso scienziato SUGIURA (uno dei personaggi più eminenti dello stesso SLOAN-KETTERING) riguardo l’utilizzo dell’AMIGDARINA. Come mai attualmente queste tecniche sono state poste nel dimenticatoio? Come mai queste terapie non vengono minimamente menzionate dai professionisti odierni?

national cancer istitute

“I professionisti, come accennavo prima, spesso non sono proprio a conoscenza delle “cure alternative” per una determinata patologia. Questo tipo di formazione non fa parte del curriculum dei medici e dei ricercatori.

Sono pochi quelli che si prendono il tempo per indagare e verificare.
Queste tecniche non sono quindi cadute nel dimenticatoio ma sono totalmente ignorate dall’establishment. Chi sa cerca di occultare il tutto. Chi non sa non si pone il problema.

Vi siete mai chiesti come mai politici e “vip” sembrino ammalarsi molto meno della gente comune? Hanno chi li consiglia, sia nella prevenzione che nella eventuale terapia.

Un noto politico italiano, di cui non posso fare il nome, si curò con una terapia che è stata dichiarata “inutile” a livello internazionale. Non fece nemmeno un ciclo di chemioterapia e ancora oggi dopo molti anni è in perfetta salute. E anche a me personalmente è successo di essere contattato da qualche “volto noto” che chiedeva aiuto “non convenzionale”.

I canali per arrivare a certi ricercatori che utilizzano certe cure ci sono, ma non sono e non devono essere facilmente accessibili alla gente comune”.

STATISTICHE REALI O SOLO UN GRANDE BLUFF?

  • cancro tabelleI prestigiosi BAILOR e SMITH sottolinearono delle evidenti pecche nell’elaborazione di statistiche del NCI. Si parla di dati OMESSI oltre all’errato modo di presentare i singoli studi scientifici, come pure gli stessi dati elaborati dagli ospedali. Concorda con quanto affermato dai suddetti professionisti? In merito si era espresso anche il Dott. Di Bella concordando con tale posizione.

Concordo totalmente. La gente non sa che anche le statistiche sul cancro sono totalmente inventatese un soggetto sopravvive per un periodo di 5 anni viene considerato un “successo terapeutico” e viene inserito nella statistica di efficacia della chemioterapia.

Un numero in piùSe poi quel soggetto muore dopo 5 anni e un giorno esatti, per le statistiche egli rimane un “successo terapeutico”. Se la gente sapesse tutto questo forse le patetiche bancarelle di “volontari” che vendono gerani, rose e pupazzetti vari nelle piazze per raccogliere fondi sparirebbero dalla circolazione in poco tempo.

Infine nessuno sa che la chemioterapia non è MAI stata approvata come “cura per il cancro” nemmeno dalla FDA. Si parla ancora oggi di “terapia sperimentale”.

Una strana sperimentazione che va però avanti da circa 40 anni e che nessuno mette in discussione perché senza la chemioterapia le aziende farmaceutiche fallirebbero in pochi giorni.

TERAPIE E CURE

  • chemioterapia immagineRicordando che soltanto il “Colosso Cancro” (secondo quello AIDS) fattura più di 400 MILIARDI di dollari l’anno, ci chiediamo come mai la ricerca è statica. Com’è possibile che tutt’oggi, questa malattia sia diventata una vera e propria pandemia? Come mai non è stata debellata? E’ lecito chiedere se l’uso dei farmaci, test, terapie e trattamenti chemioterapici abbiano velocizzato la diffusione della medesima anziché curarla e farla regredire? E’ un caso che sullo stesso mercato vi siano una quantità abnorme di sostanze cancerogene? Il parametro su cui si basa la storia clinica del malato di cancro è fino a prova contraria, la “RISPOSTA AL FARMACO”. Quanto c’è di vero?“L’unica verità è che sulla prevenzione (corretta alimentazione, riduzione dell’inquinamento nelle sue varie forme, immunomodulazione con opportune sostanze, etc…) del cancro non viene investito un dollaro.Si pensa solo a creare nuove molecole chemioterapiche, si tiene la gente nella perenne illusione che questi personaggi si preoccupino della loro salute e che il cancro sarà sconfitto. Ed è dimostrato che in moltissimi casi un soggetto che si sottopone a chemioterapia sopravvive meno di chi sceglie di non farla, questo non è un segreto. La chemioterapia distrugge completamente il sistema immunitario e il cancro, di base, può considerarsi una malattia immuno-ematologica a tutti gli effetti. Dove il sistema immunitario andrebbe sostenuto per fargli combattere la malattia, quindi, viene indebolito con la chemioterapia. Dov’è la logica? La risposta al farmaco è un concetto statistico, quindi anch’esso non esente da manipolazioni intenzionali, piuttosto che una realtà clinica.Lo disse anche il Presidente Nixon negli anni 70 che “la guerra al cancro” sarebbe stata vinta, spendendo la più grande quantità di denaro pubblico della storia per poi ammettere circa 10 anni dopo che il tutto era stato un fiasco colossale.A quel punto tutti i centri di ricerca rischiavano la chiusura e venne creata ad hoc la falsa epidemia dell’AIDS; i ricercatori oncologici si tramutarono da un giorno all’altro in “esperti di AIDS”. Anche qui, il fiasco non necessita di commenti; è ben risaputo che la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita non è causata da un retrovirus che ad oggi rimane invisibile anche al microscopio elettronico, checché se ne dica”.
    • Come precisato all’inizio vorremmo fare una riflessione anche sulla tematica “AIDS”. Anche in questo caso, la realtà si scontra con l’inefficienza delle “cure” composte da trattamenti costosi, farmaci e test, a nostro avviso, completamente inaffidabili ma che portano ad un grande introito e a dei grandi guadagni, Chi è realmente il malato di AIDS? Come mai lo stesso Luc Montagnier hanno confermato di non aver purificato né isolato questo strano virus? Come si può curare se non si conosce cosa curare? Perché si continua in maniera metodica, senza alcuna spiegazione ai pazienti a propinare questi test, terapie e farmaci costosi?

     

    “Sulla questione “AIDS” ormai la verità è di dominio pubblico anche se si cerca ancora di screditare gli scienziati che hanno detto come stanno realmente le cose, Montagnier in primis fin dal lontano 1985.

    Se Lei andasse a cena con Luc Montagnier o con Robert Gallo o qualche altro “luminare” del settore, probabilmente dopo due bicchieri di vino li sentirebbe dire quello che dissero a me molti anni or sono, ovvero che l’HIV è un’invenzione e che il virus non esista è cosa non solo risaputa e ammessa ma dimostrata e pubblicata. All’epoca non ci credevo nemmeno io e pensavo stessero scherzando. Mi sono dovuto ricredere e le assicuro che non è facile dover mettere in discussione anni di insegnamenti accademici, e mettere in discussione se stessi, soprattutto.

    “AIDS” è una definizione politica, una falsa etichetta statistica, un banale elenco di malattie sempre esistite e che sono state aggiunte ai criteri diagnostici in modo crescente negli anni per far credere alla gente che l’epidemia fosse reale. Il malato di “AIDS” continua ad essere normalmente un soggetto tossicodipendente e che quindi ha il sistema immunitario compromesso a causa delle droghe. HIV sarebbe l’unico misterioso virus che colpisce di base solo soggetti di sesso maschile, possibilmente omosessuali o di colore. Sembra più un’intenzione politica di colpire con precisione certe categorie, visto che un virus non è in grado di decidere chi colpire in base ai gusti sessuali e al colore della pelle.

    D’altronde è sufficiente una banale riflessione al riguardo: dove sono tutti questi malati di “AIDS”? Ognuno di noi conosce purtroppo molte persone malate o morte di cancro. Non si può certo dire lo stesso dell’ “AIDS”. E fino a prova contraria il sesso è alla base della vita e la popolazione mondiale sfiora ormai gli 8 miliardi. Evidenze alquanto incompatibili a livello puramente logico con una “epidemia causata da sesso e sangue”.

    I farmaci utilizzati per la “cura” dell’ “AIDS” sono chemioterapici a tutti gli effetti. L’unica differenza rispetto alla chemioterapia è che in questo caso si somministra per via orale, tutti i giorni, tutta la vita. E non perché un soggetto sia malato, ma perché il “test HIV” dice “positivo”.

    Che poi i “test HIV” siano totalmente inaffidabili, che risultino “falsi positivi” per decine di cause documentante (dalla gravidanza ai vaccini), che un soggetto passi da “sieropositivo” a “sieronegativo” in base al paese in cui viene effettuato il test o addirittura in base al laboratorio, che non siano nemmeno test diagnostici (viene scritto anche nel foglio illustrativo dei test), che i farmaci anti-HIV non curino né HIV né AIDS (anche questo è scritto nei fogli illustrativi) e che spesso il soggetto muoia di immunodeficienza o insufficienza epatica iatrogena (ovvero causata proprio dalla terapia farmacologica), anche questo è ben noto ma non interessa a nessuno.

    Questa menzogna è nata ed è stata perpetuata dai mass media. E, paradossalmente, in qualche modo sta diventando pubblica proprio grazie ai mass media e ad internet. Sembra una strana “legge del contrappasso”.

I “FALSI POSITIVI”

falsi positivi

  • Pap test e l’elevata percentuale di “falsi positivi” ovvero: “LA DIAGNOSI E’ IL TUMORE, MA LO STESSO NON E’ PRESENTE”. Tutto ciò è un vero paradosso, un controsenso illogico; perché allora procedere con il suddetto test?

I test sono molto redditizi per chi li produce e permettono inoltre di tenere le persone in un alone psicologico di paura perenne, il che le renderà clienti a vita anche solo per le procedure di screening.

Molte volte i test diagnostici sono soggetti a quelli che vengono chiamati “falsi positivi” e questo problema è insito sia nelle metodiche diagnostiche stesse che nell’incompetenza del sanitario che le somministra e interpreta.

Non è cosa rara durante un’autopsia su un soggetto molto anziano deceduto per cause “naturali” trovare più di un tumore che non ha mai dato segni o sintomi e che l’organismo ha “arginato” da solo. Questo non significa che la prevenzione sia tutta inutile, ma di sicuro ormai se ne abusa e non è un segreto che la mammografia, ad esempio, abbia aumentato in maniera vertiginosa l’incidenza di tumori maligni del seno”.

 

TRIAL CLINICO

trialò clinic

 

  • Sempre più spesso nella letteratura medica si parla della chiusura  ANTICIPATA del Trial Clinico, con valutazioni errate le quali  capovolgono completamente le valutazioni di un determinato protocollo chemioterapico. Qual è la realtà?

I trials clinici sono quasi sempre finanziati dalla stessa azienda farmaceutica che produce il farmaco correlato alla patologia che si studia. Lei venderebbe un suo prodotto a qualcuno dicendo allo stesso tempo che non serve a nulla e che peggiora addirittura la situazione?

Nel settore pubblico non ci sono finanziamenti per le ricerche quindi se sei un ricercatore e vuoi tirare avanti sei obbligato a rivolgerti alle aziende farmaceutiche. Lì ci sono milioni di dollari pronti e facili. A patto che scrivi quello che ti dicono loro. Conosco scienziati che su certi studi hanno messo solo la firma prestando il nome a “ricerche” completamente false e che non hanno mai nemmeno letto. Ma con le quali si sono guadagnati cattedre e milioni di dollari.

La gente non sa che la FDA ha agenti armati. E viene subito dopo CIA ed FBI. Alquanto strano per l’autorità competente in ambito di alimentazione e farmaci, non le pare?

CONCLUSIONI

  • Per concludere questa intervista Le sottoponiamo una domanda che non è correlata alla tematica trattata ma che si correla alla metodologia non convenzionale. Al centro dell’attenzione queste settimane c’è la proteina Nagalase e il GcMaf. Potrebbe essere questo la causa della scomparsa di diversi Medici. Lo stesso illustre Prof. Ruggiero si è espresso in merito all’importanza dell’uso di questa proteina nei trattamenti dell’Autismo. Sono ben 142 eminenti scienziati che hanno pubblicato articoli di ricerca riguardante il GcMAF soltanto sulla nota US National Library of Medicine. La prima ricerca sul GcMAF, fu pubblicata nel 1993 e da allora sono apparsi molti articoli che indicano la cura di diverse patologie autoimmuni, fibromialgia, encefalomielite mialgica, cancro e HIV, debellati semplicemente grazie all’attivazione del sistema immunitario. Cosa ne pensa a riguardo?                 

                                                                                                                                                          “Il problema non è sempre attivare il sistema immunitario, ma modularlo. Molti disturbi immunitari derivano paradossalmente da un’attivazione eccessiva del sistema immunitario stesso, che può essere molto pericolosa; è il caso di molti disturbi autoimmuni che originano spesso dalle vaccinazioni ma anche da altre cause. E’ inoltre noto che il sistema immunitario è localizzato principalmente nell’intestino.

Questa è una forte indicazione di quale direzione dovrebbe prendere la vera ricerca volta alla prevenzione e cura di moltissime patologie.

Come sempre quando una nuova molecola e una nuova terapia viene attaccata con violenza dall’establishment significa che funziona.

La maggior parte degli scienziati dei vari governi non sa nemmeno cosa sia il GcMAF e nemmeno un macrofago. Il caso del prof. Ruggiero è infine emblematico e bizzarro: era di sicuro una delle menti più promettenti nel panorama scientifico italiano, ma ritengo abbia fatto benissimo ad andare a lavorare negli USA.

Non avrebbe mai avuto tale successo se alcuni personaggi (tutti collegati alle multinazionali del farmaco e precisamente alla Merck in questo caso specifico) non fossero scesi in maniera così patetica sul “campo di battaglia”. Una crociata vera e propria volta solo a nascondere la verità e continuare a rimpolpare le loro già pompose tasche.

Il GcMAF funziona. Punto.

Molti soggetti “sieropositivi” ad HIV tornano “sieronegativi”, i tumori spariscono, i bambini autistici tornano ad un funzionamento neuro-cognitivo completamente normale. L’ho visto con i miei occhi e chi deve sapere queste cose le sa perfettamente. Per questo le teme”.

 

Vacciniinforma ringrazia sentitamente questo grande Professionista in merito alle sue considerazioni.

Ricorderemo come sempre, il precetto di un medico,quello di NON NUOCERE.

Con l’augurio che queste delucidazioni vengano accolte dalla moltitudine di genitori terrorizzati da una realtà volutamente e subdolamente manipolata.

Con la speranza che queste perle elargite diventino patrimonio per ogni lettore.

Con la stessa speranza che arrivi alle orecchie di coloro che omettono queste verità, e questo Blog continuerà a divulgare la corretta informazione,senza alcun bavaglio.

 

“Non Nuocere”

QUESTA FEDELTA’ A CUI DIVERSI CAMICI HANNO RINUNCIATO,PROSEGUENDO PER UNA STRADA DIVERSA.
IL PRINCIPIO CARDINE DELLA MEDICINA È QUELLO DI “PRECAUZIONE” IN BASE AL QUALE, DI FRONTE ALL’IMPOSSIBILITÀ DI ESCLUDERE LA DANNOSITÀ DI UN FARMACO O DI UN INTERVENTO, IL MEDICO SI DOVREBBE ASTENERE; PRINCIPIO CHE NEGLI ULTIMI DECENNI È STATO ABBANDONATO PER SEGUIRE QUELLO – PER LORO ASSOLUTAMENTE PRIORITARIO – DEL PROFITTO (non per tutti,ovviamente)

 

RIFERIMENTI

Tetyana Obukhanych e i suoi concetti relativi ai vaccini

https://vacciniinforma.it/?p=2432

Rilevata la presenza del Batterio Difterite in otto bimbi definiti “portatori asintomatici”

https://vacciniinforma.it/?p=2888

https://vacciniinforma.it/?p=2850

Cancro,meccanismi oscuri e deviati della ricerca; una intera sezione da visionare (5 parti,5 articoli)

https://vacciniinforma.it/?cat=2250

“AIDS”: i veri negazionisti ai vertici istituzionali e governativi; una intera sezione da visionare (compresa di interviste e video)

https://vacciniinforma.it/?cat=431

Proteina nagalase

https://vacciniinforma.it/?p=3187

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“AIDS: i veri Negazionisti ai vertici istituzionali e governativi”

Il seguente articolo riporta una verità certa e conclamata, dichiaratamente ammessa dai fautori di tutto ciò.

Due punti caratterizzano lo studio che andremo a sviscerare:

  • La totale aspecificità dei “test HIV” e la natura NON VIRALE delle proteine, che sono tutte cellulari come dimostrato dalla letteratura scientifica;
  • L’ammissione (del Premio Nobel Montagnier e da altri eminenti scienziati come Bess e Glederblom) di NON aver mai purificato il virus; ammettendo ciò si dichiara che tale virus NON ESISTE ; il tutto viene confermato dai più grandi retrovirologi al mondo.

Questo non è Negazionismo ma verità supportata da evidenze reali.

 hiv completo

 

Prima di proseguire con la lettura dell’articolo,vi invitiamo a scaricare la documentazione di seguito postata:

 

IMPLICAZIONI MORALI, ETICHE E POLITICHE DELLA RICERCA SULL’AIDS.                                                                                                                               UN ALLARME SOCIALE, IL TERRORE MEDIATICO.                         “QUANDO LA COMUNITA’ SCIENTIFICA CHIEDE LA VERITA’ AI VERTICI GOVERNATIVI SANITARI MA NON RICEVE RISPOSTA ALCUNA”.

La mancata  definizione della sieropositività riguardo i criteri italiani.

 Fin dal suo esordio negli anni 1981-85, l’Aids ha coinvolto tutti. Di fronte all’esplosione della malattia, ognuno ha dovuto ripetutamente valutare il suo comportamento in un’ottica morale, spesso con un alto grado di coinvolgimento emotivo, anche se negli ultimi anni l’iniziale emotività si è molto attutita, soprattutto per il fatto che la temuta grande epidemia non si è materializzata.

Questo motiva la “battaglia” contro la voluta disinformazione. Ci fermeremo quindi a contestualizzare i due aspetti, fondendoli assieme: panico del pubblico e richiesta di risposte mai arrivate da parte della comunità scientifica alla stessa comunità scientifica (un immenso paradosso).

Fino a quando queste massime autorità potranno permettersi il lusso di non rispondere concretamente?

Poiché la causa ufficiale dell’Aids è identificata in un retrovirus, è ai retrovirologi che bisogna guardare con particolare attenzione; per questa motivazione approfondiremo la tematica condividendo con i lettori un’interessante corrispondenza tra alcuni scienziati e i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità.

  • Siamo nei primi anni duemila ed un ricercatore italiano si vide costretto, non riuscendo a trovare una sola prova del reale isolamento del retrovirus HIV, a contattare una delle più grandi esperte nazionali in campo AIDS, la dr.ssa Barbara Ensoli (allieva di Robert Gallo e Direttrice del Laboratorio di Virologia – Istituto Superiore di Sanità): gentile e disponibile, la Ensoli consigliò al ricercatore di effettuare una ricerca sul web, non indicando nessun articolo storico della “scoperta”. Stessa cosa successe al Premio Nobel Kary Mullis che chiese la stessa cosa direttamente a Luc Montagnier senza ricevere una risposta chiara.
  • Un altro infettivologo italiano, il dr. Fabio Franchi, si trovò in una situazione simile nel tentare di comprendere la solidità e precisione dell’iter diagnostico per l’infezione da Hiv. Le informazioni da lui richieste erano infatti volte a far luce riguardo alla definizione della diagnosi di “sieropositività” secondo i criteri italiani.

Di seguito la corrispondenza.

 

Oggetto:          Diagnosi di infezione                                                                      Data:               Wed,  Mar 2002 07:52:31 +0000                                          Da:                  Fabio Franchi       A:   Direttore Lab Virologia

Gentilissima                                                                                                                           Direttrice del Laboratorio di Virologia                                                                   Istituto Superiore di Sanità

Gentilissima Professoressa,

la prof V e il prof R ritengono che possa avere da Lei alcuni chiarimenti e fonti bibliografiche. Desidero conoscere quali sono i criteri minimi per la diagnosi di infezione da HIV in Italia, secondo quanto disposto dall’Istituto Superiore di Sanità. Ho già qualche elemento, ma non quello di cui avevo bisogno. Mi ero rivolto alla dott.ssa  V, Le riporto perciò lo scambio epistolare a maggior chiarimento.

Sono un medico ospedaliero specializzato in Malattie Infettive. Lavoro a Trieste.

 

Oggetto:  Criteri di interpretazione dei test                                                         Data: Mon, 1 Mar 2002 08:52:38 +0000                                                               Da: Fabio Franchi         A: V.

Gentilissima dott.ssa V,

Le avevo telefonato circa 2 settimane fa chiedendoLe quali fossero  i criteri (minimi) di interpretazione dei test per stabilire   la presenza di una “infezione da HIV”.

Nel sito dell’UNAIDS non ho trovato (forse per mia incapacità)   quello che cercavo, ovvero definizioni italiane od europee   chiaramente espresse.

Su una piccola pubblicazione del Ministero della Sanità (commissione   nazionale per la lotta all’AIDS), edita presumibilmente nel 1992   (“AIDS la diagnosi il test il counseling”),   vengono indicati 5 criteri di interpretazione del WB (con errori,   tra l’altro!);  in essa affermano che il 20% dei soggetti   negativi al test Elisa,   presentano un WB indeterminato. Ecco necessario stabilire qual’è un   WB indeterminato. In Inghilterra non usano il WB come test di conferma, mi dicono. Le chiedo allora: quali sono le disposizioni più recenti delle Autorità Sanitarie  italiane? A quali criteri si rifanno esattamente?                                                                                     La ringrazio anticipatamente per la Sua cortese risposta.

Fabio Franchi

 

Mi sono state gentilmente inviate fotocopie di una pubblicazione edita nel 1999 (Serpelloni, “HIV e Counseling”), che doveva chiarire i punti in questione, invece mi hanno ancora più sconcertato. Ecco la mia risposta.

 

Oggetto: Diagnosi di infezione                                                                                     Data: Sat, 12 Mar 2002 12:21:18 +0000                                                               Da: Fabio Franchi         A: V.

Cara Dottoressa,

La ringrazio per avermi fatto pervenire la pubblicazione sulla diagnosi di laboratorio dell’infezione da HIV in Italia.  In essa tuttavia ho notato diversi errori ed incongruenze che mi hanno lasciato perplesso. Mi spiego meglio:

1) A pag 54 si legge: “la presenza di anticorpi verso proteine   appartenenti a solo due regioni virali principali è sufficiente per   diagnosticare l’infezione da HIV” … “un WB viene considerato positivo   se contiene almeno due delle tre bande corrispondenti alle proteine p24,  gp41 e gp 160/120”.

Ci si chiede se siano 3 o 4 le bande menzionate. Due delle tre significa   che gp41 più gp160/120 sono sufficienti per fare diagnosi, pur  appartenendo ad UNA sola “regione virale”. Dov’è l’errore? Se fosse vera  la prima affermazione, allora le istruzione sui kit diagnostici   largamente utilizzati (BIO-RAD New lav blot I) NON seguono le Vostre   indicazioni.

2) A pag 54 si legge che i  criteri di diagnosi sono stati modificati   “RECENTEMENTE”, per cui vengono adottati (da noi Italiani?) quelli che i   CDC hanno pubblicato nel 1989!! Il 1989 è tredici anni fa. In quelle   viene spiegato che le bande 160/120 possono reagire all’anticorpo contro   la gp41 (possono essere aggregati di gp41). Allora è sufficiente l’anti   gp41 per fare diagnosi di infezione da HIV?

3) “I saggi virologici (ndr: la PCR per la carica virale) vanno utilizzati per la diagnosi solo in alcuni   casi”: “per i soggetti ansiosi” in cui “il tempo necessario per la   diagnosi finale può essere troppo lungo”!! (pag 55) Tuttavia   abitualmente il saggio virologico “non si presta alla diagnosi di   infezione da HIV” per difficoltà tecniche e perché “molto difficile da   standardizzare”. Insomma un saggio non troppo sicuro che va bene però   per i soggetti ansiosi!

 4) La PCR non permette la “ricerca diretta dell’antigene” come affermato   a pag 55.

Mi conferma che queste sono le linee guida del Centro Operativo AIDS?                                                                                                                                           La ringrazio per la Sua attenzione,

Fabio Franchi

 

E’ a questo punto che la segretaria del prof. R e della professoressa V mi hanno consigliato di rivolgermi a Lei e così ho fatto.

Mi potrà aiutare?                                                                                                                   La ringrazio per l’attenzione,                                                                                     Fabio Franchi

NB Approfitto dell’occasione per augurarLe Buona Pasqua!

 

 

Oggetto:          Diagnosi di infezione II                                                                 Data:          Wed,  Apr 2002 08:39:32 +0100                                                 Da:          Fabio Franchi       A:  xx

Gentilissima Prof.ssa                                                                                                   Direttrice del Laboratorio di Virologia                                                     Istituto Superiore di Sanità

Le ho recentemente inviato una e-mail (il 27/03) per chiederLe quale fossero le indicazioni dell’ISS riguardo la diagnosi laboratoristica di infezione da HIV, poiché le indicazioni in mio possesso (contenute in “HIV e Counseling”- Giovanni Sterpelloni 1999, Ed. “La Grafica”, inviatomi dalla dott.ssa V) rimandano ad uno dei criteri americani pubblicati nell’ormai lontano 1989. Nessun riferimento a linee guida italiane, niente di Europeo! Si tratta comunque di criteri diversi da quelli utilizzati attualmente nei test ospedalieri. Nella prefazione del testo “HIV e Counseling” si precisa inoltre che “la responsabilità dei dati scientifici …” (contenuti nella medesima pubblicazione) “è dei singoli autori”. Una presa di distanza.

Attendo perciò lumi da Lei. La ringrazio dell’attenzione che vorrà prestarmi.                                                                                                                                   Fabio Franchi

 

Risposta:

Oggetto:          Diagnosi di infezione da HIV                                                   Data:          Fri,  Apr 2002 12:09:01 +0200                                                           Da:          Direttore Lab Virologia

VIR/236

Ho ricevuto la sua e-mail circa i criteri per effettuare una diagnosi sierologica di infezione da   HIV. Va infatti precisato che la diagnosi sierologica (presenza di anticorpi) è sufficiente per  effettuare la diagnosi di positività. La ricerca dell’RNA virale è una tappa successiva per  valutare le opportunità o meno di iniziare la terapia antiretrovirale e per il suo monitoraggio. La diagnosi sierologica prevede un primo saggio di screening (di solito un Elisa) utilizzando un kit autorizzato. In caso di reattività viene richiesto un saggio di conferma (western blot o  immunoblot).

Sono stati pubblicati diversi criteri di interpretazione del western blot e tutti risalgono ormai    a molti anni fa. Di fatto i Kit western blot non sono cambiati e pertanto valgono sempre gli   stessi criteri. Il criterio più comunemente usato è stato suggerito dai CDC americani   (MMWR 38, 21/7/1989) ed è il seguente:

positivo in presenza (intensità 1 o >) di almeno due delle seguenti bande; p24, gp41, gp120/160; (le bande gp120, gp 160 non sono sempre chiaramente identificabili);

negativo in assenza di ogni banda;

indeterminato in presenza di ogni altra banda o combinazione di bande che non rientrino nel criterio di positivo;

positivo per HIV-2 in presenza della banda gp36 (se inserita nel kit).

In saggio immunoblot (es. RIBA) positivo in presenza di due o più bande;

indeterminato in presenza di una sola banda;

negativo in assenza di ogni banda.

Con questi criteri di minima la maggior parte dei sieri risulta chiaramente identificabile come    positivo. Spero con questo di aver risposto al suo quesito.

Prof.ssa XX

 

Oggetto:                 Re: Diagnosi di infezione da HIV                                 Data:                 Fri, 26 Apr 2002 19:33:55 +0100                                     Da:                 Fabio Franchi       A:      XX  

La ringrazio della risposta. Da quello che mi scrive desumo che:

1) Non c’è un riferimento bibliografico riguardo direttive del Ministero della Sanità su questo problema.

2) Non vi sono indicazioni precise su quale criterio (di lettura delle striscie del WB) sia da seguire, criterio che è lasciato alla scelta del laboratorio. Laboratorio che segue le indicazioni del produttore di test. Produttore del test che non da’ riferimenti bibliografici e che può discostarsi da quelli da Lei indicati (vedi : “AIDS, LA DIAGNOSI, IL TEST, IL COUNSELING”, Commissione Nazionale per la Lotta Contro l’AIDS, 1992 “… fino al 20% dei soggetti negativi alla ricerca di anticorpi con la tecnica Elisa presentano un WB indeterminato pur non essendo infettati con l’HIV” ).

2) Non vi sono direttive europee comuni.

3) Le 2 bande richieste possono appartenere alla stessa regione (a differenza da quanto scritto sulla pubblicazione precedentemente menzionata – “HIV e Counseling”- Giovanni Sterpelloni 1999, Ed. “La Grafica”-). Nello stesso MMWR 38, 21/7/1989, si precisa come le bande 120 e 160 potrebbero essere forme multimeriche di gp41.

4) I CDC hanno pubblicato criteri più recenti in cui si indica l’utilizzo della ricerca diretta del virus con PCR per la definizione di infezione da HIV

  • http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr4813a2.htm .

Sono tali criteri adottati anche in Italia? Grazie per l’attenzione  Fabio Franchi

 

Conferma del messaggio inviato a

Xxx alle 26/04/02 20.33

Il messaggio è stato visualizzato nel computer del destinatario alle 29/04/02 8.41

  • Non è arrivata alcuna ulteriore risposta da parte del Direttore.

 

APPENDICE

A riprova di quanto da me affermato, riporto le istruzioni allegate ad un kit usato in Italia, in cui prevedono un risultato indeterminato anche in presenza di tre bande (ognuna delle quali derivanti da una diversa “regione” virale):

 

 

Secondo I dati presentati da Lundberg et al. (JAMA 260:674-679), se si usano i criteri diagnostici della FDA per interpretare il Western Blot, meno del 50% dei pazienti statunitensi affetti da AIDS sono risultano positivi, mentre il 10% dei soggetti non a rischio di AIDS risultano positivi in base ai medesimi criteri.

xhiv2

Ricordiamo  che tutte le proteine attribuite ad HIV sono CELLULARI e non virali.

 

6 doc

5 doc

 

4 doc

3 doc

2 doc

1 doc

 

 

  • Le tre ‘prove’ dell’isolamento virale

È possibile comprendere il procedimento seguito da Gallo e Montagnier nella loro ‘dimostrazione’ senza entrare in dettagli molto tecnici. È sufficiente spiegare che i due ricercatori utilizzarono tre criteri principali  soddisfatti i quali sostennero di aver appunto isolato il virus Hiv. Uno di questi era il risultato positivo a un test anticorpale (quello che sarebbe divenuto il famoso test dell’Aids).

Ebbene, secondo quanto riportato nella pubblicazione, questo era incredibilmente pronto sullo scaffale prima ancora che il virus fosse isolato per la prima volta. Come Gallo abbia fatto a ottenere dai conigli degli anticorpi specifici contro un virus che ancora nessuno – lui compreso – conosceva, resta un gaudioso mistero, conseguenza di una capacità divinatoria che agli umani è solitamente negata.

Ecco il commento di Valendar Turner, medico australiano e coautore con Eleni Eleopulos di alcuni dei più importanti lavori sulla invalidità dei test dell’Aids:

“Per ottenere degli anticorpi contro l’Hiv, uno deve iniettare ai conigli dell’Hiv puro. Virus puro significa virus isolato e se ai conigli venne iniettato del virus puro, perché dovrebbe essere necessario produrre anticorpi per definire l’isolamento del virus che era già stato isolato?”

Comunque quel test si rivelò aspecifico.

Zolla Pazner al riguardo scrisse nel 1989: “Confusione sulla identificazione di queste bande (n.d.a.: si riferisce ai risultati del test dell’Aids) è risultata in conclusioni scorrette negli studi sperimentali. potrebbe essere necessaria la reinterpretazione dei risultati già pubblicati”. Risposte anticorpali simili (risultato positivo al test dell’Aids) sono state ottenute iniettando ad animali di laboratorio “vaccino” oppure anche solo … “eccipiente”.

Oltre al test sopra menzionato, chiaramente invalido, gli stessi ricercatori utilizzarono, come detto, altri due criteri, o ‘proprietà’, che dovevano corroborare la loro convinzione di avere ‘purificato’ proprio il nuovo virus e non altro. Tuttavia la loro mancanza di specificità è stata dimostrata in modo inequivocabile negli anni passati.

Ora non è neppure necessario ricorrere a una argomentazione per demolire il significato di tali “esperimenti probatori” e costrutti teorici: lo stesso Montagnier ha recentemente ammesso che in fin dei conti non fece quanto ha sempre affermato di aver fatto e che gli altri continuano ad attribuirgli! Infatti riferendosi alle tre proprietà che proverebbero l’esistenza dell’Hiv, afferma:

“Non è una proprietà, ma l’assemblaggio delle proprietà che ci permise di dire che si trattava di un retrovirus. Se ciascuna proprietà è presa isolatamente, esse non sono specifiche. È il loro assemblaggio che dà la specificità.”

Prima di passare alle slide raffiguranti i foglietti illustrativi dei test,a proposito di ISOLAMENTO e di purificazione di questo fantomatico virus, proponiamo il parere dei grandi retrovirologi al mondo e a seguire l’intervista a Luc Montagnier ideata ed eseguita da Djamel Tahi nel 1997.

 

  • LA QUESTIONE DELLA PURIFICAZIONE VIRALE:

L’unico modo per dimostrare l’esistenza di un nuovo retrovirus. Il parere unanime dei più grandi retrovirologi del mondo”

LA PURIFICAZIONE E’ NECESSARIA PER DIMOSTRARE L’ESISTENZA DI UN NUOVO RETROVIRUS?”

1)White and Fenner: “It’s an essential pre-requisite”.                 2)Montagnier: “It is necessary”.                                                                         3)Gallo: “You have to purify”.                                                                                     4)Barré-Sinoussi: “…you have to purify the virus from all this mess”. 5)JC Chermann: “Yes, of course…Absolutely”.                                                   6)Prof. David Gordon: “It’s a natural step from obtaining the virus in cell culture to then obtain purified virus”.                                                            7)Prof. Dominic Dwyer: “The purification, as far as one can go, is important in analysis of any virus or bacteria, for that matter well”.

  •  PERCHE’ LA PURIFICAZIONE E’ QUINDI NECESSARIA?

1)White and Fenner: “…for the chemical analysis of viruses”. To prove that the virus particles have unique proteins and RNA.

2)Montagnier: “…analysis of the proteins of the virus [obviously this also applies to the viral RNA, the genome] demands mass production and purification. It is necessary to do that”.

3)Montagnier: “To prove that you have a real virus”.

4)Barré-Sinoussi: “Because we wanted these diagnostic kits [the antibody tests] to be as specific as possible. If you use a preparation of virus which is not purified of course you will detect antibody to everything not only against the virus but also to all the proteins that are produced in the supernatant”. 5)JC Chermann: To identify the HIV proteins and RNA they had to extract them “from the virus which we had concentrated and purified”.

5)JC Chermann: To identify the HIV proteins and RNA they had to extract them “from the virus which we had concentrated and purified”.

6)Gallo: “Conclusive serological testing, in our view, required finer, more specific assays based on using purified virus particles of proteins obtained from the virus instead of whole cells infected with virus”.

7)Gelderblom: “…because this house [the Robert Koch Institute in Berlin] in ‘85 already established ELISA antigen material [“HIV” proteins]…for testing people…we had to look at the material that was used for the ELISA”.

8)Prof. David Cooper: “Once the virus is purified, it’s then genetically sequenced and those sequences are unique [must be unique] just like every organism on the planet has unique sequences and markers”.

9)Prof. David Gordon: “…because purification of virus is then very useful for further studies for the nature of the virus and the nature of the immune response against the virus”.

10)Prof. Dominic Dwyer: “Well, in the diagnostic sort of situation what that really is looking for is looking for presence of those conserved bits of genetic material that you know to be the pathogen, be it HIV or flu or whatever, you then use that technology to see whether those sequences or those bits are present in something else, in another clinical sample, for example. And that really now has become, you know, the main method of diagnosis of many pathogens in a laboratory now…I mean with genetic testing – I guess the upside of course is you can do it on everybody, it’s pretty cheap, it’s extremely reliable and robust, the downside is that you have to know the genetic structure to begin with, you have to have the genetic sequence of what you are after. So when a new virus emerges, like SARS, you can’t necessarily use, reliably, nucleic acid testing until you get the sequence of that new virus for the first time. So then in fact you are in a first identifier, you are required to use these more traditional methods of virus culture and microscopy and so on”.

foto1aids

 

  • Intervista  a Luc Montagnier

  • “Montagnier scoprì l’HIV?” Di Djamel Tahi

  • Continuum inverno 1997 Testo della conferenza filmata effettuata all’Istituto Pasteur nel luglio 1997

intervista montagnier foto

Lo stesso Montagnier ammette apertamente di NON avere MAI purificato il virus

DT: Un gruppo di scienziati australiani afferma che nessuno finora ha isolato il virus dell’AIDS, l’HIV. Per loro le regole dell’isolamento dei retrovirus non sono state correttamente rispettate per l’HIV. Queste regole sono: coltura, purificazione del materiale con ultracentrifugazione, fotografie con Microscopio Elettronico (EM) del materiale che si separa alla densità dei retrovirus, caratterizzazione di queste particelle, prova della infettività delle particelle.

LM: No, questo non è isolamento. Noi effettuammo l’isolamento poiché noi “passammo oltre” il virus, noi facemmo una coltura del virus. Per esempio Gallo disse: “Essi non hanno isolato il virus … e noi (Gallo et al.), noi l’abbiamo fatto emergere in abbondanza in una linea cellulare immortale.” Ma prima di farlo emergere in linee cellulari immortali, noi lo facemmo emergere in colture di linfociti normali di un donatore di sangue. Questo è il criterio principale. Uno aveva qualcosa che poteva passare avanti serialmente, che uno poteva mantenere. E caratterizzarlo come un retrovirus non solo per le sue proprietà visive, ma anche biochimicamente, l’attività della RT (transcriptasi inversa) che è propriamente specifica dei retrovirus. Noi avevamo anche la reazione degli anticorpi contro alcune proteine, probabilmente le proteine interne. Dico probabilmente per analogia con la conoscenza di altri retrovirus. Uno non avrebbe potuto isolare questo retrovirus senza la conoscenza di altri retrovirus, questo è ovvio. Del tutto.

DT: Mi lasci tornare alle regole dell’isolamento virale che sono: coltura, purificazione alla densità dei retrovirus, fotografie al microscopio elettronico del materiale alla densità dei retrovirus, caratterizzazione delle particelle, prova della infettività delle particelle. Sono stati effettuati tutti questi passaggi per l’isolamento dell’HIV? Vorrei aggiungere che, in accordo con le numerose citazioni bibliografiche pubblicate dal gruppo australiano, la Transcriptasi inversa non è specifica dei retrovirus ed in più il Suo lavoro per individuare la transcriptasi inversa non venne forse fatto su materiale purificato?

LM: Io penso che abbiamo pubblicato su Science (maggio 1983) un gradiente che ha dimostrato che la transcriptasi inversa (RT) aveva la densità di 1,16. Così uno aveva un picco che era la RT. Così uno ha assolto questo criterio di purificazione. Ma effettuarlo in passaggi seriali è difficile perché quando poni il materiale in purificazione, in un gradiente, i retrovirus sono molto fragile, così si rompono uno con l’altro e perdono gran parte della loro infettività. Ma penso che anche così abbiamo mantenuto una parte della loro infettività. Ma non era così semplice come lo è oggigiorno, perché le quantità del virus erano comunque molto basse. All’inizio noi ci imbattemmo in un virus che non uccideva cellule. Il virus veniva da un paziente asintomatico e così fu classificato tra i virus non formanti sincizi, non citopatogeni usando il co-recettore ccr5. Era il primo virus BRU. Se ne aveva una piccolissima quantità, e non si poteva passarlo nelle linee di cellule immortali. Provammo per alcuni mesi, non ci riuscimmo. Riuscimmo molto facilmente con il secondo ceppo. Ma qui sta il problema piuttosto misterioso della contaminazione di quel secondo ceppo dal primo. Questo era il LAI.

DT: Perché le fotografie al ME da Lei pubblicate provengono dalla coltura e non dalla purificazione?

LM: C’era così poca produzione di virus che era impossibile vedere cosa poteva esserci in un concentrato di virus da un gradiente. C’era troppo poco virus per fare quello. Naturalmente lo si cercava, lo si cercava nei tessuti fin dall’inizio, così nelle biopsie. Noi vedemmo alcune particelle ma non avevano la morfologia tipica dei retrovirus. Esse erano molto differenti. Relativamente differenti. Così con le colture ci vollero molte ore per trovare le prime immagini. Fu uno sforzo titanico! E’ facile criticare dopo l’evento. Quello che non avevamo, ed io l’ho sempre riconosciuto, era la dimostrazione che fosse veramente la causa dell’AIDS.

DT: Come è possibile senza la fotografie con microscopio elettronico dalla purificazione sapere se queste particelle sono virali ed appartengono ad un retrovirus, più in particolare ad uno specifico retrovirus?

LM: Bene c’erano fotografie della gemmazione. Noi pubblicammo immagini della gemmazione che sono caratteristici dei retrovirus. Avendo detto ciò, unicamente sulla morfologia non si poteva affermare che era veramente un retrovirus. Per esempio, uno specialista francese di Microscopia elettronica pubblicamente mi ha attaccato dicendo: “Questo non è un retrovirus, è un arena virus”. Questo perché ci sono altre famiglie di virus che gemmano e hanno estroflessioni sulla superficie, etc.

 DT: Perché questa confusione? Le fotografie con Microscopio Elettronico non mostravano chiaramente un retrovirus?

LM: In quel momento I retrovirus meglio conosciuti erano quelli di tipo C, che erano molto tipici. Questo retrovirus non era di tipo C ed i lentivirus erano poco conosciuti. Io stesso l’ho riconosciuto cercando tra le fotografie del virus dell’anemia infettiva equina nella biblioteca, e poi il virus Visna. Ma, io ripeto, non era solamente la morfologia della gemmazione, c’era la transcriptasi inversa … era l’associazione di queste proprietà che mi indusse a dire che era un retrovirus .

DT: A proposito di transcriptasi inversa, è rivelata nelle colture. Quindi c’è la purificazione dove uno trova particelle retrovirali. Ma a questa densità ci sono molti altri elementi, tra gli altri quelli che uno chiama “simil-virali”.

LM: Esattamente, esattamente. Se preferisce non è una proprietà ma l’assieme delle proprietà che ci fece dire che era un retrovirus della famiglia dei lentivirus. Presi da sole nessuna delle proprietà è veramente specifica. E’ l’associazione di esse. Così noi avevamo : la densità, RT, fotografie delle gemmazioni e l’analogia con il visna virus. Queste sono le quattro caratteristiche.

DT: Ma come tutti questi elementi costituiscono prova di un nuovo retrovirus? Alcuni di questi elementi potrebbero appartenere ad altre cose, “simil virali”…?

LM: Si, e per di più noi abbiamo retrovirus esogeni che talvolta esprimono particelle – ma di origine endogena, e che perciò non hanno ruoli patologici, in ogni caso non in AIDS.

DT: Ma uno come può cogliere la differenza?

LM: Perché noi potevamo passare oltre al virus. Noi passammo oltre alla attività della transcriptasi inversa nei nuovi linfociti. Noi ottenemmo un picco di replicazione e tenemmo traccia del virus. Era l’associazione delle proprietà che ci portò a dire che era un retrovirus. E perché nuovo? La prima domanda a noi posta dalla Natura era: “E’ o no una contaminazione di laboratorio? E’ forse un retrovirus murino o un virus animale?” Così uno poteva dire no! Perché noi abbiamo dimostrato che il paziente aveva anticorpi contro le proteine di questo virus. L’associazione (delle proprietà) ha una logica perfetta! Ma è importante prenderla come un’associazione. Se voi prendete ciascuna proprietà separatamente, essi non sono specifici. E’ l’associazione che da’ la specificità.

DT: Ma alla densità dei retrovirus, avete osservato particelle che assomigliavano a retrovirus? Un nuovo retrovirus?

LM: Alla densità di 1.5, 1.16, noi avevamo un picco di attività della transcriptasi inversa, che è l’enzima caratteristico dei retrovirus.

DT: Ma poteva quello essere qualcosa d’altro? LM: No nella mia opinione era molto chiaro. Non poteva essere che un retrovirus in quella maniera. Poiché l’enzima che Barré Sinoussi caratterizzò biochimicamente aveva bisogno del magnesio, così come l’HTLV. Aveva bisogno della matrice, il template, il primer che erano completamente caratteristici di una transcriptasi inversa. Questo era fuori discussione. A Cold Spring Harbour nel settembre 1983, Gallo mi domandò se io ero sicuro che era una RT:

Lo sapevo, Barré Sinoussi aveva fatto tutti I controlli per quello. Non era una semplice polimerasi, era una trascriptasi inversa. Lavorava solo con i primer a RNA, formava DNA: Questo era sicuro.

DT: Con gli altri retrovirus che avete incontrato nella vostra carriera, avete seguito le stesse procedure ed avete incontrato le stesse difficoltà.

LM: Direi che per l’HIV è un procedimento facile. Paragonato con gli ostacoli che uno trova con gli altri … poiché il virus non compare o perché l’isolamento è sporadico – si riesce una volta su cinque. Sto parlando circa la ricerca attuale su altre malattie. Uno può citare il virus della Sclerosi Multipla del prof Peron. Egli mi mostrò il suo lavoro 10 anni fa e ci mise circa dieci anni per trovare una sequenza genica che è molto vicina a quella di un retrovirus endogeno. Vede, è molto difficile. Poiché egli non riuscì a propagare il virus, egli non poté farlo crescere in una coltura. Mentre l’HIV cresce come erba matta. Il ceppo LAI per esempio cresce come erba matta. E’ così ha contaminato le altre colture.

DT: Con cosa coltivaste I linfociti del vostro paziente? Con la linea cellulare H9?

LM: No, poiché non funzionava affatto con la H9. Noi usammo molte linee cellulari e l’unica che poteva produrlo erano i linfociti Tambon.

DT: Ma usando questi tipi di elementi, è possibile introdurre altre cose capaci di indurre una RT e proteine, ecc?

LM: Completamente d’accordo. Questo è il motive per cui non eravamo tanto entusiasti di usare linee cellulari immortali. Per coltivare il virus in grandi quantità – OK. Ma non per caratterizzarlo, poiché noi eravamo consapevoli di portare dentro altre cose. Queste sono linee cellulari MT che sono state trovate dai Giapponesi (MT2, MT4) che replicano l’HIV molto bene e che nello stesso tempo sono trasformate dall’HTLV. Perciò voi avete una mistura di HIV e HTLV. E’ una vera minestra.

DT: Quel che più conta, non è possibile che il paziente sia infettato da altri agenti infettivi?

LM: Potevano esserci dei mycoplasmi … potevano esserci un sacco di cose, ma per fortuna avevamo l’esperienza negative con i virus associate con il cancro e che ci era d’aiuto, poiché avevamo incontrato tutti questi problemi. Per esempio, un giorno ebbi un bel picco di RT, che F. Barre-Sinoussi mi diede, con un gradiente di densità un po’ più alto, 1,19. Ed io controllai! Era un mycoplasma, non un retrovirus.

DT: Come accorgersi della differenza tra cosa è virale e cosa non lo è? Perché a questa densità c’è un sacco di altre cose, incluse particelle “simil virali”, frammenti cellulari …

LM: Sì, questo è il motive con le colture di cellule poiché uno vede le fasi della produzione virale. Voi avete l’estroflessione. Charles Dauget (uno specialista in microscopia elettronica) guardava piuttosto alle cellule. Ovviamente guardava anche il plasma, il concentrato, ecc non vide niente di importante. Poiché se fai un concentrato, è necessario fare sottili sezioni [per vedere con EM], e per fare sottili sezioni è necessario avere un concentrato almeno della grandezza di una testa di spillo. Queste sono le enormi quantità di virus che sono necessarie. All’opposto, si fa una sezione di cellule molto facilmente ed è in queste sezioni sottili che Charles Dauget trovò il retrovirus, in differenti fasi di estroflessione.

DT: Quando si guarda alle fotografie elettroniche, per lei che è un retrovirologo, è chiaramente un retrovirus, un nuovo retrovirus?

LM: No, a quel punto non si può dire. Con le prime immagini di estroflessione, potrebbe essere un virus tipo C. Non si può distinguere.

DT: Non potrebbe essere qualcosa d’altro che un retrovirus?

LM: No, ebbene, dopotutto, sì. Ma c’è un … noi abbiamo un atlante. Uno riconosce qualcosa per la padronanza dell’argomento, cos’é un retrovirus e cosa non lo è. Con la morfologia uno può distinguere, ma presuppone una certa buona conoscenza. No … bene, dopo tutto sì …avrebbe potuto essere un altro virus ad estroflettersi. Ma c’è un … noi abbiamo un atlante. Uno conosce un po’ dalla somiglianza, cosa è un retrovirus e cosa non lo è. Con la morfologia uno può distinguere, ma presuppone una certa famigliarità.

DT: Perché nessuna purificazione?

LM: Ripeto, noi non purificammo. Noi purificammo per caratterizzare la densità della RT, che era certamente quella di un retrovirus. Ma non cogliemmo il picco … o non funzionò … poiché se purifichi allora danneggi. Così per le particelle infettive è meglio non toccarle granché. Così, tu prendi semplicemente il sopranatante delle colture dei linfociti che hanno prodotto il virus e le poni in piccola quantità in altre colture di linfociti. E così segue che tu passi il retrovirus serialmente e trovi sempre le stesse caratteristiche e tu aumenti la produzione ogni volta che effettui un passaggio.

DT: Così lo stadio della purificazione non è necessario?

LM: No, no, non è necessario. Quello che è essenziale è passare avanti il virus. Il problema che Peron ebbe con il virus della sclerosi multipla era che non poteva passare il virus da una coltura ad un’altra. Questo è il problema. Egli provò un poco, non a sufficienza per caratterizzarlo. Ed oggigiorno caratterizzare significa soprattutto allo standard molecolare. Se tu vuoi la procedura va più velocemente. Per farlo: un DNA, clonare questo DNA, amplificarlo, determinarne la sequenza, ecc. Così tu hai il DNA, la sequenza di DNA che ti dice se questo è realmente un retrovirus. Uno conosce la struttura famigliare dei retrovirus, tutti i retrovirus hanno una struttura genomica famigliare con questo e quel determinato gene che sono caratteristici.

DT: Così, per l’isolamento dei retrovirus lo stadio di purificazione non è obbligatorio? Si può isolare senza purificare?

LM: Si, non si è obbligati a trasmettere materiale puro. Sarebbe meglio, ma c’è il problema che si danneggia (il virus) e si diminuisce la infettività dei retrovirus.

DT: Senza andare attraverso questo stadio di purificazione, non c’è un rischio di confusione sulle proteine che uno identifica e anche sulla transcriptasi inversa che potrebbe venire da qualcos’altro?

LM: No, dopotutto, ripeto che noi abbiamo un picco di RT alla densità di 1,15, 1,16, ci sono 999 probabilità su 1000 che è un retrovirus. Ma questo poteva essere un retrovirus di origine diversa. Ripeto, ci sono alcuni retrovirus endogeni, pseudo-particelle che possono essere emesse dalle cellule, ma anche così, dalla parte del genoma che codifica i retrovirus. E che uno acquisisce attraverso l’ereditarietà, nelle cellule per un tempo molto lungo. Ma infine io penso per la prova – poiché le cose evolvono nel modo consentito dalla biologia molecolare che permette persino una più facile caratterizzazione questi giorni – è necessario procedere molto velocemente alla clonazione. E questo venne fatto molto velocemente, sia da Gallo sia da noi stessi. Clonare e sequenziale, e così uno ha la completa caratterizzazione. Ma io ripeto, la prima caratterizzazione appartiene alla famiglia dei lentivirus, la densità l’estroflessione, ecc, le proprietà biologiche, l’associazione con le cellule T4. Tutte queste cose sono parte della caratterizzazione, e fummo noi a farlo.

DT: Ma viene il momento in cui uno deve effettuare la caratterizzazione del virus. Questo significa: quali sono le proteine di cui è composto?

LM: Questo è il punto. Così dunque, l’analisi delle proteine del virus richiede produzione di massa e purificazione. E’ necessario fare questo. E là io dovrei dire che questo parzialmente ha fallito.

J.C. Chermann aveva questo incarico, almeno per le proteine interne. Ed egli ebbe difficoltà nel produrre il virus e non funzionava. Ma questa era una possibile strada, l’altra era di ottenere l’acido nucleico, clonare, ecc. E’ questo il modo che ha funzionato molto velocemente. La prima strada non funzionava poiché noi avevamo a quel tempo un sistema di produzione che non era efficiente a sufficienza. Uno non aveva a disposizione abbastanza particelle prodotte per purificare e caratterizzare le proteine virali. Non poteva essere fatto. Uno non poteva produrre una adeguata quantità di virus a quel tempo, perché quel virus non si manifestava nelle linee cellulari immortali. Noi potemmo farlo con il virus LAI, ma a quel tempo noi non lo sapevamo.

DT: Gallo lo fece?

LM: Gallo? .. Non so se egli realmente purificò. Non lo credo. Io credo che si lanciò molto velocemente sulla parte molecolare, il che significa sulla clonazione. Quello che fece è il Western Blot. Noi usammo la tecnica RIPA, così quello che fecero era nuovo cioè dimostrarono alcune proteine che non si erano viste bene con le altre tecniche. C’è un altro aspetto della caratterizzazione del virus. Non puoi purificarlo ma se conosci qualcuno che ha gli anticorpi contro le proteine del virus, puoi purificare il complesso antigene/anticorpo. Questo è quello che si fece. E così uno aveva una banda visibile, marcata radio attivamente, che si chiamò proteina 25, p25. E Gallo ne vide altre. C’era la p25 che egli chiamò p24, c’era la p41, che egli vide …

DT: Riguardo gli anticorpi, numerosi studi hanno mostrato che questi anticorpi regiscono con alter proteine o elementi che non sono parte dell’HIV. E che non sono sufficienti a caratterizzare le proteine dell’HIV

LM: No! Poiché avevamo controlli. Noi avevamo persone che non avevano l’AIDS e non avevano anticorpi contro queste proteine. E le tecniche che abbiamo usato erano tecniche che io stesso avevo perfezionato alcuni anni prima, per individuare il gene src. Lei vede il gene src che fu anch’esso identificato con la immunoprecipitazione. Era la p60 (proteina 60). Ero molto abile, e così i miei tecnici, con la tecnica RIPA. Se uno ottiene una specifica reazione, è specifica.

DT: Ma noi sappiamo che I pazienti con AIDS sono infettati da una moltitudine di altri agenti infettivi che sono suscettibili a …

LM: Ah, sì, ma gli anticorpi sono molto specifici. Essi sanno come distinguere una molecola tra un milione. C’è una grandissima affinità. Quando gli anticorpi hanno una sufficiente affinità, Lei identifica qualcosa di realmente molto specifico. Con anticorpi monoclonali, Lei “pesca” realmente una sola proteina. Tutto questo è usato per la determinazione diagnostica dell’antigene.

DT: Per Lei la p41 non era di origine virale e così non apparteneva all’HIV. Perché questa contraddizione?

LM: Noi eravamo entrambi ragionevolmente corretti. Intendo dire che io con la mia tecnica RIPA … in effetti ci sono proteine cellulari che uno incontra dovunque – c’è un “rumore di fondo” nonspecifico, e tra queste proteine ce n’è una molto abbondante nelle cellule, che è l’actina. E questa proteina ha un peso molecolare di 43.000kd. Così, era lì presente. Così io avevo ragionevolmente ragione, ma quello che Gallo vide d’altra parte era la gp41 dell’HIV, poiché stava usando il Western Blot. E questo l’ho riconosciuto.  DT: Per Lei la p24 era la proteina più specifica dell’HIV, per Gallo no assolutamente. Si sa grazie ad altri studi che gli anticorpi diretti contro la p24 erano spesso trovati in pazienti che non erano infettati con l’HIV, e persino in certi animali. Infatti oggi, una reazione anticorpale con la p24 è considerata non specifica.

LM: Non è sufficiente per diagnosticare l’infezione da HIV.

DT: Nessuna proteina è sufficiente?

LM: Nessuna proteina è sufficiente in ogni caso. Ma allora il problema non si è rivelato tale. Il problema era sapere se c’era un HTLV o no. L’unico retrovirus conosciuto era l’HTLV. E noi mostrammo chiaramente che non era un HTLV, che gli anticorpi monoclonali di Gallo contro la p24 dell’HTLV non riconosceva la p25 dell’HIV.

DT: Alla densità dei retrovirus, 1,16, c’è un quantità di particelle, ma solamente il 20% di quelle appartengono all’HIV. Perché l’80% delle proteine non sono virali e le altre sì? Come uno può stabilire la differenza?

LM: Ci sono due spiegazioni. Per una parte, alla densità dove hai quello che uno chiama micro vescicole di origine cellulare, che hanno approssimativamente la stessa dimensione del virus, e poi il virus stesso, nell’estroflettersi dalla cellula si porta dietro proteine cellulari. Così effettivamente queste proteine sono non virali, sono di origine cellulare. Così come stabilire la differenza?! Francamente con questa tecnica uno non può farlo con precisione. Quello che possiamo fare è purificare al massimo il virus con successivi gradienti, e tu ti ritrovi sempre con le stesse proteine.

DT: Le altre spariscono?

LM: Diciamo che le altre si riducono un po’. Voi togliete le microvescicole, ma ogni volta perdete una grande quantità di virus, così è necessario avere una grande quantità di virus per cominciare in modo di mantenerne un po’ quando arrivi alla fine. E di nuovo, c’è l’analisi molecolare, è la sequenza di queste proteine che permette di dire se esse sono di origine virale o no. Questo è quanto cominciammo per la p25, che fallì, e l’altra tecnica consiste nell’effettuare la clonazione, e così tu hai il DNA e dal DNA tu ottieni le proteine. Tu deduci la sequenza delle proteine e la loro dimensione, ed arrivi di nuovo su quello che hai già osservato con l’immunoprecipitazione o con elettroforesi in gel. E uno sa per analogia con la dimensione delle proteine di altri retrovirus, uno può dedurre con buona sicurezza queste proteine. Così poi avete la p25 che era vicino alla p24 dell’HTLV, avete la p18 … alla fine gli altri. D’altra parte quella che era molto differente era la proteina molto grande, la p120.

DT: Oggigiorno, sono stati risolti I problemi riguardo la produzione di massa del virus, fotografie al Microscopio elettronico a 1,16? LM: Si, certo. (31) DT: Esistono le fotografie dell’HIV al microscopio elettronico dalla purificazione?

LM: Sì, ovviamente.

DT: Sono state pubblicate?

LM: Non potrei dirLe … ne abbiamo alcuni da qualche parte … ma non riveste interesse, non è di nessun interesse.

 

  • Questo è il test “ORAQUICK” che afferma “SI PENSA CHE L’HIV CAUSI L’AIDS” “EFFETTUARE UN TEST SUGLI ANTICORPI E’ UN AIUTO ACCURATO NELLA DIAGNOSI DI HIV”):

 

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  • Foglio illustrativo del Test Elisa per ANTICORPI HIV.

 

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  • Foglio illustrativo del « test di conferma » Western Blot:

 

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  • Ricordiamo che gli stessi produttori del test Elisa, alla voce “sensibilità e specificità del test” affermano:

 “AD OGGI NON ESISTE UNO STANDARD RICONOSCIUTO PER STABILIRE LA PRESENZA O L’ASSENZA DI ANTICORPI HIV-1 E HIV-2 NEL SANGUE UMANO”.

Ma tale test viene usato per affermare che nel sangue analizzato del paziente gli anticorpi sono presenti.

Nel foglio illustrativo del test Western Blot, chiamato “test di conferma” perché appunto dovrebbe confermare un’infezione rivelatasi al primo test Elisa, si legge che:

“UN CAMPIONE DI SANGUE RISULTATO POSITIVO SIA AL TEST ELISA CHE AL TEST WESTERN BLOT SI PRESUME  INFETTO DA HIV-1” e ancora:

“SEBBENE UN RISULTATO POSITIVO (ricordiamo che la sua positività cambia da paese a paese…) POTREBBE INDICARE INFEZIONE DA HIV-1, LA DIAGNOSI DI AIDS PUO’ ESSERE EFFETTUATA SOLO SE L’INDIVIDUO RISPECCHIA I CRITERI DIAGNOSTICI STABILITI DAL CDC (CENTER FOR DISEASES CONTROL)”  e inoltre al punto 6 viene affermato:

NON USARE IL WESTERN BLOT COME UNICO TEST DI CONFERMA DI DIAGNOSI DI POSITIVITA’ AL VIRUS HIV-1”.

  • Ma questo viene chiamato e usato come test di conferma

Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR (Reazione a catena della Polimerasi), ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test:

“QUESTA TECNICA NON DEVE ESSERE USATA COME TEST DI SCREENING PER IL VIRUS HIV O COME STRUMENTO DIAGNOSTICO PER CONFERMARE LA PRESENZA DEL VIRUS”

 Tuttavia,anche la PCR viene usata come strumento diagnostico. Di cosa parliamo?

  • Come accennato all’inizio del nostro articolo, una lecita richiesta di informazioni da parte di un Virologo a cui nessuna risposta è stata data; la nostra domanda è:
  • Viene fatto volutamente tutto ciò?
  • Come può la rappresentanza dell’Istituto Superiore della Sanità fornire una statica risposta trovata grazie all’ausilio di una ricerca virtuale ?
  • Questo atteggiamento è corretto?
  • Come si può pretendere la “calma” della folla quando i vertici in primis nuotano nella confusione più totale? Tutto ciò è stato controllato?

Come ben abbiamo capito guardando qualche anno addietro,l’atteggiamento del pubblico, colpito dagli allarmi lanciati attraverso i mezzi di comunicazione, è oscillato da atteggiamenti di condanna e paura a quelli di solidarietà verso gli ‘infetti’. Il grande impatto provocato dalla commistione esplosiva tra amore, sesso e ‘rischio mortale’ ha portato non solo a sopravvalutare il problema, ma anche a una scarsa disposizione critica nei confronti di quella che Duesberg, Rubin e persino Montagnier hanno definito come la nuova religione: la ‘Scienza’. In questo è venuto largamente meno quell’atteggiamento critico e spregiudicato che la pratica scientifica dovrebbe favorire come costume intellettuale.

HIV E LA FRODE DEL NOSTRO SECOLO

Cenni storici sulla grande ed irreale pandemia mediatica

Molti i giornalisti e opinion leader negli anni ottanta si sono fatti paladini, attraverso la loro professione, di un’opera di tipo ‘missionario’: dovevano arrivare a quante più persone possibile e con il maggior impatto possibile. Ritenevano così di poter salvare con l’arma dell’informazione la società, che altrimenti avrebbe corso rischi gravissimi, poiché l’epidemia “era scoppiata” e il vaccino e la terapia non erano pronti. In una simile atmosfera, persino alcune esagerazioni erano giustificate.

Gli operatori sanitari, colpiti dalla drammaticità dei casi clinici e influenzati a loro volta dagli scienziati che spasmodicamente cercavano di fronteggiare un morbo apparentemente nuovo e inarrestabile, hanno reagito in modo simile. Da una parte vi era l’imperativo di assistere con dedizione i malati, di bloccare il contagio, dall’altro emergeva talvolta una sorta di risentimento verso tossicodipendenti, omosessuali e prostitute, i cui comportamenti sembravano mettere in grave pericolo quelli che, come loro, si trovavano in ‘prima linea’.

Dunque, per i giornalisti, il pubblico e i medici, l’atteggiamento morale si è a lungo dibattuto fra il tentativo di conciliare la difesa della società, la difesa degli individui colpiti, e le proprie preoccupazioni. Conciliazione non sempre facile da ottenere, se pensiamo che una delle proposte discusse negli anni Ottanta è stata quella di marchiare con un inchiostro indelebile i sieropositivi, in modo che i ‘sani’ non avessero difficoltà a riconoscerli ed evitarli.

La popolazione, all’inizio, si è completamente fidata di quanto comunicato con grande allarme dalle autorità sanitarie pubbliche; queste a loro volta si sono fidate delle ‘scoperte’ di un gruppo molto influente di scienziati.

Occorre però tenere conto del particolare momento in cui è avvenuta la ‘scoperta’: il ‘nuovo virus’ è apparso proprio in un’epoca in cui le malattie infettive erano ben conosciute e in gran parte controllate. Inoltre, solo pochi anni prima, negli anni Settanta, l’ipotesi sull’origine virale dei tumori, nella quale questi stessi gruppi di scienziati avevano riposto la speranza di grandi prospettive terapeutiche, aveva dovuto essere mestamente accantonata per manifesta inconsistenza. In questa situazione l’Aids poteva indubbiamente rappresentare per loro la possibilità di un grande riscatto.

Riteniamo, pertanto, che su questo gruppo di scienziati ricadesse la maggiore responsabilità complessiva, e perciò proprio da parte loro si sarebbe dovuto pretendere il più alto rigore intellettuale e morale, inteso come piena aderenza agli standard di precisione, acribia, pubblicità, comunicabilità della ricerca scientifica (onori e oneri). Poiché tale rigore è venuto a mancare proprio su aspetti di primaria importanza, come sarà facile esemplificare, ogni dubbio sui risultati vantati è giustificato. La mancata reazione a queste scorrettezze, una volta divenute di dominio pubblico, ha coinvolto e reso in un certo senso complice una fetta molto consistente della società, allargando appunto le responsabilità, inizialmente ristrette.

Infatti, il muro di censura non è stato impenetrabile, ha avuto ed ha brecce non trascurabili attraverso cui poter guardare. Fin dal 1987, e in misura maggiore dai primi anni Novanta, sono state pubblicate numerose critiche alle ipotesi ufficiali. Queste critiche, pubblicate su riviste scientifiche di primo piano (“New England Journal of Medicine”, “Science”, “Nature”, “Cancer Research”, “The Lancet”, “Genetica”, ecc.), sono poi state riprese con evidenza da alcuni mezzi di comunicazione.

La maggior parte dei ricercatori e dei medici hanno tuttavia scelto di non prenderle in considerazione. Si tratta di un atteggiamento in qualche modo legittimo? Chiaramente no: mentre dal punto di vista giuridico è fallace sostenere l’argomento “non poteva non sapere”, nel campo scientifico questa asserzione è valida. La ragione è semplice: mentre in campo giuridico ciò che conta è la responsabilità individuale, ossia l’accertamento che un determinato individuo abbia commesso o non commesso un reato, in campo scientifico fanno parte integrante delle qualità del ricercatore la conoscenza e il vaglio delle varie ipotesi esistenti nel suo ambito di ricerca. In altre parole:

Gli scienziati non possono sottrarsi ad una valutazione, secondo una precisa ottica scientifica, delle argomentazioni contrarie. Per chiarire con un esempio negativo, la pubblicazione di un lavoro di Duesberg – uno dei più prestigiosi critici delle dottrine ufficiali sull’Aids – sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”, la rivista della Accademia delle Scienze americana , è stata effettuata con l’impegno della rivista a pubblicare nel numero seguente una controreplica di Gallo.

Questo avveniva nel 1989 e a tutt’oggi Duesberg e i lettori la stanno ancora aspettando.

La cosa grave è che un tale silenzio è continuato anche quando, essendo addirittura affiorate segnalazioni documentate di frodi consistenti, non è avvenuta nessuna reazione adeguata.

Anche in queste occasioni la maggior parte della comunità scientifica ha fatto quadrato attorno a quelli che le hanno commesse, permettendo loro di continuare a muovere le fila della ricerca, dei fondi, delle pubblicazioni. Paradossalmente sono stati estromessi e isolati quelli che con coraggio hanno tentato di correggere – con una critica costruttiva, documentata e scientificamente valida – errori, distorsioni cognitive, non sequitur, chiari abusi empirici ed etici nelle sperimentazioni.

Aids e disinformazione

La grande stampa, le maggiori reti televisive, le principali riviste scientifiche hanno espresso la linea dei centri di potere scientifico operando una stretta censura sulle opinioni dissenzienti. In questo generale atteggiamento conformistico, alcuni canali d’informazione hanno, per la verità, riportato informazioni non allineate, ma non sono sinora riusciti a ribaltare la situazione. Come è stato possibile realizzare questo in un’epoca in cui Internet – che molto difficilmente può essere censurato – cominciava a dominare la scena mondiale? Se noi immaginiamo che la censura debba essere esplicita siamo in errore. La censura si può altrettanto bene, e forse meglio, esprimere attraverso il ‘consenso’ su teorie e fatti distorti. Di fatto, l’opinione pubblica e quella di settori specialistici è guidata proprio dal ‘consenso’ che viene espresso sui principali mezzi di comunicazione. È sufficiente controllare questi ultimi, e il gioco è fatto. Non serve la censura totale. È stata una singola eccezione il solo “Sunday Times” edito a Londra. Durante un periodo di alcuni anni (dal ’92 al ’94), ha pubblicato con grande rilievo articoli a tutta pagina sulla questione, (4) riscuotendo notevole successo e vivace dibattito tra i lettori. Erano firmati da un grande giornalista, Neville Hodgkinson, appassionato e nel contempo obbiettivo, capo-redattore della sezione scientifica. Tuttavia la mesta conclusione è stata che al direttore del giornale, che aveva resistito alle pressioni esterne affinché lo allontanasse, “è stato affidato altro incarico” e, di conseguenza, lo stesso Neville Hodgkinson ha dovuto andarsene.

Appare quindi perlomeno curioso che negli Stati Uniti la ‘società civile’ sia stata tanto orgogliosa e intransigente da mettere a lungo sotto processo il suo presidente in carica per qualche bugia sulla sua sfera privata, mentre, nel contempo, abbia tollerato che, in settori ben più importanti e seri come la ricerca sull’Aids, la manipolazione della verità non avesse conseguenze di sorta e anzi potesse continuare nel tempo.

Vedremo, nel seguito, come scorrettezze formali e sostanziali abbiano interessato il cuore della ricerca sull’Aids e di cosa siano stati capaci di fare e di dire i suoi protagonisti, tenendo ben presente che si tratta di una scelta a scopo esemplificativo di fatti un po’ meno noti tra i tanti di cui abbiamo notizia.

 

Irregolarità riguardanti la diffusione epidemica

Chi non ricorda i grandi e drammatici titoli sul dilagare della spaventosa epidemia, negli anni 1986-1995? Le autorità sanitarie qualificavano come bugiardi e pericolosi irresponsabili coloro che facevano notare come stime e previsioni e interpretazioni della cosiddetta epidemia fossero abbondantemente sbagliate. La verità, sempre tenuta nascosta, è che, appunto, l’epidemia di sieropositività non c’è mai stata, dall’inizio dell’uso dei test ad ora (anni 1986-1999).

Ecco cosa ammette nel 1994 Patricia L. Fleming, direttrice della Reporting and Analysis Section della Divisione Aids dei Centers for Disease Control (i famosi CDC di Atlanta) a proposito dell’incidenza della sieropositività di fronte a Luca Rossi che la intervista:

“Siamo in grado di controllare tutte le donne che partoriscono negli Stati Uniti, per cui ogni anno sappiamo esattamente quante partorienti sono sieropositive: … esattamente lo 0,17%. La prevalenza del virus è assolutamente stabile.”

Tale bassa prevalenza è confermata anche da un altro dato e cioè dalla percentuale di sieropositività tra le reclute, rimasta costante negli anni:

  • Luca Rossi: “È ragionevole pensare che lo 0,19% sia il tasso di sieropositività tra la popolazione eterosessuale?”
  • Patricia L. Fleming: “Si, è ragionevole”.

Considerando che le reclute e le partorienti sono un campione molto rappresentativo della popolazione eterosessuale, questo significa semplicemente assenza di epidemia nella popolazione generale.

Quando Luca Rossi chiede a Meade Morgan di fargli controllare le previsioni erronee effettuate negli anni precedenti, il capo dello Statistics and Data Management Branch della Divisione Aids dei CDC, risponde che non è possibile: “Ce l’abbiamo, ma sono documenti interni, non per la pubblicazione. Generalmente a nessuno interessa quello che abbiamo fatto nel passato: vogliono sapere cosa prevediamo per il futuro” (sic!).

Anche in Italia le stime sono state corrette ogni anno, con l’implicita contemporanea ammissione che erano sbagliate quelle degli anni precedenti (nel pieno dell”epidemia’, le stime dei sieropositivi sono andate sempre calando, dal 1987 al 1998.

Quest’anno (il 4/5/99) c’è stata una novità: è comparso un articolo sul “Corriere della Sera” in cui veniva ammesso quanto era stato negato con veemenza, fino ad allora, per 14 anni.

Ecco il titolo: “Aids, GLI ITALIANI TRA ALLARMISMO E IGNORANZA” e il sottotitolo: “L’epidemiologo: Si è esagerato con il terrorismo, ci vorrebbe una nuova campagna di informazione”. All’interno dell’articolo si riportano alcune dichiarazioni, che segnalano il brusco cambiamento di rotta. Il prof. Rezza (direttore del Centro Operativo Aids) dichiarava: “Forse abbiamo esagerato con il terrorismo. Ci vorrebbe una nuova campagna di informazione, basata su dati più oggettivi”.

Paolo Lusso, docente di malattie infettive a Bologna e responsabile della ricerca sull’Aids al San Raffaele di Milano, allievo di Gallo, invita alla cautela: “Negli anni scorsi c’è stato un allarmismo esasperato, seguito da un ottimismo parimenti ingiustificato. Prima la peste e gli untori, poi il vaccino dietro l’angolo. Colpa delle autorità sanitarie”.

In altre parole: questi studiosi esortano a smettere con l’allarmismo, nella speranza che nessuno ricordi quanto da loro sostenuto nel passato (confidando nella scarsa memoria degli italiani, naturalmente).

Le stesse autorità sanitarie che contribuivano ad allarmare il pubblico sostenendo l’esistenza di un’epidemia in fase di espansione, sapevano bene che i dati, da loro stessi forniti, la negavano.

Per evitare equivoci: gran parte dei ‘dissidenti’ sostengono che l’epidemia di ‘sieropositività’ in Occidente non si è verificata (da quando i test sono divenuti disponibili per indagini di massa il tasso di sieropositività è rimasto stabile), mentre quella di Aids ha avuto proporzioni molto ridotte ed è rimasta confinata a certi particolari gruppi a rischio, indice inequivocabile di una sua origine non infettiva. L”esplosione epidemica’ africana sarebbe dovuta -sempre secondo i dissidenti – a “stime” alte a piacere e ad una definizione ed una modalità di diagnosi molto differenti, rispetto a quelle utilizzate nei paesi occidentali. In altre parole, l’Aids in Occidente e l’Aids in Africa sarebbero entità non confrontabili (una buona parte di casi classificati come Aids in Africa non sarebbero tali in Europa) anche se le autorità sanitarie le considerano una stessa malattia e l’OMS continua a raggrupparle assieme.

 

Irregolarità riguardanti il vaccino

È utile premettere che il vaccino per l’Aids è sempre stato concettualmente irrazionale ed è facile spiegarlo: perché dovrebbero essere di qualche utilità gli anticorpi da vaccino, se si è sempre sostenuto che gli anticorpi contro il virus, rivelati dal famoso test, sono inefficaci nell’impedire la malattia e sono la base per una prognosi infausta? La risposta è che non c’è nessuna ragione plausibile neanche nell’ambito della teoria ufficiale.  La ragione del vaccino sta appunto nell’utilità degli anticorpi. Se non c’è quella, manca l’essenziale.

Sarà utile ricordare, inoltre, che i vaccini comportano rischi di reazioni collaterali, rischi di cui è indispensabile tenere conto, specie con gli immunodepressi.

Bene, tenendo presenti questi aspetti teorici non marginali, è interessante ricordare di cosa sono stati accusati nel 1991 Robert Gallo del National Cancer Institute di Bethesda (USA) e Daniel Zagury, dell’università parigina Pierre-et-Marie Curie. (10) Avevano sperimentato su bambini dello Zaire un vaccino ottenuto per esperimenti sulle scimmie, “nel massimo segreto”. Zagury si difese dalle accuse della comunità scientifica occidentale affermando che aveva ottenuto “il pieno supporto del comitato etico zairese”

Si può rimanere esterrefatti da simili affermazioni, ma Zagury si dimostrò presto ancora più disinvolto, sempre con la collaborazione di Gallo: almeno due pazienti con Aids da loro trattati con un vaccino sperimentale morirono per complicazioni legate al trattamento sperimentale.

Queste gravissime accuse sono sostenute dalle prove raccolte da un dermatologo francese, Jean Claude Guillaume, il quale aveva visitato un paziente che presentava delle lesioni necrotiche inusuali alla pelle; Guillaume non era stato in grado di effettuare una diagnosi, ma aveva fatto fotografie e preso dei campioni, che erano stati conservati. Il paziente era morto. Il mistero si era approfondito quando, alcuni mesi dopo, Guillaume aveva saputo da un collega che questo ultimo aveva visto un caso identico, anche quello fatale. Tutto gli si chiarì quando trovò una copia della rivista medica “The Lancet” in cui si parlava dell’esperimento di Zagury (e di ben altri 13 luminari, Gallo compreso), che consisteva nell’utilizzare, come vettore delle proteine dell’HIV, un altro virus, processato geneticamente e inattivato. Immediatamente capì che quelle lesioni erano da ‘vaccinia gangrenosa’ (provocata – in immunodepressi – da virus antivaioloso vivo).

Zagury, che allarmato telefonò a Guillaume, assicurò che i virus utilizzati in quegli esperimenti erano stati inattivati e l’ipotesi del dermatologo era assolutamente impossibile.

Ma i risultati dello studio istologico dei tessuti dimostrarono la presenza di virus vaccinico nelle cellule epiteliali del paziente confermando quanto sospettato.

Bene, nel rapporto preliminare (pubblicato nel luglio 1990 su “The Lancet”, appunto, si era precisato che una morte e 6 infezioni opportunistiche erano avvenute nel gruppo di controllo mentre nessuna complicazione e tantomeno decessi venivano menzionati nel gruppo dei vaccinati.

Oltre all’inganno della relazione fraudolenta, bisogna osservare che i due incidenti (da mancata inattivazione del virus) sono troppo strani per essere considerati dei semplici incidenti, primo perché sono avvenuti in laboratori altamente specializzati e con personale esperto, secondo perché sono avvenuti a mesi di distanza l’uno dall’altro. Questi elementi assommati alla mancanza di scrupoli etici degli autori, inducono inquietanti interrogativi e gettano ombre sinistre sul mondo e sul modo della ricerca medica. Infatti, se in quei laboratori al massimo livello non sono stati capaci di inattivare il virus vaccinico in più di una occasione, dimostrando una incompetenza e una leggerezza incredibili, di chi possiamo fidarci? Non dimentichiamo che ancora qualche anno dopo, Gallo aveva sostenuto a una conferenza sul tema che “l’unico modo di capire se un vaccino funziona è provarlo sul campo” (15) (ovvero sperimentarlo su popolazioni del terzo mondo, impossibilitate a dare un valido consenso informato, anche se le premesse teoriche e sperimentali sugli animali sono pessime).

Che non ci fosse nessun convincente appiglio teorico, come dicevamo, per poter sostenere le diverse sperimentazioni sugli umani, lo confermava a chiare lettere Dani Bolognesi, un collega e amico di Gallo, alla medesima conferenza tenuta nel 1994. Secondo l’esperto, il vaccino era “in un pantano” (16) sia dal punto di vista della ricerca che dei risultati! Per inciso, ora siamo alla fine del 1999 e il vaccino non c’è ancora, nonostante i ricorrenti ottimistici annunci.

Tornando a Gallo e Zagury, che conseguenze hanno avuto per la loro condotta? Hanno continuato a essere ospitati sulle principali riviste scientifiche, a proporre i loro esperimenti e a pontificare come niente fosse accaduto.

 

Le pesanti influenze economiche condizionanti la ricerca

Le pesanti implicazioni economiche nelle ricerche sono state ampiamente denunciate, tuttavia appaiono più evidenti quando sono ammesse dagli stessi esponenti degli istituti governativi.

Meade Morgan, dei CDC confessa a Luca Rossi:

“Molti si sono lamentati perché sostengono che non rappresentiamo correttamente le donne: e così, nella nuova definizione [dell’Aids, quella del 1993], abbiamo aggiunto il carcinoma uterino, che è una malattia caratteristicamente femminile.”

 Perché mai?

“Ci sono lobby molto forti di lesbiche.”

“Ma le lesbiche non hanno l’Aids.”

“No, è proprio di questo che si lamentano … e loro pensano che sia una discriminazione.”

Perché? Vogliono avere l’Aids?

“Non vogliono l’Aids, ma i soldi.”

Quando gli viene chiesto di esprimersi su Fauci, potente direttore del National Institute of Health, così si esprime Meade Morgan:

“… il suo lavoro è ottenere i soldi per la sua organizzazione, non c’è dubbio su questo. Penso che se ci fossero ragioni per sostenere la teoria delle concause, girerebbe la situazione a suo favore. Non direbbe: mi sono sbagliato. Direbbe: ecco qualcosa che dobbiamo studiare. E siccome non l’abbiamo ancora fatto, dateci il doppio per farlo.”

Sophie Chamaret, ricercatrice del gruppo di Montagnier, sollecitata da Rossi a esprimersi sul comportamento degli americani (in particolare Gallo e Fauci), dice:

“Negli Stati Uniti hanno un contratto, se non trovano niente entro un certo periodo, se non hanno pubblicazioni interessanti o un avanzamento del lavoro, arrivederci signori, è finita. Dunque bisogna che trovino qualcosa. Per questo diventano ladri. Hanno bisogno di trovare qualcosa, qualsiasi cosa.”

Duesberg  a proposito degli interessi francesi:

“Ci sono pressioni enormi. Pensi soltanto all’Istituto Pasteur di Parigi, dove lavora Montagnier. Ogni anno ricevono milioni di dollari dai test dell’IV. S’immagina? Dici che non c’è l’HIV? Bravo Luc, tornatene nella Legione Straniera. Abbiamo bisogno di soldi, baby.”

Quindi, sembra che talvolta la ricerca scientifica che porta al vero progresso non sia favorita dai fondi, ma paradossalmente ne sia negativamente influenzata.

 

Irregolarità riguardanti la dimostrazione del nesso causale Hiv-Aids

Uno degli argomenti di battaglia dei dissidenti è sempre stato il seguente: non c’è nessun lavoro che dimostri che l’HIV causa l’Aids. Tuttavia, sia in testi recenti che non recenti  tale dimostrazione viene attribuita ai lavori di Gallo e Montagnier  (pubblicati nel 1983 e 1984).

In verità, nei suoi lavori su “Science” del 1984, Gallo non ha mai fatto direttamente una simile asserzione. Neppure Montagnier lo ha fatto: per dirla con i loro termini, l’HIV (LAV o HTLV-III) era solamente “un buon candidato”, nulla più. Successivamente cambiarono radicalmente idea. Gallo, per esempio, dichiarò nel 1993:

“La prova inconfutabile che ha convinto la comunità scientifica che questa specie di virus è la causa dell’Aids è venuta da noi. La giusta crescita di questo virus proviene da questo laboratorio principalmente tramite Mika Popovic. Lo sviluppo di un esame del sangue sensibile, ben funzionante. Non penso che ci sia qualcosa da discutere. Penso che la storia parli da sé.”

Possiamo osservare che se gli stessi fatti ed esperimenti vengono interpretati un giorno in una maniera, un giorno in un’altra, senza alcuna giustificazione, allora si tratta di operazioni politiche (nel senso spregiativo del termine), e non scientifiche.

Ben se ne è accorto Luca Rossi, alle cui stringenti domande sia Montagnier che Gallo non hanno saputo rispondere se non con argomenti circolari. Ecco cosa è arrivato al punto di dire Montagnier:

“Non è importante sapere la causa. È importante trovare una cura o un vaccino. Non è necessario dimostrare qual è la causa. Lo sarebbe per quelli come Duesberg, per farli tacere.”

Insomma sarebbe importante sapere, ossia dimostrare, la causa dell’Aids solo per far tacere quelli come Duesberg! Non poteva chiarire meglio il suo pensiero.

Gallo non è da meno: a Luca Rossi che gli pone la stessa domanda (su quale sia la prova definitiva che l’HIV causa l’AIDS), risponde:

“E già stata data.”

“Ma dov’è?”

“Io non vedo alcun problema e non ne voglio parlare.”

Gallo insomma rifiuta la risposta, anche se poco prima, nella medesima intervista, aveva ribadito che “un’ipotesi deve essere provabile e provata: il resto sono parole a vanvera.”

Ognuno giudichi se i suoi comportamenti siano conseguenti a quest’ultima affermazione epistemologica.

Il commento di Rossi è notevole nell’evidenziare le fallacie logiche di queste pseudo-argomentazioni:

“Qual è la prova? Che se avremo il vaccino vinceremo. Magnifico. Qual è la prova che l’HIV causa l’Aids? La prova è che se avremo un vaccino contro l’HIV preverremo l’Aids. Già. Ma qual è la prova? Qual è la prova che l’HIV causa l’Aids? La prova è che un giorno l’avremo. Non ce l’abbiamo, finora. Abbiamo un vaccino? No, non l’abbiamo, ma l’avremo. Avremo un vaccino contro qualcosa che quando avremo il vaccino sapremo che cos’era. Sapremo perché abbiamo inventato questo vaccino solo dopo che l’avremo inventato. Sappiamo qual è la causa dell’Aids? Possiamo dimostrarla? No, ma quando avremo sconfitto l’Aids lo faremo. Per adesso non possiamo, ma siamo fiduciosi. La prova che siamo nel giusto è che quando avremo il vaccino sapremo qual era la malattia, sapremo da cosa ci deve difendere il vaccino. Prima dobbiamo trovarlo, poi sapremo perché l’abbiamo trovato…. Non sappiamo come lavora, il virus, ma sappiamo che se lo sconfiggeremo avremo la prova che bisognava sconfiggerlo, la prova finale.”

A questo punto, poiché non possiamo fidarci troppo di scienziati interessati più alla politica della ricerca che all’accertamento della verità, è utile considerare cosa questi scienziati fecero nei lavori pubblicati nel 1983-84, considerati fondamentali e già citati.

 

 

Irregolarità riguardanti la scoperta del virus

Molti ricordano che si protrasse a lungo la discussione su chi, tra Gallo, Montagnier e pure Weiss, avesse effettivamente isolato per primo il virus HIV. Tutti e tre si sono infatti considerati suoi ‘co-scopritori’. Tutti e tre vantarono di aver ottenuto degli isolati pressoché identici a quello iniziale proveniente dal laboratorio Pasteur di Parigi. Pensavano allora che questo potesse essere una conferma reciproca, poiché una identità biologica, quale un virus, avrebbe dovuto essere come tutte le altre: stabile e identica a sé stessa. Invece all’epoca non sapevano ancora quello che essi stessi avrebbero sostenuto in seguito e cioè che neppure nello stesso paziente gli ‘isolati’ coincidono. Anzi, una enorme, incredibile variabilità sarebbe stata la regola.

Nel caso dell’HIV la differenza del corredo genetico arriverebbe al 10%, 13% e fino a oltre il 40% mentre fino allora differenze dell’1% nell’ambito della stessa specie venivano considerate come ‘estrema variabilità’ – il nostro patrimonio genetico differisce per il 2% da quello degli orangoo-tan e per l’1% da quello degli scimpanzée –). Come potevano allora i loro primi ‘isolati’ essere uguali, se provenivano, come sostenuto, da pazienti diversi in tempi differenti? “Si son rubati l’un l’altro dei diamanti falsi”, è stato il sarcastico e puntuale commento di Duesberg.

Gli aspetti poco limpidi non si limitano a questo; una commissione governativa statunitense (nominata dall’OSI, Office of Scientific Integrity dell’NIH) appurò nel 1991 che nei laboratori di Gallo c’erano “differenze tra quanto venne descritto e quanto venne fatto” (nei lavori pubblicati nell’aprile 1984 su “Science”). Il collaboratore di Gallo, Popovic, venne accusato di “condotta riprovevole per dichiarazioni false e inesattezze” e si concluse che Gallo “come capo di laboratorio creò e favorì condizioni che diedero origine a dati falsi/inventati e a relazioni falsificate”. Ciò nonostante, questa commissione si affrettava ad aggiungere nel rapporto che i risultati ottenuti con quei … ‘dati’ e quelle relazioni falsificate non venivano compromessi! (30) Sotto un certo punto di vista non avevano tutti i torti: se infatti si fingesse che quei dati fossero veri, il risultato non cambierebbe, anche se opposto a quello vantato. Gallo stesso sostenne che quello descritto da Montagnier nel 1983 “non fu vero isolamento”, mentre il suo sì. Eppure Gallo adottò esattamente le stesse procedure di laboratorio. Procedure che non gli avevano portato molta fortuna alcuni anni prima e che vale la pena di riconsiderare.

Quel che avvenne lo spiega Eleni Papadopulos Eleopulos, ricercatrice australiana ed uno dei maggiori critici della teoria infettiva:

“Nel 1984 Gallo aveva già passato più di una decina d’anni nella ricerca dei retrovirus e del cancro. Era uno dei molti virologi coinvolti nel decennio della guerra contro il cancro del Presidente Nixon. Verso la metà degli anni ’70 Gallo affermò di aver scoperto il primo retrovirus umano in pazienti affetti da leucemia. Affermava che i suoi dati provavano l’esistenza di un retrovirus che egli chiamò HL23V. Ora, proprio come avrebbe fatto più tardi per l’HIV, Gallo usò le reazioni agli anticorpi per ‘provare’ quali proteine nelle colture erano proteine virali. E non molto tempo dopo altri proclamarono di aver trovato gli stessi anticorpi in molte persone che non avevano la leucemia. Comunque, pochi anni dopo si dimostrò che questi anticorpi capitavano in modo naturale ed erano diretti contro molte sostanze che non avevano niente a che fare con i retrovirus. Allora ci si rese conto che l’HL23V era un grosso errore. Non vi era alcun retrovirus dell’HL23V. Così i dati di Gallo diventarono motivo di imbarazzo e ora l’HL23V è scomparso. Quello che ci sembra interessante è sapere che la dimostrazione usata per affermare l’esistenza dell’HL23V è lo stesso tipo di dimostrazione data per provare l’esistenza dell’HIV. In effetti la prova dell’HL23V era migliore di quella dell’HIV”.

 

La fotografia del virus

È quasi inevitabile a questo punto obiettare che sono state mostrate diverse fotografie dell’HIV, diventa necessario perciò ridimensionare anche questo argomento.

Il virus, per essere isolato, deve prima essere concentrato e purificato con una procedura che dal punto di vista teorico e tecnico è relativamente semplice (si tratta di una particolare tipo di centrifugazione e poi di una verifica al microscopio elettronico).

Ma Montagnier non riuscì a trovarlo proprio in quel materiale concentrato dove avrebbe dovuto esserci ‘virus puro’ (da dove, per esempio, vengono ricavati i reattivi per i vari test…):

“Vedemmo alcune particelle, ma non avevano la morfologia tipica dei retrovirus…Ripeto, noi non purificammo.”

In altre parole Montagnier dice: noi non isolammo l’HIV, noi non dimostrammo la sua esistenza. È difficile essere più chiari.

La fondamentale osservazione – che solitamente viene taciuta – è che le particelle fotografate e spacciate per virus HIV possono trovarsi sia in colture cellulari ‘infette’ sia in quelle ‘non infette’, indice di non specificità. Ed è perciò che l’intervistatore, Djamel Tahi, chiede:

“Non poteva essere qualcosa d’altro invece di un retrovirus?”

Luc Montagnier: “No… beh, dopo tutto, sì… poteva essere un altro virus a sporgere [dalla cellula]. Ma c’era un… noi abbiamo un atlante.”

 

Conclusione

In questa sede abbiamo sostenuto che anche nella ricerca scientifica sono molto comuni comportamenti scorretti, del tutto simili a quelli riscontrabili nel resto della società, anche se molti continuano a rifiutare quest’idea. Fin dal 1987 sono affiorate irregolarità e autentiche frodi nella ricerca sull’Aids, ma la loro pubblicazione non ha sortito l’effetto di provocare una reazione correttiva. Eppure la gravità delle denunce e la pesantezza delle implicazioni è manifesta anche nei pochi esempi – scelti tra i tanti possibili – che sono stati qui descritti (irregolarità riguardanti l’epidemiologia, il vaccino, la distribuzione dei fondi, la dimostrazione del nesso causale HIV-Aids, la stessa dimostrazione dell’esistenza dell’HIV). I responsabili non sono stati perseguiti, bensì incoraggiati nei loro comportamenti. La censura operata sui grandi mezzi di comunicazione è stata sufficiente – almeno sinora – a guidare l’opinione pubblica e quella scientifica.

Se ne è reso conto in modo drammatico lo stesso Luca Rossi, il quale, sicuro di poter finalmente rivelare ai suoi lettori il frutto della sua accurata inchiesta con uno scoop eccezionale (dalle pagine di un importante settimanale), si è sentito rispondere dal suo direttore:

“Caro, dice, ricordati una cosa. Noi siamo la verità, qui. La verità. Se pubblichiamo una cosa del genere è un casino. E io devo pensare al mio culo di direttore. Questo dice. Caro.”

La conclusione sconfortante è che noi dobbiamo arrenderci al fatto che molti hanno le loro parti meno nobili da difendere? Questo atteggiamento andrebbe forse bene se il nostro compito di ricercatori e di scienziati fosse solo quello di dare un resoconto delle umane deficienze, ma è palesemente insufficiente per gli scopi di una società libera dove il progresso della verità può sorgere solo dalla discussione libera e spregiudicata. Questa discussione è stata ed è scoraggiata. Non è certamente la prima volta che ciò accade nella storia della scienza. A nostro parere, tuttavia, la connessione tra salute, sesso, morte rende l’episodio delle distorsioni nella ricerca sull’Aids particolarmente grave. Il tutto è stato aggravato dall’atteggiamento conformistico della quasi totalità degli organi di informazione.

Il coraggioso scritto di Luca Rossi, dal quale abbiamo preso le considerazioni e stralci delle sue interviste, si conclude infatti con accenti sconfortati e pessimistici, che ne accrescono, se possibile, la qualità intellettuale. Ma la lettura del suo coinvolgente libro e l’indagine su questo caso di inganno scientifico insegnano per lo meno che l’atteggiamento critico nei confronti delle opinioni, delle dottrine e delle teorie dominanti deve essere continuamente rinnovato per essere autentico. Si tratta, oltre tutto, di un atteggiamento che è indispensabile trasmettere a chi ha la responsabilità della formazione delle nuove leve di intellettuali e ricercatori.

 

 

 

Note.

 

(1) Comunicazione personale a Fabio Franchi. back

(2) L. Rossi, Sex virus, Milano, Feltrinelli, 1999 p. 383. back

(3) P. Duesberg Human Immunodeficiency virus and acquired immunodeficiency syndrome: Correlation but not causation, “Proceedings of the National Academy of Sciences”, 1989; 86:755-764. back

(4) N. Hodkinson (elenco dei 12 articoli pubblicati sul “Sunday Times” dal 1992 al 1994). http://www.virusmyth.com/aids/index/nhodgkinson.htm. back

(5) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 105. back

(6) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 112. back

(7) L. Rossi, Sex virus, cit. p. 118. back

(8) Centro Operativo AIDS. ISS. Aggiornamento dei casi di AIDS notificati in Italia) Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità (Aggiornamenti periodici). back

(9) L. De Marchi & F. Franchi, AIDS la grande truffa, Roma, SEAM, 1996, p 69-79. back

(10) Vaccino anti-AIDS inchiesta in Francia, “Il Medico d’Italia”, 1991; 1904: 2. back

(11) Death in vaccine trial trigger French enquiry, “Science”, 1991;252:501-2. back

(12) Death in vaccine trial trigger French enquiry, cit. back

(13) O. Picard, P. Giral, M.C. Defer et alii (14 autori tra cui anche R. Gallo!), AIDS vaccine therapy: phase I trial, “The Lancet”, 1990; 336:179. back

(14) P. Dri, Il vaccino anti-AIDS nella bufera, “Tempo Medico”, 1 maggio 1991. back

(15) R. C. Gallo intervento in “AIDS and related diseases 1994” (Meeting). CRO, Aviano (Italy), 9 Aprile, 1994 (registrazione personale di Fabio Franchi). back

(16) D. Bolognesi, intervento in “AIDS and related diseases 1994” (Meeting). CRO, Aviano (Italy), 9 Aprile, 1994 (registrazione personale di Fabio Franchi). back

(17) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 119. back

(18) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 120. back

(19) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 392. back

(20) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 390. back

(21) L. Rossi, Sex virus, cit., pp. 254-5. back

(22) De Vita VT, Jr., Hellman S., Rosenberg SA. Curran J., Essex M. and A S Fauci. AIDS: Biology, Diagnosis, Treatment and Prevention, Lippincott-Raven Publishers, 19974, pp 177-195. (un autore è A. Fauci, ex direttore del National Institute of Health). back

(23) Mandell/Douglas/Bennet. Principles and Practice of Infectious Diseases, Wiley Medical, 19852, p 1670. back

(24) M. Popovic, M. G. Sarngadharan, E. Read, et alii, Detection, Isolation,and Continuous Production of Cytopathic Retroviruses (HTLV-III) from Patients with AIDS and Pre-AIDS, “Science”, 1984; 224: 497-500; R. C. Gallo, S. Z. Salahuddin, M. Popovic, et alii, Frequent Detection and Isolation of Cytopathic Retroviruses (HTLV-III) from Patients with AIDS and at Risk for AIDS, “Science”, 1984; 224: 500-502. back

(25) F. Barré-Sinoussi et alii (including L. Montagnier), Isolation of a T-lymphotropic retrovirus from a patient at risk for aquired immune deficiency syndrome (AIDS), “Science”, 1983; 220: 868-871. back

(26) “The Plague”(La piaga, il flagello), documentario televisivo, USA 1993. back

(27) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 319. back

(28) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 395. back

(29) E. Papadopulos-Eleopulos, V. Turner, J. M. Papadimitriou, D. Causer, The Isolation of HIV. Has it Really Been Achieved? The Case Against, “Continuum”, Sept/Oct, 1996; 4(3):1-24. back

(30) E. Papadopulos-Eleopulos, V. Turner, J. M. Papadimitriou, Has Gallo Proven the Role of HIV in AIDS? “Emergency Medicine”, 1993; 5: 5-147. back

(31) C. Johnson, Is HIV the Cause of AIDS? An interview with Eleni Papadopulos-Eleopulos, “Continuum”, Autumn 1997. back

(32) I tre principali criteri di isolamento utilizzati da Gallo e Montagnier: a) reazione anticorpale al test dell’AIDS (e ricerca dell’antigene), b) attività transcriptasica inversa, c) presenza di particelle similvirali in colture cellulari ‘infettate’ e stimolate con PHA. back

(33) E. Papadopulos-Eleopulos, V. Turner, J. M. Papadimitriou, Has Gallo Proven the Role of HIV in AIDS? “Emergency Medicine”, cit. back

(34) V. Turner, What Is the Evidence for the Existence of HIV?, http://www.virusmyth.com/aids/data/vtevidence.htm. back

(35) V. Turner, Do HIV Antibody Tests Prove HIV Infection?, http://www.virusmyth.com/aids/data/vttests.htm. back

(36) S. Zolla-Pazner et alii, Reinterpretation of HIV Western Blot Patterns, “New England Journal of Medicine”, 1989; 320:1280-1. back

(37) J. Maddox, Aids research turned upside down, “Nature”, 1991; 353:2. back

(38) E. P. Eleopulos, V. Turner, and J. M. Papadimitriou, Is a positive Western Blot Proof of HIV Infection?, “Bio/Technology”, 1993;11: 696-707; F. Franchi, Alla ricerca del virus HIV, “Leadership medica”, 1998,7:18-33. back

(39) D. Thai (interview to Luc Montagnier), Did Luc Montagnier discover HIV? “I repeat, we did not purify”, “Continuum”, 1997; 5: 30-4. back

(40) E. P. Eleopulos, V. Turner, and J. M. Papadimitriou, Is a positive Western Blot Proof of HIV Infection?, “Bio/Technology”, 1993;11: 696-707. back

(41) D. Thai (interview to Luc Montagnier), Did Luc Montagnier discover HIV? “I repeat, we did not purify”, “Continuum”, 1997; 5: 30-4; F. Franchi, Alla ricerca del virus HIV, cit. back

(42) D. Thai (interview to Luc Montagnier), Did Luc Montagnier discover HIV? “I repeat, we did not purify”, “Continuum”, 1997; 5: 30-4; F. Franchi, Alla ricerca del virus HIV, cit. back

(43) L. Rossi, Sex virus, cit., p. 314. back

 

ALLEGATI

Una  intera Sezione

 

 

 

 

 

 

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HIV e la frode scientifica del nostro secolo

 DOCUMENTI GOVERNATIVI UFFICIALI

Reportage e documenti aggiornati anno 2015

hiv

Prima di procedere nella lettura consigliamo la visione dei seguenti documentari.

PER INFORMAZIONI E APPROFONDIMENTI :
 
Intervista al Dottor Pisani (in due parti):
 
-https://www.youtube.com/watch?v=WLuyxIx2Tfk
-https://www.youtube.com/watch?v=hCNgBJP1oXw-
 
-“House of Numbers Epidemiologia e Aids”
– https://www.youtube.com/watch?v=BwgmzbnckII
 
-“HIV-AIDS 2014: Ricercatore smaschera e rende pubblica la truffa dell’HIV”
– https://www.youtube.com/watch?v=hHcm3KUcM8o
 
-“L’Altro lato dell’Aids”
– https://www.youtube.com/watch?v=PBYmlXGxI94
 
-“The Emperor’s New Virus?”
-https://www.youtube.com/watch?v=PQFxratWh7E
 
-“La scienza del panico”
– https://www.youtube.com/watch?v=0fu-qy4X-WI
 
– HIV INFORMA: Intervento Prof. Marco Ruggiero
– https://www.youtube.com/watch?v=2VCeQyaV3Bw
 
-Daniele Mandrioli “DOES HIV CAUSE AIDS?”.
– https://www.youtube.com/watch?v=kzeD8Bbu-zk

Il 23 aprile 1984 il Dr. ROBERT GALLO affermò in una conferenza stampa con l’allora segretaria del Ministero della Salute statunitense MARGARET HECKLER che:

“la PROBABILE causa dell’AIDS era stata individuata, un virus chiamato HTLV-3 (oggi chiamato HIV); contiamo di avere un vaccino pronto entro 2 anni”.

Tale conferenza stampa venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la sua ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità. 24 ore dopo il primo “test” ipoteticamente destinato all’individuazione degli anticorpi del “virus” nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo.

I documenti ufficiali che “provano” questa “scoperta” sono riportati nelle due pagine seguenti.


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Il giorno 26 marzo 1984 il dr. MATTHEW GONDA (che venne incaricato da Gallo e assistenti di fotografare il “virus” al microscopio elettronico al fine di verificarne l’effettiva esistenza tramite il protocollo standard microbiologico per poter così inviare le immagini alla rivista Science per la sua pubblicazione) scrive a Gallo e alla sua équipe che:

“…le particelle osservate sono solo FRAMMENTI DI UNA CELLULA DEGENERATA” e che “…NON CREDO AFFATTO CHE LE PARTICELLE FOTOGRAFATE SIANO IL VIRUS HTLV-3 (HIV)”.

Il collaboratore di Gallo, il Dr. MIKA POPOVIC scrisse nella sua ricerca (si veda il documento originale nella pagina seguente) che:

“nonostante intensi sforzi nella ricerca, l’agente patogeno causa dell’aids non è stato ancora identificato”.

Gallo, come si può notare nella bozza originale pronta per la pubblicazione su Science, depennò tale frase e la sostituì con una che affermava il contrario. E spedì il suo articolo alla rivista Science che lo pubblicò il 4 maggio del 1984..

(cliccare sulle immagini per ingrandirle e renderle visibili)

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Nel 2008, 37 scienziati inviarono una lettera a Science chiedendo che l’articolo del 1984 di Gallo venisse immediatamente ritirato poiché le prove di come fosse stato volutamente contraffatto erano tali da renderlo inaccettabile dal punto di vista scientifico e morale. Tale lettera è ancora in attesa di risposta.

Lo stesso governo USA avviò vari procedimenti disciplinari contro GALLO con l’accusa di frode scientifica, come dimostrato dai documenti seguenti.

 DOCUMENTI UFFICIALI: ROBERT GALLO DENUNCIATO PER FRODE SCIENTIFICA DALL’ OFFICE FOR RESEARCH INTEGRITY, ACADEMY OF SCIENCE E INSTITUTE OF MEDICINE.

 

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UNA LISTA DI PATOLOGIE DA SEMPRE ESISTITE PER CONTRAFFARE LE STATISTICHE,QUESTA E’ LA « MEDICINA POLITICA » DEL CDC

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In 5 anni le patologie indicatrici di « AIDS » passano misteriosamente da 12 a 25:

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E nel 1992 il CDC inserisce ancora altri 4 « nuovi indicatori di AIDS », raddoppiando così immediatamente i casi di « AIDS » negli USA. Dal 1992 è quindi possibile essere in perfetto stato di salute ma allo stesso tempo avere l’AIDS se si risulta « positivi » al « test HIV » e se le cellule T sono sotto un certo « cut-off » stabilito in modo arbitrario. La tubercolosi polmonare venne aggiunta alla lista: se un soggetto presenta una tubercolosi ma è « sieronegativo » ha quindi la tubercolosi; se ha la tubercolosi ma è « sieropositivo » ha l’AIDS. Il CDC aggiunse inoltre il cancro della cervice uterina per incrementare le statistiche dei soggetti di sesso femminile affette da « AIDS » visto che il 90% dei soggetti continuava ad essere solo ed esclusivamente di sesso maschile, cosa ovviamente incompatibile con qualunque tipo di infezione virale. Infine, aggiungendo anche la conta delle cellule T, il 61% di tutti i nuovi casi di « AIDS » era costituito da soggetti sani senza alcun tipo di patologia.

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Cenni Storici

Una « scoperta » scientifica annunciata in conferenza stampa, senza nessuna pubblicazione peer-reviewed; un articolo falsificato, un protocollo di isolamento e purificazione virale mai rispettato e un test brevettato in 24 ore. La nascita di un’epidemia mediatica.

Lo stesso giorno della conferenza stampa, Gallo depositò il brevetto per il procedimento del test oggi conosciuto come “test per l’Aids” e, il giorno successivo, The New York Times tramutò la teoria di Gallo in una certezza, pubblicando notizie sensazionali sul “virus che causa l’Aids”.Annunciando ai media la propria ipotesi senza produrre dei dati concreti, Gallo violò una regola fondamentale del procedimento scientifico. Innanzitutto, i ricercatori sono tenuti a far pubblicare su un giornale medico o scientifico l’evidenza di un’ipotesi, documentando le ricerche o gli esperimenti condotti per formularla.

Quindi, alcuni esperti esaminano e discutono l’ipotesi,tentando poi di ripetere gli esperimenti originari per confermare o smentire i risultati iniziali. Ogni nuova ipotesi, prima di venir considerata una teoria plausibile, deve reggere all’esame minuzioso di specialisti in quello stesso ambito ed essere verificata tramite esperimenti ad esito favorevole.Nel caso dell’Hiv, Gallo annunciò pubblicamente un’ipotesi non confermata e i media riportarono questa sua opinione come fosse un fatto accertato, incitando i funzionari del governo ad impegnarsi in un nuovo piano d’azione per la salute pubblica basato sull’idea, non comprovata,dell’esistenza di un virus dell’Aids.

La più importante delle regole standard per l’isolamento di un retrovirus in colture cellulari umane prevede la liberazione del materiale cellulare ottenuto nella coltura da tutte “le impurità”, a eccezione delle particelle retrovirali sospette, frutto della gemmazione dalle membrane dopo la stimolazione della coltura cellulare (budding). Queste particelle, presunti retrovirus, devono essere separate dal liquido cellulare tramite centrifugazione ad altissima velocità e quindi catturate in una soluzione di glucosio. Basandosi su ricerche sperimentali, era ben noto che in questa procedura i retrovirus si raccolgono nella soluzione di glucosio ad una certa profondità in forma di gradiente di densità. La tecnologia di laboratorio prevede una misura di 1,16 gm/ml.

Molecole, frammenti di cellule, particelle virali e non virali del liquido cellulare centrifugato di diverse colture si raccolgono in questo gradiente di densità, in quanto i componenti si distribuiscono nella soluzione di glucosio non in base al peso molecolare ma secondo la densità dei componenti. Per garantire quindi che le presunte particelle virali siano raccolte in corrispondenza del gradiente di densità di 1,16 gm/ml, è necessario applicare una procedura di purificazione e di concentrazione, visto che solamente la raccolta delle particelle in corrispondenza del gradiente di densità consente di verificare se il diametro e il volume di queste particelle corrispondono effettivamente alle particelle retrovirali sospette, osservate al microscopio elettronico in fase di gemmazione dalla membrana cellulare (purificazione).

Le colture cellulari contengono numerose particelle non virali, con forma, aspetto e struttura tali da non permetterne la distinzione con ragionevole certezza dai veri retrovirus; perciò, dopo l’effettivo isolamento tramite purificazione, il contenuto delle particelle deve essere preparato biochimicamente. Con una procedura di routine della biologia molecolare, le proteine del guscio delle particelle, compresa la proteina enzimatica caratteristica dei retrovirus e gli acidi nucleici all’interno del guscio delle particelle, devono essere identificati con precisione.

Se le proteine e gli acidi nucleici nelle particelle isolate e purificate presentano una struttura identica e se gli acidi nucleici in queste particelle formano molecole di RNA invece del DNA, solo così c’è qualche probabilità che si tratti di particelle retrovirali delle cellule umane. Una prova certa dell’esistenza di un retrovirus nelle cellule umane è possibile solo se le molecole RNA in queste particelle costruiscono dei geni contenenti le istruzioni codificate per la biosintesi delle proteine contenute nelle particelle stesse, e se queste proteine possono effettivamente essere sintetizzate in maniera identica. Una volta disponibili queste certezze, non è ancora certo che queste particelle retrovirali appartengano a virus esogeni, trasmettibili e infettivi. Infatti si potrebbe trattare anche di retrovirus endogeni, identificati in una grande varietà nel genoma di numerosi tipi di cellule umane, e che non sono affatto infettivi.

Per una differenziazione fra retrovirus esogeni ed endogeni nelle cellule umane, i retrovirus effettivamente isolati e caratterizzati biochimicamente devono essere trasmessi a colture cellulari umane, presentare nuovamente la gemmazione dalle cellule, essere nuovamente isolati e purificati, deve essere confermato l’isolamento tramite fotografie al microscopio elettronico, deve essere dimostrata l’identità biochimica delle proteine e degli acidi nucleici e l’RNA delle particelle deve essere un genoma codificato per la sintesi proteica specifica delle particelle retrovirali.

Verso la metà del 1983, l’ipotesi irrazionale della “letale epidemia sessuale dell’Aids” era già stata programmata nella psicologia di massa, sulla base di qualche centinaio di casi dal 1978 fra gli omosessuali passivi con prolungata inalazione di nitriti e anni di abuso di antibiotici. In stretta cooperazione fra specialisti di laboratorio della ricerca oncologica retrovirale, le autorità sanitarie statali e i mass media, nel 1983 era già stato deciso che la malattia dell’Aids dovesse essere la conseguenza di un nuovo “agente patogeno” e di una “letale epidemia trasmessa con il sesso e il sangue”. Si trattava solamente di decidere a chi la “mano invisibile del mercato” avrebbe concessola commercializzazione a livello mondiale dei kit diagnostici.

La squadra di Gallo con ogni evidenza doveva guadagnare tempo per individuare il trucco di laboratorio decisivo che permettesse di isolare una quantità sufficiente di “Hiv” per produrre le “proteine Hiv” in numero sufficiente per i test di massa. La “produzione di Hiv” in provetta non era sufficiente a questo scopo. La richiesta di brevetto di Montagnier per un “test antiHiv” venne rifiutata negli Stati Uniti; la richiesta di brevetto dell’Istituto Nazionale del Cancro degli USA per il « test hiv » di Gallo venne approvata in tempi record, prima ancora che lo stesso Gallo avesse pubblicato una sola riga sull’“isolamento dell’Hiv” e sullo sviluppo di un “test antiHiv” sulla base delle proteine dell’“Hiv” da lui isolato. Solo dopo anni di contenzioso giuridico fra gli Stati Uniti e la Francia, i diritti di brevetto per il “test anti Hiv” furono riconosciuti a Gallo e Montagnier in occasione di un vertice fra l’allora presidente Reagan e l’allora sindaco di Parigi Chirac; in un gesto apparentemente nobile, questi diritti vennero conferiti alla Fondazione mondiale anti Aids di cui Montagnier divenne presidente.

In realtà questa assurda controversia permetteva di distogliere l’attenzione dal problema vero: e cioè il fatto che né Gallo, né Montagnier avevano mai “isolato” un retrovirus umano e l’origine retrovirale delle proteine del “test Hiv” non era mai stata dimostrata. Per l’opinione pubblica mondiale, il fatto che due specialisti di famosi istituti di ricerca come l’Istituto Pasteur e l’Istituto Nazionale del Cancro degli USA combattessero per il riconoscimento degli onori della scoperta,doveva per forza significare che il “nemico numero uno dell’umanità” (presidente Reagan 1984)esisteva realmente e quindi doveva essere la causa della “più tremenda epidemia del XX secolo”(Gallo 1991) e il “test dell’Aids” doveva proteggere la popolazione mondiale da questa “epidemia di massa letale” .

Ma nel periodo dal 1983 al 1997, le immagini al microscopio elettronico dei componenti proteici del gradiente di densità non sono mai state pubblicate né da Montagnier e Gallo né da alcun altro retrovirologo. Le prime immagini al microscopio elettronico del gradiente di densità in fase di “isolamento dell’Hiv” sono state pubblicate da due gruppi di ricerca nel marzo 1997, vale a dire 14 anni dopo la prima pubblicazione del presunto “isolamento dell’Hiv” a cura di Gallo e Montagnier (Bess 1997, Gluschankof 1997).

A detta di uno dei pionieri della microscopia elettronica per il controllo dell’isolamento retrovirale in cellule di mammiferi, il professore di medicina De Harven, queste immagini al microscopio elettronico presentano “risultati disastrosi” (De Harven 1998a). Le prime immagini al microscopio elettronico, a comprova del materiale cellulare del gradiente di densità dopo “l’isolamento dell’Hiv” da cellule umane, mostrano “praticamente solo del materiale citologico” delle cellule umane nella coltura (Papadopulos-Eleopulos 1998a).

Quindi, 14 anni dopo il presunto “primo isolamento dell’Hiv” e 13 anni dopo l’applicazione del “test Hiv” viene messo in evidenza che i retrovirologi e oncologi Montagnier e Gallo avevano semplicemente simulato “l’isolamento dell’Hiv” e che le proteine alla base degli antigeni per il “test Hiv” non sono altro che proteine residuali e di scarto delle colture cellulari umane. Il risultato di “sieropositività” perciò non significa altro che la reazione di un livello di anticorpi naturale, seppure aumentato, nel siero dei probandi .

HIV e IDROCORTISONE: UNA ENNESIMA PROVA DELLE FALSIFICAZIONI DI ROBERT GALLO

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A comprova delle sue pratiche di falsificazione, Gallo ha lasciato una traccia del delitto.

Nel 1984, il gruppo di Gallo aveva utilizzato linfociti T helper di omosessuali affetti da AID e AIDS “per la documentazione, per l’isolamento e la produzione continua di retrovirus citopatici”, nonché per la produzione del “test anti HIV” [Popovic 1984, Gallo 1984, Schupbach 1984, Sarngadharan 1984].

A questi lavori di laboratorio avevano partecipato anche collaboratori esterni.

Due di questi collaboratori erano a servizio della Litton Bionetics, Kensington MD, USA. Nel 1987 questi riferirono sui metodi con cui il gruppo di Gallo aveva trattato i lingociti T helper di omosessuali affetti da AID e AIDS. Essi comunicarono tra l’altro: “La stimolazione in vitro poteva essere raggiunta tramite mitogeni o cellule aggiunte (antigeni allogeni).

Certe manipolazioni delle condizioni colturali miglioravano il risultato, ad esempio la coltivazione di cellule dei pazienti insieme a globuli bianchi periferici, stimolati con mitogeni e provenienti da donatori non infetti. Anche l’isolamento del retrovirus delle cellule coltivate fu notevolmente facilitato tramite l’aggiunta di IDROCORTISONE nella coltura [Sarngadharan 1987].

Le affermazioni degli scienziati che avevano partecipato all’ “isolamento dell’HIV” nel laboratorio di Gallo, confermano “l’isolamento HIV” simulato e l’uso di proteine liberate dalle cellule umane coltivate come antigeni proteici per il “test antiHIV”:

1-L’idrocostisone è un glucocorticoide.

2-I glucocorticoidi inibiscono la proliferazione e la replica dei linfociti T helper umani. In tutte le condizioni fisiologiche, fisiopatologiche, psicologiche e psicopatologiche di stress, essi provocano un’immunosoppressione efficace [Gabrielsen 1967, Machinodan 1970].

3-I retrovirus esistenti nei linfociti T helper possono riprodursi solo se gli enzimi per la duplicazione e la divisione della sequenza di DNA dei linfociti T helper, e cioè le DNA polimerasi, sono presenti e attive [Levine 1991].

4-I glucocorticoidi inibiscono la sintesi e l’attività delle DNA polimerasi dei linfociti T helper [Gillis 1979, 1979b].

5-I glucocorticoidi inibiscono l’espressione genetica dell’enzima NO sintasi per la produzione dell’NO citotossico a livello di trascrizione genetica e di traduzione dei trascritti RNA nella biosintesi proteica [Kunz 1996].

6-I glucocorticoidi favoriscono la sintesi di enzimi di riparazione e di processi di riparazione nei linfociti T helper [Brattstad 1996, Lincoln 1997].

7-La conditio sine qua non, vale a dire la condizione indispensabile per la produzione dell’ “HIV” nei linfociti T helper, è la stimolazione con la citochina di tipo 1 IL-2 [Gallo 1984, Montagnier 1985] e mitogeni. I glucocorticoidi bloccano l’azione dell’IL-2 e dei mitogeni [Gillis 1979°, 1979b].

8-La produzione di citochine di tipo 1 nell’organismo umano è soggetta a un ritmo giorno/notte. Quando, durante le ore notturne e mattutine, il livello di glucocorticoidi (cortisolo) nel siero è più basso, la produzine di citochine infiammatorie di tipi 1 è massima [Petrovsky 1998].

9-I glucocorticoidi sono usati clinicamente per il trattamento di iperattività da citochine di tipi 1 in numerose patologie infiammatorie e autoimmunologiche, leucemie e tumori, ma anche nei pazienti organo trapiantati, per impedire il rigetto [Cupps 1982].

 

  •  L’enunciato: “L’ISOLAMENTO DELL HIV DALLE CELLULE COLTIVATE FU NOTEVOLMENTE FACILITATO DALL’AGGIUNTA ALLA COLTURA DI IDROCORTISONE“ [Sarngadharan 1987] E’ OBIETTIVAMENTE ABERRANTE.
  • Tutti gli specialisti concordano nell’affermare che LE CONDIZIONI IRRINUNCIABILI PER LA COLTIVAZIONE DEI RETROVIRUS DI LINFOCITI T HELPER UMANI VENGONO BLOCCATE DAL GLUCOCORTICOIDE IDROCORTISONE.

Nella sua pubblicazione originale del 1984, Gallo ha taciuto la manipolazione delle colture dei linfociti T helper di malati di AID e AIDS con l’idrocortisone per l’ “isolamento dell’HIV” [Gallo 1984].

Occorre perciò ribadire che l’affermazione secondo cui i retrovirus nei linfociti T helper umani si replichino più facilmente con l’aggiunta di idrocortisone, rappresenta una contraddizione logica.

L’aver taciuto l’aggiunta di idrocortisone e il rifiutare ogni chiarimento in merito, dimostra che Gallo ha sistematicamente soppresso tutte le prove che avrebbero potuto contraddire la sua affermazione dell’ “isolamento dell’HIV” e smascherare gli antigeni proteici utilizzati per il “test HIV” come proteine cellulari umane (cosa ammessa da Montagnier). La conclusione è ovvia: nei confronti della comunità scientifica e dell’opinione pubblica mondiale, Gallo ha spacciato i prodotti della contro regolazione biologicamente programmata dei linfociti T helper umani, esposti a stress ossidanti e nitrosativi, per “retrovirus HIV” e “test anti HIV”.

I TEST PER EFFETTUARE LA “DIAGNOSI” DI HIV SONO 3:

 

  • Il primo è chiamato test Elisa, definito test anticorpale di diagnosi di routine; se questo test risulta positivo, è obbligatorio effettuare un secondo test Elisa al paziente che, nel caso di un secondo risultato positivo, implica l’utilizzo di un altro test detto “di conferma” chiamato Western Blot.
  • Il Western Blot è costituito da 10 bande antigeniche che si ritengono specifiche del virus HIV. Ma in ogni paese del mondo il numero di bande necessarie alla conferma della positività del test è diverso. Si può essere positivi in Svizzera, dover le bande richieste sono 2, e negativi in Australia, dove le bande richieste sono 4. In Africa la diagnosi di AIDS viene effettuata senza l’uso dei test, ma in base ai cosiddetti principi di Bangui, indicatori clinici aspecifici di infezione come febbre, dissenteria, perdita di peso. Questo in un paese in cui la malnutrizione e la mancanza di acqua potabile creano un numero di malattie note alla scienza da secoli e che nulla hanno a che fare con un virus. Inoltre, a rigor di logica, se le 10 proteine attribuite ad Hiv fossero specifiche di un unico e definito retrovirus esogeno bisognerebbe sempre averle tutte e 10.
  • Un terzo tipo di test genetico, chiamato PCR (Reazione a catena della Polimerasi), viene utilizzato per confermare e monitorare l’intensità dell’infezione Hiv in base al presunto numero di copie di virus per millilitro di sangue. Tale tecnica, inventata da Kary Mullis negli anni 90, e per la quale Mullis ottenne il premio Nobel nel 1993, è parte della screening diagnostico e prognostico delle infezioni da HIV; in base a questo test si decide quando, quanti e quali farmaci somministrare a vita al paziente. Ma lo stesso Mullis ha affermato che la sua tecnica “non è in grado di identificare virus” perché è una metodica di amplificazione aspecifica (Mullis stesso affermò “La PCR amplifica anche l’acqua”) di piccoli frammenti di codice genetico. I seguenti sono i foglietti illustrativi che accompagnano tutti i “test Hiv” ad oggi esistenti; il primo il tanto sponsorizzato “test hiv sulla saliva”. Ma è sempre stato detto che l’Hiv NON si trasmette con baci, starnuti etc…
  • Questo è il test “ORAQUICK” che afferma “SI PENSA CHE L’HIV CAUSI L’AIDS” “EFFETTUARE UN TEST SUGLI ANTICORPI E’ UN AIUTO ACCURATO NELLA DIAGNOSI DI HIV”):

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  • Foglio illustrativo del Test Elisa per ANTICORPI HIV.

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  • Foglio illustrativo del « test di conferma » Western Blot:

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“SUMMARY AND EXPLANATION OF THE TEST”HIV-1 Western Blot Kit
Epitope, Inc. Product Number 72827
PN201-3039 Revision #8

A sample that is reactive in both the EIA screening test and the Western blot is presumed to be positive for antibody to HIV-1, indicating infection with this virus except in situations of passively acquired antibody or experimental vaccination.”

“LIMITATIONS OF THE PROCEDURE”

  1. The assay must be performed in strict accordance with these instructions to obtain accurate, reproducible results.
  2. Although a Positive result may indicate infection with the HIV-1 virus, a diagnosis of Acquired Immunodeficiency Syndrome (AIDS) can be made only if an individual meets the case definition of AIDS established by the Centers for Disease Control. A repeat test on an independent sample should be considered to control for sample mix-up or operator error, and to verify a positive test result.
  3. Individuals with HIV-1 infection may present incomplete patterns due to the natural history of AIDS or other immunodeficiency states, e.g.:
  4. AIDS patients may lose antibody reactions to p24 & p31;
  5. Infants born to HIV-1 infected mothers, but who are uninfected, may display incomplete patterns as passively acquired maternal antibodies begin to disappear ;
  6. Individuals who have recently seroconverted may display incomplete band patterns;
  7. Infected patients with malignancies and individuals receiving immunosuppressive drugs may fail to develop a Positive result;
  8. Individuals infected with HTLV-I/II or HIV-2, may exhibit incomplete cross-reactivity;
  9. Individuals may develop incomplete patterns that reflect the composition of experimental HIV sub-unit vaccines that they may have received.
  1. Since reactivity of any degree with any of the virus-specific proteins identified on the strip is possible evidence of antibodies to HIV-1, all samples interpreted as Indeterminate should be repeated using the original specimen. In addition, it is recommended that samples interpreted as Indeterminate be retested after six months, using a fresh specimen.
  2. Do not use this kit as the sole basis of diagnosis of HIV-1 infection. 7. A Negative result does not exclude the possibility of HIV-1 infection. Antibody testing should not be used in lieu of donor self-exclusion by blood collection establishments.”

Sensitivity and Specificity

Sensitivity and specificity of the HIV-1 Western Blot Kit was determined in comparative studies with a previously licenced HIV-1 Western blot using EIA repeatedly reactive samples from high AIDS risk and low risk populations respectively.”*

“INTERFERING FACTORS AND SUBSTANCES

Testing was performed on specimens from individuals with clinical conditions unrelated to HIV-1 which might result in a reactivity with proteins present. Samples studied included 25 from persons with auto immune diseases, 12 with elevated gammaglobulins, 110 with viral infections unrelated to HIV-1 and 38 other conditions. The viral infections included samples positive in clinical tests for Cytomegalovirus (12), Infectious mononucleosis (10), Epstein-Barr virus (3), Rubells (12), Varcella-Zoster (3), Herpes Simplex (12), HBsAg (7), and HTLV-1 (39). Although bands were occasionally present at viral locations, none of the strips could be interpreted as positive.”**

COMMENTARY:

* Although the Western Blot is supposed to be a “more specific” test to confirm the results of the EIA (ELISA), the specificity and sensitivity are assumed by the same indirect means. No gold standard was applied, such as isolating HIV-1 from fresh patient plasma, in any of these studies. These studies confuse specificity with a high reproducibility of EIA by Western Blot.

UNA DIAGNOSI CHE CAMBIA DA PAESE A PAESE?

 

Come si può notare dall’immagine qui sotto, in ogni Paese i criteri richiesti per una diagnosi di “sieropositività confermata” dal test Western Blot sono differenti. Se si è positivi in un Paese in cui le bande richieste sono 2, basta recarsi in  un altro Paese in cui le bande richieste sono maggiori e si diventa automaticamente sieronegativi. In Inghilterra questo test non è adottato in quanto ritenuto del tutto inaffidabile. Infine: se le 10 proteine attribuite al genoma di Hiv fossero uniche e specifiche, perché non è sufficiente UNA SOLA PROTEINA PER CONFERMARE LA SIEROPOSITIVITA’? O perché NON SONO NECESSARIE TUTTE E 10?

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  • Foglio illustrativo test PCR “carica virale”

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The AMPLICOR HIV-1 MONITOR test is an in vivo nucleic acid amplification test for the quantification of Human Immunodeficiency Virus Type 1 (HIV-1) in human plasma. The test is intended for use in conjunction with clinical presentation and other laboratory markers as an indicator of disease prognosis.

The test has been used as an aid in assessing viral response to antiretroviral treatment as measured by changes in plasma HIV-1 RNA levels. The clinical significance of changes in HIV RNA measurements has not been fully established although several large studies that will more fully determine the role of comparative HIV RNA measurements in patient management are now in progress. HIV-1 RNA levels as measured by PCR were used as one of the surrogate markers in the accelerated approval process for the protease inhibitor drugs INVIRASE, CRIXIVAN and NORVIR, and for the reverse transcriptase inhibitor drug EPIVIR. The utility of plasma HIV-1 RNA in surrogate endpoint determinations has not been fully established.

The AMPLICOR HIV-1 MONITOR Test is not intended to be used as a screening test for HIV or as a diagnostic test to confirm the presence of HIV infection.

 

Come si può notare, gli stessi produttori del test Elisa, alla voce “sensibilità e specificità del test” affermano:

“AD OGGI NON ESISTE UNO STANDARD RICONOSCIUTO PER STABILIRE LA PRESENZA O L’ASSENZA DI ANTICORPI HIV-1 E HIV-2 NEL SANGUE UMANO”.

Ma tale test viene usato per affermare che nel sangue analizzato del paziente gli anticorpi sono presenti.

Nel foglio illustrativo del test Western Blot, chiamato “test di conferma” perché appunto dovrebbe confermare un’infezione rivelatasi al primo test Elisa, si legge che:

“UN CAMPIONE DI SANGUE RISULTATO POSITIVO SIA AL TEST ELISA CHE AL TEST WESTERN BLOT SI PRESUME  INFETTO DA HIV-1” e ancora:

 

“SEBBENE UN RISULTATO POSITIVO (ricordiamo che la sua positività cambia da paese a paese…) POTREBBE INDICARE INFEZIONE DA HIV-1, LA DIAGNOSI DI AIDS PUO’ ESSERE EFFETTUATA SOLO SE L’INDIVIDUO RISPECCHIA I CRITERI DIAGNOSTICI STABILITI DAL CDC (CENTER FOR DISEASES CONTROL)”  e inoltre al punto 6 viene affermato:

NON USARE IL WESTERN BLOT COME UNICO TEST DI CONFERMA DI DIAGNOSI DI POSITIVITA’ AL VIRUS HIV-1”.

  • Ma questo viene chiamato e usato come test di conferma

Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR (Reazione a catena della Polimerasi), ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test:

“QUESTA TECNICA NON DEVE ESSERE USATA COME TEST DI SCREENING PER IL VIRUS HIV O COME STRUMENTO DIAGNOSTICO PER CONFERMARE LA PRESENZA DEL VIRUS

 

Ma, invece, proprio con questa metodica decide il destino di un paziente visto che sulla base di questi risultati i medici decidono quando iniziare a prescrivere le terapie farmacologiche a base di chemioterapici che andranno assunti quotidianamente per tutta la vita, sui pazienti definiti sieropositivi sulla base di test che non diagnosticano nulla. Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato che “non curano e non prevengono né l’infezione da Hiv né l’insorgenza dell’Aids” e che alcuni effetti collaterali degli stessi sono indistinguibili dalle manifestazioni cliniche di Aids (si veda l’immagine nella pagina seguente,, esemplificativa alcuni dei tanti farmaci ARV, fotografata direttamente dal sito americano www.fda.gov):

 

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  Azt label

 

L’etichetta del farmaco AZT, che anni fa veniva usato in monoterapia e attualmente si somministra alle donne  gravide e ai neonati per evitare di “trasmettere il virus” al nascituro (l’eventuale rifiuto di tale protocollo porta alla perdita della patria potesta’); inoltre tale veleno (venduto ancora in Italia con il nome di “Retrovir”) si usa ancora in combinazione con altri farmaci: -PERICOLO DI MORTE- “Tossico per inalazione, in contatto con la pelle e se deglutito”

Un esempio di uno dei farmaci più usati per “curare” l’Hiv, chiamato ATRIPLA: ecco lo screenshot del suo foglio illustrativo (SI NOTI TRA GLI EFFETTI COLLATERALI COMUNI LA NEUTROPENIA, CHE SIGNIFICA IMMUNODEFICIENZA, CHE SIGNIFICA AIDS) :

 

atripla

 

Dalla rivista The Lancet, agosto 2006, uno studio sull’inefficacia e tossicità dei farmaci anti-hiv:

“IL RISCHIO DI MORIRE DI AIDS E’ AUMENTATO DA QUANDO SI USANO I FARMACI ANTI-HIV”

anti retrovirus

antiretrovirus2


“QUESTO FARMACO NON CURA E NON PREVIENE L’INFEZIONE DA HIV E NON NE IMPEDISCE LA TRASMISSIONE. QUESTO FARMACO PUO’ CAUSARE, CON I SUOI EFFETTI COLLATERALI, SINTOMI INDISTINGUIBILI DALLA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (EFFETTI COLLATERALI COMUNI: LEUCOPENIA=AIDS)”.

 

kivexa

Milioni di vittime nel mondo sono quindi morte a causa dei farmaci che dovevano curarle.

Françoise Barrè-Sinoussi ha preso il Premio Nobel per la Medicina insieme a Luc Montagnier per la presunta scoperta del virus HIV; ma la prima ha affermato nel documentario “The Emperor’s New Virus?” che: “Purificare il virus era fondamentale per poter preparare i test per trovare gli anticorpi dell’hiv perché volevamo che i test diagnostici fossero quanto più precisi possibile. Infatti se si usa una preparazione di virus che non è purificata ovviamente identificherai anticorpi di ogni tipo…”

Però Luc Montagnier che ha condiviso con lei il Nobel ha onestamente sostenuto che…

 

montagnier non abbiamo purificato

 

Luc Montagnier: “LO RIPETO, NOI NON ABBIAMO PURIFICATO IL VIRUS”

 

Esistono circa 70 condizioni mediche riconosciute che possono portare alla positività dei test hiv, che non vengono MAI comunicate al paziente al momento del test. Tra queste troviamo la semplice influenza e il vaccino antinfluenzale stesso (nel foglio illustrativo di questo viene dichiarato che può determinare positività ai test hiv), vaccinazioni di vario tipo (ad esempio i lisati batterici), il raffreddore, la gravidanza, infezioni di varia natura (citomegalovirus, mononucleosi, herpes simplex I e II), etc..

A tal proposito, si veda l’elenco seguente, compilato da Christine Johnson:

.Fattori che possono dare esito positivo al test Hiv.

 

Anticorpi anti-carboidrati
Anticorpi che si trovano in modo naturale (Naturally-occurring antibodies)
Immunità passiva: recezione di gamma globulina o immunoglobulina (come profilassi contro infezione che contiene anticorpi)
Lebbra
Tubercolosi
Micobacterium avium
Lupus eritematoso sistemico
Insufficienza renale
Emodialisi/Insufficienza renale
Terapia di alfa interferone in pazienti di emodialisi
Influenza
Vaccino contro l’influenza
Virus Herpes semplice I (labiale)
Virus Herpes semplice II (genitale)
Infezione del tratto respiratorio superiore (raffreddore o influenza)
Infezione virale recente o esposizione a vaccini virali
Gravidanza in donne multipare ( che hanno partorito molto)
Malaria
Alti livelli di complessi immuni circolanti
Ipergammaglobulinemia (alti livelli di anticorpi)
Falsi sieropositivi in altri test, incluso il test RPR (rapid plasma reagent) per la sifilide
Artrite reumatoide
Vaccino contro l’epatite B
Vaccino contro il tetano
Trapianto di organi
Trapianto renale
Anticorpi anti-linfociti
Anticorpi anti-collageni (riscontrati in omosessuali, emofiliaci, africani in tutte e due i sessi, in persone con lebbra)
Sieropositivi al fattore reumatoide, anticorpi anti-nucleari (entrambi riscontrati nella artrite reumatoide e in altri auto-anticorpi)
Malattie autoimmuni -Lupus eritematoso, scleroderma, malattia del tessuto connettivo, dermatomiositi
Infezioni virali acute, infezioni virali del DNA
Neoplasmi maligni (cancri)
Epatite alcolica/malattia epatica alcolica
Colangite sclerosante primaria
Epatite
Sangue “appiccicoso” (negli africani)
Anticorpi con un’alta affinità per il polistirene (adoperati nei kit dei test)
Trasfusioni sanguinee, trasfusioni sanguinee molteplici
Mieloma molteplice
Anticorpi HLA (contro antigeni dei leucociti di tipo I e di tipo II)
Anticorpi anti-muscoli lisci
Anticorpi anti-celle parietali
IgM (anticorpi) anti-epatite A
IgM anti-Hbc
Somministrazione di preparati di immunoglobulina umana raccolti prima di 1985
Emofilia
Disordini ematologici maligni/limfoma
Cirrosi biliare primaria
Sindrome di Stevens-Johnson
Febbre Q con epatite associata
Campioni trattati con calore (specimens)
Siero lipemico (sangue con alti livelli di grassi o lipidi)
Siero emolizzato (sangue in cui l’emoglobulina si separa dai globuli rossi)
Iperbilirubinemia
Globuline prodotte durante gammopatie policlonali (le quali si riscontrano in gruppi a rischio AIDS)
Individui sani come risultato di reazioni crociate non capite
Ribonucleoproteine umane normali
Altri retrovirus
Anticorpi anti-mitocondriali
Anticorpi anti-nucleari
Anticorpi anti-microsomiali
Anticorpi dell’antigene di leucociti delle cellule T
Proteine nel filtro di carta
Virus Epstein-Barr
Leishmaniasi viscerale
Sesso anale ricettivo

Cosa rilevano dunque questi test che si definiscono specifici per HIV, se invece danno una reazione crociata con innumerevoli tipi di anticorpi non specifici?

In un’intervista del 2009, il co-scopritore del virus HIV Luc Montagnier ha dichiarato che:

“POSSIAMO ESSERE TUTTI ESPOSTI AL VIRUS HIV SENZA ESSERNE CRONICAMENTE INFETTATI; UN SISTEMA IMMUNITARIO FUNZIONANTE DEBELLERA’ IL VIRUS IN POCHE SETTIMANE”.

Il prof. Montagnier dovrebbe spiegarci come sia possibile liberarsi “in modo” naturale da un retrovirus che per quasi 30 anni è stato definito incurabile, letale, altamente trasmissibile….

Inoltre ricordiamo che la funzione di un vaccino è creare gli anticorpi verso la malattia stessa. Se una persona risulta positiva al test per il citomegalovirus o la toxoplasmosi, ad esempio, viene dichiarata immunizzata verso tali agenti patogeni, poiché nel sangue vengono rilevati appunto gli anticorpi specifici. Nei test HIV che, come abbiamo visto i produttori stessi dichiarano non in grado di identificare gli anticorpi HIV, la positività (ovvero la presenza dei anticorpi) viene invece valutata come indicatore di infezione cronica, progressiva e mortale.

Ma se anche l’HIV fosse un retrovirus, come sostenuto da decenni, è importante sapere che nella storia della microbiologia e della virologia nessun retrovirus è mai stato né pericoloso nè letale. Il nostro patrimonio genetico contiene infatti circa novantasettemila (97000) retrovirus endogeni (ovvero innati, non acquisiti dall’esterno) naturalmente presenti nel nostro organismo e assolutamente innocui.

Le culture cellulari usate da Gallo nel 1983, a cui seguì la pubblicazione su Science dell’articolo-annuncio della scoperta del virus HIV, erano mescolate a linfociti provenienti dal sangue di cordone ombelicale, tessuto riconosciuto da tempo per la sua ricchezza in retrovirus umani. Tale articolo comprende dunque gravi errori metodologici.

15 anni più tardi vennero effettuati controlli sperimentali in laboratori francesi e statunitensi che pubblicarono un articolo nella rivista Virology (1997), in cui si dimostravano i risultati dei loro studi al microscopio elettronico sui gradienti ottenuti a partire da culture cellulari che si ritenevano infette da HIV. In entrambi gli studi, gli autori hanno riscontrato un’abbondanza di residui cellulari senza alcuna evidenza accettabile di particelle retro virali. Quasi nello stesso momento Luc Montagnier venne intervistato da Djamel Tahi e finì per ammettere che in effetti il virus HIV non era mai stato isolato nel suo laboratorio.

 

Da cosa è causata allora l’’Aids?

L’immunodeficienza è conosciuta in medicina da secoli ed è prevalentemente causata da:

  • Uso e abuso di droghe, soprattutto nitrito di amile (“Popper”); indicativa a questo proposito la seguente ordinanza del Ministro Fazio, di cui nessuno ha parlato:

Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali

ORDINANZA 19 novembre 2009

Divieto di fabbricazione, importazione, immissione sul mercato e uso di achil-nitriti alifatici, ciclici o eterociclici e loro isomeri, in quanto tali o in quanto componenti di miscele o di articoli (Poppers). (10A00117) (G.U. Serie Generale n. 8 del 12 gennaio 2010

Tenuto conto che gli alchil-nitriti sono  stati  riconosciuti come

immunosoppressori e  promotori  della  replicazione  virale  e delle cellule tumorali, nonchè l’assunzione abituale di dette sostanze e’ stata  associata  ad  aumento  di   rischio   di   infezioni virali trasmissibili per via sessuale e di sarcoma di Kaposi;

Ritenuto pertanto di dover  adottare  specifiche  disposizioni  per limitare l’uso non  regolare  di  sostanze  denominate  «poppers»  in quanto tali o in quanto componenti di miscele o articoli; Rilevato che e’ necessario e urgente mantenere, fino a  quando  non si disporra’ di una soluzione permanente,  disposizioni  cautelari  a tutela dell’incolumita’ pubblica;Visto il decreto del Presidente della  Repubblica  21  maggio  2009 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale  del  28  maggio  2008,  n.  122,recante «Attribuzione del titolo di vice Ministro al  Sotto segretario di Stato presso  il  Ministero  del  lavoro,  della  salute  e  delle politiche sociali prof. Ferruccio Fazio, a norma dell’art. 10,  comma3 della legge 23 agosto 1988, n. 400»;

ORDINA:

  •  Art. 1

Campo di applicazione

  1.  E’ vietata la fabbricazione, immissione sul mercato e l’uso di

alchil-nitriti alifatici, ciclici o eterociclici e  loro  isomeri  in

quanto tali  o  in  quanto  componenti  di  miscele  o  di  articoli,

destinati a consumatori.

  •  Art. 2

Ritiro dal commercio

  1.  Le sostanze, le miscele e gli articoli di cui all’art. 1,  gia’

immessi sul mercato,  devono  essere  ritirati  dal  commercio  entro

trenta giorni dalla data di pubblicazione della presente ordinanza.

  • Art. 3

Vigilanza

  1.  Le Autorita’ sanitarie di controllo e  gli  organi  di  polizia

giudiziaria e postale  sono  preposti  alla  vigilanza  sulla  esatta

osservanza della presente ordinanza.

  •  Art. 4

Disposizioni transitorie e finali

  1.  La presente ordinanza ha validita’ di 12 mesi a decorrere dalla

data di pubblicazione.

  1. La presente ordinanza entra in vigore il medesimo giorno  della

sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Roma, 19 novembre 2009

 

  • Il vice Ministro: Fazio

Registrato alla Corte dei conti il 21 dicembre 2009

Ufficio di  controllo  preventivo  sui  Ministeri  dei  servizi  alla

persona e dei beni culturali, registro n. 7, foglio n. 177.

 

  •  Patologie varie (emofilia, malaria, lebbra, tubercolosi, infezioni ricorrenti di varia natura, abuso di antibiotici e cortisonici, che sono immunosoppressori;
  •  Gli stessi farmaci anti-hiv (come dichiarato nel loro stesso foglio illustrativo); carenze alimentari, malnutrizione, assenza di acqua potabile-Africa.

 

L’AIDS e la legge.

La corte di Dortmund, il 15 Gennaio 2001, ha emesso una sentenza di condanna ad 8 mesi, con sospensione della pena, in un procedimento per corte di Dortmund(Legge § 220a StGB) contro le Autorità Sanitarie Federali Tedesche e contro il Parlamento della Repubblica Federale Tedesca. Le autorità sanitarie erano accusate di aver diffuso informazioni e foto false relative all’isolamento del virus HIV.

il Parlamento Tedesco era accusato di aver assecondato tali menzogne nonostante fosse a conoscenza dal 1994 del fatto che il virus HIV non è mai stato isolato, e che conseguentemente nessun test poteva essere approvato ed utilizzato per definire infette persone che, sane prima del test, sono poi morte dopo un trattamento con farmaci antiretrovirali.

La tesi dell’accusa, e cioè che ne Montagnier (1983) ne Gallo (1984) avevano isolato alcun virus in connessione con l’AIDS e che il Bundestag era dal 1994 a conoscenza di tale fatto, è stata provata sulla base di un documento registrato negli archivi del German Bundestag stesso col numero DS 12/8591. Dopo la sentenza i ricorrenti hanno indirizzato una lettera nella quale descrivono le motivazioni e le conclusioni del procedimento legale a:

* ONU, Office of the High Commissioner for Human Rights, Mary Robinson
* Tutti i capi di Stato e tutti i capi di Governo
* Tutte le Organizzazioni Governative

 

Un’altra notizia non riportata dai mass media, liberamente consultabile sul sito americano del CDC; ne riportiamo un estratto significativo:

On Jan 4, 2010, the US government made a very significant about face: “HHS/CDC is removing HIV infection from the definition of communicable disease of public health significance contained in 42 CFR 34.2(b) and scope of examination, 42 CFR 34.3 because HIV infection does not represent a communicable disease that is a significant threat to the general U.S. population”.

“L’HIV NON E’ UNA MALATTIA SESSUALMENTE TRASMISSIBILE DI RILEVANZA PER LA SALUTE PUBBLICA” 

(Center for Diseases Control & Hillary Clinton, 4 gennaio 2010)

 

Nessuno stato europeo considera l’aids un’emergenza epidemica, tanto è vero che anche in Italia è considerata solo epidemia di Classe III (perfino la sorveglianza epidemiologica della rosolia si trova in Classe II, quindi è considerata più rilevante).

 

Padian Study:

il più importante studio epidemiologico condotto sulla trasmissibilità dell’hiv, condotto in California, ha esaminato 175 coppie eterosessuali sessualmente attive, in cui un partner era sieropositivo e l’altro sieronegativo; le coppie sono state monitorate per un periodo di oltre 6 anni per valutare eventuali casi di siero conversione. Un quarto delle coppie ammise di non usare precauzioni durante i rapporti sessuali: non ci fu nemmeno un caso di siero conversione.

 

-Estratto della tesi di laurea in Medicina e Chirurgia del dr. Daniele MANDRIOLI,

(Università degli Studi di Bologna, Votazione 110/110 e lode, reperibile in formato video su youtube)

.Legislazioni nazionali e internazionali che si contraddicono da sole e incoerenze diagnostiche e cliniche-

 

.La diagnosi secondo la legge italiana.

 

La nostra indagine non poteva che cominciare dal sito del Ministero della Salute. Qui scopriamo che la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) viene diagnosticata in Italia secondo i criteri stabiliti dalla circolare del Ministero della Sanità n. 9 del 9 aprile 1994, integrati successivamente dai decreti interministeriali del 21 ottobre 1999 e del 7 maggio 2001. Queste disposizioni si rifanno ai criteri suggeriti dal CDC nel documento «Revised Classification System for HIV Infection and Expanded Surveillance Case Definition for AIDS Among Adolescents and Adults» del 1993.

Riportiamo ora un estratto della circolare n. 9 del 9 aprile 1994 sottolineando quelle parti che verranno poi analizzate più a fondo.

Circolare Ministero della Sanità 29 aprile 1994, n. 9

(Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 110 del 13 maggio 1994)

Revisione della definizione di caso di AIDS ai fini della sorveglianza epidemiologica

Lista delle malattie infettive di AIDS:

 

– candidosi di bronchi, trachea, o polmoni;

– candidosi esofagea;

– carcinoma cervicale invasivo;

– coccidioidomicosi disseminata o extrapolmonare;

– criptococcosi extrapolmonare;

– criptosporidiosi intestinale cronica (durata un mese);

– infezione da Cytomegalovirus (con interessamento diverso o in aggiunta

a fegato, milza o l’infonodi);

– retinite da Cytomegalovirus;

– encefalopatia HIV-correlata;

– herpes simplex: ulcera cronica (durata un mese), o bronchite, polmonite,

o esofagite;

– istoplasmosi disseminata o extrapolmonare;

– isosporidiosi intestinale cronica (durata un mese);

– linfoma di Burkitt;

– linfoma immunoblastico;

– linfoma primitivo cerebrale;

– micobatteriosi da M. Avium o da M. Kansasii disseminata o extrapolmonare;

– tubercolosi polmonare;

– tubercolosi extrapolmonare;

– micobatteriosi da altre specie o da specie non identificate disseminata

o extrapolmonare;

– polmonite da Pneumocystis Carinii;

– polmonite ricorrente;

– leucoencefalopatia multifocale progressiva;

– sepsi ricorrente da salmonella;

– toxoplasmosi cerebrale;

– wasting syndrome HIV-correlata;

 

La notifica dei casi conclamati di sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) è obbligatoria in base al decreto ministeriale 28 novembre 1986 del Ministero della Sanità.

Definizione epidemiologica di caso adulto di AIDS per cui è richiesta la notifica:

  1. In assenza di risultati positivi circa l’infezione da HIV, ed in assenza di altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche di seguito elencate è indicativa di AIDS se diagnosticata in modo definitivo (per la definizione di diagnosi accertata vedi le successive istruzioni della sezione 2 della scheda):

– candidosi esofagea, tracheale, bronchiale o polmonare;

– criptococcosi extrapolmonare;

– criptosporidiosi con diarrea persistente da oltre un mese;

– infezione da Cytomegalovirus polmonare o del S.N.C;

– infezione da Herpes simplex ulcerativa e persistente o bronchite o polmonite, o esofagite;

– sarcoma di Kaposi in un paziente di età superiore ai 60 anni;

– linfoma cerebrale primitivo in un paziente di età inferiore ai 60 anni;

– micobatteriosi atipica disseminata (con localizzazione diversa o in aggiunta a quella polmonare o di linfonodi ilari o cervicali);

– polmonite da Pneumocystis Carinii;

– leucoencefalite multifocale progressiva;

– toxoplasmosi cerebrale.

  1. In presenza di risultati positivi circa l’infezione con HIV indipendentemente dal riscontro con altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche già riportate nel paragrafo 1, e di quelle sottoelencate, con il relativo livello di accertamento diagnostico, è indice di diagnosi di AIDS. Per la definizione di diagnosi accertata e presuntiva di ciascuna specifica patologia vedi le successive istruzioni della sezione 2 della scheda.

Malattie per le quali è richiesto l’accertamento diagnostico:

– coccidioidomicosi disseminata (con localizzazioni diverse associate a polmoni o linfonodi ilari o cervicali);

– encefalopatia da HIV, detta AIDS dementia complex;

– istoplasmosi disseminata (con localizzazioni diverse o associate in polmoni o linfonodi ilari o cervicali);

– isosporiasi con diarrea persistente da oltre un mese;

– linfoma cerebrale primitivo a qualsiasi età;

– altri linfomi non Hodgkin del fenotipo immunologico a cellule o di fonotipo immunologico sconosciuto e dei seguenti tipi istologici:

  1. a) linfoma a cellule piccole non clivate; b) sarcoma immunoplastico;

– qualsiasi infezione disseminata da Micobatteri diversi da quelli della tubercolosi;

– setticemia ricorrente da salmonella non tifoide;

– wasting syndrome;

– carcinoma cervicale invasivo.

Malattie per le quali è sufficiente una diagnosi presuntiva:

– esofagite da Candida;

– retinite da CMV con grave compromissione del virus;

– sarcoma di Kaposi;

– micobatteriosi disseminata;

– polmonite da Pneumocystis Carinii;

– tubercolosi extrapolmonare;

– polmonite ricorrente;

– tubercolosi polmonare;

– toxoplasmosi cerebrale.

SEZIONE 2

In assenza di evidenza di laboratorio per l’infezione da HIV le cause di immunodeficienza che squalificano le infezioni opportuniste come indicatori di AIDS sono:

– terapia corticosteroidea sistemica ad alte dosi o a lungo termine o altre terapie immunodepressive o citotossiche nei tre mesi prima dell’inizio della malattia opportunistica;

– qualsiasi delle seguenti malattie diagnostiche prima o entro tre mesi dopo la diagnosi di malattia opportunistica;

– leucemia linfocitica;

– mieloma multiplo;

– morbo di Hodgkin;

– linfoma non Hodgkin oppure altri tumori maligni di tessuti linforeticolari o istioetici, per esempio linfoma di Burkitt, istiocitiosi X, sarcoma

immunoblastico, micosi fungoide, sindrome di Szezary, linfoadenopatia angioimmunoblastica;

– una sindrome di immunodeficienza acquisita atipica per l’infezione da HIV come quelle in cui si rileva una ipogammaglobulinemia, o una sindrome di immunodeficienza genetica.

Altre possibili cause di immunodeficienza di per sé non squalificano la malattia opportunistica come indicatore di AIDS.

Nella circolare del 1994 non viene presa in considerazione la conta dei linfociti CD4 come parametro diagnostico di AIDS, al contrario di quanto suggerito dal CDC. Ma coi due decreti ministeriali sopra citati, il legislatore introdurrà sia la conta dei linfociti CD4, sia l’indice di Karnofsky (che valuta lo stato fisico di un malato oncologico) come parametri di «grave deficienza immunitaria» che permettono la diagnosi di AIDS nel paziente sieropositivo. Ecco un estratto dei due decreti.

Decreto 21 ottobre 1999

(Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 299 del 22 dicembre 1999)

Definizione dei casi di AIDS conclamata o di grave deficienza immunitaria per i fini di cui alla legge 12 luglio 1999, n. 231

ART. 1 – Definizione di caso di AIDS

  1. La definizione di caso di AIDS conclamata ricorre, ai fini di cui all’art. 1 della legge 12 luglio 1999, n. 231, nelle situazioni indicate nella circolare del Ministero della Sanità 29 aprile 1994, n. 9, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 110 del 13 maggio 1994.

ART. 2 – Grave deficienza immunitaria

  1. La grave deficienza immunitaria ricorre, ai fini di cui all’art. 1 della legge 12 luglio 1999, n. 231, quando, anche in assenza di identificazione e segnalazione ai sensi della circolare di cui all’art. 1 del presente decreto, la persona presenti anche uno solo dei seguenti parametri:

– numero di linfociti TCD4+ pari o inferiore a 100/mmc, come valore ottenuto in almeno due esami consecutivi effettuati a distanza di quindici giorni l’uno dall’altro;

– indice di Karnofsky pari al valore di 50.

Decreto 7 maggio 2001

Definizione dei casi di AIDS conclamata o di grave deficienza immunitaria per i fini di cui alla legge 12 luglio 1999, n. 231. Modifica dell’art. 2 del decreto interministeriale 21 ottobre 1999

ART. 1 – Modificazioni all’art. 2 del decreto interministeriale 21 ottobre 1999

L’art. 2 del decreto del Ministro della Sanità di concerto con il Ministro della Giustizia del 21 ottobre 1999 citato nelle premesse è sostituito dal seguente:

ART. 2 – Grave deficienza immunitaria

  1. La grave deficienza immunitaria ricorre, ai fini di cui all’art. 1 della legge 12 luglio 1999, n. 231, quando, anche in assenza di identificazione e segnalazione ai sensi della circolare di cui all’art. 1 del presente decreto, la persona presenti anche uno solo dei seguenti parametri:
  2. a) numero di linfociti TCD4+ pari o inferiore a 200/mmc, come valore ottenuto in almeno due esami consecutivi effettuati a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro;
  3. b) indice di Karnofsky pari o inferiore al valore di 50.

 

Discussione

È sorprendente apprendere che per legge e secondo il Center of Disease Control and Prevention (CDC), organo ufficiale americano preposto alla sorveglianza delle epidemie, si può avere AIDS in assenza di HIV. Recita infatti la legge «in assenza di risultati positivi circa l’infezione da HIV, ed in assenza di altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche di seguito elencate è indicativa di AIDS se diagnosticata in modo definitivo».

Questo contraddice la famosa Dichiarazione di Durban -voluta con urgenza da Montagnier- pubblicata su Nature con 5000 firmatari, tra cui 11 premi Nobel, dove si afferma che «patients with acquired immune deficiency syndrome, regardless of where they live, are infected with HIV», cioè «i pazienti con AIDS, indipendentemente da dove vivono, sono infetti da HIV».

Allora perché è possibile fare diagnosi di AIDS in assenza di esami di laboratorio che confermino che l’individuo è sieropositivo? Infatti pazienti che sono negativi in qualsiasi test per HIV, se sviluppano un sarcoma di Kaposi a più di 60 anni sono legalmente etichettabili come pazienti con AIDS. Ricordiamoci, però, che Moritz Kaposi scoprì il sarcoma che porta il suo nome nel 1872 [98], proprio su 5 pazienti anziani. Perciò è alquanto improbabile che l’HIV ne sia la causa esclusiva, essendo comparso più di cento anni dopo.

Quindi non possiamo considerare il sarcoma di Kaposi come sintomo patognomonico di infezione da HIV. E se un sintomo non è patognomonico (cioè attribuibile solo ed esclusivamente ad HIV), e se inoltre gli esami di laboratorio escludono la presenza di HIV, fino a prova contraria la malattia sarebbe da considerarsi idiopatica (cioè di origine sconosciuta) oppure dovrebbero essere ricercate altre possibili cause.

Come osservato da Ruggiero, Galletti et al. [99], il ministero stesso elenca alcune cause di immunosoppressione (terapie corticosteroidea o citotossiche, nei tre mesi precedenti l’insorgenza della malattia opportunistica) che entrano in diagnosi differenziale con HIV. Cioè ammette che i sintomi, dovuti alle altre cause di immunodepressione elencate nella circolare, siano indistinguibili dai sintomi dovuti ad HIV. Ma inspiegabilmente la legge afferma anche che «altre possibili cause di immunodeficienza di per sé non squalificano la malattia opportunistica come indicatore di AIDS».

La legge, quindi, ignora come possibili altre cause tutte quelle condizioni patologiche o fisiologiche che possono portare a immunodepressione, solo perché non presenti nella circolare, quali: malnutrizione, stress (psicologico e fisico), abuso di droghe, farmaci, infezioni croniche, flogosi croniche, sostanze tossiche e perfino la gravidanza.

Facciamo un esempio: se una donna HIV negativa, che è incinta e allo stesso tempo abusa di droghe, sviluppa una toxoplasmosi cerebrale, può venire diagnosticato come caso di AIDS (anche se è sieronegativa).

Al contrario, un paziente HIV negativo affetto da sarcoidosi, che è in terapia con corticosteroidi ad alte dosi e sviluppa la stessa infezione, non viene diagnosticato come caso di AIDS, solo perché i corticosteroidi sono elencati nella circolare (mentre l’abuso di droghe no).

Questo non ha alcuna giustificazione dal punto di vista medico-legale poiché una toxoplasmosi cerebrale non ha come uniche cause necessarie, esclusive e sufficienti HIV e quelle elencate dalla circolare.

Bensì tutte le cause possibili, indipendentemente che siano o non siano nell’elenco.

Una toxoplasmosi cerebrale non si può quindi assolutamente considerare patognomonica di infezione di HIV, soprattutto in un e paziente sieronegativo dove non si siano escluse altre plausibili cause.

«In presenza di risultati positivi circa l’infezione con HIV indipendentemente dal riscontro con altre cause note di immunodeficienza, ognuna delle forme cliniche già riportate nel paragrafo 1, e di quelle sottoelencate, con il relativo livello di accertamento diagnostico, è indice di diagnosi di AIDS».

Si esclude cioè il ruolo di concausa di qualsiasi altro tipo di immunosoppressore, se è presente HIV, nel generare il quadro clinico. Perciò, se un paziente sieropositivo assume cortisone e chemioterapici, considerati nella medesima circolare fattori capaci di generare sintomi indistinguibili da quelli di HIV, e in seguito sviluppa una polmonite opportunista, viene necessariamente diagnosticato come malato di AIDS.

Egli non può, secondo la legge, essere considerato come un paziente sieropositivo che ha sviluppato una polmonite opportunista iatrogena (cioè causata da atto o terapia medica). Questo è totalmente irrazionale.

Dal momento che la legge ammette che entrambe possano essere cause sufficienti nel dare il medesimo sintomo, non dovrebbe poi negare a una delle due il valore di concausa quando siano entrambe presenti. Infatti, se il medesimo paziente assume alte dosi del farmaco immunodepressore, sarà più probabilmente questo a contribuire come concausa di maggior peso allo sviluppo del quadro clinico. Al contrario, se assume dosi bassissime del farmaco immunodepressore e si sviluppa comunque un quadro clinico grave, si potrebbe eventualmente considerare come preponderante il ruolo della concausa HIV. Ma in nessun caso si dovrebbero poter considerare come cause mutualmente esclusive, cioè che si escludono a vicenda, fino a prova contraria.

 

HIV: ULTERIORE LETTERATURA MEDICA

1)“In 1985, at the beginning of HIV testing, it was known that “68% to 89% of all repeatedly reactive ELISA (HIV antibody) tests [were] likely to represent false positive results.” (New England Journal of Medicine. 1985)”.

NEW ENGLAND JOURNAL O MEDICINE: “dal 68% all’89% dei test Elisa per anticorpi HIV rappresentano falsi positivi”

2) In 1992, the Lancet reported (“HIV Screening in Russia”) that for 66 true positives, there were 30,000 false positives. And in pregnant women, “there were 8,000 false positives for 6 confirmations.”

LANCET: “per 66 individui positivi al test hiv ci sono 30.000 falsi positivi”

In September 2000, the Archives of Family Medicine stated that the more women we test, the greater “the proportion of false-positive and ambiguous (indeterminate) test results.”

The tests described above are standard HIV tests, the kind promoted in the ads. Their technical name is ELISA or EIA (Enzyme-linked Immuno-sorbant Assay). They are antibody tests. The tests contain proteins that react with antibodies in your blood.

False Positives.

In the U.S., you’re tested with an ELISA first. If your blood reacts, you’ll be tested again, with another ELISA. Why is the second more accurate than the first? That’s just the protocol. If you have a reaction on the second ELISA, you’ll be confirmed with a third antibody test, called the Western Blot. But that’s here in America. In some countries, one ELISA is all you get.

It is precisely because HIV tests are antibody tests, that they produce so many false-positive results. All antibodies tend to cross-react. We produce anti-bodies all the time, in response to stress, malnutrition, illness, drug use, vaccination, foods we eat, a cut, a cold, even pregnancy. These antibodies are known to make HIV tests come up as positive.

The medical literature lists dozens of reasons for positive HIV test results: “transfusions, transplantation, or pregnancy, autoimmune disorders, malignancies, alcoholic liver disease, or for reasons that are un-clear…” (Archives of Family Medicine. Sept/Oct. 2000).

“Liver diseases, parenteral substance abuse, hemodialysis, or vaccinations for hepatitis B, rabies, or influenza…” (Archives of Internal Medicine, August, 2000).

The same is true for the confirmatory test the Western Blot. Causes of indeterminate Western Blots include: “lymphoma, multiple sclerosis, injection drug use, liver disease, or autoimmune disorders. Also, there appear to be healthy individuals with antibodies that cross-react….” (ibid).

ARCHIVES OF INTERNAL MEDICINE: “ESISTONO DOZZINE DI CAUSE CHE POSSONO RENDERE POSITIVO UN TEST HIV: VACCINAZIONI, INFLUENZA, GRAVIDANZA, TRASFUSIONI, E INOLTRE CI SONO INDIVIDUI SANI I CUI ANTICORPI REAGISCONO AL TEST HIV”.

Pregnancy is consistently listed as a cause of positive test results, even by the test manufacturers. “[False positives can be caused by] prior pregnancy, blood transfusions… and other potential nonspecific reactions.” (Vironostika HIV Test, 2003).

 

ALTRA LETTERATURA: 

  • Già nel 1985, proprio il futuro Nobel Montagnier mostrò sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine che un test Hiv positivo ritorna negativo e che un conteggio di cellule T4 basso torna normale attraverso la cessazione dei rapporti anali, ciò significa che il risultato positivo del test Hiv non è dovuto a un retrovirus:

 

x5

 

http://www.annals.org/content/103/4/545.abstract

  • Articolo storico scritto del co-premio Nobel Howard Temin (per la scoperta della transcriptasi inversa) che dimostra come questo enzima NON sia specifico di una ipotetica attività retrovirale.

 

revers trasciption

 

http://mbe.oxfordjournals.org/content/2/6/455.full.pdf

  • La prestigiosa rivista Science, pubblicò un articolo storico che dimostra come il famoso “virus” hiv non uccida i linfociti T nelle colture di laboratorio.

http://www.sciencemag.org/content/229/4720/1400.abstract

  •  La prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine afferma che svariate patologie AIDS-correlate appaiono poco dopo aver iniziato la terapia antiretrovirale. Ma per molti sono farmaci “salvavita”.

http://www.annals.org/content/133/6/447.abstract

  • Il CDC (Centro di Controllo per le Malattie) affermò, prima di sfruttare l’idea infondata di un virus che “l’esposizione ad alcune sostanze tossiche e droghe (piuttosto che un agente infettivo) può condurre all’ immunodeficienza un gruppo di omosessuali maschi che condivide un particolare stile di vita”.

http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/00001114.htm

  • Secondo questo studio, pubblicato proprio da Gallo e Gonda, il presunto virus HTLV-3/HIV si trova nella saliva. E, sebbene esistano test salivari per la rilevazione dei presunti anticorpi HIV (se ci sono anticorpi in un fluido organico, deve esserci anche il virus), da decenni viene detto che il virus non si trasmette con starnuti, colpi di tosse, etc… La foto, secondo gli autori, rappresenterebbe una micrografia elettronica del virus nella saliva.

http://www.sciencemag.org/content/226/4673/447.abstract

  • In questo articolo dell’American Journal of Reproduction and Immunology si dimostra come le presunte “proteine hiv” siano presenti nella placenta umana. Ricordiamo che nei loro esperimenti all’inizio degli anni 80 sia Gallo che Montagnier aggiunsero nelle colture cellulari in cui affermarono di aver trovato il nuovo retrovirus hiv proprio della placenta umana.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1930645

Come infatti si può notare nella micrografia seguente, confrontando le particelle isolate da Montagnier con le particelle presenti nella placenta umana, non vi è alcuna differenza:

  • Articolo che dimostra la presenza della “carica virale” in soggetti sieronegativi.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9890848

  •  Il più grande studio mai effettuato sulla presunta trasmissione del “virus hiv” con lo scambio di siringhe infette dimostra che tra la persone che usavano gli aghi sterili distribuiti dalle associazioni di prevenzione il livello di sieroconversione era molto superiore rispetto a chi si scambiava aghi potenzialmente infetti:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9420522

  •  Articolo sull’epatotossicità dei farmaci antiretrovirali. Il collasso epatico è la prima causa di morte nei sieropositivi e non fa parte delle presunte patologie hiv-correlate:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11830344

  •  Articolo che dimostra come pazienti confermati sieropositivi siano ritornati sieronegativi:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9863108

  •  Studio pubblicato su Lancet: le donne sieropositive che allattano al seno i bambini NON trasmettono il “virus”. I bambini che bevono latte non materno…diventano sieropositivi… Ma alle donne sieropositive e ai loro nascituri viene somministrato il chemioterapico tossico AZT per “prevenire” in contagio madre-figlio.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10465172

  • Recentemente un gruppo di ricerca italiano ha dimostrato e pubblicato sulla prestigiosa rivista Blood (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22286198) che si può incontrare HIV molte volte e rimanere (o tornare) sieronegativi. Questi ricercatori, mediante sofisticate analisi molecolari hanno dimostrato che esistono soggetti i cui CD4 recano traccia (firma di miRNA) molecolare dell’incontro con HIV, ma che restano (o tornano ad essere) sieronegativi (vedi lavoro su Blood allegato). Le parole chiave sono all’inizio della discussione: In this study, we have shown that exists a miRNA signature that discriminate infected from exposed uninfected subjects. Cioè esistono soggetti con esposizioni multiple che hanno incontrato inequivocabilmente il virus (miRNA signature), definiti “exposed” ma restano (o tornano ad essere) sieronegativi, e secondo loro, “uninfected”. Questa è la dimostrazione molecolare delle parole del Prof. Montagnier “puoi incontrare HIV tutte le volte che vuoi ed il tuo sistema immunitario se ne libererà in poche settimane, se hai un buon sistema immunitario”. Il che vuol dire che prima viene l’immunodeficienza e poi l’infezione produttiva di HIV ed eventualmente la sua cronicizzazione.

Questo lavoro dimostra chiaramente che i test anticorpali non sono in grado di rilevare l’infezione da HIV in quanto puoi avere incontrato il virus (come dimostrato dalla firma molecolare), ma essere sieronegativo.

Se si entra nel dettaglio, ovviamente lo studio dimostra che l’esposizione era avvenuta molto tempo prima; cioè non è che ancora non sono diventati HIV+ e lo diventeranno tra un po’. Questo è scritto chiaramente nella discussione. Inoltre il lavoro su Blood dimostra che l’approccio con vaccini che usino proteine virali non appare molto promettente (nonostante 25 anni di ricerche e soldi pubblici spesi dall’Istituto Superiore di Sanità). Infatti nelle conclusioni scrivono chiaramente, pur usando la diplomazia necessaria:

Furthermore, the evidence that HIV-1 antigen exposure (as observed both in ex vivo and in vitro condition) causes a significant change in miRNA expression profile, is particularly intriguing because of its possible implication for understanding the inefficacy of some HIV-1 vaccine based on viral proteins as antigens.).

Cioè, danno per acquisita l’inefficacia e dicono che grazie ai loro risultati si può comprendere il perché dell’inefficacia, Questo articolo dimostra che :

1 si può essere esposti a quello che viene chiamato hiv e/o alle sue proteine specifiche e rimanere sieronegativi ;

2 I soggetti esposti all’Hiv che non diventano sieropositivi non svilupperanno dunque mai l’Aids per definizione ;

3 I test Elisa e Western Blot non sono dunque adeguati per dimostrare l’esposizione all’Hiv dato che gli autori dimostrano che ci sono individui che recano la firma molecolare di esposizioni multiple all’Hiv ma rimangono sieronegative ai test suddetti ;

4 Quindi la sieropositività non è dovuta alla sola esposizione all’Hiv; ci sono altri fattori che rendono sieropositivi ;

5 Ipotetici vaccini sono inutili, e questo spiega l’ennesima truffa e il totale fallimento con annesso spreco di miliardi di Ensoli e compagnia bella.

  • Riportiamo, infine, un estratto molto indicativo di un procedimento penale nei confronti di Robert Gallo, tenutosi in Australia nel 2007 in cui Gallo stesso ammette davanti al Giudice che L’HIV NON E’ LA CAUSA DELL’AIDS.

L’avvocato a Gallo: “Lei aveva trovato l’hiv in 48 persone su 119, cioè il 40%?”

Gallo: “Sono d’accordo”

L’avvocato: “E’ d’accordo sul fatto che l’isolamento dell’HIV soltanto dal 40% dei pazienti non costituisce la prova che l’HIV causa l’AIDS?”

Gallo: “Direi di sì, da solo, indipendentemente, un isolamento del 40% di un nuovo virus, direi che non è la causa“.

A pagina 1300 Gallo ammette il fatto di riscontrare basse percentuali di positività nei soggetti con i sintomi dell’AIDS:

Avvocato: “Per gli adulti con KS (Sarcoma di Kaposi), del 30%; per gli adulti con infezioni opportunistiche da AIDS del 47%. Lei accetta le sue cifre?”

Gallo: “Accetto le cifre”.

Nella pagina 1317 Gallo riconosce che non ha riscontrato il cosiddetto HIV nelle lesioni da KS (Sarcoma di Kaposi) e nemmeno nelle cellule T; nella pagina 1318 Gallo ammette che i test PCR di ‘carica virale’ non possono essere adoperati per dimostrare l’avvenuta infezione dovuta ad un virus.

NB: La trascrizione del processo è su: http://aras.ab.ca/articles/legal/Gallo-Transcript.pdf

L’ossessione virale e il fallimento di ROBERT GALLO:

-la questione del virus “HL23V”-.

 

Nel 1984 Gallo aveva già passato più di una decina d’anni nella ricerca dei retrovirus e del cancro. Era uno dei molti virologi coinvolti nel decennio della guerra contro il cancro del Presidente Nixon. Verso la metà degli anni ’70 Gallo affermò di aver scoperto il primo retrovirus umano in pazienti affetti da leucemia. Affermava che i suoi dati provavano l’esistenza di un retrovirus che egli chiamò HL23V. Ora, proprio come avrebbe fatto più tardi per l’Hiv, Gallo usò le reazioni agli anticorpi per ‘provare’ quali proteine nelle colture erano proteine virali. E non molto tempo dopo altri proclamarono di aver trovato gli stessi anticorpi in molte persone che non avevano la leucemia. Comunque, pochi anni dopo si dimostrò che questi anticorpi capitavano in modo naturale ed erano diretti contro molte sostanze che non avevano niente a che fare con i retrovirus. Allora ci si rese conto che l’HL23V era un grosso errore. Non vi era alcun retrovirus dell’HL23V. Così i dati di Gallo diventarono motivo di imbarazzo e ora l’HL23V è scomparso. Quello che ci sembra interessante è sapere che la dimostrazione usata per affermare l’esistenza dell’HL23V è lo stesso tipo di dimostrazione data per provare l’esistenza dell’Hiv.

 

Esempio di una reale foto al microscopio elettronico che mostra l’isolamento e la purificazione virale; le piccole frecce indicano impurità, le restanti particelle sono tutte virali (virus Friend della leucemia, fotografato nel 1965 dal prof. Etienne De Harven, anatomo-patologo e microscopista elettronico). Tale procedura ufficiale di isolamento e purificazione virale non è mai stata adottata per l’Hiv.

PURIFICAZIONE

Dalla rivista Virology, 1997 – Studio condotto in maniera congiunta da gruppi di ricerca in USA, Francia e Germania, rappresenta il primo e unico tentativo di isolamento e purificazione del presunto retrovirus HIV, dalla sua presunta scoperta nel 1984: gli autori stessi ammettono di aver purificato solo delle vescicole cellulari. I due gruppi di ricerca, inoltre, hanno isolato particelle di dimensioni diverse non solo l’uno dall’altro, ma anche e soprattutto molto più grandi rispetto alle presunte particelle virali isolate da Gallo e Montagnier negli anni 80. Non fu possibile isolare e purificare alcun virus.

Questo è stato confermato anche direttamente in una video intervista da Charles Dauguet,  microscopista elettronico di Luc Montagnier:

In ultima istanza, viene da chiedersi perché il programma mondiale di lotta contro l’aids degli Stati Uniti sia gestito dal National Security Council e dalla CIA, e non sia stato invece affidato agli organismi sanitari competenti.


 

PER INFORMAZIONI E APPROFONDIMENTI CONSULTARE SU  WWW.YOUTUBE.COM:

-“House of Numbers Epidemiologia e Aids”;

-“HIV-AIDS 2014: Ricercatore smaschera e rende pubblica la truffa dell’HIV”;

-“L’Altro lato dell’Aids”;

-“The Emperor’s New Virus?”

-“La scienza del panico”;

– HIV INFORMA: Intervento Prof. Marco Ruggiero;

-Daniele Mandrioli “DOES HIV CAUSE AIDS?”.

 

PER SCARICARE DIRETTAMENTE QUESTA DOCUMENTAZIONE O PER VISIONARE TUTTE LE FOTO E GLI ARTICOLI,CLICCARE IL SEGUENTE LINK

ALLEGATI

LETTURE

Questo articolo è stato tradotto dal tedesco allo spagnolo e dallo spagnolo all’italiano da traduttori non professionisti. Scusate quindi eventuali errori di definizione di termini medici o di forma.

E’ in nostra opinione un articolo molto importante perché permette di aprire una discussione sul fatto che quello che viene presentato come distruzione del sistema immunitario da parte dell’ ”HIV”, viene qui descritto come un comportamento cellulare in condizioni di estremo stress, già studiato e conosciuto. Ne deriva che i test non solo sarebbero inutili in quanto le proteine o il DNA rilevati non avrebbero origine virale ma endogena, ma anche estremamente dannosi perché un risultato positivo aumenta enormemente due dei fattori di stress, quello psicologico e quasi sempre quello tossico, per i farmaci somministrati a volte anche come preventivi (antiretrovirali, antibiotici, sulfamidici che presi per lunghi periodi provocano danni permanenti al DNA mitocondriale)…

http://www.tig.org.za/TIGit/Haessig.htm

http://digilander.libero.it/controinfoaids/doc/patogenesi.htm

http://igienismo-igienenaturale.blogspot.it/2008/04/aids-e-se-non-fosse-un-virus.html

 

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Cancro: meccanismi oscuri e “deviati” della ricerca

Cancro: meccanismi oscuri e “deviati” della ricerca


 ***Terza parte***

Cancro,tutto ciò che non sappiamo e che non ci viene detto.


Reportage documentato sui meccanismi oscuri che stanno dietro il palcoscenico della ricerca sul cancro. I motivi del fallimento, le persecuzioni ai ricercatori “deviati”, il giro d’affari, le coperture politiche e l’asfissiante propaganda di terapie pesantemente nocive.Uno strumento di notevole utilità per capire, o affrontare con coscienza, uno dei fenomeni oggi più preoccupanti per la salute umana.


cancro immagine


Finanziamenti e Profitti a discapito delle terapie e cure mediche “non convenzionali”.Guadagni e investimenti effettuati coprendo progetti di vitale importanza.La soppressione delle nuove idee per pregiudizio e competizione.


Se non mettiamo la libertà di cure mediche nella costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà  piano piano e senza farsene accorgere in una dittatura. E il tentativo di limitare solo ad una classe di persone l’arte della medicina rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.


Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza USA


Dichiarazione d’Indipendenza USA

Nel settembre successivo a questa riunione, l’OTA finalmente rilasciò un aggiornamento
del proprio documento sulle terapie complementari per il cancro (Unconventional Cancer Treatments) e Moss esultò.
Si tratta di un documento storico in cui per la prima volta viene ammesso che ≪la medicina ufficiale da sola non riesce a coprire le necessità di migliaia di vittime di cancro≫ e che queste crepe della medicina ufficiale potevano essere riempite con quello di buono che c’era nella medicina complementare.


La Commissione OTA inviò le raccomandazioni e le proposte emerse dal dibattito e dal documento al National Cancer Institute (NCI), ma l’NCI fece come se niente fosse successo.
Esistono una serie di “blocchi” per quanto riguarda il riconoscimento delle terapie complementari per i tumori:
  • l’FDA la quale garantisce il monopolio delle multinazionali tramite investimenti di centinaia e    centinaia di milioni di dollari.
  • l’NCI il quale distribuisce i fondi governativi per la ricerca sul cancro.

 

Approvare richieste di finanziamento da parte di piccoli istituti di ricerca è un’iniziativa “difficile” e e pericolosa per qualsiasi burocrate o consigliere. E’ pericoloso poiché  se il progetto diventa fastidioso per il sistema stesso,inevitabilmente si cercherà di capire chi ha approvato la richiesta a monte.

Una richiesta di finanziamento deve perciò essere approvata da una grande varietà di scienziati,burocrati e UOMINI D’AFFARI.


Quando Pauling e Cameron documentarono sorprendenti risultati con la terapia di megadosi di vitamina C su pazienti con cancro, il National Cancer Institute insistette che potevano essere considerati solo se avessero cominciato da zero partendo da studi su animali, prima che quegli stessi studi clinici potessero essere duplicati e confermati. Questo significava aspettare almeno venti anni, ma Pauling accettò e fece domanda per un modesto finanziamento dall’NCI. Cinque volte questo premio Nobel, autore di oltre 400 studi scientifici, fece domanda peri finanziamenti dell’NCI. Quattro volte la sua richiesta fu respinta ufficialmente.Una volta non fu respinta, tecnicamente, ma poiché in questo caso fu dato al progetto di Pauling una bassa priorità, in pratica non fumai finanziata.
Ralph Moss, The Cancer Industry, 1980


Un altro fattore che porta alla soppressione di molte nuove idee è quello umano
e i difetti relativi all’ego di coloro che sono capo dell’establishment del cancro
(pregiudizi, voglia di protagonismo, competizione, ecc.). Queste persone hanno
una lunga lista di riconoscimenti e spesso non vogliono condividere il prestigio o
mettere in discussione le loro idee.


L’establishment medico non riconosce che il cancro sia una malattia carenziale,tale ipotesi è stata respinta già nel 1940. In effetti la maggior parte dei chemioterapici, metotrexato per fare un nome, sono noti anti-vitaminici.
(Shimkin 1977:405)


Poichè la medicina ufficiale non crede in generale che il cancro sia causato da un qualche fattore deficitario, possiamo prevedere gravi difficoltà per terapie quali quelle con vitamina B17, vitamina A, vitamina C, che sostengono di voler fornire gli elementi nutrizionali necessari.


Laurance Rockefeller scrisse sulla relazione annuale ai soci dello Sloan-Kettering Centre:

  • ≪C’è una tendenza sempre maggiore, abbastanza comprensibile in un periodo di così grande competizione a seguito della diminuzione di stanziamenti governativi, che favorisce l’assegnazione
    di finanziamento a programmi di ricerca “sicuri e solidi”.Ciò significa che sarà da ora in poi molto più difficile ottenere supporto per“scommesse azzardate” ≫.

 

L’industria conduce la propria ricerca ma, allo stesso tempo, per un motivo o per l’altro, ha interessi nel mondo della ricerca indipendente e universitaria.
A partire dagli anni ’70 le università sono state sovvenzionate in maniera sempre  più ragguardevole dall’industria.
Nel 1975 la multinazionale chimico-farmaceutica Monsanto diede al Dipartimento di Medicina dell’Università di Harvard un finanziamento di 23 milioni di dollari per il supporto nei vari campi di ricerca, tra cui il cancro.

(HarvardUniversity Gazette, 7 febbraio 1975).


Lo stesso anno la Brystol-Myers creò un programma di finanziamento di 2,5 milioni di dollari in cinque centri di ricerca sul cancro di cinque università: Baylor, Chicago, Johns Hopkins, Stanford e Yale.
Le aziende farmaceutiche, inoltre, effettuano “donazioni ristrette” a centri medici i cui obiettivi di ricerca sono attentamente, chiaramente delineati in anticipo.
Questa è una pratica ormai consolidata: nel maggio 1977, per esempio, la Ortho Pharmaceutical Corp. ha dato allo Sloan-Kettering 25.000 dollari in “donazioni ristrette”.


Tutti i ricercatori hanno bisogno di denaro per portare avanti il loro lavoro.
Il finanziamento `e lo stipendio stesso su cui il ricercatore vive. La ricerca finanziata
dalle industrie, in alcuni campi, oggi raggiunge il 90% del budget totale.


 

***Dal Talk show radiofonico,intervista a Ralph Moss***


Laura Lee Radio Show, 1994
(Talk show radiofonico creato da Laura Lee a partire dal 1990
e seguito da milioni di americani)


Laura Lee:

“La chemioterapia è la procedura standard per il trattamento di tutti i tipi di cancro, ma i risultati che se ne ottengono non sono molto  incoraggianti. Com’é  possibile, allora che sia considerata la terapia standard per curare il cancro?. Parlando di profitti in merito all’altro gigante della ricerca, l’AIDS, arriva appena a 4 miliardi di dollari”..


Ralph Moss:

“E’ utile solo nell’ 1.5% dei casi secondo una commissione OMS del 1980 e nel 2% dei        casi secondo una rassegna di 1500 pubblicazioni scientifiche effettuata dal prof. Jones  dell’Università  della California. Stiamo parlando di grossi profitti. Parlare di   cancro significa parlare di 1/9 del budget totale per la salute negli USA. Le ultime cifre dell’American Cancer Society parlano di 107 miliardi di dollari spesi nella lotta al cancro.Per il cancro stiamo parlando di oltre un milione di casi l’anno negli USA, senza contare tumori alla pelle che probabilmente fanno un altro milione da soli.Circa 630.000 persone muoiono ogni anno di cancro negli USA, altre 850.000 in Europa; si può parlare di una vera epidemia. La chemio costa decine di migliaia di dollari, a volte centinaia. Un trapianto di  midollo osseo, che è un particolare tipo di chemioterapia o radiazione può  arrivare a 150.000 dollari per paziente, e quasi mai serve a qualcosa. Il 25% muore come diretta conseguenza del trattamento”.


Continua Ralph Moss:

“Se si esaminano i vertici del più  importante centro di ricerca sul cancro nel mondo, il Memorial Sloan-Kettering (MSK), si scoprirà che l’industria farmaceutica ha una posizione dominante. Una multinazionale, in particolare, la Bristol Myers, che produce tra il 40 e il 50% dei trattamenti
chemioterapici nel mondo, ha dirigenti che ricoprono cariche alvertice dell’ MSK”.


Memorial_sloan-kettering_cancer_center


Nixon creò nel 1971 una Commissione USA sul Cancro, il cui primo presidente, Benno Schmidt, prima arrivò a dirigere l’MSK e poi, usando tutti questi anni ai vertici, creò la propria personale
azienda farmaceutica, con guadagni di decine di milioni di dollari.

L’American Cancer Society raccoglie 400 milioni di dollari l’anno come fondi per la ricerca sul cancro. Come li usano? Dove sono le terapie?Dove sono le guarigioni? Dov’è la ricerca genuina? Che cos’è al centro delle ricerche? Non certamente il paziente.

Due manager di spicco dell’istituto MSK a New York sono anche direttori esecutivi della multinazionale Philip Morris ed un altro manager proviene dai vertici della Nabisco. La ricerca sul tabacco non è stata certo fatta da loro. All’MSK non sono certamente interessati al tabacco, roba vecchia, sono interessati al P53 ed altri strani geni che trovano nei vetrini di laboratorio. Un altro esempio è la famiglia Tish, che oltre a possedere una marca di sigarette, ha fatto costruire l’ospedale Tish della New York University, che svolge ricerche sul cancro. Ecco chi è incaricato di curarvi dal cancro: gli stessi che ve lo hanno dato! Ma non vi cureranno perché non ne hanno i mezzi.


Se si esaminano i vertici dell’MSK,vi si ritroveranno tutti i personaggi che contano dell’industria petrolchimica. Come sono finiti lì? Pochissima ricerca è effettuata sull’effetto delle sostanze dubbie dell’industria chimica. Si dice solo che alcuni sospettano che l’inquinamento petrolchimico potrebbe essere una delle primarie cause di cancro, ma che ciò non è confermato o supportato da ricerca. E’ normale che non sia supportato: i finanziatori e i direttori della ricerca sul cancro hanno interesse a mantenere gli scienziati lontani dall’argomento, e mantenerli focalizzati su farmaci guaritori, qualcosa che sia brevettabile, che abbia mercato.

Può sviluppare un nuovo farmaco solo chi può sborsare alla Federal & Drug Administration (FDA) centinaia di milioni di dollari. Ecco cos’è una situazione monopolizzata.


Il National Cancer Institute è stato smascherato pubblicamente diverse volte: è così compromesso in relazione al coinvolgimento in risultati palesemente fasulli e pilotati, che veramente sembra che questo tipo di corruzione non possa conoscere
limiti.


La FDA è sicuramente un ostacolo dove si vanno ad infrangere le speranze commerciali di tante buone idee e terapie, più efficaci, economiche,non tossiche, ma appunto, non brevettabili. Un ostacolo che può superare solo chi ha i soldi e parte con l’idea di voler fare ancora più soldi. Non è casuale.


***UN ESEMPIO SONO LE TOSSINE DI COLEY***


Le tossine di Coley: sono batteri che forzano l’organismo a creare febbre e con ciò liberarsi delle tossine e del cancro allo stesso tempo.I tumori non sono quasi per niente vascolarizzati, quindi, aumentando la temperatura a corporea si blocca completamente il loro metabolismo.
C’è un ospedale Coley in Cina. E’ valido in Cina, ma non qui. La tecnica fu scoperta allo Sloan-Kettering ne 1893 e i risultati erano stati eccellenti su oltre 1000 pazienti trattati. Di questi uno aveva avuto un sarcoma all’età di 13 anni. Oggi ha 95 anni. La tecnica di Coley è eccezionale. Nei
casi terminali di avanzati tumori al seno sono state ottenute complete guarigioni nel 50%dei casi usando questa tecnica.


Sicuramente è criminoso. Ho pensato a ciò ogni momento degli ultimi anni. E tutti lo sapevano e lo sanno allo Sloan-Kettering. Essi hanno persino inserito la foto di Coley nel loro materiale pubblicitario, come pioniere dell’immunologia, ma non hanno mai fatto ricorso alla sua tecnica.
Il loro interesse è sviluppare FARMACI, qualcosa dietro cui far ruotare la loro industria, non importa se persino i loro farmaci immunologici sono altamente tossici, distruttivi del sistema immunitario, incredibilmente costosi.


***Continuando a parlare di profitti***


Il presidente dell’ MSK guadagna 2 milioni di dollari all’anno. Per essere precisi, 2 milioni e duecentomila.Il presidente della commissione direttiva della Bristol Myers (cioè la principale azienda che produce farmaci anticancro), è anche un direttore
dell’MSK, ed `e anche uno dei direttori del New York Times.


Consultate gli studi voi stessi. Ecco cosa sostengono i dati:

  • nel caso di leucemia mieloide acuta, il 40%dei pazienti muore per la tossicità del trattamento [chemioterapia intensiva]. Ora, la percentuale di quelli che col trattamento sopravvivono a 5 anni è 10 volte minore. Queste cifre sono spietate, ma nessuno ve ne parla.

 

Ralph Moss conclude affermando:

“Parlando ad oncologi e dottori, essi sono aperti di vedute ed interessati come individui,ma come gruppo essi non si muoveranno fino a che i loro leader non si smuovono, perchè fare questo è qualcosa di molto pericoloso per un oncologo. Il successo o il fallimento di una carriera dipende dal non allontanarsi dai colleghi e dai meccanismi di valutazione del finanziatore.
Sporgersi con tutto il collo fuori è fatale, sempre!

I signori oncologi non metterebbero sul piatto neanche le loro carriere per migliorare la qualità del trattamento offerto alle vittime di cancro”.


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Duilio Poggiolini rinviato a giudizio per scandalo sangue infetto. Dopo 20 anni

Duilio Poggiolini rinviato a giudizio per scandalo sangue infetto. Dopo 20 anni

 5 dicembre 2014

Aggiornamento Fonti

Il processo comincerà il 5 gennaio prossimo davanti al giudice monocratico della prima sezione del Tribunale di Napoli Francesco Pellecchia. L’accusa contestata è di concorso in omicidio colposo. La posizione di Poggiolini fu stralciata per un difetto di notifica da quelle di altri 10 imputati, amministratori di case farmaceutiche italiane.

Il procedimento ha avuto un iter complesso: dopo le indagini avviate dalla procura di Napoli all’inizio degli anni Novanta gli atti furono trasmessi a Roma, poi al tribunale di Trento e successivamente nuovamente trasferiti nel capoluogo partenopeo. Le contestazioni riguardano l’uso di sangue prelevato da individui a rischio in un periodo in cui non esistevano test specifici contro l’Aids e l’epatite B e C.

Quella di Poggiolini è stata una delle figure chiave dello scandalo Tangentopoli. La polizia trovò in casa sua una ingente quantità di lingotti d’oro. Poggiolini fu processato e condannato a sette anni e mezzo, poi ridotti a quattro in Appello. Per la vicenda del sangue infetto, invece, il rinvio a giudizio arriva con un ritardo record.

 

Fonte dell’articolo riportata di seguito

  • http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/duilio-poggiolini-rinviato-a-giudizio-per-scandalo-sangue-infetto-dopo-20-anni-2042151/

 

Aggiornamento Fonti settembre 2015

Riportato da Il Messaggero

Scandalo del sangue infetto, dopo 20 anni il processo a Poggiolini può iniziare

Va avanti il processo per lo scandalo del sangue infetto. Il giudice del Tribunale di Napoli, Giovanna Ceppaluni, ha respinto le eccezioni sollevate dalle difese dell’ex direttore generale del Ministero della Sanità, Duilio Poggiolini, e dell’imprenditore Guelfo Marcucci che sostenevano l’incapacità di partecipare al processo, per gravi ragioni di salute, dei loro assistiti. Lo hanno reso noto gli avvocati Stefano Bertone ed Ermanno Zancla , legali delle persone offese e di numerose associazioni di familiari deceduti.

“Accogliamo con estrema soddisfazione questa decisione – affermano i legali – adesso potremo finalmente cominciare ad approfondire le responsabilita di una strage di Stato”. Il processo, che per due decenni ha vissuto fasi alterne, fra Trento e Napoli, con rinvii a non finire, può così entrare nel vivo.

Tra la fine degli anni ’70 ed il 1987 rimasero contagiati con il virus dell’HIV – quello dell’Aids – più di 650 emofilici italiani. Circa 500 di loro sono già morti mentre gli altri muoiono al ritmo di 5-6 l’anno. I pazienti, infatti, per controllare una malattia genetica del sangue che causa continue emorragie, avevano utilizzato farmaci “salvavita” derivati dal plasma di migliaia di donatori. Plasma che però si rivelò importato dall’estero da donatori mercenari. Altri 2500 emofilici, praticamente la quasi totalità in Italia, nello stesso periodo furono infettati con il virus che causa l’epatite C, con numerosi ulteriori decessi.

Il processo, apertosi a luglio dell’anno scorso, riguarda l’accusa di omicidio di un primo, ridotto numero degli emofilici deceduti: si tratta di nove morti legate all’assunzione di diversi farmaci.

 

Fonte

  • http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/sangue_infetto_napoli_poggiolini_marcucci/notizie/1570701.shtml

 

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1 DICEMBRE: la giornata mondiale contro un’epidemia inventata e un virus inesistente

1 DICEMBRE: la giornata mondiale contro un’epidemia inventata e un virus inesistente

 

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Il potere dei mass media. Un pò di storia.

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Annunciare una scoperta scientifica in una conferenza stampa? Inimmaginabile in qualunque disciplina scientifica, soggetta a rigorosi controlli e un metodo che non può essere ignorato. Ma nel 1984, Robert Gallo e Margaret Heckler annunciarono proprio in questo modo la scoperta di un terribile “virus”, causa di quella che da GRID (Gay Related Immune Deficiency) venne in seguito definita AIDS. Gallo, la cui mediocre carriera scientifica è nota nel settore e verificabile da chiunque, godette del pieno sostegno delle istituzioni USA, ormai al collasso dopo aver cercato invano nei virus la causa principale del cancro.

Il Presidente Nixon, con la sua “guerra al cancro” spese il più grande capitale (pubblico) della storia della medicina. Per non concludere nulla, come ammise lui stesso. Interessante sottolineare come la Heckler affermò che:

“la PROBABILE causa dell’AIDS” fosse stata individuata e che “un vaccino sarebbe stato pronto entro 2 anni”. E di anni ne sono passati 31.

Ma, ancora più interessante, è il fatto che in poche ore quella “probabile causa dell’Aids”, aggettivo avvalorato dal terrificante fatto che Gallo non fornì un singolo dato o esperimento scientifico a sostegno delle sue parole, venne totalmente e volutamente rimosso e trasformato in certezza causale: Hiv causa Aids.

Il giorno dopo la stampa mondiale gridò ad un disastro senza precedenti: un terribile virus letale che si trasmette con i rapporti sessuali e non solo avrebbe portato alla distruzione dell’umanità. Altra strana combinazione: in 24 ore Gallo brevettò il suo “test Hiv”, basato sulla metodologia ELISA, coprendolo però da segreto di brevetto e rendendo quindi impossibile verificarne il contenuto e il funzionamento preciso.

Non il virus stesso che ad oggi non è mai stato visto da nessuno secondo il protocollo ufficiale stabilito negli anni 70 all’Istituto Pasteur dal gruppo di ricerca di Luc Montagnier (Nobel per la medicina nel 2008 per la “scoperta” dell’Hiv”; già, perché Gallo non ha preso alcun Nobel. E lo ha preso Montagnier 24 anni dopo). Di fondamentale importanza sottolineare come tali test siano totalmente inattendibili e gli stessi produttori dichiarino nei fogli illustrativi che non siano test con uno standard riconosciuto per poter confermare una diagnosi di infezione da hiv. Non avere un “gold standard” significa non avere un patogeno di riferimento. E questo vale per tutti i tipi di test Hiv.

Nello stesso periodo Luc Montagnier affermava di aver scoperto per primo l’ Hiv. Nacque un contenzioso giuridico tra USA e Francia che si concluse con un accordo tra Chirac e Reagan in cui si decise che tutto il malloppo sarebbe stato diviso tra i due paesi. Ancora oggi Gallo e Montagnier guadagnano circa 1 dollaro US per ogni test Hiv effettuato.

Curioso evento storico di dubbia verità: Montagnier avrebbe spedito una coltura cellulare infetta a Gallo. Un virus che sopravvive pochi minuti è quindi riuscito, magicamente, ad attraversare l’oceano. Francia-USA in perfetta forma, nonostante qualche ora di stressante viaggio intercontinentale. Probabilmente viaggiava in Concorde.

  • Migliaia di scienziati dalle credenziali superlative iniziarono subito a sollevare dubbi sulla serietà e credibilità di tutto questo. Dilungarci sulla parte storica non è l’obiettivo principale della presente trattazione; il lettore interessato potrà trovare tutto facilmente sul web.  Nomi come Peter Duesberg, il Nobel per la chimica Kary Mullis (inventore della tecnica propinata come conteggio della “carica virale”, un concetto fantasmatico totalmente privo di senso dal punto della biologia molecolare), il patologo Etienne de Harven e anche alcuni ricercatori nostrani sono ormai celebri. Vengono chiamati “negazionisti”, “dissidenti” e perseguitati come pericoli pubblici.

Da coloro che, come vedremo, non solo negano le evidenze disponibili nella letteratura ufficiale e le dichiarazioni degli scienziati “ortodossi” (molto scomode e stranamente mai citate dai media o dalle associazioni di lotta all’Aids), dichiarazioni che hanno dato il colpo di grazia alla “malattia virale” più in-credibile della storia. Vedremo anche come questi soggetti, che a volte mostrano il loro volto a volte si nascondono nel trolling usando nickname, hanno sempre interessi economici nel perpetuare la menzogna.

La scienza “ortodossa” dalla parte dei “negazionisti”

 

Montagnier, oltre a dimostrare fin dal 1985 con un articolo pubblicato su Annals of Internal Medicine che si può “tornare sieronegativi” in poco tempo (http://annals.org/article.aspx?articleid=699983), ha sentito il probabile bisogno di “alleggerire la sua coscienza” dichiarando nel 2008 che:

il “terribile” Hiv possiamo prenderlo tutte le volte che vogliamo, tanto un buon sistema immunitario lo ERADICHERA’ spontaneamente in poche settimane.

 

E questo, sottolinea, vale anche per un “povero africano” al quale più che medicine sarebbe secondo lui opportuno somministrare opportuni antiossidanti, intervenire sulla malnutrizione, curare le altre infezioni etc… E lancia una stoccata in punta di fioretto, o sarebbe meglio dire un letale colpo di sciabola, non solo contro il “vaccino“, ma anche contro il buon Bill Gates, il Global Fund e altri pseudo-benefattori vari. E, sorridente ma imbarazzato, conclude con il giornalista che lo videointervista affermando che “le cose che sta dicendo sono piuttosto diverse da quelle che siamo stati abituati a sentire…”; pienamente consapevole e orientato si direbbe… Ma il Nobel sembra meno consapevole di un cardine dell’immunologia che ben si guarda dal chiarire:

“l’immunocompetenza non influenza la possibilità di contrarre un’infezione”.

 

Ma di combatterla dopo averla contratta certamente. E non spiega come sia possibile “eradicare” un virus il cui genoma dovrebbe essere inscritto a vita in quello umano. Un soggetto tornerebbe quindi “sieronegativo” e la sua “carica virale” si azzererebbe? come dimostrato in letteratura da lui e non solo? Ma, su questo, il goffo Luc non può o non vuole esprimersi.

Sarebbe curioso vedere le facce dei soggetti marchiati “sieropositivi” perfettamente sani, che diventano deformi e sviluppano una serie infinita di malattie  come l’insufficienza epatica grave, disturbi del sistema emopoietico e soprattutto immunodeficienza proprio grazie alla chemioterapia “anti-Hiv” (vitalizia e in pastiglie) che viene loro prescritta.

  • Una terapia che, scrivono i produttori nei fogli illustrativi, non cura e non previene l’infezione da Hiv e l’insorgenza dell’Aids e i cui effetti collaterali sono indistinguibili dalle manifestazioni cliniche associate all’Aids stessa. Qualcuno ha mai sentito tutto questo? O visto la suddetta intervista di Montagnier in tv? O sui giornali? O sulle pagine di associazioni come LILA, UNAIDS e chi più ne ha più ne metta? No, ovviamente. Perché Montagnier andava bene finché stava al gioco.

Montagnier va bene perché è il “Nobel per la Medicina che ha scoperto l’Hiv”. Ma, in pieno meccanismo dissociativo o forse schizofrenico, dopo certe dichiarazioni il grande Luc  è diventato improvvisamente un vecchio pazzo, è stato “frainteso” ad uso e consumo dei “negazionisti” e “le sue affermazioni sono state tolte dal contesto”. E altre amenità deliranti varie.

Verità dette, ribadite, pubblicate, videoregistrate. Ma che la censura non concede agli scienziati e ricercatori “negazionisti” di divulgare e alla gente di sapere. Perché capiamoci bene: ciò che dice Montagnier, i processi subìti da Gallo per frode scientifica e falsificazione delle sue pubblicazioni, gli articoli scientifici ortodossi  che hanno dimostrato l’inesistenza dell’Hiv, ecco tutto questo è “negazionismo” e “dissidenza”. La censura invece forse è mafia.

  • E ancora, interessante ma non certo stupefacente: ognuno di questi scienziati “ortodossi”, così come molti pseudo-trolls/debunkers, ha stretti legami con le multinazionali farmaceutiche. A questo proposito non si può non citare un fatto made in Italy che riguarda un ormai “celebre” troll (che si scagliò a suon di lettere anonime e insulti di ogni tipo contro il prof. Marco Ruggiero e gli altri pochi ricercatori italiani che si sono esposti pubblicamente).

Un individuo che ribalta la realtà e travisa i fatti come i molti ricercatori e professionisti, i quali hanno abbandonato le università spontaneamente, rinunciando a contratti di docenza appena firmati, diventando professionisti di cui “le università si sono liberate senza troppo clamore” .

Va bene inventare ma qui siamo alla base del funzionamento mentale normale.

Un individuo che cerca e pretende di conoscere fatti mai accaduti tramite strategie zoppicanti e facilmente rintracciabili e verificabili nella loro realtà. Un individuo, e ci avviciniamo così alla ciliegina sulla torta, che usa un nickname su vari siti incluso il suo sito personale. Un sito che, guarda te che caso strano, risulta intestato ad una aziendina farmaceutica del centro Italia; un piccolo braccino sacrificabile a fini di gossip e invenzioni istrioniche di bassa leva di una grande multinazionale del farmaco. Sorpresi?

Un troll appunto. Che, come molti altri, potrebbe magari invece impiegare le proprie energie nel parlare dei miliardi spesi dalla nostrana Barbara Ensoli per il famoso e inesistente vaccino contro Hiv, già promesso da Gallo 31 anni fa e che ancora si continua a promettere, come si promette a un bimbo l’arrivo di Babbo Natale.


  • Un vaccino contro un virus inesistente.

    Già. Un vaccino che, se anche tutta questa boutade fosse vera, creerebbe anticorpi rendendo gli eventuali “sieropositivi vaccinati” indistinguibili dai “veri sieropositivi”, essendo come già detto il test Hiv un test anticorpale. Un ragionamento circolare per sostenere l’insostenibile, difendere l’indifendibile e tenere in piedi ciò che ormai giace a terra. Sì. Questa è logica del business dell’Aids.

E’ evidente come questi soggetti, oltre ad avere dimostrati conflitti di interesse, presentino marcate difficoltà nel ragionamento di base o forse difficoltà cognitive più o meno intenzionali, che sembrano talvolta sfociare in disturbi dell’adattamento sociale veri e propri.

Perché se non si hanno i titoli, secondo loro non si può parlare (vorremmo sapere i titoli dei vari “VIP” utilizzati dalle associazioni “senza scopo di lucro” contro l’Aids, alcuni dei quali ricorderemo a breve); e, attenzione, perché se invece hai i titoli per farlo sei comunque un soggetto pericoloso, un pazzo in preda alla “demenza senile” come è stato detto più volte del Nobel Montagnier o un ambizioso ricercatore che vende “yogurtini” e intrugli magici.

Il buco nero della logica e del buon senso. L’atomo della falsità e della scorrettezza.

Sono i “negazionisti” a guadagnarci?

 

Non serve una laurea per porsi una domanda banale: ma chi ci guadagna qui? I “negazionisti” o gli “ortodossi” o questi bizzarri individui che, con ogni mezzo e oltrepassando il patetico, non dicono stranamente nemmeno il loro nome e cognome e rifiutano ogni tipo di confronto, incluso quello scientifico del cui metodo si fanno sovrani blasonati e autoproclamati? Al lettore la risposta.

Ma, come ormai da tempo per fortuna è palpabile, la menzogna del secolo sta crollando. La popolazione mondiale è in aumento. Anche in Africa, paese decimato da fame e sete e inaccettabile laboratorio di sperimentazioni farmaceutiche aberranti con cavie umane. E, come dimostrato dalle statistiche, la Natura se ne infischia dell’Hiv, delle epidemie costruite a tavolino e dei virus invisibili e inesistenti. Nel mondo intero e soprattutto in Africa, dove l’acqua e il cibo sono ancora un miraggio e probabilmente lo rimarranno, la Natura fa il suo corso. E la verità anche.

E le “caricatevoli” associazioni di varia natura, con i loro grandi “esperti” in materia scientifica (Bill Gates, Sharon Stone, Bono, Carla Bruni, Raul Bova e la lista di ignoranti che salgono sui palchi internazionali a ripetere come oche le frasette predigerite da qualcuno, ma che ormai non hanno alcuna risonanza sulla psicologia sociale), che lottano per salvarci tutti, cosa fanno? Stanno a guardare. E chiedono fondi nelle piazze. Come al mercato, solo che almeno lì si vende qualcosa di reale. Un carciofo o una banana. Non virus inesistenti.

Un’ultima riflessione?

Se davvero questi soggetti e queste associazioni, visti i suddetti legami con le aziende farmaceutiche e i mass media, avessero a cuore la salute del prossimo anziché “altro”, non avrebbero problemi a rendere pubbliche le affermazioni di Montagnier e le innumerevoli pubblicazioni scientifiche che provano che l’Aids e il suo ipotetico patogeno Hiv sono state solo una abile mossa politica, sostenuta dai mass media e che (per fortuna solo inizialmente) è riuscita ad entrare nella psiche dell’umanità come una Apocalisse annunciata (in conferenza stampa) e senza precedenti.

  • Non ci sarebbero problemi nel rendere pubblici gli articoli, pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche, in cui si dimostra che questo misterioso “Hiv” non lo si trova da nessuna parte; che molta gente è tornata “sieronegativa”; che i fogli illustrativi dei test mettono nero su bianco che non testano nulla che si possa chiamare “Hiv”; che i farmaci antiretrovirali sono la vera condanna a morte (se anche esistesse un virus immunosoppressore, secondo quale logica avrebbe senso “curarlo” con una chemioterapia immunosoppressiva?).

 

E non ci sarebbe necessità così urgente e ridicola di additare come “pericolosi criminali” i numerosi ricercatori (nel mondo sono ormai migliaia) che, noncuranti dei propri interessi personali, hanno dichiarato pubblicamente che questo scempio antiscientifico deve finire.

Ricercatori marchiati come “negazionisti” e “dissidenti”: perché capite, mostrare documenti e fatti oggettivi, certo significa negare e dissentire. Da chi occulta e vive ormai da decenni su questo scandalo. E, probabilmente, è consapevole della ricaduta economica e non solo che la verità avrà e già sta avendo sulla rete diabolica costruita a tavolino dai primi anni ‘80. E la gente di certo è consapevole che la violenza di un attacco è proporzionale alla dimensione della menzogna che si vuole (ulteriormente) nascondere.Di seguito tutte le interviste agli scienziati sopracitati per ulteriori approfondimenti. Buona visione.  

“HIV LA FRODE SCIENTIFICA DEL NOSTRO SECOLO”

 

Hiv-Aids 2014 CORRETTA INFORMAZIONE: Luc Montagnier dalla parte dei “negazionisti”.

RIPORTIAMO QUI L’INTERVISTA  TRATTA DAL PROGRAMMA RADIOFONICO “OUVERTURE”, posta in due differenti maniere,la prima supportata da immagini e documenti che riassumono il tutto,la seconda,riporta l’audio dell’intervista in sè…

 

.https://www.youtube.com/watch?v=x8QG57nN7lY

.https://www.youtube.com/watch?v=hHcm3KUcM8o

.https://www.youtube.com/watchv=AmW8tBp2X0s

 

    marco-ruggiero

I’intervista al Prof. Marco Ruggiero  

Intervento del Prof. Marco Ruggiero (Professore Ordinario di Biologia Molecolare presso Università degli Studi di Firenze) durante la conferenza HIV INFORMA “Hiv e Aids: Tutto quello che non vi hanno detto”. Bari 16 Maggio 2011.

 

 

.HIV 2014 


Pubblicato il 14/mar/2013

 Documenti ufficiali:

  • http://www.scribd.com/doc/135713547/H…

DOCUMENTARIO INTERESSANTE E DA VEDERE ASSOLUTAMENTE ,IL CUI TITOLO è ” HOUSE OF NUMBERS”

INTERVISTE

DOCUMENTI VISIONABILI E SCARICABILI CLICCANDO IL LINK DI SEGUITO

https://vacciniinforma.it/?p=293

 

Sull’ argomento “HIV e  AIDS”   un libro scritto dal Prof. Etienne de Harven


PROFESSOR ETIENNE DE HARVEN


.VIDEO 2014 

  • https://www.youtube.com/watch?v=svSVVw7V5as
  • https://www.youtube.com/watch?v=nHH0OP4FsQU

. Tesi di Laurea del Dottor Daniele Mandrioli “HIV e AIDS”  

parte 1 
  • https://www.youtube.com/watch?v=7YUoU4EQYAY
 parte 2
  • https://www.youtube.com/watch?v=HjvqYRZoBzI

 

 

 

 

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I vaccini danneggiano il sistema immunitario: lo studio del dott. Kremer

I vaccini danneggiano il sistema immunitario: lo studio del dott. Kremer

Il Dott. Heinrich Kremer

Il Dott. Heinrich Kremer, medico, ricercatore e fondatore insieme al Dott. Stefan Lanka di REGIMED, un gruppo di ricerca scientifica che si avvaleva della collaborazione di scienziati, medici e giornalisti, ha condotto un interessante studio sulle dinamiche dell’aggressione che i vaccini compiono a danno del sistema immunitario con risultati sorprendenti che non possono lasciare indifferenti.

Kremer dimostra che a seconda del gruppo sanguigno posseduto e della predominanza di un tipo di cellule immunitarie (o T o B) ci sono reazioni diverse all’aggressione da parte di virus o di altre sostanze tossiche per l’organismo. Questa è una delle osservazioni del dott. Kremer il quale, in sostanza, mette in luce quanto siano antiquati i fondamenti su cui si impernia la teoria vaccinale, accendendo i riflettori su un argomento scottante.

Secondo i suoi studi, il sistema immunitario umano ha avuto un’evoluzione nel corso dei millenni in conseguenza dei nuovi stimoli dovuti a variazioni ambientali esterne, come ad esempio la comparsa dei vermi.

In origine, dice Kremer, il sistema difensivo umano era costituito esclusivamente da cellule di tipo T (linfociti T), prodotte dalla ghiandola del timo, che funzionavano bene sui virus che aggredivano l’organismo neutralizzandoli con l’emissione di un gas venefico, il monossido di azoto. Con la comparsa di microorganismi più grandi (i vermi), dato che l’emissione di una quantità adeguata di gas letale avrebbe compromesso la funzionalità di un numero consistente di cellule anche non infettate, conducendo quindi a un indebolimento dell’organismo e poi al suo soccombere, il sistema immunitario iniziò a produrre un altro tipo di cellule difensive, le cellule immunitarie B, prodotte a partire dal midollo osseo, che intervengono attraverso una reazione anticorpale e distruggono gli aggressori più grandi che si introducono nel nostro corpo.

Per approfondire l’argomento, leggi l’estratto dello studio di seguito

Vaccinazioni: un danno al sistema immunitario

Le ricerche più aggiornate sui danni da vaccino

Nuove Conoscenze sul Sistema Immunitario e Conseguenze a Medio e Lungo Termine dell’Utilizzo dei Vaccini


Il Dott. Kremer è stato uno dei primi medici ad occuparsi di AIDS in Germania dove ha rivestito la carica di Direttore dell’Ospedale interregionale per le malattie legate alle tossicodipendenze e quella di incaricato ministeriale della politica sanitaria per le tossicodipendenze in cinque “lands” tedeschi (compresa la città di Berlino) proprio grazie alla sua trentennale esperienza nell’ambito delle droghe.

 

Gli studi su cui il Dott. Kremer basa le sue ricerche mettono in luce quanto siano antiquati i fondamenti su cui si impernia la teoria vaccinale. Oggi, grazie a ciò che Kremer documenta e che oramai sappiamo sul sistema immunitario, è palese che la tecnica di produzione e di inoculazione dei vaccini si rivela priva di fondamento scientifico e di elementi che la sostengono, soprattutto quando pretende di trattare ogni neonato o bambino con la stessa dose, le stesse sostanze e alla stessa età indipendentemente dalle particolari specifiche caratteristiche biologiche di razza, gruppo sanguigno, eredità genetica ecc.

Questo preteso rimedio universale è tanto amato dai ciarlatani e dall’industria di massa per gli innegabili vantaggi che esso comporta: ovviamente, produrre un milione di “pezzi” tutti uguali è molto più facile e redditizio che produrre un milione di “pezzi” tutti diversi.

Secondo gli studi citati da Kremer, il sistema immunitario umano ha avuto un’evoluzione nel corso dei millenni in conseguenza dei nuovi stimoli dovuti a variazioni ambientali esterne, come ad esempio la comparsa dei vermi. In origine, dice Kremer, il sistema difensivo umano era costituito esclusivamente da cellule di tipo T (linfociti T), prodotte dalla ghiandola del timo, che funzionavano bene sui virus che aggredivano l’organismo neutralizzandoli con l’emissione di un gas venefico, il monossido di azoto.

Con la comparsa di microorganismi più grandi (i vermi), dato che l’emissione di una quantità adeguata di gas letale avrebbe compromesso la funzionalità di un numero consistente di cellule anche non infettate, conducendo quindi a un indebolimento dell’organismo e poi al suo soccombere, il sistema immunitario iniziò a produrre un altro tipo di cellule difensive, le cellule immunitarie B, prodotte a partire dal midollo osseo, che intervengono attraverso una reazione anticorpale e distruggono gli aggressori più grandi che si introducono nel nostro corpo.

Un’evoluzione analoga ha caratterizzato il sangue umano. Inizialmente esisteva solo il gruppo sanguigno di tipo 0 (zero), quello dei cacciatori carnivori preistorici. In seguito si sono aggiunti i gruppi A, B e AB, propri delle popolazioni di agricoltori stanziali ad alimentazione prevalentemente vegetale che seguirono l’epoca dei cacciatori-raccoglitori.

Kremer dimostra, dunque, che a seconda del gruppo sanguigno posseduto e a seconda della predominanza di un tipo di cellule immunitarie (o T o B) ci sono reazioni diverse all’aggressione da parte di virus o di altre sostanze tossiche per l’organismo.

È ormai noto che gli individui con gruppo sanguigno di tipo 0 hanno di consueto forti reazioni immunitarie con cellule di tipo T, per cui di fronte ad una vaccinazione a virus vivi (tipo l’antipolio Sabin o l’antimorbillosa) reagiranno violentemente, talvolta con gravi conseguenze (paralisi, meningite, anafilassi ecc.), senza però poi manifestare altre patologie a lungo termine (sebbene lo stress vaccinico possa costituire in questo caso l’atto di partenza di malattie degenerative come il diabete o la sclerosi multipla).

Gli appartenenti agli altri tre gruppi, invece, hanno solitamente forti reazioni di tipo anticorpale (con cellule immunitarie di tipo B) e quindi di fronte alle vaccinazioni reagiranno con una maggiore “sopportazione” nell’immediato e a breve termine, salvo poi, al contrario, manifestare nel lungo periodo patologie altrettanto gravi come asma, neurodermiti, allergie, poliartrite cronica ecc. dovute ad un eccesso di produzione di anticorpi conseguente lo shock della stimolazione artificiale del sistema immunitario.

Il Sistema Immunitario

sistema immunitario

Il sistema immunitario (S.I.) dell’uomo adotta due tipologie di strategie nei confronti delle sostanze estranee. Una cosiddetta del tipo 1 e l’altra del tipo 2.

  • La prima (tipo 1), quella più antica, è espressa dalle cellule immunitarie T ed è altamente specializzata per difendersi da virus, batteri intracellulari (come quello della malaria) e protozoi; virus, batteri e protisti che si insediano prevalentemente all’interno delle cellule umane, dando origine alle cosiddette infezioni intracellulari. L'”arma”, che le cellule T utilizzano per eliminare le cellule infettate, è il monossido di azoto (NO): un gas a struttura molecolare molto piccola e particolarmente reattivo, che riesce ad oltrepassare la membrana cellulare e, una volta penetrato all’interno, altera la catena di respirazione dei mitocondri, una categoria di organelli vitali per la sopravvivenza e l’equilibrio della cellula stessa. Dato che il gas NO è particolarmente reattivo (tossico), vi è nell’organismo un delicato equilibrio tra questo gas e le sostanze antiossidanti che riescono a neutralizzarlo rendendolo così innocuo per le cellule sane.

Nel corso dell’evoluzione, a partire dalla comparsa dei vertebrati, comparve una nuova classe di microbi: i vermi. I vermi erano (e sono), in genere, di dimensioni molto più grandi dei parassiti fino ad allora conosciuti ed il sistema immunitario delle cellule T non era in grado di rispondere efficacemente ad agenti microbici che aumentavano in dimensione.

  • Si sviluppò così l’altra strategia di difesa (la tipo 2) attraverso gli anticorpi o, in generale, attraverso le cellule immunitarie B prodotte a partire dal midollo osseo. Le cellule B reagiscono infatti a sostanze estranee di grandi dimensioni e alle sostanze tossiche (risposta anticorpale). Per esempio, i vaccini che non contengono virus vivi attenuati (come l’antitetanica e l’antipolio Salk), stimolano una risposta anticorpale, mentre i vaccini a virus vivi (come l’antipolio Sabin e l’antimorbillosa) stimolano le cellule T per ottenere una maggior produzione di gas letale e quindi un’intensificazione dell’immunità intracellulare.

I due tipi di meccanismi di difesa (tipo 1 e tipo 2) del S.I. interagiscono profondamente e il corretto funzionamento di quest’ultimo dipende proprio dal delicato equilibrio tra immunità intracellulare e risposta anticorpale. Se vi fosse, ad esempio, uno sbilanciamento verso il tipo 1, a sfavore quindi dell’immunità anticorpale (tipo 2), vi sarebbe il rischio di contrarre malattie autoimmunitarie; uno sbilanciamento invece verso il tipo 2 (un maggior numero di anticorpi in conseguenza di una risposta anticorpale eccessiva) provocherebbe un maggior rischio di malattie di tipo allergico. […]

Reazione in rapporto al gruppo sanguigno

 

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Benché sia insufficiente la ricerca ufficiale a questo livello, è noto che la reazione alla vaccinazione dipende anche dal gruppo sanguigno. Il gruppo sanguigno più frequente è lo zero (0) e si sa che i bambini con questo gruppo sanguigno possono manifestare una forte reazione vaccinale del tipo 1, soprattutto in caso di vaccinazione con virus vivi attenuati, quindi con vaccini antivirali. I bambini, invece, che hanno gruppo sanguigno A e AB, possiedono una tolleranza relativamente buona, senza reazioni violente manifeste. Se per A ed AB è relativamente buona la tolleranza, il gruppo B ha una particolare predisposizione alle reazioni post-vaccinali di tipo neurotossiche.

Nel gruppo 0, quindi, con una vaccinazione a virus vivo, viene potenziata l’immunità cellulare. Negli altri gruppi: A, B e AB, vi è invece una reazione di tipo 1 molto debole. La conseguenza di questo debole potenziamento dell’immunità cellulare non permette un’efficace soppressione degli agenti patogeni (in genere virus) introdotti con la vaccinazione.

In questo modo si rischia di indurre un’infezione sub-cronica che può manifestarsi anche molto tempo dopo. Inoltre c’è il rischio di perdere l’efficacia dell’immunità cellulare anche in età adulta o molto avanzata. Ad esempio, una poliartrite cronica può comparire all’età di 35 anni, come pure un’infezione da morbillo dove i sintomi non sono tipici (atipici) e che quindi, molto spesso, non viene neanche riconosciuta come tale. Ovviamente, tutte queste affermazioni sono abbastanza relative perché la ricerca è molto scarsa in questo campo.

Gli antigeni1 dei gruppi sanguigni presenti sugli eritrociti2 non sono proteine, come in altri casi, ma molecole di glucosio (zucchero) e sono i più forti antigeni nel nostro organismo. Perciò gli antigeni, sostanze che possono attivare reazioni immunitarie, non devono necessariamente essere delle proteine. In linea di principio, tutte le molecole possono essere antigeni, anche i metalli, come ad esempio il mercurio, contenuto in determinati vaccini3. Le reazioni agli agenti esterni (tossine, organi trapiantati, vaccinazioni ecc.) sono quindi individuali: nessuno avrà la stessa reazione alle sostanze estranee.

Per fare alcuni esempi di reazioni in rapporto al gruppo sanguigno, il gruppo B ha una maggior reazione di tipo neurotossica; quindi maggior pericolo di danni neurologici se viene praticata una vaccinazioni contenente sostanze neurotossiche come il mercurio ed altri additivi. Il gruppo A è sensibile al sistema gastro-intestinale, di conseguenza sarebbe meglio evitare vaccini vivi (presi per via orale). Poiché nel periodo prenatale vi è anche un maggiore rischio neurotossico sarebbe meglio evitare tutte le vaccinazioni.

Com’è noto, vi sono quattro principali gruppi sanguigni: 0, A, B e AB. Il più frequente, come si è detto, è il gruppo sanguigno 0. 0, A, B e AB è l’ordine decrescente in termini di frequenza dei gruppi sanguigni in Europa (0>A>B>AB). Due sono i principali gruppi di persone che possono essere differenziate in base al gruppo sanguigno. Il primo gruppo appartiene al gruppo sanguigno 0; l’altro gruppo ai restanti gruppi sanguigni: A, B e AB.

Si è visto che il gruppo 0 ha una buona e forte reazione post-vaccinale del tipo 1 (stimolazione dell’immunità cellulare). Il secondo gruppo (con gruppi sanguigni A, B e AB) ha una migliore tolleranza al vaccino.

Il gruppo sanguigno 0 è quello più antico nella storia dello sviluppo dell’uomo. Apparteneva ai cacciatori, ai mangiatori di carne, circa 35 mila anni fa, cioè all’uomo di Neandertal, il Cro-Magnon. Il gruppo A apparteneva ai contadini, agricoltori che si insediavano da qualche parte sul territorio, la cui alimentazione era più indirizzata verso i cereali che non verso la carne. Una delle differenze fra i gruppi sanguigni 0 ed A, è la diversità delle molecole di glucosio che fungono da antigeni: vi è una molecola in più.

Dato che gli antigeni del proprio organismo non sono uguali per tutti, la reazione alle sostanze estranee (come una vaccinazione) sarà diversa, ed in prima approssimazione, lo sarà in funzione ai gruppi sanguigni. L’importante qui è sapere che il gruppo A ha una forte reazione del tipo 2 ed ha anticorpi nei confronti del gruppo B, mentre il gruppo 0 ha anticorpi contro il gruppo sanguigno A e B. Il gruppo A sopporta meglio le vaccinazioni. E quando si dice sopporta meglio, i parametri con cui si misura questo “meglio” sono solamente le conseguenze acute a breve termine. Questo per il fatto che il gruppo A ha una maggiore immunità a livello di anticorpi.

Vi è quindi già una differenza fra la vaccinazione di un bambino con gruppo sanguigno 0 e uno con gruppo A. Tutti, invece, vengono ufficialmente vaccinati allo stesso momento, con lo stesso vaccino, con la stessa dose e con la stessa modalità di somministrazione. Della differenza fra i gruppi non se ne parla minimamente, nemmeno tra quelli che sono contro le vaccinazioni.

Perché è importante tutto questo discorso sui gruppi sanguigni? Si è visto che nelle persone con gruppo A l’incidenza dei tumori è maggiore rispetto a quelli del gruppo 0, benché il gruppo 0 sia molto più rappresentato rispetto a quello A. Da studi e ricerche a questo proposito, per le persone con gruppo 0 che hanno un tumore, per esempio al seno, la prognosi è migliore rispetto alle persone con gruppo A. Il gruppo sanguigno 0 sopporta anche meglio la chemioterapia rispetto sempre al gruppo A. Stessa cosa si può dire per l’efficacia della chemioterapia: più efficace nel gruppo 0 rispetto al gruppo A. Anche per il gruppo AB vale lo stesso discorso che per il gruppo A: maggior incidenza di tumori e minor sopportazione della chemioterapia

Un medico che si è occupato di studi relativi al melanoma (tumore alla pelle) ha voluto esaminare e verificare se le persone affette da melanoma avevano avuto più infezioni batteriche a livello di pelle nell’infanzia rispetto alle persone non affette da melanoma. Poche o nulle infezioni batteriche significa una buona produzione di anticorpi. È stato confermato che le persone facenti parte del gruppo affetto da melanoma, nell’infanzia avevano avuto poche infezioni batteriche. Il gruppo di controllo analizzato era composto invece da persone della stessa età, che avevano avuto durante l’infanzia infezioni batteriche e che non presentavano melanoma, ma altre malattie più associabili alla reazione di tipo 1.

Lo stesso vale per altri tipi di malattie e non solo per il melanoma. L’asma, ad esempio, (conseguenza di una reazione eccessiva di anticorpi) non significa altro che uno spostamento dell’equilibrio immunologico nell’infanzia verso una maggiore produzione di anticorpi, le cui patologie tipiche sono appunto: asma, neurodermiti, allergie, infezioni da vermi (non parassitarie). […]

 

HEINRICH KREMER

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La modalità di conservazione dei vaccini e i loro danni

I DANNI CAUSATI DAI VACCINI

Veniamo ora ai danni che potenzialmente possono provocare i vaccini pediatrici.

La modalità di conservazione dei vaccini

vaccino (1)


Il primo importante problema dei vaccini riguarda la loro modalità di conservazione, in merito alla quale la regione Emilia-Romagna nella famosa delibera nr. 256 del 13-03-2009 ha ampiamente evidenziato agli operatori sanitari l’importanza di “disporre nella sede vaccinale di attrezzature indispensabili atte a garantire il mantenimento della catena del freddo e a rivelare una sua eventuale interruzione”.

Si consideri che inizialmente i vaccini vengono spediti dalla casa produttrice alle Ausl, che li stoccano in grandi magazzini e da qui spediti alle varie sedi vaccinali. Lungo tale percorso la catena del freddo non deve mai essere interrotta. Mi sorge spontanea una domanda: come fanno ad accorgersi dell’interruzione?

Non è il caso che la delibera regionale (o meglio una legge nazionale) specifichi meglio, imponendole e non lasciandole alla buona volontà delle Ausl, quali debbano essere le tipologie di strumenti da adottare per rilevare l’interruzione e che si faccia carico di identificare uno standard procedurale non dico a livello nazionale ma quantomeno a livello regionale? A noi chi ci dice che l’interruzione sia stata rilevata e che a seguito di tale evento i vaccini siano stati buttati? A proposito, quali sono le modalità di smaltimento previste, visto che ai sensi del Dpr 15 luglio 2003 nr. 254 sono considerati rifiuti pericolosi a rischio infettivo? Mi piacerebbe sapere dove sono andate a finire le innumerevoli dosi di vaccino anti-suina non utilizzate.

I vaccini hanno una scadenza che va monitorata e devono essere stoccati nel frigorifero secondo una precisa procedura: non vanno posizionati negli sportelli ma nella parte centrale del frigorifero, non ammassati. Le celle frigorifere devono essere di capacità adeguata tenendo presente che ogni cella non dovrebbe venire riempita per più della metà della sua capacità. Vanno inoltre lasciati spazi vuoti tra le confezioni e fra queste e le pareti, ecc., ecc.

Sempre e solo da un punto di vista matematico, si può dire che le variabili in gioco, solo per la corretta conservazione dei vaccini siano davvero tante. Se poi aggiungiamo che la professionalità del nostro sistema sanitario non sempre è al top, mi vengono i brividi (e non di freddo) a pensare che, ripeto, non esista un sistema (procedura + attrezzature + controlli) standard replicato in tutte le sedi vaccinali.

La delibera in questione indica che gli strumenti di rilevazione delle temperature devono essere applicati ai frigoriferi, ma forse sarebbe meglio applicarli sulle confezioni dei vaccini, in modo che il rilevatore segua sempre il vaccino in ogni istante della sua esistenza, trasporto e conservazione, vista l’importanza VITALE della questione.

D’altronde lo si fa già con le bottiglie di vino: alcune aziende applicano sulla bottiglia un rilevatore di temperature che traccia le temperature minima e massima a cui la bottiglia viene sottoposta durante il trasporto o la conservazione, che restano visibili a chi le acquista, al fine di garantire al consumatore finale di acquistare un prodotto non alterato da una cattiva conservazione. Se lo si fa per il vino non vedo perché non lo si possa fare per i vaccini. Ma facciamo finta che da questo punto di vista sia andato e che andrà sempre tutto bene e iniziamo ad analizzare i possibili danni dei vaccini.

Le ultime sentenze sui danni da vaccino

 

sentenze

La Corte d’appello di Torino a luglio 2012 ha ammesso un risarcimento da 1,8 milioni di euro nei confronti di una ragazza di 29 anni, in stato vegetativo da 24 dopo la vaccinazione antidifterica/antitetanica eseguita nel 1988, con l’aggravante di un riconosciuto errore medico per la mancata somministrazione di cortisone alle prime manifestazioni di crisi seguite alla vaccinazione.

Il Tribunale di Rimini con la sentenza n. 2010\148, Ruolo n°2010\0474, Cron. N° 2012\886 ha condannato il ministero della Salute a risarcire la famiglia del piccolo B.V., riconoscendo un nesso di causalità tra il vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia) a cui venne sottoposto nel 2004 e l’autismo insorto successivamente. Nesso di causalità: il tribunale non si è sostituito ai medici e alla ricerca medica, per cui è inutile che da più parti si cerchi di screditare la sentenza adducendo il fatto che il giudice non abbia competenza in materia, perché lui si è limitato esclusivamente, come i genitori del bimbo, a constatare che prima della vaccinazione stava benissimo e poi è diventato autistico, punto.

Il bambino avrebbe iniziato a manifestare sintomi preoccupanti (diarrea e nervosismo) il giorno stesso della vaccinazione, mentre tra il 2004 e il 2005 sarebbero sopraggiunti segni di grave disagio psico-fisico fino al riconoscimento, il 31 agosto 2007, dell’invalidità totale e permanente al 100%. Che questo fosse riconducibile alle vaccinazioni praticate lo affermava già lo specialista Niglio nel giugno 2008 e a confermarlo arrivava, un anno dopo, anche lo specialista Montanari.

Che tale condizione fosse riconducibile “con ragionevole probabilità scientifica” alla somministrazione del vaccino MPR avvenuta presso la Asl di Riccione è stata poi la valutazione dell’ausiliare medico-legale, che per i giudici va accolta. La sentenza ha suscitato grande clamore non solo in Italia, ma in tutto il mondo (cercate in internet “autism vaccine” e salteranno fuori una sfilza di articoli e discussioni inerenti la sentenza di Rimini). Persino il Daily Mail in Inghilterra l’ha ripresa in un articolo del 16 giugno 2012 intitolato “MMR: A mother’s victory.”

 

Questi sono solo alcuni esempi, se ne possono trovare altre di sentenze di questo tipo. Quello invece che non ci è dato sapere con trasparenza dal Ministero della Salute è quanti e quali siano i casi accertati, ovvero denunciati, di reazioni avverse e di danni da vaccino. Si tenga presente di un aspetto molto importante: ora che grazie a organizzazioni e personalità mediche esterne al sistema sanitario nazionale si inizia a informare i cittadini e ora che i media riprendono tali sentenze, le denunce crescono.

Ma è comunque molto probabile che i casi reali di danni da vaccini siano nettamente più alti di qualsiasi stima o dato ufficiale che il Ministero un giorno volesse farci la cortesia di comunicare. Quello che ho trovato è il ”Rapporto sulla sorveglianza post-marketing 2009-2010” dell’AIFA.

Segnalare le reazioni avverse

farmacovigilanza1


Se vostro figlio ha avuto una reazione avversa insorta dopo la vaccinazione potete (anzi dovete) segnalarla ai responsabili del sistema di Farmacovigilanza. Nella seguente pagina dell’agenzia del farmaco è spiegato nel dettaglio come fare:

http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/modalit%C3%A0-di-segnalazione-delle-sospette-reazioni-avverse-ai-medicinali.

Le reazioni avverse ai vaccini possono avvenire in un lasso di tempo molto variabile a seconda della loro gravità:

  • entro un intervallo di tempo breve (minuti): anafilassi, episodi sincopali, crisi d’ansia
  • entro un un intervallo di tempo più lungo (ore o giorni): reazioni locali, febbre alta, vomito, convulsioni

Per quanto riguarda l‘insorgenza di problematiche complesse che investono in maniera permanente il sistema nervoso o digestivo, come per es.sindrome di Guillain-Barrè, malattie demielinizzanti, SIDS, autismo, ma anche celiachia, allergie, ecc, dipende molto da quando i genitori iniziano ad accorgersene e da quando i medici riescono ad effettuare una diagnosi precisa.

Si può parlare anche di qualche anno. Come successo al piccolo B.V. della sentenza del Tribunale di Rimini, il problema si è manifestato subito con sintomi lievi per poi peggiorare progressivamente nell’arco di 3 anni. Eventi fatali come la SIDS (morte in culla), che viene trattata nei paragrafi successivi di questo capitolo, possono avvenire dopo 1 giorno o diversi mesi dalla vaccinazione.

Se avete già letto il rapporto AIFA 2009-2010 linkato al paragrafo precedente, a pag. 29 viene presentato il caso di una bimba che a 2 mesi aveva presentato convulsioni 3 ore dopo la vaccinazione con esavalente, deceduta nove mesi dopo improvvisamente in pieno benessere (SIDS). Purtroppo, la verità, come meglio approfondito nei successivi paragrafi, è che non esistono nè studi tossicologici di breve periodo, nè tantomeno studi di lungo periodo sulle possibili reazioni avverse.

  • I Servizi delle ASL predisposti alle vaccinazioni sono soliti assicurare che i vaccini non causano alcun effetto indesiderato importante e, se ciò accade, è un evento eccezionale. Quindi, ci viene chiesto di vaccinare i nostri figli garantendoci che i vaccini sono utili, necessari e innocui. Però i vaccini sono farmaci e sappiamo che non esistono farmaci senza effetti indesiderati.In Italia, le vaccinazioni obbligatorie per Legge sono 4 (vaccini contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B), ma vengono somministrati, senza alcuna spiegazione, inizialmente 7 vaccini (quelli precedenti, più i vaccini contro pertosse, emofilo B e pneumococco), poi altri 5 (vaccini contro morbillo, parotite, rosolia, meningococco C e varicella) e annualmente viene caldamente proposto spesso anche quello contro l’influenza. In tutto, vengono fatti passare implicitamente come obbligatori e inoculati, circa 25 antigeni vaccinali (compresi i richiami) nei primi 15 mesi di vita del bambino. I genitori sono invitati a firmare il consenso “informato” prima di vaccinare i loro figli, ma non sono assolutamente informati dei possibili danni vaccinali se non in modo superficiale e rapido. Inoltre, se chiedono che il medico vaccinatore firmi lui stesso un documento in cui dichiara quello che assicura a voce, e cioè che il vaccino non recherà alcun danno al bambino, si rifiuterà categoricamente di firmare. Quello che è peggio, è che lo stesso Ministero della Salute non dispone di dati nazionali sulla reale incidenza annua dei danni da vaccinazione. Eppure, i medici che si interessano di questo problema ricevono innumerevoli richieste di intervento nei riguardi di svariati effetti indesiderati, alcuni lievi e altri gravissimi, alcuni di breve durata e altri irreversibili, che fanno pensare che questo problema sia tutt’altro che eccezionale. Inoltre, sono sempre più numerose le domande di indennizzo che i medici legali di questo settore ricevono da genitori convinti che i vaccini eseguiti abbiano gravemente danneggiato loro figlio. Tutti i genitori che ci contattano a causa di un danno vaccinale affermano che prima di allora non sapevano assolutamente nulla del rischio che correvano con la vaccinazione, perché il consenso che essi stessi hanno dato all’atto della vaccinazione ero un consenso ben poco “informato“. Infine, sappiamo anche che la maggior parte dei genitori riferisce di aver avvisato il proprio medico di fiducia dell’evento avverso, ma di non essere stati né considerati né creduti ed è pertanto palese che in questi casi il danno vaccinale non venga segnalato agli organi di Farmacovigilanza competenti. Cogliamo l’occasione per ricordare al Lettore che esiste una scheda che deve essere compilata da tutti i cittadini in caso di reazioni al vaccino. La scheda va scaricata dal seguente sito dell’AIFA:
  • http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/modalit%C3%A0-di-segnalazione-delle-sospette-reazioni-avverse-ai-medicinali.

Oltre alla compilazione della scheda AIFA (che però invitiamo nuovamente tutti a compilare anche se il danno/disturbo vaccinale è avvenuto in passato), data la grave carenza di raccolta dati che esiste nel nostro Paese diversamente da quanto accade negli altri Stati, abbiamo pensato di contribuire anche noi nel far conoscere ai genitori questo loro dovere di segnalare i danni vaccinali e nello stesso tempo noi stessi desideriamo conoscere la realtà italiana su questa piaga che affligge talvolta gravemente alcune famiglie, perché pensiamo che non possiamo continuare a vaccinare i nostri figli senza sapere quanto questo trattamento sia dannoso! Pertanto, abbiamo pensato di organizzare un semplice ma capillare Censimento Nazionale dei Danni da Vaccini in modo da poter rendere noti, alle Autorità Sanitarie e anche ai genitori stessi, i dati sull’entità di questo grave problema che minaccia la salute di molti nostri figli. Il CoRIV (Coordinamento per la Ricerca e l’Informazione sulle Vaccinazioni) chiede pertanto a tutti i genitori, a tutti coloro che hanno un familiare che è stato colpito da un danno vaccinale e a tutte le Associazioni sensibili a questo problema, di compilare la scheda seguente. La scheda va compilata non solo da coloro che hanno un familiare attualmente danneggiato da una vaccinazione, ma anche nel caso un loro familiare sia stato danneggiato o anche solo disturbato in precedenza e ora è guarito o, disgraziatamente, deceduto.

QUALI SONO I DANNI O DISTURBI VACCINALI CHE DESIDERIAMO CENSIRE?

Vogliamo conoscere tutti i danni o disturbi vaccinali, sia quelli recenti sia quelli accaduti molti anni fa. Non desideriamo raccogliere solo i danni vaccinali gravi, ma anche quelli lievi, passeggeri e/o localizzati, perché gli studi scientifici eseguiti su questo settore raccolgono tutte le reazioni avverse causate da una vaccinazione. Non ci interessano solo i danni vaccinali riconosciuti dal pediatra o dall’ASL, ma, oltre a questi, anche tutti i disturbi che i genitori hanno attribuito al vaccino o comunque che sono insorti in conseguenza della vaccinazione: da poche ore dopo, a molti giorni dopo (a tale scopo, per cercare di non attribuire ai vaccini disturbi o danni impropri, consigliamo di leggere la tabella B finale: Guida all’individuazione di un danno da vaccino). Non ci interessano solo i disturbi o danni organici veri e propri, ma anche i disturbi caratteriali o del sonno o dei ritmi di vita che sono insorti dopo la vaccinazione. La scheda richiede pochi minuti per essere compilata e diventerà uno strumento molto chiarificatore per sensibilizzare la gente e le Autorità competenti sul grave problema dei danni da vaccino.

I risultati di tale censimento verranno resi noti alle Autorità Sanitarie e ai genitori stessi. Infine una considerazione banale ma doverosa: è evidente che ogni bimbo ha delle sue specificità ed è diverso da qualsiasi altro bimbo. Per tale motivo alcuni bimbi vaccinati non svilupperanno mai reazioni avverse di alcun tipo, mentre altri sì, chi in forma più leggera, chi più grave. Dipende da molti fattori, tra cui per es. il peso, la maggiore o minore maturazione del sistema nervoso e immunitario, fattori genetici predisponenti tra cui quelli ereditabili dai genitori, allergie latenti, ecc., così come un nato prematuro, essendo meno sviluppato, ha certamente più probabilità di andare incontro a reazioni avverse. L’attenzione quindi va posta essenzialmente sulla tipologia di potenziali reazioni avverse e sulla loro gravità, rapportate all’incidenza delle malattie infettive per cui ci si dovrebbe vaccinare.

Cosa contengono i vaccini

laboratorio-analisi

 


Nei vaccini c’è il mercurio, che è contenuto in un conservante che si chiama Thimerosal, ovvero mercurio tiolato di sodio, mertiolato, etilmercuriotiosalicilato, sodio timerfonato.

Lo si trova nei vaccini contro il tetano, difterite, pertosse, antiepatite B e antiinfluenzale. E’ usato da oltre 70 anni in tanti altri farmaci. Inoltre negli adiuvanti (sostanze usate nella pratica di laboratorio per potenziare le risposte immunitarie dell’organismo; iniettati con la sostanza verso la quale si vuole immunizzare l’organismo, possono agire rendendone più lento l’assorbimento e quindi più efficace la produzione di anticorpi, oppure possono esercitare un’azione generica di stimolo sul sistema immunitario) usati nei vaccini pediatrici compaiono anche l’alluminio e la formaldeide.

Per far capire in maniera semplice il livello di pericolosità e tossicità del mercurio, si pensi che, recependo una direttiva UE del 2007, da aprile 2009 in Italia è vietata la vendita di termometri al mercurio.

Partiamo dalle leggi degli stati e dalle disposizioni degli enti preposti alla verifica della salute umana.

L’FDA (Food and Drug Administration) statunitense ha dato disposizione di eliminare il thimerosal dai vaccini pediatrici già dal 1999.

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Le linee guida dell’EPA (Environmental Protection Agency, l’agenzia governativa USA per la protezione dell’ambiente e della salute umana) consentono mercurio in dosi di 0,1 mcg per kilogrammo di peso per giorno. A seconda del peso, un bimbo di 3 mesi che riceve 62,5 mcg di mercurio in 1 giorno eccede le linee guida EPA per più di 78 volte (*).

E, come alcuni ricercatori hanno puntualizzato ad un meeting sul Thimerosal che si è tenuto all’IOM (Institute of Medicine) statunitense, i limiti di sicurezza EPA sono basati su un’ingestione graduale di mercurio derivante dall’assunzione di pesce. Ma questo limite non è mai stato applicato al caso in cui il mercurio venga assunto attraverso iniezione diretta (Ndr perché non ci sono studi al riguardo), essendo in questo caso in grado di attraversare la barriera ematoencefalica (Ndr che nei neonati, e ancor di più nei nati prematuri, è fragile perché il sistema nervoso non è ancora del tutto formato e sviluppato).

Secondo il Dr. Boyd Haley capo del dipartimento di chimica dell’università del Kentucky e una ricerca riconosciuta a livello internazionale sulla tossicità del mercurio (toxicity of mercury compounds), nessun quantitativo di thimerosal è sicuro, perché è ben conosciuto che i neonati non producono livelli significativi di bile o che abbiano adeguate capacità renali per diversi mesi dalla nascita. Il trasporto biliare è la principale via attraverso cui il mercurio viene rimosso dal corpo e i neonati non possono farlo bene.

Se prendiamo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che con 3,3 microgrammi per chilo sono meno restrittive, si vede che in Italia per un bambino di 5 chili le superiamo almeno di due volte. Bisogna dire che l’OMS fissa un margine di sicurezza fino a 10 volte la soglia indicata, ma allo stesso tempo ammette che un neonato con i vaccini riceve dosi di mercurio che potrebbero destare preoccupazione e quindi approva la mossa della FDA americana di far rimuovere il thimerosal dai vaccini.

In Italia nessun organismo governativo ha stabilito limiti di alcun tipo. In compenso con il decreto ministeriale del 13 novembre 2001 l’Italia aveva messo al bando il mercurio dai vaccini, salvo poi ripensarci nel 2003 quando il Ministro per la Salute (si fa per dire) Sirchia con il decreto 27 giugno 2003 pubblicato sulla G.U. nr. 153 del 4 luglio 2003 proroga l’utilizzo dei vaccini con mercurio in Italia. Oggi non è chiaro se gli attuali vaccini in commercio lo includano: i relativi bugiardini in alcuni casi parlano di tracce (?!) non specificando alcuna quantità. La pagina del Ministero dalla Salute ne conferma la presenza (25 microgrammi di mercurio per antidifterica e antitetanica, 12,5 per l’antiepatite B), anche se a onor del vero è datata 22/07/2002.


In quest’altra pagina del Ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/malattieInfettive/newsMalattieInfettive.jsp?id=618&menu=inevidenza&lingua=italiano) invece si cita testualmente che “Il tiomersale è un derivato del mercurio usato costantemente fino al 2000 come conservante in alcuni vaccini somministrati durante l’infanzia. Serve ad impedire contaminazioni batteriche delle preparazioni da iniettare, soprattutto quando i vaccini sono preparati in fiale multi dose. In Italia, il decreto ministeriale del 13 novembre 2001 pubblicato in G.U. n. 66 del 19.03.2002, ha richiesto, in via precauzionale visto che la questione della neurotossicità di questo conservante rimaneva controversa e poco fondata dal punto di vista scientifico, a tutte le aziende produttrici di vaccini di eliminare il tiomersale entro il 31 dicembre 2002 e di ritirare dal commercio i vaccini contenenti tiomersale entro il 30 giugno 2003”, omettendo il successivo decreto del 2003 che lo proroga.

In ogni caso i vaccini “teoricamente” senza mercurio disponibili negli anni passati sono stati solo quelli combinati (quattro, cinque, sei vaccini in un’unica iniezione); se un genitore voleva somministrare al proprio figlio solo i vaccini obbligatori non aveva scelta, poiché non esistevano antidifto-tetanici e antiepatite B senza mercurio. L’antipolio Sabin e Salk è sempre stato privo di thimerosal.

infanrix


In realtà, nel vaccino INFANRIX HEXA (della GSK) spacciato per “libero da sali di mercurio”, è tuttora contenuto mercurio nella quantità di 10 ppb (parti di miliardo) ovvero 0,01 ppm (parti per milione) vale a dire 0,010 mg/Litro come conferma uno studio indipendente di ricercatori australiani (Austin DW, Shandley KA, Palombo EA) Mercury in vaccines from the Australian childhood immunization program schedule (Journal of Toxicology and Enviromental health. Part A. 2010;73(10):637-40).

Sebbene i livelli di mercurio rilevati siano sostanzialmente più bassi di qualsiasi limite di sicurezza di esposizione stabilito, i risultati di questo studio rivelano le inesattezze presenti nei messaggi di salute pubblica, nelle comunicazioni professionali, e nella documentazione ufficiale per quanto riguarda il contenuto di mercurio in questo vaccino per l’infanzia. Inoltre, mancano studi relativi ai danni neurologici che possono essere causati in neonati di 3 mesi. Si sa che 0,5 ppb di mercurio uccidono le cellule del neuroblastoma umano (Parran et al., Toxicol Sciences 2005; 86: 132-140), 20 ppb di mercurio distruggono la struttura delle membrane dei neuriti (Leong at al. – Neuroreport Journal 2001; 12: 733-37), 2 ppb di mercurio è la quantità massima contenuta nell’acqua potabile (disposizione EPA) che potrebbe causare danno renale a lungo termine.

Leggendo il foglietto illustrativo di questo vaccino, si apprende che è contenuta anche una combinazione di alluminio (fosfato di alluminio e idrossido di alluminio) alla considerevole dose (sempre riferita al neonato) di 820 microgrammi (320+500) per fiala. Un recente studio di alcuni neuroscienziati di Vancouver, CA. Shaw e L. Tomljenovic, prosegue la raccolta di domande critiche circa la presunta sicurezza dell’alluminio (presente praticamente in tutti i vaccini) e dimostra come gli effetti neurotossici siano altrettanto dannosi, se non peggiori, di quelli del mercurio.


aluminium-element


L’alluminio è una comprovata neurotossina ed è l’adiuvante più comunemente utilizzato nei vaccini, in sostituzione del thimerosal. Nonostante l’uso diffuso degli adiuvanti di alluminio, la comprensione della scienza medica in merito al loro meccanismo d’azione è ancora notevolmente scarsa.

C’è anche una relativa scarsità di dati sulla tossicologia e la farmacocinetica di questi composti ma, nonostante questo, la fantasiosa nozione che l’alluminio nei vaccini sia sicuro è spesso ampiamente accettata. Ricerche indipendenti, tuttavia, dimostrano che gli adiuvanti in alluminio hanno la potenzialità di indurre gravi disturbi immunologici e neurologici negli esseri umani. In particolare, l’alluminio sotto forma di adiuvante comporta un rischio di reazioni autoimmunitarie, infiammazioni cerebrali a lungo termine associate a complicazioni neurologiche con conseguenze negative, profonde e diffuse (v. successivo “I potenziali danni”).

La possibilità che i benefici del vaccino siano sopravvalutati e il rischio di potenziali effetti avversi sottovalutati, non è rigorosamente valutata nella comunità medica e scientifica. Un altro elemento di preoccupazione è la mancanza di qualsiasi valutazione tossicologica sulla somministrazione concomitante di alluminio con altri composti tossici riconosciuti che sono ordinariamente costituenti delle preparazioni commerciali dei vaccini. L’elenco è lungo: formaldeide, formalina, fenossietanolo, fenolo, borato di sodio, polisorbato 80, glutaraldeide.

“Bishop et al” hanno dimostrato che l’introduzione per via parentale (es. flebo) di un minimo di 20 mcg/kg di peso corporeo di alluminio per più di 10 giorni può provocare a lungo termine risultati negativi nello sviluppo neurologico dei neonati. Nel 2004, l’FDA ha istituito un limite per l’alluminio introdotto per via parenterale per i neonati con funzione renale compromessa e nati prematuri non superiore a 4-5 mcg/kg di peso corporeo/giorno, affermando che livelli superiori a quelli sono stati associati a tossicità del sistema nervoso centrale e delle ossa. Inoltre, secondo l’FDA, saturazione dei tessuti possono verificarsi a livelli ancora più bassi di somministrazione. Non è noto quale sia il limite massimo per l’alluminio per neonati sani. Ma non ci sono studi sull’introduzione dell’alluminio per via intramuscolare come avviene per i vaccini.

Nell’esavalente di cui sopra abbiamo detto che ci sono 820 microgrammi di alluminio. Nel HBVAXPRO antiepatite B ce ne sono 250.

Sempre secondo l’FDA, il limite per un litro di acqua imbottigliata è di 200 mcg.

L’alluminio è contenuto in tutti i vaccini tranne l’antipolio, l’anti-emofilo e l’anti-morbillo-parotite-rosolia.

Riporto, infine, quanto citato nella conferenza del maggio 2002 sull’Alluminio nei vaccini organizzata dal National Vaccine Program Office (del Ministero della Salute USA): “Il vantaggio immunologico conferito da questi adiuvanti è stato ben documentato, anche se la maggior parte di questa documentazione si trova in studi pubblicati prima del 1970”.

E concludono dicendo che “occorre studiare la tossicologia e la farmacocinetica dei coadiuvanti di alluminio, specificamente, nei lattanti e nei bambini (!), i meccanismi con cui l’alluminio interagisce col sistema immunitario, il fenomeno della Miofascite Macrofagica (MFM o MMF in inglese), ecc.”. In pratica è tutto ancora da studiare. Questa è una costante: non vengono fatti studi preventivi sulla sicurezza dei vaccini prima della loro immissione in commercio, ma ci si basa solo sulla famacovigilanza post marketing.

I difensori dei vaccini, interpellati sui metalli pesanti e sali presenti nei vaccini, spesso rispondono con frasi del tipo: “anche nel tonno che mangiamo c’è il mercurio”, “l’alluminio è presente dappertutto, terra, aria, acqua e lo inaliamo o ingeriamo quotidianamente”. Per capire quanto prive di alcun fondamento scientifico (e stupide) siano risposte del genere e per far capire la differenza tra ingestione e iniezione intramuscolare, una nutrizionista americana ha spiegato il seguente paradosso: “Quando un uomo assume ossigeno dall’aria attraverso la respirazione, tutto funziona bene per il corpo, i polmoni e il sistema cardiovascolare. Ma cosa succede se l’aria entra in una vena, quindi percorrendo una via diversa dal punto di vista fisiologico: può verificarsi un embolia gassosa, con possibile arresto cardiaco e conseguente morte.”

Per capire cosa sono i metalli pesanti, dei quali tante volte se ne parla anche in riferimento all’inquinamento ambientale, e quanto sono dannosi, leggete questa paginetta dell’Università degli studi di Trento:

 

http://www.ing.unitn.it/~colombo/metalli_pesanti/intro.html.


metalli nei vaccini

Di questa pagina evidenzio un passaggio molto importante che spiega come le reazioni avverse a tali metalli pesanti possano essere diverse da persona a persona, sia in termini di gravità che di tempistiche di insorgenza: “l’eliminazione di tali metalli avviene solo in minima parte, per salivazione, traspirazione, allattamento, portando a bioaccumulazione.

Bioaccumulazione significa un aumento nella concentrazione di un prodotto chimico in un organismo biologico col tempo.. I metalli si accumulano negli esseri viventi ogni volta che sono assimilati piu’ velocemente di quanto sono scomposti (metabolizzati) o espulsi”. E’ simile al concetto di saturazione, significa cioè che se ne assimiliamo un quantitativo elevato in un lasso di tempo breve (come avviene per i vaccini), potendone espellere solo una minima parte in quel breve lasso di tempo, il nostro corpo arriva subito a saturazione e si intossica.

Rivolgendomi in particolare alle mamme, che sono le prime ad interessarsi a questi aspetti, dico: che senso ha usare per i propri bimbi creme e prodotti detergenti senza nichel, alluminio e allergeni vari se poi glieli iniettiamo?


I potenziali dannidanger vaccino

  • I danni da vaccino contemplano disturbi immunologici e neurologici cronici, quali autismo, iperattività, scarsità di attenzione, dislessia, allergie, ma anche la SIDS (ovvero la sindrome di morte infantile improvvisa detta anche “morte in culla”) sulla cui correlazione con i vaccini pediatrici esistono conferme provenienti da diversi studi internazionali.

    Nel capitolo Bibliografia & Webliografia è linkato uno studio italiano le cui conclusioni non ammettono dubbi circa il nesso di causalità tra vaccini pediatrici e SIDS.

    La SIDS rappresenta la prima causa di mortalità nella fascia di età da 1 a 12 mesi di vita ed è più frequente tra i tre e i cinque mesi, ovvero in concomitanza del primo ciclo vaccinale.

    Il VAERS (sistema americano che riporta gli effetti avversi ai vaccini) dell’ FDA (Food and Drug Administration) riceve annualmente 11.000 rapporti su serie reazioni avverse ai vaccini, di cui l’1% rappresenta le morti causate dalle reazioni al vaccino. La maggior parte delle morti sono ascrivibili al vaccino della pertosse.

    “La ragione per cui la maggioranza delle persone con autismo che conoscete ha in genere dai 22 anni in giù è proprio perché la maggioranza delle persone con diagnosi di autismo è nata dopo il 1987. Nei dati raccolti in Danimarca, California e in tutto il mondo, abbiamo trovato che l’aumento dell’incidenza dei casi di autismo è cominciato circa negli anni 1988-1989,” scrivono gli autori Michael E. Mc Donald e John F. Paul, del Laboratorio di Ricerca su Salute Nazionale ed Effetti Ambientali dell’EPA. Il livello di aumento prima del 1988 “era completamente diverso” dal livello dopo quell’anno. Il numero dei casi di autismo nei bambini in California si è addirittura triplicato dopo 1988. Fonte: articolo di Dadiv Kirby – Huffington Post, 23 Aprile 2010

    I dati sull’autismo negli USA sono, senza esagerare, drammatici. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) il 30 marzo 2012 ha comunicato i dati del 2008 relativi ai bambini di 8 anni di età (8 anni perché è l’età media in cui le famiglie e i medici diagnosticano l’autismo): 1 bambino su 88!! La ricerca viene condotta tutti gli anni all’interno dell’ADDM Network (v. mappa) che contempla 14 stati (peraltro non ci sono gli stati con i tassi di autismo maggiori come California, Minnesota, Maine – v. mappa) e rappresenta l’8% della popolazione di bambini di 8 anni statunitense. Dal 2002 al 2008 significa un tasso di incremento del 78%.

    Jim Carrey (che ha un figlio autistico) al raduno di Green Our Vaccines nel giugno 2008 (v. capitoloSelezione di video) ha detto: “quanto pensate che siamo stupidi?“ Quante più cause possibili il CDC e tutti quei cosiddetti esperti proseguiranno ad aggiungere?… Quante ancora?… Come è possibile sparare nuove teorie cervellotiche e non considerare i vaccini?… E’ talmente evidente che più si aggiungono nuovi vaccini al calendario vaccinale dell’infanzia, più aumentano i casi di autismo. Che cosa deve accadere prima che i vaccini siano definitivamente considerati come la causa scatenante l’autismo?… Dobbiamo aspettare il 2020 quando, avanti di questo passo, l’incidenza sarà di 1 a 10?… Dobbiamo arrivare a considerare l’autismo come parte della normalità?

    Per le maggiori Associazioni mondiali (italiane escluse), l’autismo è ufficialmente diventato epidemia negli Stati Uniti. Si tratta di una situazione di emergenza nazionale che ha bisogno di un piano nazionale.

    SAFEMINDS (un’organizzazione no-profit nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul legame tra autismo e mercurio) evidenzia come in quegli anni (1985-1990) siano stati introdotti i vaccini Hib (anti-meningite) e HepB (anti-epatite B).


    E Safeminds ricorda che:

    • da un punto di vista biologico, è molto plausibile che diversi componenti dei vaccini possano causare l’autismo. Alluminio, mercurio, endotossine e antigeni virali o batterici hanno mostrato in diverse ricerche di essere singolarmente capaci di causare danni al cervello e altri organismi, e la tossicità sinergica di questi componenti non è stata sufficientemente investigata. Recenti ricerche si sono focalizzate sull’alluminio, che a partire dal 2001 è incrementato nei vaccini in parallelo alla diminuzione del mercurio;

    • uno studio del 2007 ha evidenziato che i vaccini possono aver determinato un fattore di casualità nei ragazzi nati nel 1990-1996 in circa il 68% dei casi di autismo e nell’81% di casi della sindrome ADHD. E’ importante notare che questo studio evidenzia anche che alcuni ragazzi non vaccinati hanno sviluppato autismo e ADHD, suggerendo che i vaccini non siano il solo fattore di casualità nell’autismo e ADHD.

    Negli USA (dati 2009) le dosi (per spiegare bene a che numeri si fa riferimento in questo paragrafo si consideri che il vaccino DTP prevede 5 dosi, l’HepB 3, e così via) dei vaccini raccomandati per i bambini sotto i 5 anni sono triplicati in 25 anni. Fino al 1989 il CDC ne raccomandava 11, oggi 36! Dopo il 1990 ne sono stati aggiunti 25. Invece le tipologie di vaccini (antidifterico, antipertosse, ecc.) sono ben 15. In Italia le dosi sono 13.

    I dati sui casi di autismo in Italia sono discordanti (si tenga peraltro presente che dopo i 18 anni una persona affetta da autismo non è più classificata come tale ma rientra nella categoria “handicap mentale grave”). L’IdO (Istituto Di Ortofonologia), centro accreditato dal Servizio sanitario nazionale di diagnosi e terapia per l’età evolutiva, ha stimato un incremento dello 0,6% della sindrome in 10 anni, arrivando oggi a 1 bambino su 180.

    autismo


    Fino al 1980 in Italia si contavano dai 3 ai 5 autistici diagnosticati come tali entro il terzo anno di vita, ogni 10.000 nati, e la percentuale di bambini che mostravano segni di ritardato sviluppo psicomotorio e comunicativo sin dai primi mesi di vita, era superiore a quella dei soggetti che dopo 18-20 mesi di sviluppo normale cominciavano a perdere le acquisizioni motorie e linguistiche per scivolare più o meno rapidamente nella sintomatologia autistica.

    Il primo significativo cambiamento statistico-epidemiologico si può collocare nel quinquennio 1980-1985, quando fu possibile verificare due importanti variazioni rispetto ai rilievi precedenti: il raddoppio dei casi di autismo, ed il pareggio della percentuale di quelli definibili insorti come tali con quelli cosiddetti di autismo regressivo (ma questo può dipendere da un migliorato sistema di diagnosi). Nel decennio successivo, i dati sono diventati ancor più allarmanti e significativi: dai 3-5 autistici su 10.000 nati, si è passati a 30-35 su 10.000; e i casi di autismo regressivo (che fino al 1980 rappresentavano un terzo del totale) hanno raggiunto il 75% contro il 25% delle forme che potremmo definire congenite.

    In ogni caso esistono tanti studi nel mondo che dimostrano come il thimerosal sia dannoso per le cellule neuronali e come tali danni siano simili a quelli che si ritrovano nelle persone affette da autismo. Ne riporto uno a titolo di esempio pubblicato nel 2009 da Taylor & Francis, uno dei principali editori di pubblicazioni scientifiche al mondo.


    thimerosal1


    Vaccini e danni neurologici: il bugiardino Tripedia della Sanofi Aventis

    Ma il discorso si chiude nel momento in cui nel 2011, per la prima volta compaiono nel bugiardino del vaccino DTaP (Difterite, Tetano, Pertosse) Tripedia della Sanofi Aventis le seguenti reazioni avverse: “Adverse events reported during post-approval use of Tripedia vaccine include idiopathic thrombocytopenic purpura, SIDS, anaphylactic reaction, cellulitis, autism, convulsion/grand mal convulsion, encephalopathy, hypotonia, neuropathy, somnolence and apnea.”

    Per completezza di cronaca si tenga presente che il vaccino Dtap acellulare è stato introdotto proprio negli anni 80. Prima c’era quello cellulare, del quale, tra l’altro, oggi la scienza medica dice: “ questo vaccino è gravato fondamentalmente da due ordini di problemi. Per prima cosa, anche se molto efficace nella maggioranza dei casi, il suo effetto sul campo è incostante e la sua efficacia non può essere conosciuta a priori. L’altro grosso problema è rappresentato dalla frequente comparsa di reazioni avverse. Il vaccino contiene un grande numero di antigeni pertossici; solo pochi determinano l’immunità mentre molti altri sono frequentemente causa di effetti collaterali. Le reazioni al vaccino intero erano classicamente distinte in quattro gruppi:

    • – reazioni locali e generali, lievi e transitorie come arrossamento, tumefazione, nella sede d’inoculo, febbre malessere

    • – reazioni generali gravi come febbre > 40,5 °C, pianto prolungato, collasso o sindrome ipotonia-iporesponsività che compare entro 48 ore dalla vaccinazione, episodio convulsivo in genere febbrile
    • – complicanze neurologiche gravi, in genere episodi convulsivi ripetuti nel tempo, regressione psico-motoria
    • – reazioni allergiche, shock anafilatticoSorge spontanea una domanda: non è che tra 10 anni le case farmaceutiche rilasceranno un nuovo tipo di vaccino e ci diranno che quello attuale era poco efficace e dava gravi controindicazioni? Tra cui magari l’autismo e la SIDS?

      Aggiungo che sono tanti i vaccini ritirati negli anni. In particolare il vaccino MMR (MPR in italiano) è in assoluto il vaccino che “vanta” il maggior numero di prodotti ritirati dal commercio tra i quali MMR Morupar (quello della sentenza del tribunale di Rimini, che l’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco – aveva sì ritirato nel 2006, ma dopo ben 14 anni dal ritiro dello stesso dal Canada e 12 dal ritiro dell’Agenzia Europea del Farmaco, v. questo art), MMR Trivirex/Pluserix (v. capitolo ”Normativa e scandali vari”), MMR Immravax, ecc.

 

Il caso dei militari italiani ammalati di cancro

  • Afghanistan

    Repubblica ha effettuato un indagine per approfondire la questione dei 4.000 (!) soldati italiani ammalati di cancro, conosciuta come la sindrome dei Balcani (in quanto apparentemente legata alla missione dei nostri soldati nella ex-Yugoslavia). Inizialmente si era data la colpa all’uranio impoverito contenuto nei proiettili usati nel corso della missione. Poi l’attenzione si è spostata pesantemente sui vaccini.

    Di seguito i link alle tre inchieste di Repubblica:

    http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/10/06/news/vaccini-43980837/?ref=HREC1-1 ehttp://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/11/23/news/vaccini_pericolosi_2-46383097/?ref=HRER2-1 http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/01/23/news/vaccinati_a_morte_3-51127768/

    Nella seconda inchiesta pubblicata il 23 novembre 2012 sulla prima pagina di Repubblica on-line, è riportata la seguente frase: “Spinti anche dalle critiche di chi ci ha accusato (dopo la prima inchiesta) di aver sentito solo i “fanatici dell’antivaccino” siamo andati a parlarne, dall’altra parte dell’oceano, a Philadelphia, col professor Antonio Giordano, presidente dello Sbarro Institute sul cui livello scientifico e sulla cui imparzialità, nessuno ha dubbi: “C’è un nesso riconosciuto – dice il presidente dello Sbarro Institute – tra vaccini ravvicinati e abbassamento delle difese immunitarie. E in Italia è pieno di posti ad alto tasso d’inquinamento altamente pericolosi per chi ha un sistema immunitario compromesso”. A una domanda precisa (“Se venisse da lei un militare italiano che gli chiedesse un consiglio sul fatto di doversi sottoporre a una decina di vaccinazioni in un mese, cosa gli risponderebbe?”), Giordano ci ha detto: “Gli spiegherei che tanto vale suicidarsi”.

    I risultati del Progetto Signum, uno studio sull’impatto genotossico nelle unità militari commissionato nel 2004 dalla Difesa a ricercatori civili e militari facenti capo a prestigiose università (Pisa, Roma, Genova), dimostrano che sottoporre una persona a più di cinque vaccini significa comprometterne il sistema immunitario (Ndr ai neonati di 2 mesi, che hanno un sistema nervoso e immunitario non di certo sviluppato come quello degli adulti, gliene somministrano 6 o 7!).

    Nella relazione finale di Signum, consegnata il 17 gennaio 2011, si legge che lo stesso soggetto ipervaccinato, esposto ad agenti aggressivi come diossina, uranio impoverito, forte inquinamento ambientale, potrà facilmente sviluppare malattie gravi. Non solo, finora sono stati ignorati anche molti studi internazionali che sostengono la stessa evidenza e di cui ci parlano scienziati importanti che lavorano anche per altre nazioni come Giordano, Giulio Tarro medaglia d’oro del Presidente della Repubblica, infettivologo di fama mondiale, o Franco Nobile del Centro di eccellenza nazionale per la lotta ai tumori di Siena, che ha effettuato studi proprio sui militari.

    Questo è l’articolo di Repubblica che contiene queste affermazioni (consiglio di leggerlo):

    http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/11/23/news/vaccini_militari-46390509/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2012%2F11%2F23%2Fnews%2Fvaccini_pericolosi_2-46383097%2F

    Il Resto del Carlino Macerata del 24 gennaio 2013 riporta la notizia secondo la quale la commissione parlamentare appositamente costituita per indagare sui casi di tuomore dei soldati italiani ha concluso con un atto di accusa contro i vaccini.

    Un altro articolo del Resto del Carlino uscito il 24 febbraio 2013, evidenzia che le procure di Padova e Rimini stanno indagando congiuntamente su questi casi di tumore, prendendo in considerazione anche la pista dei vaccini. Questa notizia la si trova on-line anche qui:

    http://www.romagnanoi.it/news/Cronaca/741800/Uranio-e-tumori-indagine-in-tandem.html

    27 gennaio 2014. Per la prima volta, una sentenza italiana riconosce il nesso di causalità tra il cancro e le vaccinazioni fatte con tempi, modalità e controlli sbagliati

    Di seguito una sintesi di quanto riportato nell’articolo di repubblica, qui linkato

    http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2014/01/27/news/la_sentenza_lo_scandalo_dei_vaccini_ai_militari_il_ministero_della_sanit_condannato-77030693/?ref=HRER1-1

    Il ministero della Salute è stato condannato dal Tribunale di primo grado di Ferrara, a indennizzare la famiglia di Francesco Finessi, militare che nel 2002, a 22 anni, è deceduto per un linfoma non Hodgkin. Circa 150mila euro, secondo l’avvocato Francesco Terrulli. Durante il servizio militare, Francesco Finessi fu sottoposto a vaccini numerosi e troppo serrati, come testimoniato sia dal libretto vaccinale che dalle relazioni di diversi esperti.

    Già a novembre era stato condannato a tre anni di carcere, dalla corte penale di Belluno, Nicola Marchetti, il capitano medico degli alpini accusato di aver falsamente attestato, nel libretto sanitario di alcuni militari di leva, di aver eseguito le visite mediche necessarie. Si scioglie uno dei nodi finora rimasti insoluti su questi casi, quello delle documentazioni carenti, di libretti vaccinali incompleti o addirittura scomparsi, di nomi di medici responsabili coperti da segreto o ignorati.

Vaccini e Sclerosi Multipla o malattie demielinizzanti

  • sclerosi multipla

    Nel 1996 in Francia la vaccinazione antiepatite B venne sospesa per la frequente comparsa di forme dimalattia demielinizzante con oltre 200 casi di Sclerosi multipla insorti negli adolescenti e preadolescenti vaccinati contro l’epatite B. Poco dopo vennero pubblicati sulla rivista “New England Journal of Medicine” due studi che concludevano che non c’era nesso causale tra vaccino e SM.

    Tali ricerche, finanziate e sostenute dalle ditte farmaceutiche che producono il vaccino, studiarono gli effetti solo nei 2 mesi successivi alla vaccinazione, e i risultati vennero pesantemente discussi in sede scientifica nelle settimane seguenti come non corretti e pretestuosi. In uno studio francese del 1998, ripreso anche in questo documento dell’allora Ministero della Sanità italiano, basato sulla medesima finestra temporale di 2 mesi, si concludeva che l’odds ratio (l’immagine sotto riportata spiega in maniera semplice cos’è) era di 1,4, equivalente a rischio (che il vaccino sia causa di SM) di livello “debole”.

    Uno studio successivo di GPRD-General Practitioner Research Database fu fatto sia su una finestra temporale di 2 mesi che di 12 mesi. L’odds ratio determinato nel primo caso fu di 1,4 mentre nel secondo (12 mesi) fu di 1,6 (livello rischio “modesto”). Lo studio ha anche messo in evidenza che l’intervallo di tempo fra l’inizio dei sintomi e la diagnosi di SM è stato considerevolmente più breve fra i vaccinati che fra i non vaccinati. Il Ministero della Salute francese ha ritenuto che i risultati dei due studi non consentissero di escludere con assoluta certezza la possibilità che la vaccinazione potesse aumentare il rischio di malattia da demielinizzazione fra i vaccinati. Infatti, entrambi gli studi, come pure lo studio pilota precedentemente condotto, hanno comunque messo in evidenza un incremento degli odds ratio.



    Per chi volesse capire meglio che cos’è l’odds ratio e come viene calcolato, può fare riferimento a questa pagina:


    http://www.quadernodiepidemiologia.it/epi/cause/ris_rel.htm.

    La Sezione giurisdizionale della Lombardia della Corte dei Conti ha emesso il 28/2/1997 una sentenza (n. 71-97PM) che ha riconosciuto in un militare la sclerosi multipla come conseguenza della vaccinazione subita.

    Il militare aveva ottenuto in precedenza un giudizio negativo dalla commissione medica ospedaliera deputata a riconoscere l’indennizzo. Poi aveva fatto ricorso al ministero, il quale aveva riconosciuto, invece, la correlazione tra la malattia demielinizzante e la vaccinazione ricevuta. Si legge nella sentenza: “Il nesso di dipendenza da causa di servizio ovvero la spiegazione causale dell’infermità deriva dalla considerazione che risulta estremamente improbabile la sua insorgenza per l’intervento di altri processi causali”. Quindi vengono applicati, come andrebbe sempre fatto, i quattro criteri fatti propri anche dall’Istituto Superiore di Sanità, cioè: la correlazione di tempo, la plausibilità medica, l’assenza di altre cause note e la presenza di altri casi documentati in letteratura.

    Un autorevole studio pubblicato nel 2004 su Neurology (Naismith RT, Cross AH. Neurology. 2004 Sep 14;63(5):772-3), una delle più autorevoli riviste internazionali di neurologia, ha consentito di seguire le persone vaccinate contro l’epatite B per un tempo sufficientemente lungo, e di rilevare un aumento notevole (3 volte) dei casi di malattia demielinizzante (sclerosi multipla) tra i soggetti vaccinati rispetto a quelli che non lo sono. Poiché anche sui foglietti illustrativi del vaccino viene segnalata la possibile evenienza di una forma demielinizzante, è bene che la presenza di forme simili in famiglia sia davvero considerata una pesante controindicazione alla vaccinazione.

    Un rapporto recente descrive l’insorgenza di encefalomielite acuta disseminata dopo la seconda immunizzazione con Gardasil (Waldemann et al. 2009 e Sutton et al. 2009) riportato su cinque pazienti che presentavano sindromi demielinizzazione multifocale o atipico entro 21 giorni dalla seconda o terza vaccinazione. Il Gardasil è uno dei 2 vaccini contro il papilloma virus distribuiti in Italia.


    gardasil2

    La fondazione statunitense Judicial Watch che si occupa di promuovere l’etica, la trasparenza e l’integrità nelle politiche e leggi del governo, appellandosi al Freedom of Information Act (FOIA) è riuscita ad ottenere alcuni documenti dalla FDA, altrimenti secretati e non accessibili ai cittadini, in cui si evidenziavano 26 decessi a seguito della vaccinazione HPV con il Gardasil tra il 1 settembre 2010 e il 15 settembre 2011, ovvero in 1 anno!

    Dai documenti dell’FDA, riassunti in questo pdf (consiglio di leggerlo) di Judicial Watch, emergono una serie di inesattezze e superficialità di giudizio sia da parte della Merck (la casa produttrice del Gardasil) che dell’FDA che ha approvato la distribuzione del vaccino, che sintetizzo così:

    • la Merck ha sempre affermato che dai test da loro eseguiti sulla sicurezza del farmaco non erano emerse differenze tra il gruppo di pazienti sottoposti al vaccino e quello di pazienti sottoposti a placebo. Peccato che il placebo usato nei test, invece di contenere le consuete soluzioni saline usate nei placebo, conteneva anch’esso dosi elevate di alluminio (nel Gardasil ce ne sono 225mcg) stranamente approvate dall’FDA, che altrettanto stranamente aveva approvato la distribuzione sul mercato del vaccino con tempi molto rapidi (6 mesi contro 10 e più mesi) al pari di quelli dei farmaci per curare cancro, AIDS, HIV, ecc.

      Quindi dalle tabelle recanti i risultati dei test si evince sì una percentuale di reazioni avverse simili in entrambe i gruppi di pazienti, ma anche un numero importante di reazioni avverse in entrambe. Ad un certo punto dei report c’è una tabella recante le sole reazioni avverse sul sito dell’iniezione (per capirci il punto dove è penetrato l’ago della siringa) confrontate con il vaccino, il placebo con alluminio e il placebo con soluzione salina, dalla quale si evince che con quest’ultimo placebo si sono avute percentuali di reazioni nettamente inferiori (es. per il gonfiore 25,4% – 15,8% – 7,3%).
      A tal proposito il National Vaccine Information Center dice che “un placebo reattivo (Ndr contenente cioè elementi che possono provocare reazioni, come per es. l’alluminio) può modificare artificialmente il risultato dei test di valutazione della sicurezza di un farmaco”. In sostanza dipende sempre da come i dati vengono presentati: dicendo che non c’erano differenze sulla sicurezza non hanno detto il falso, ma hanno omesso di dire la vera verità, ovvero che si erano verificate un numero importante di reazioni avverse.

    • Merck dice che non sono stati fatti test per capire se il vaccino può a sua volta essere cancerogeno o genotossico. Dice espressamente che “questo tipo di approfondimento non è fattibile perché porterebbe via troppo tempo e questo sarebbe uno svantaggio per molte donne” (Ndr ?!). Visto che il vaccino lavora inducendo reazioni spontanee e modificazioni nelle cellule, sarebbe bene indagare a fondo questi due aspetti.

    • Merck dice che il vaccino non è efficace sulle donne che hanno già il papilloma virus e che la somministrazione del vaccino in questi casi può provocare reazioni avverse di una certa entità, ma l’FDA non obbliga né consiglia uno screening preventivo atto a determinare se il papilloma virus è già presente.

    • Merck dice che non sono stati fatti studi sulla sicurezza del vaccino nelle donne in gravidanza, ma l’FDA non dice nulla in tal proposito.
    • Merck dice che non sono stati fatti test per verificare che non ci siano reazioni incrociate con altri vaccini per adolescenti ed adulti

    Direi che si tratta di un numero più che sufficiente di motivi per dubitare della sicurezza del Gardasil. Per non parlare della scarsa efficacia e della scarsa utilità visto quanto già specificato nel capitolo dove si spiega che cos’è il papilloma virus, i suoi tempi di sviluppo e le modalità di diagnosi.


    15-06-2013 Il Ministero della salute giapponese ritira la raccomandazione per la vaccinazione contro il papilloma virus (HPV)

  • Sulla sicurezza dei vaccini
  • Trovata la conferma addirittura nel sito del CDC americano, dove fino a luglio 2013 potevate trovare pubblicata la seguente notizia (datata 2007) sotto il titolo Cancer,Simian Virus SV40 and polio vaccine Fact Sheet.

    Ma il CDC a luglio 2013 la rimuove!!

    Negli USA la notizia di questa rimozione è stata subito ripresa da diversi siti web (ne linko uno come esempio: GreenMedInfo) ed ha aperto in rete un dibattito molto acceso.

    Grazie alla  pagina originale grazie alla waybackmachine, una biblioteca universale che dispone di un archivio web che è una sorta di raccolta di “fermi immagine” del World Wide Web catalogati secondo la data di acquisizione. Ecco la pagina originariamente linkata sul sito del CDC e poi rimossa:

    https://web.archive.org/web/20120508130224/http://www.cdc.gov/vaccinesafety/updates/archive/polio_and_cancer_factsheet.htm

    In ogni caso quello che segue è la traduzione fedele della notizia così come pubblicata dal CDC (l’originale in inglese la trovate nel capitolo Damages caused by vaccines):

    • SV40 è un virus trovato in alcune specie di scimmie.

    • SV40 è stato scoperto nel 1960. Poco dopo, il virus è stato trovato nel vaccino antipolio.

    • Più di 98 milioni di americani hanno ricevuto una o più dosi di vaccino antipolio tra il 1955 e il 1963, quando una parte di vaccino era stato contaminato con SV40. E’ stato stimato che 10-30 milioni di americani potrebbero aver ricevuto una dose di vaccino contaminato SV40.

    • SV40 virus è stato trovato in alcuni tipi di cancro negli esseri umani, ma non è stato determinato che causi tumori.

    • La maggior parte delle prove scientifiche suggeriscono che il virus SV40-contaminati vaccino non ha causato il cancro, ma i risultati di alcune ricerche sono contrastanti e quindi sono necessari ulteriori studi.
    • I vaccini antipolio in uso oggi non contengono SV40. Tutti i dati attuali indicano che i vaccini antipolio dal 1963 sono indenni da SV40.

    • Nel 1950 per la produzione del vaccino sono state usate cellule renali di scimmie (NDR il virus vaccinico della polio viene coltivato su terreni di coltura costituiti da cellule renali di scimmia) infette dal virus. Poiché l’SV40 non è stato scoperto fino al 1960, nessuno era a conoscenza nel 1950 che il vaccino antipolio era contaminato

    • SV40 è stato trovato nella forma iniettato del vaccino antipolio (IPV), non nel genere somministrato per via orale OPV (NDR ma anche qui ci sono ricerche che dicono il contrario).

    • Non tutte le dosi del vaccino antipolio erano state contaminate. E ‘stato stimato che 10-30 milioni di persone abbiano effettivamente ricevuto un vaccino che conteneva SV40.

    • Alcune evidenze suggeriscono che la ricezione del vaccino antipolio contaminato dall’SV40 può aumentare il rischio di cancro. Tuttavia, la maggior parte degli studi condotti negli Stati Uniti e in Europa che mettono a confronto le persone che hanno ricevuto il vaccino antipolio contaminato con l’SV40 con coloro che non lo hanno ricevuto, non hanno mostrato alcuna relazione causale tra il vaccino contaminato e il cancro (NDR questa pare essere una costante).

    Nel marzo 1992 la celebre rivista medica inglese The Lancet pubblica un articolo di Walter Kyle che riporta evidenze secondo cui l’Aids si è manifestata dopo che il virus dell’immunodeficienza delle scimmie (SIV) è entrato nell’organismo umano attraverso appunto il vaccino antipolio contaminato da tessuti infetti di scimmia. Nell’aprile 1996 il bollettino del NVIC (National Vaccine Information Center) riporta che il microbiologo californiano Howard Urnovitz aveva prodotto evidenze secondo cui il virus di tipo 1 dell’Aids è un virus ibrido uomo-scimmia creatosi dopo che 320.000 africani avevano ricevuto negli anni’50 un vaccino antipolio sperimentale contaminato dal SIV.

    “L’SV40 svolgerebbe la sua azione non mediante l’integrazione nel DNA delle cellule mesoteliali, ma con un meccanismo di tipo episomiale. Studi sperimentali hanno dimostrato che l’iniezione intrapleurica di SV40 è in grado di indurre un mesotelioma pleurico maligno (Ndr una forma di cancro) nel 100 % di animali da esperimento (fonti: Ordine dei medici della provincia di Milano e AIRC).”

     

    http://www.infovaccini.it/doku.php?id=danni#.VAJMdXJ_uXY


  • Rapporto sulla sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia – Anno 2012

  • http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/rapporto-sulla-sorveglianza-postmarketing-dei-vaccini-italia-anno-2012

 

 

 

 

 

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