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Danni da vaccino e un’altra sentenza che condanna il Ministero

Vaccino esavalente: nuova sentenza condanna il Ministero della Salute

Danni permanenti e condizioni irreversibili causate dal vaccino esavalente: sindrome autistica,encefalopatia immunomediata, epilessia.

Tutto ciò emerge da una consulenza tecnica d’ufficio riguardante un ragazzo di 17 anni di Tivoli, vaccinato a 4 mesi con il vaccino esavalente, e successivamente con i relativi richiami, benché le condizioni di salute sconsigliavano la somministrazione della vaccinazione in quanto il bambino stava assumento terapia cortisonica [notoriamente immunosoppressiva] a causa di una bronchite.

L’Avvocato Francesco Terruli, di Martina Franca, che da decenni ormai si occupa di vicende di questo genere, ha fatto condannare il Ministero della Salute, in sede di giudizio civile. Il Ministero dovrà, fra l’altro, corrispondere al ragazzo un vitalizio mensile a far data da febbraio 2010, aumentato di sei volte per la specificità del danno subìto, come previsto dalle Leggi 210/1992 e 229/2005 che regolano la materia.

Questa vicenda, all’indomani della Sentenza della Corte di Cassazione che ha rigettato la richiesta di risarcimento danni per lo stato di autismo che, secondo il ricorrente, si era sviluppato per effetto della vaccinazione trivalente contro morbillo, rosolia e parotite, dimostra nuovamente che esiste a monte un’idoneità lesiva della vaccinazione esavalente.

La domanda dunque prosegue a rimanere attuale: i vaccini causano l’autismo? Sì, lo affermano GlaxoSmithKline e EudraVigilance

Inoltre, ogni vicenda va valutata “caso per caso. Una correlazione tra sindrome autistica e vaccinazioni è sempre più evidente anche se una parte cieca e sorda del mondo scientifico prosegue colpevolmente a volerla ignorare. Perciò i medici non possono pronunciarsi in via definitiva ma eventualmente solo su casi specifici.

Fonte

https://autismovaccini.org/2016/06/21/vaccino-esavalente-nuova-sentenza-condanna-il-ministero-della-salute/

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papillomavirus-la-scarsa-conoscenza-il-nemico-peggiore (1)

Vaccino contro il papilloma virus umano? L’Ema non può tacere oltre

TRADUZIONE a cura della dott.ssa Silvia Giglio

Ringraziamo la preziosa collaborazione con Sanevax ,sempre in prima linea su questa onerosa tematica.

papillomavirus-la-scarsa-conoscenza-il-nemico-peggiore (1)

Teenage girl getting flu shot needle vaccination in arm
Teenage girl getting flu shot needle vaccination in arm

In data 26 maggio, il Nordic Cochrane Center (parte di una rete globale indipendente di ricercatori) ha pubblicato un documento in cui accusa l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di scarsa trasparenza e serietà nel valutare la sicurezza del vaccino contro il papilloma virus (HPV).

http://nordic.cochrane.org/…/Complaint-to-EMA-over-EMA.pdf

Il 05 novembre 2015 l’EMA aveva pubblicato il risultato della revisione del profilo di sicurezza dei vaccini anti HPV circa i dati relativi alle segnalazioni di due patologie: la sindrome da dolore regionale complesso (CRPS, una condizione di dolore cronico agli arti) e la sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS, una condizione in cui la frequenza cardiaca aumenta in maniera anomala dopo che ci si siede o ci si alza, causando sintomi come vertigini e svenimento, oltre a mal di testa, dolore al torace e debolezza). Tale revisione è stata intrapresa dalla Commissione Europea su richiesta della Danimarca e ha concluso che non vi è evidenza di relazione causale tra i vaccini HPV e le patologie sopra descritte poiché l’incidenza di queste sindromi nelle ragazze vaccinate non è diversa da quella attesa per il gruppo di età indagato. Il rapporto di valutazione, un documento di 40 pagine, è stato rilasciato dall’EMA il 26 novembre 2015.

Il Nordic Cochrane Center dopo aver visionato il documento chiede:

  1. Se l’EMA sia stata trasparente e responsabile nei confronti dei cittadini ed ha rispettato il loro diritto di conoscere le incertezze legate alla sicurezza dei vaccini HPV.
  2. Se l’EMA si sia attenuta agli standard professionali e scientifici che devono essere rispettati dall’agenzia in sede di valutazione dei dati relativi alla sicurezza dei vaccini HPV in modo da garantire maggiore legittimità alla somministrazione.
  3. Se l’EMA abbia trattato giustamente un informatore danese, la Dr.ssa Louise Brinth, quando ha sollevato preoccupazioni circa i possibili gravi danni dei vaccini HPV.
  4. Se l’EMA abbia trattato giustamente le osservazioni e le preoccupazioni che le autorità sanitarie danesi e l’Osservatorio di Uppsala avevano sollevato sui possibili gravi danni dei vaccini HPV.
  5. Se le procedure di EMA per valutare la sicurezza degli interventi medici garantiscano legittimità alla somministrazione. L’EMA ha infatti chiesto ai produttori dei vaccini di valutare i potenziali danni dei propri prodotti su cui essi hanno enormi interessi finanziari.
  6. Se la segretezza estrema, con accordi di riservatezza per tutta la vita, che l’EMA ha imposto ai membri dei suoi gruppi di lavoro e agli esperti scientifici, sia necessaria, legittima, nel pubblico interesse e se garantisca legittimità all’amministrazione.
  7. Se i documenti redatti dall’EMA siano stati divulgati ai cittadini in accordo alla libertà sulla richiesta di informazione, se siano legittimi, di interesse pubblico e garantiscano legittimità alla somministrazione.
  8. Se l’EMA si sia comportata in modo da garantire legittimità alla somministrazione in merito alla dichiarazione di conflitti di interesse: è stato notato il nome di Guido Rasi associato ai brevetti e ci si chiede se questa sia la stessa persona che è direttore dell’EMA. Se così fosse, crediamo che i conflitti di interesse di Rasi siano palesi mentre quelli del relatore dell’EMA, Julie Williams, non siano chiariti.
  9. Se l’EMA si comporti in modo da garantire legittimità alla somministrazione quando gli esperti dell’agenzia hanno legami finanziari con i produttori, in particolare considerando che è sempre possibile trovare esperti, senza tali conflitti.
  10. Ai fini della trasparenza, invitiamo l’EMA a garantire che i nomi di tutti gli esperti consultati siano resi noti insieme ai loro conflitti di interesse. Inoltre sollecitiamo l’EMA a garantire che i conflitti di interesse del relatore, dei correlatori (Jean-Michel Dogne e Qun-Ying Vue), dei loro referenti presso l’EMA e di tutti coloro che hanno fornito dichiarazioni all’EMA siano divulgati alla luce del sole. Infine, esortiamo l’EMA a garantire che le dichiarazioni di interesse dei loro funzionari siano oneste.

POTS e CRPS

Il meccanismo ipotetico alla base delle sindromi indagate dall’EMA è una reazione autoimmune innescata da una componente attiva del vaccino o da un adiuvante nel vaccino. Queste sindromi sono difficili da diagnosticare, le loro cause sono poco conosciute e sono suscettibili ad essere sottosegnalate, il che complica gli studi di ricerca di un nesso di causalità.

Il rapporto ufficiale, di 40 pagine, dell’EMA dà l’impressione di un rifiuto unanime dei danni sospetti tuttavia, solo sette mesi prima, l’EMA aveva stabilito che “una relazione causale tra la sindrome da vertigini e stanchezza, POTS e il Gardasil (uno dei vaccini HPV) non può essere né confermata né negata”. Inoltre, la relazione interna dell’EMA di 256 pagine che ha fornito la base del rapporto ufficiale di 40 pagine, racconta una storia molto diversa… Il rapporto interno è riservato, ma è trapelato mostrando che le valutazioni di EMA sono poco professionali, ingannevoli, inappropriate e non scientifiche.

Il centro per il monitoraggio internazionale dei farmaci di Uppsala ha comparato le segnalazioni di sospette reazione avversa a vaccini HPV rispetto a quelle di altri vaccini e ha scoperto che:

  • POTS è stata segnalata 82 volte per i vaccini HPV rispetto a 1 volta per gli altri vaccini
  • CRPS 69 volte rispetto a 16
  • squilibrio del sistema nervoso autonomo 77 volte rispetto a 16
  • fibromialgia 62 volte rispetto a 39

Diversi altri confronti sono stati effettuati, ma non mostrano differenze.

A giudizio dell’EMA, questi dati non permettono di effettuare alcuna conclusione (pagina 230 della relazione interna EMA secretata), inoltre la maggiore frequenza dei danni osservati col vaccino HPV, sempre secondo l’EMA, potrebbe essere dovuta all’attenzione posta dai media sulla questione (ma non è stata presentata alcuna prova alla base di questa affermazione).

INCIDENZA

Riguardo ai dati di incidenza della sindrome da stanchezza cronica, l’EMA afferma che tale patologia è stata riportata con incidenza relativamente costante dal 2009, mentre la dott.ssa Brinth afferma che, secondo il rapporto UMC, la sindrome da stanchezza cronica è in aumento dal 2012, con un netto aumento tra il 2012 e il 2013.

L’EMA ha inoltre omesso di menzionare che le segnalazioni di reazione avversa danesi sono state spesso classificate come gravi, sottolineando invece il fatto che “i termini POTS, intolleranza ortostatica e squilibrio del sistema nervoso autonomo sono riportati sproporzionatamente più frequentemente nei report di reazione avversa danesi rispetto alle segnalazioni in altri paesi”

Troviamo che l’EMA, piuttosto che lodare la diligenza danese, getti dubbi sulla loro ricerca il che è un atteggiamento inadeguato per un’agenzia di sicurezza dei medicinali.

Un altro degli argomenti chiave nella relazione EMA è stata l’assenza di differenza tra ciò che è stato osservato e l’incidenza di base prevista nella popolazione target del vaccino; tuttavia, la ricerca effettuata è stata di pessima qualità il che rende insignificante questa osservazione. Ad esempio, per alcune analisi, l’incidenza osservata della sindrome da stanchezza cronica è stata usata per stimare l’incidenza prevista di POTS. Inoltre l’EMA scrive nella sua relazione che il numero di POTS descritte in seguito a somministrazione di Gardasil è stato generalmente inferiore al previsto in quasi tutte le regioni e paesi ad eccezione della Danimarca. Questa osservazione avrebbe dovuto allertare l’EMA per il fatto che le analisi basate sull’incidenza attesa sono grossolanamente inaffidabili. Troviamo curioso e scientificamente inaccettabile che la relazione ufficiale EMA dia più peso alle analisi “osservato rispetto all’atteso” prodotte dalle aziende, rispetto ai dati molto più affidabili del centro di Uppsala.

MOLTEPLICITA’ DI DIAGNOSI

La revisione danese mette in evidenza la necessità di valutare le combinazioni di sintomi piuttosto che effettuare valutazioni separate di singole diagnosi: sebbene il numero di casi di POTS sia elevato in Danimarca rispetto al resto del mondo, il quadro dei sintomi dei dati danesi, visto nell’insieme, è simile alle segnalazioni presentate da altri paesi. Anche se non può essere dimostrato per certo è probabile che i pazienti con la stessa sintomatologia abbiano ricevuto diagnosi diverse nei vari Stati membri per esempio POTS in Danimarca e sindrome da fatica cronica o encefalomielite mialgica in altri paesi. Questa considerazione è importante per la discussione del nesso di causalità per quanto riguarda POTS per cui si afferma che la constatazione della maggioranza di POTS in Danimarca non supporta una relazione causale.

Il Nordic Cochrane Center si dichiara in disaccordo con questa conclusione .

Per quanto i dati provenienti da segnalazioni spontanee non possano essere utilizzati da soli per fornire la prova di una relazione causale tra i sintomi e la vaccinazione, in considerazione del fatto che i casi osservati hanno superato il numero di casi attesi, soprattutto in Giappone e Danimarca, le conclusioni dovrebbero essere di cautela perché questo segnale non può essere respinto sulla base delle evidenze attuali.

SEGRETEZZA

Il Nordic Cochrane Center è inoltre d’accordo con la dott.ssa Brinth nel ritenere che il rapporto ufficiale dell’EMA di 40 pagine sia fuorviante, in quanto dà ai cittadini l’impressione che non vi sia nulla di cui preoccuparsi circa la sicurezza del vaccino, mentre il rapporto interno rivela che molti esperti consultati ritenevano che il vaccino potesse non essere sicuro. Troviamo che il livello estremo di segretezza imposto dall’EMA ai membri dei suoi gruppi di lavoro e ad altri esperti sia inadeguato e vada contro l’interesse pubblico perché non è garantita la trasparenza sui possibili gravi danni del vaccino.

Nel rapporto interno vi è infatti un “promemoria di riservatezza” che riporta:

“In qualità di esperto EMA sei tenuto per tutta la vita ad un obbligo di riservatezza. L’obbligo di riservatezza si applica a tutte le informazioni coperte da segreto professionale. Questo include, per esempio, il fatto che ci sia una riunione, quali sono i partecipanti, l’ordine del giorno, il prodotto o la società in questione e una parte delle discussioni e dei risultati. Tutta la documentazione (corrispondenza, rapporti, verbali, ecc) deve essere mantenuta in modo riservato e conservata in un luogo sicuro o distrutta. L’obbligo di riservatezza viene meno solo se le informazioni sono state rese pubbliche e solo nella misura in cui sono state rese di pubblico dominio. “

CONFLITTI DI INTERESSE

Brinth segnala inoltre che, leggendo il rapporto di EMA sembra che la revisione dei dati di sicurezza che comprende i dati disponibili da studi clinici e di sorveglianza post-marketing, nonché la revisione della letteratura sia stata tutta raccolta dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio (GlaxoSmithKline Biologicals , Merck Sharp & Dohme Limited e Sanofi Pasteur) e che sia stata presentata sotto forma di una relazione scritta dai titolari dell’AIC all’EMA.

Anche per il Nordic Cochrane Center è inaccettabile che l’EMA nella sua relazione ufficiale non abbia reso chiaro che ha permesso alle aziende farmaceutiche che hanno prodotto i vaccini di valutarne loro stesse la sicurezza.

La spesa globale finora per i vaccini HPV può essere approssimativamente stimata intorno a 25 miliardi di euro ed è inaccettabile, data l’enorme quantità di denaro in gioco, che l’EMA non abbia controllato essa stessa il lavoro delle aziende produttrici ma abbia chiesto alle aziende stesse di fare questa ricerca nei loro database. Ci sono innumerevoli esempi di aziende farmaceutiche che nascondono alle autorità sanitarie i gravi danni, talora letali, dei loro prodotti.

Quando il DHMA nel 2014 ha chiesto Sanofi Pasteur MSD di cercare nel suo database i potenziali effetti collaterali del suo vaccino HPV, l’azienda ha impostato la ricerca usando il termine POTS in un modo tale che il numero dei casi recuperato fosse molto basso. Questo fatto è stato scoperto dal Consiglio Nazionale danese della salute perché solo 3 su 26 segnalazioni danesi di POTS sono state ritrovate nelle ricerche dell’azienda. A Sanofi era stato chiesto di cercare una serie di sintomi specifici, tra cui vertigini, palpitazioni, tachicardia, tremore, fatica e svenimento, ma l’azienda ha ignorato la richiesta, effettuando la ricerca solo su tre sintomi: “vertigine posturale”, “intolleranza ortostatica” e “palpitazioni e vertigini.” Poiché i termini usati nelle segnalazioni di reazione avversa sono quelli usati dai medici segnalatori, utilizzare termini di ricerca troppo precisi porta ad una sottostima dell’effetto collaterale indagato.

Non dimentichiamo poi lo scandalo Vioxx e Diane che ha dimostrato quanto sia debole il sistema della segnalazione delle reazioni avverse. In entrambi i casi la comprensione della gravità del fenomeno è stata rallentata tremendamente e si è scoperto solo successivamente che i produttori del farmaco conoscevano le reazioni avverse già prima che il farmaco fosse immesso in commercio. Per ora sembra accadere lo stesso con i vaccini anti HPV. Siamo nella fase di segnalazione di un numero particolarmente elevato di casi di reazione avversa dopo vaccinazione, per i quale dovrebbe esserci tolleranza zero per quanto riguarda gli effetti collaterali. Fino ad oggi tutta la letteratura scientifica è esclusivamente sotto la diretta supervisione dell’industria farmaceutica e probabilmente anche tutte le informazioni che abbiamo provengono da essa. Non esistono studi indipendenti, nonostante il fatto che queste questioni siano state sollevate su più livelli.

SICUREZZA

In tutti gli studi sul vaccino (tranne una piccola parte di essi), il placebo con cui venivano effettuati i controlli conteneva l’adiuvante alluminio che è sospettato di essere neurotossico. È quindi difficile trovare una differenza in termini di danni tra il gruppo del vaccino e il gruppo del placebo, ma l’EMA non è riuscita a risolvere questo problema fondamentale nella sua relazione ufficiale.

Ad esempio al titolare dell’AIC era richiesto di fornire un approfondito esame dei casi CRPS e POTS osservati all’interno di tutti gli studi clinici e per rispondere a questa richiesta, il titolare ha riunito i dati di sicurezza provenienti da 18 studi progettati con un gruppo di confronto attivo (placebo o un altro vaccino diverso da un vaccino contro l’HPV, cioè l’epatite B ed A), che comprende un totale di 42,047 vaccinati (21.268 nel gruppo HPV e 20.779 in gruppi di confronto). Noi crediamo che questo costituisca cattiva condotta scientifica, ma l’EMA ha accettato comunque, senza riserve commentando che “i pochi casi riportati da studi clinici randomizzati sono equamente distribuiti tra il gruppo HPV e il gruppo placebo, cosa che suggerisce assenza di associazione causale tra il vaccino e il danno”.

Nei primi studi il vaccino era stato confrontato con un gruppo a cui era stata somministrata della soluzione fisiologica come placebo, per cui le reazioni avverse erano state maggiori e molto più gravi rispetto al gruppo di controllo. Dopo aver confrontato 320 pazienti del gruppo placebo la soluzione salina è stata sostituita con un placebo contenente alluminio, per poter valutare solo gli effetti del principio attivo. Questo però ha stravolto lo studio, in quanto nessun volontario voleva farsi vaccinare con dell’alluminio tossico e non sarebbe stato neanche necessario in quanto poteva essere fatta un’innocua iniezione di soluzione salina. In ogni caso la differenza tra il Gardasil e il gruppo del placebo con fisiologica era già evidente. Per le reazioni avverse gravi fu preso in considerazione il gruppo soluzione salina e il gruppo con alluminio come placebo insieme, forse per coprire le eccessive differenze tra questi due gruppi diversi di placebo”.

Il vaccino è stato ritenuto così importante per la salute pubblica da giustificare l’omissione al pubblico dei seguenti punti:

  1. Incertezze riguardo alla sicurezza del vaccino
  2. Inaffidabilità delle aziende farmaceutiche
  3. Inappropriatezza nel raggruppare insieme i risultati ottenuti da un placebo con soluzione salina con quelli ottenuti da un placebo potenzialmente neurotossico.

Riteniamo possibile che questo possa rappresentare un insabbiamento e che l’EMA avrebbe dovuto dichiararlo pubblicamente.

MECCANISMI FISIOPATOLOGICI

L’EMA ha anche chiesto ai titolari dell’AIC di fornire una valutazione critica sul nesso di causalità tra il vaccino HPV e CRPS e POTS, sulle loro possibili cause e fisiopatologia, sulla base della letteratura pubblicata (compresi gli studi epidemiologici), per discutere l’esistenza di una base biologica per una possibile associazione causale. La dott.ssa Brinths commenta che sarebbe rilevante sapere se questo lavoro è stato eseguito solo dai titolari dell’AIC o se è stato integrato dall’EMA e quali sono state le strategie di ricerca utilizzate.

POTS è una patologia probabilmente associata ad autoimmunità: stanno iniziando ed emergere pubblicazioni scientifiche che descrivono il ritrovamento di autoanticorpi nei pazienti con diagnosi di POTS, gli stessi autoanticorpi si trovano anche in CRPS ed encefalomielite mialgica / sindrome da stanchezza cronica. Anche se sono studi piccoli, hanno permesso di ottenere importanti informazioni e generare un’ipotesi di meccanismo causale.

Riteniamo anche che l’EMA abbia ridicolizzato e respinto le ricerche effettuate dalla Syncope Unit danese in un modo ingiusto, fuorviante e in parte errato. Se le agenzie del farmaco si comportano in questo modo quando i medici riportano le loro osservazioni su possibili gravi danni di farmaci approvati, sarà improbabile in futuro che i medici avvisino il pubblico delle loro osservazioni e questa sarebbe una tragedia per la salute pubblica.

CONCLUSIONI

Secondo le leggi riguardanti le amministrazioni pubbliche in molti paesi europei, nessun soggetto dovrebbe mai poter valutare se stesso.

Dal documento riservato è chiaro che l’Ema faccia totalmente affidamento sulle affermazioni delle aziende farmaceutiche e che il compito degli esperti designati dall’Ema non fosse quello di controllare il lavoro delle aziende, ma semplicemente di discuterlo. Il Nordic Cochrane Center ritiene che questa procedura non tuteli abbastanza la salute pubblica, soprattutto considerando i numerosi esempi di aziende che hanno mentito od omesso nei loro resoconti i danni gravi, incluso il decesso. È inaccettabile che l’Ema non controlli la veridicità del lavoro delle aziende farmaceutiche.

Durante un’udienza riguardante la sicurezza dei vaccini anti HPV al parlamento danese del 17 dicembre 2015, Enrica Alteri affermò che il vaccino anti HPV possa prevenire la maggior parte delle morti causate dal cancro alla cervice, se non addirittura tutte. È assolutamente non professionale e falso affermare che il vaccino anti HPV possa prevenire tutte le morti causate dal cancro alla cervice, tale affermazione non sarebbe stata tollerata dall’Ema se fosse arrivata da un’azienda produttrice. È inopportuno anche utilizzare degli esperti che abbiano dei legami finanziari con le aziende produttrici, data l’esistenza di tanti altri esperti non legati a tali interessi.

Infine, il requisito di riservatezza a vita richiesto dall’Ema è assurdo. Tutto il materiale riguardante i sospetti danni collegati ad un intervento sanitario pubblico rivolto a dei bambini sani dovrebbe essere accessibile a tutti.

L’American College of Physician ad esempio ha reputato che gli 89 casi di insufficienza ovarica primitiva causata dai vaccini contro l’HPV (86 causati dal Gardasil e 3 dal Cervarix), rispetto alla mancanza di casi collegati ad altri vaccini, fossero sufficientemente allarmanti da divulgare pubblicamente la possibilità di un collegamento tra le due cose.

Il principio di fondo dell’Ema sembra essere invece la tutela del vaccino a tutti i costi perché potrebbe salvare delle vite proteggendole dal cancro alla cervice.

Le procedure dell’Ema per la valutazione sulla sicurezza degli interventi medici deve essere completamente rivista e le informazioni dovrebbero essere di dominio pubblico.

La nostra società non dovrebbe accettare che la valutazione sulla sicurezza dei farmaci venga lasciata solo alle aziende farmaceutiche con interessi finanziari altissimi sui loro prodotti e ad un’agenzia del farmaco che riceve l’80% dei suoi introiti dall’industria farmaceutica.

La riservatezza imposta dall’Ema non tutela l’interesse pubblico.

La salute pubblica riguarda la promozione della salute e la prevenzione delle malattie mentre le azioni dell’Ema dimostrano come l’agenzia sia più preoccupata di proteggere le sue scelte e i vaccini piuttosto che i cittadini e la loro libertà di scelta.

I cittadini hanno diritto ad avere delle informazioni reali riguardanti i vaccini e le insicurezze che li riguardano e non un documento dell’Ema distorto e pieno di omissioni.

 

Riportato dalla seguente fonte (http://www.assis.it/quello-lema-non-dice-analisi-critica-della-revisione-ema-del-profilo-sicurezza-dei-vaccini-anti-hpv/)

Vacciniinforma ringrazia ancora per le collaborazioni 

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MEDICO-ARRESTO

Traffico dei Virus, la virologa e deputata Ilaria Capua è stata prosciolta, ma non finisce qui

Traffico dei virus, Capua prosciolta. Ma le intercettazioni svelano il grande business

Articolo di Espresso Repubblica.

news/capua-prosciolta-da-traffico-virus-da-intercettazioni-emerge-grande-business

Non luogo a procedere’ per la virologa padovana. Ma l’inchiesta dei Nas mette in risalto gli affari e i conflitti di interessi celati dietro emergenze sanitarie. E racconta con dati di fatto quanto l’aviaria abbia arricchito Big Pharma
Traffico dei virus, Capua prosciolta. Ma le intercettazioni svelano il grande business

Il giudice per l’udienza preliminare di Verona, Laura Donati, ha ordinato il «non luogo a procedere» per la virologa e deputata di Scelta Civica, Ilaria Capua, e altre dodici imputati accusati a vario titolo di traffico illecito di virus dell’influenza aviaria. L’inchiesta, avviata dai carabinieri del Nas e coordinata dalla procura di Roma, è stata poi trasferita a Venezia.

Per i pm della Capitale la virologa doveva rispondere di aver promosso e organizzato con altre persone un’associazione che aveva la finalità di commettere «una pluralità indeterminata di delitti di ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica, corruzione, zoonosi ed epidemia», ed ancora «per aver utilizzato virus altamente patogeni dell’influenza aviaria, del tipo H9 ed H7N3, di provenienza illecita, al fine di produrre in forma clandestina, senza la prescritta autorizzazione ministeriale, specialità medicinali ad uso veterinario (quale è il vaccino dell’influenza aviaria), procedendo successivamente, sempre in forma illecita, alla loro commercializzazione e somministrazione agli animali avicoli di allevamenti intensivi».

In questo modo gli imputati avrebbero «determinando la diffusione non più controllata del virus dell’influenza aviaria negli allevamenti avicoli del nord Italia, con grave pericolo per l’incolumità e la salute pubblica, che determinava, da un lato, il contagio di sette persone tra gli operatori del settore come accertato dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso un’indagine epidemiologica, e dall’altro il grave pericolo per la salute derivante dal consumo della carne oggetto della vaccinazione indiscriminata, determinando, quale misura di prevenzione, l’abbattimento di milioni di capi di polli e tacchini, con un considerevole danno al patrimonio avicolo nazionale, calcolato dal Centro regionale epidemiologia veterinaria in 40 milioni di euro». Per il giudice non ci sono i presupposti per il processo chiesto dai pm. Ilaria Capua che tra il 2005 e il 2007 era responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria di Padova, ha lasciato la Camera per un incarico in Florida, insieme al marito Richard John Currie, anche lui imputato.

Nell’inchiesta pubblicata da l’Espresso , veniva fuori il business che avrebbero fatto alcuni medici su virus e vaccini. A raccontarlo sono le intercettazioni di cui è protagonista la stessa Ilaria Capua.

«Quando uno mi sta sul cazzo deve crepare!», diceva la virologa parlando di una ditta farmaceutica che criticava la sua invenzione, il “Diva”, la prima strategia di vaccinazione contro l’influenza aviaria. L’inchiesta dei pm di Roma in cui la veterinaria era coinvolta insieme al marito, partiva da un’informativa che tirava in ballo altre 36 persone, mettendo in risalto affari e conflitti di interessi celati dietro emergenze sanitarie, raccontando con dati di fatto quanto l’aviaria abbia arricchito Big Pharma.

Le conversazioni registrate dai Nas dei carabinieri svelano, fra i tantissimi episodi, gli interventi di Capua sulla Intervet, filiale italiana di un colosso dei farmaci veterinari. I vertici di Intervet si erano mostrati critici sull’efficacia del sistema Diva. Ma la signora dei virus gli avrebbe fatto sapere che nell’Istituto zooprofilattico di Padova era in corso un esperimento su un vaccino prodotto da Intervet: il marchio però sarebbe stato menzionato nel suo studio solo se i responsabili della casa farmaceutica avessero assecondato le sue richieste, tra le quali quella di rivalutare il test Diva. E parlarne bene. E ai manager avrebbe fatto arrivare un messaggio chiaro attraverso un intermediario: «Lei (Capua ndr) non è una persona che si compra con quattro lire».

Il ruolo principale nell’inchiesta lo rivestiva Paolo Candoli, manager della multinazionale Mirial, l’uomo al quale venivano aperte le porte del ministero della Sanità per ottenere autorizzazioni. È lui il manager delegato dalla sua ditta a parlare con Ilaria Capua. In particolare quando la Merial è alla ricerca di ceppi virali con i quali avviare la produzione di vaccini, prima ancora di ricevere l’autorizzazione del ministero. Uno dei colleghi della virologa, Stefano Marangon, anche lui coinvolto nell’inchiesta, avvisa Candoli due mesi prima del varo del programma di vaccinazione. Un modo per avvantaggiarlo sulla concorrenza. «Ho parlato con la Capua, non è escluso che lei ce l’abbia, cioè sai cosa fa quella lì comunque?», dice Candoli a una collega parlando di un ceppo virale. «Sicuramente se lo fa mandare lei e poi ce lo rivende a noi». Poi aggiunge: «Purtroppo con la Capua… c’è da pensare di seguire… di dar da mangiare alla scimmia».

Il manager della Merial si rivolge alla virologa anche su indicazione di Marangon, perché lei è la responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria e quindi è nella possibilità di sapere con certezza con quale ceppo virale si preparerà il nuovo vaccino. Nello stesso tempo è una delle poche persone che in ambito internazionale ha la possibilità di farsi inviare, in breve tempo, un ceppo virale da altri istituti «senza la prescritta autorizzazione ministeriale».

Ilaria Capua parla con un manager della Intervet e afferma che «le è venuto in mente un modo per far salvare la faccia a quelli della Intervet, in modo tale da prenderli “per le palle”». A tal proposito dice al manager di riferire ai propri capi «che a breve a Cambridge verrà presentato uno studio dove lei ha generato un H7-N5 e che l’H-N5 è la neuroamminidasi più rara in assoluto, quindi quelli della Intervet potrebbero salvarsi la faccia dicendo che sono interessati al virus per fare il vaccino, in modo tale poi da poter iniziare nuovamente a trattare sul test Diva, per il quale loro (Capua, Marangon, Cattoli) stanno per chiudere con la Merial e la Fort Dodge, nonché con il governo olandese». Poi prosegue dicendo che «in virtù di ciò lei inserirà il nome del vaccino della Intervet sullo studio delle anatre». Per gli investigatori Capua avrebbe utilizzato «lo studio da lei effettuato per indurre la ditta Intervet ad ammorbidire la propria posizione critica nei confronti del test Diva e che, in caso positivo, quale controparte, pubblicherà sul proprio studio il nome del vaccino della ditta Intervet».

Quando i Nas arrivano nell’istituto per sequestrare un vaccino che non avrebbe avuto le carte in regola per entrare in commercio, e viene coinvolta la Capua, lei inizia a preoccuparsi dell’indagine. Il padre, stimato avvocato di Roma, le raccomanda espressamente di non fare riferimento alcuno al contratto stipulato con la Merial per lo sfruttamento del brevetto Diva. Ilaria Capua sostiene che «la vicenda dell’influenza aviaria è una storia molto complicata e anche se sono stata intercettata, le carte dimostreranno che è stato fatto tutto alla luce del sole».

Da una delle registrazioni emerge uno spaccato degli interessi in ballo. Parla alla madre della proposta di lavoro ricevuta da una fondazione della Florida, all’epoca e pure oggi, e osserva che «sarebbe un problema perché la fondazione non ha finalità commerciali» mentre, al contrario, in quel periodo lei ha una parte attiva e ha «una buona attività commerciale per la vendita dei reagenti diagnostici che le consentono di guadagnare in un anno ben 700 mila euro».

Per gli investigatori questa affermazione farebbe riferimento ai ricavi che Capua, insieme a Marangon e Giovanni Cattoli, stavano ottenendo dalla vendita del test Diva, per il quale è stato stipulato un contratto con le ditte Merial, Fort Dodge, e Paesi stranieri.

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truffa als

Farmaci? Ecco gli incentivi e i regali delle aziende agli stessi medici

Una ricerca americana conferma 
un vecchio sospetto: i medici prescrivono ai loro pazienti i farmaci prodotti dalle aziende che offrono loro pasti, feste, regalini. E quelli generici restano invenduti

ARTICOLO DI”ESPRESSO”  http://espresso.repubblica.it/visioni/scienze/2016/07/05/news/farmaci
Farmaci, così gli omaggi delle aziende ai medici 'incentivano' le ricette

Nessun pasto è gratis. In altre parole, attenti alle offerte che sembrano disinteressate, specie quando c’è di mezzo la spesa – e la salute – pubblica. Lo rivela un’indagine pubblicata sulla rivista “Jama”, che conferma un vecchio sospetto: relazione tra i pranzi offerti ai medici dalle case farmaceutiche e la prescrizione di costose specialità di marca al posto dei più economici generici.

Negli Stati Uniti il dibattito sugli intrecci tra Big Pharma e classe medica è acceso da tempo. La novità è che ora i ricercatori dell’Università della California, San Francisco hanno quantificato gli effetti di una prassi apparentemente innocua, come l’offerta di un pranzo. Analizzando il modus operandi di 280 mila cardiologi di fronte a quattro farmaci – rosuvastatina, nebivololo, olmesartan e desvenlafaxina, ossia una statina, un betabloccante, un Ace inibitore e un antidepressivo – presenti sul mercato sia come generici sia come specialità di marca. Facendo emergere un’associazione tra i benefici ricevuti dai medici – in oltre 60 mila hanno avuto “qualcosa” dall’azienda produttrice, nel 95 per cento dei casi un pasto del valore medio di 20 dollari – e la scelta del farmaco “branded”.

Le cifre parlano chiaro: i medici che si sono seduti più spesso a tavola con i rappresentanti dell’industria hanno prescritto il doppio della rosuvastatina rispetto ai colleghi, e oltre quattro volte tanto nebivololo e olmesartan. «Non è il caso di tirare conclusioni affrettate», avverte in un editoriale il direttore di “Jama”, Robert Steinbrook: «La correlazione non indica necessariamente un rapporto causa-effetto». È possibile, ad esempio, che i medici tendano a partecipare a incontri dedicati ai farmaci che già preferiscono. Ma lo studio, che ha esaminato le prescrizioni fatte per assistiti del programma pubblico Medicare, mostra che un problema esiste. «In particolare per la cardiologia, un settore in cui sono presenti farmaci generici e di marca appartenenti alla stessa classe. Ma è destinato a riproporsi per altri farmaci e altre specialità», osserva Marco Bobbio, cardiologo e segretario generale di Slow Medicine, associazione che si batte per l’appropriatezza della pratica medica.

In Italia a portare ai medici la voce delle aziende farmaceutiche sono soprattutto gli informatori sanitari: «E sono una presenza costante negli studi: d’altronde sono preparati per diventare amici dei medici, per creare un rapporto personale», spiega il pediatra Sergio Conti Nibali, cofondatore di “No Grazie pago io” una delle associazioni che si impegnano per una medicina meno succube alle pressioni delle aziende.

Parlare di corruzione sarebbe forse eccessivo, «ma vogliamo provare a immaginare come andrebbero le cose se l’Aifa e il ministero fossero presenti negli studi dei medici come lo sono le aziende?», suggerisce Conti Nibali. «Il problema è che certe pratiche sono una consuetudine, si stenta a pensare che non sia opportuno accettare un caffè o un piccolo omaggio».

E a capire che una frequentazione amichevole con chi rappresenta l’azienda può condizionare le scelte terapeutiche: «Una ricerca di qualche anno fa aveva mostrato come i medici che avevano partecipato a un convegno organizzato da un’azienda nei mesi seguenti avessero raddoppiato le prescrizioni del farmaco di cui si era parlato», ricorda Bobbio. «Il dato interessante è che, interrogato in proposito, l’85 per cento di loro aveva negato di aver subito condizionamenti».

«Forse, da uno studio simile fatto in Italia uscirebbero dati meno impressionanti», sdrammatizza Cosimo Nume, responsabile comunicazione di Fnomceo, la federazione degli ordini dei medici. «Da noi si ricorre più spesso a farmaci di prima scelta, meno costosi di quelli presi in esame dai ricercatori americani, e ci sono regole sui farmaci generici, che il cittadino può chiedere direttamente al farmacista, anche se il medico ha prescritto una specialità di marca».

Mentre se la ricetta indica un farmaco “branded”, senza specificare che non è sostituibile con un generico, la differenza di prezzo è a carico del paziente. «Dobbiamo considerare che il contesto italiano è diverso da quello Usa, dove il sistema sanitario è basato sulle assicurazioni private», aggiunge Enrico Hausermann, presidente di Assogenerici, l’associazione dei produttori di farmaci generici, fuori brevetto e quindi più economici. Che fanno risparmiare cittadini e Servizio sanitario nazionale.

Anzi farebbero, perché in Italia stentano a decollare, e non solo perché sono arrivati con quasi trent’anni di ritardo rispetto ad altri paesi europei dove coprono circa la metà del mercato. «I pazienti possono essere scettici nei confronti dei generici, ma se il medico li informa correttamente il problema si supera», spiega Conti Nibali. «E se i medici sono spesso contrari al generico, dipende in gran parte dalle aziende e dagli informatori». Che puntano sui pochi casi in cui è davvero meglio ricorrere al brand, per esempio per evitare eccipienti cui il paziente è allergico.

Ma anche su elementi meno solidi, «per esempio sottolineando che la biodisponibilità di un generico può variare anche del 20 per cento rispetto al farmaco di marca, come se fosse una caratteristica del mercato italiano, e tale da preoccupare», osserva Bobbio. «Mentre è un parametro fissato da un regolamento internazionale, e riferito al fatto che la concentrazione nel sangue di qualunque principio attivo ha una sua variabilità fisiologica. Che emergerebbe anche confrontando due compresse contenute nella stessa confezione».

A casa nostra, insomma, i pranzi sembrano essere l’ultimo dei problemi, o quasi. «Gli informatori americani sono meno presenti negli studi medici, proprio perché da loro usano gli incontri conviviali: forse la nostra prassi è più trasparente», osserva Nume. Anche se gli effetti degli incontri in studio sono difficili da valutare: «Un’indagine realizzata nel 2016 dal centro studi della Fimg mostra che un medico di base vede ogni settimana cinque informatori, che salgono a nove nelle regioni del Sud», osserva Bobbio. «Si riceve l’informatore per abitudine, per gentilezza, per ricevere informazioni utili: ma non possiamo sapere cosa succeda nel corso di questi incontri».

Negli ultimi anni il malcostume sembra comunque in diminuzione. Grazie anche a norme e codici deontologici che vietano le collusioni più scandalose, come i congressi medici organizzati in località turistiche e in alta stagione, con giornate libere e la possibilità di portare un accompagnatore. Mentre sono legittimi gli inviti a congressi, come pubblico ma anche come relatori, o la partecipazione a corsi di formazione, «che le aziende propongono con quello che è definito un “contributo non condizionato”», ricorda Nume.

Difficile dire quanto pesi la tendenza a prescrivere un farmaco che si è imparato a conoscere bene, invece di un generico o di un intervento sullo stile di vita, «anche se ci sono rigide griglie di valutazione che guidano le prescrizioni», ricorda Nume.

La novità è che anche in Italia sta partendo un’iniziativa simile all’Open Payments americano, per rendere più trasparenti i rapporti tra farmaceutiche e medici: Farmindustria ha aderito al Disclosure code europeo che chiede di mettere on line i “trasferimenti di denaro” tra medici e aziende. Per ora, bisognerà cercarli nei siti delle singole aziende: «Ma un paziente scontento di una prescrizione potrà verificare se il medico abbia interessi economici legati a quel farmaco» , ricorda Nume, anticipando che si sta pensando a come semplificare l’accesso ai dati.

Resta il fatto che i medici possono scegliere se inserire o no il loro nome, anche se finora il 72 per cento ha accettato: «Non è la panacea, però è un segnale verso la trasparenza», osserva Conti Nibali, «che dà ai cittadini uno strumento per informarsi».

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vaccini sicuri analizziamoli

Vaccini obbligatori per gli asili? Epidemie? Assolutamente FALSO

Vacciniinforma ringrazia il dr. Tancredi Ascani per aver permesso la divulgazione nel web delle sue interessanti considerazioni.
Dalla pagina del Dr. Tancredi Ascani ecco a voi quanto segue.

tancredi-ascani

In merito a questa follia di rendere obbligatorie le vaccinazioni negli asili, pena l’esclusione dagli stessi, perché si è scesi sotto il 95% di copertura vaccinale, al di sotto della quale tornerebbero chissà quali epidemie, vorrei fare due considerazioni:

1) in italia siamo già MOLTO al di sotto di tale copertura perché se consideriamo:

  • i soggetti che non rispondono alle vaccinazioni (i cosiddetti no-responders, un 10-20% dei vaccinati),
  • i medici che falsificano i certificati e dichiarano falsamente di aver fatto la vaccinazione ai propri figli/assistiti (secondo un’inchiesta giornalistica importante sarebbero un 20%),
  • gli adulti/anziani che con il tempo perdono l’immunità data dai vaccini (che spesso dura solo alcuni anni) e che non continuano a fare i richiami a vita (la maggior parte dei cittadini).

Non credo di sbagliare troppo affermando che, ad esser ottimisti, saremo ad una copertura “reale” dalle malattie per cui si vaccina del 50%, altroché 95.

2) in Svizzera pare che la copertura “dichiarata” dei soggetti vaccinati sia addirittura del 40% e in alcuni Paesi europei è comunque molto più bassa della nostra.

Tutto questo e, come era prevedibile, nessuna terribile epidemia si è mai vista anzi, in alcuni Paesi come l’Austria, nel caso del morbillo, si è avuta un’incidenza della malattia nettamente inferiore a Paesi come la Germania che ha una copertura vaccinale molto superiore:

http://www.ilfattoquotidiano.it/…/il-morbillo-e-in…/1744212/

Ora, secondo voi, alla luce dei fatti, è più logico estendere l’obbligo vaccinale a tutti esponendo a rischi legati alle vaccinazioni tanti bambini sani o forse è il caso di abolire definitivamente quest’obbligo visto che è palese che certe spaventose epidemie non sono più un pericolo in Paesi come il nostro?

La libertà di cura è uno dei principi basilari di ogni Paese democratico che si rispetti“.

 

Per rivedere l’inchiesta di Report, “Il virus dell’obbligo”:
http://www.report.rai.it/…/ContentItem-640d41f6-a3a7-41db-8…

Ricordiamo anche i  FATTI, non le TEORIE.

Diminuiscono le persone vaccinate e…crolla il morbillo.

Dallo stesso sito EPICENTRO,il rapporto presenta i dati nazionali della Sorveglianza Integrata del Morbillo e della Rosolia, raccolti dal Reparto di Epidemiologia delle Malattie Infettive (Cnesps) con il contributo del Reparto di Malattie Virali e Vaccini Attenuati (Mipi) dell’Istituto Superiore di Sanità.

Diminuiscono le persone vaccinate e…crolla il morbillo.

A giugno 2014 segnalati 1259 casi di morbillo
Bollettino (1)RM_News_2014_06

A giugno 2016 segnalati 367 casi di morbillo
Bollettino (2)RM_News_2016_28 (1)

Ulteriore prova della fallacia dell’immunità di gregge e di come entrino in gioco altri fattori nel controllo delle malattie infettive.

Sono segnalati 3 casi di encefalite.

Molto strano che i media non ne abbiano fatto notizia per spingere alla vaccinazione. Presumo perché i casi riguardano soggetti sopra i 40 anni, fascia d’età questa con il maggior numero di casi insieme a quella sopra i 15 anni fino ai 39. Se qualcuno ha notizie più precise in merito ben venga.

30/6/2016 – Morbillo & Rosolia News: il rapporto di giugno 2016
Nel mese di maggio 2016, sono stati segnalati 71 casi di morbillo, portando a 367 i casi (possibili, probabili o confermati) segnalati dall’inizio dell’anno. Il 94% dei 367 casi del 2016 è stato segnalato in sette Regioni (Lombardia, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Sicilia, Piemonte e Calabria). Per quanto riguarda la rosolia, nel mese di maggio 2016, non sono stati segnati casi, lasciando a 8 il totale dall’inizio dell’anno

http://www.epicentro.iss.it/…/bollettino/RM_News_2016_28.pdf

Prima di parlare di crollo di dati e di epidemie,occorrerebbe informarsi.

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blog mio giusto

Batteri? “Comunicano con il cervello”

I biologi hanno scoperto che i batteri comunicano come i neuroni nel cervello

Traduzione dell’articolo di MediMagazine

batteri

Immagine: i batteri all’interno di un biofilm hanno meccanismi di segnalazione elettrica simili a quelli dei neuroni nel cervello umano.

I biologi della UC San Diego hanno scoperto che i batteri – spesso visto come umili creature solitarie – sono in realtà molto sofisticati nelle loro interazioni sociali e comunicano tra loro attraverso meccanismi di segnalazione elettrica simili a quelli dei neuroni nel cervello umano.

In uno studio pubblicato questa settimana sulla rivista Nature, gli scienziati hanno spiegato in modo dettaglio, come i batteri che vivono in comunità, comunicano tra loro elettricamente tramite proteine ​​chiamate “canali ionici.”

“La nostra scoperta non solo cambia il nostro modo di pensare i batteri, ma anche il modo di pensare il nostro cervello”, ha detto Gürol Suel , Professore associato di biologia molecolare alla UC San Diego che ha guidato il progetto di ricerca. “Tutti i nostri sensi, il comportamento e l’intelligenza emergono dalle comunicazioni elettriche tra i neuroni nel cervello, mediate dai canali ionici. Ora scopriamo che i batteri utilizzano canali ionici simili per comunicare e risolvere lo stress metabolico. La nostra scoperta suggerisce che i disturbi neurologici che sono attivati ​​da stress metabolico possono avere antiche origini batteriche e potrebbe quindi fornire una nuova prospettiva su come trattare queste condizioni”.

“Gran parte della nostra comprensione dei segnali elettrici nel nostro cervello si basa su studi strutturali dei canali ionici batterici”, ha detto Suel.” Ma come i batteri utilizzano i canali ionici è rimasto un mistero fino ad oggi”.

Suel ed i suoi colleghi hanno intrapreso uno sforzo per esaminare la comunicazione a lunga distanza all’interno di biofilm – organizzate comunità contenenti milioni di cellule batteriche-. Queste comunità di batteri possono formare strutture sottili sulle superfici – come il tartaro che si sviluppa su denti – altamente resistenti agli agenti chimici e antibiotici.

L’interesse degli scienziati nello studio dei segnali a lungo raggio è cresciuto da uno studio precedente pubblicato nel mese di luglio dalla rivista  Natura, che ha trovato che i biofilm sono in grado di risolvere i conflitti sociali all’interno della loro comunità di cellule batteriche, proprio come le società umane.

In un biofilm composto da centinaia di migliaia di Bacillus subtilis, le cellule batteriche crescono fino a una certa dimensione. I ricercatori hanno scoperto che il bordo esterno di protezione delle cellule, con accesso illimitato ai nutrienti, periodicamente smette di crescere per consentire ai nutrienti – in particolare al glutammato -, di fluire verso il centro riparato del biofilm. In questo modo, i batteri protetti al centro della colonia sono tenuti in vita e possono sopravvivere agli attacchi chimici e degli antibiotici.

Rendendosi conto che le oscillazioni nella crescita di biofilm richiede un coordinamento a lungo raggio tra i batteri alla periferia e quelli all’interno del biofilm, unitamente al fatto che i batteri erano in competizione per il glutammato, una molecola elettricamente carica, i ricercatori hanno ipotizzato che il coordinamento metabolico tra le cellule lontane all’interno biofilm poteva comportare una forma di comunicazione elettrochimica. Gli scienziati hanno notato che il glutammato è noto anche per guidare circa la metà di tutte le attività del cervello umano.

Così hanno progettato un esperimento per testare la loro ipotesi. L’obiettivo era di misurare accuratamente i cambiamenti potenziale della membrana cellulare batterica durante le oscillazioni metaboliche.

I ricercatori hanno osservato oscillazioni del potenziale della membrana cellulare batterica che hanno abbinato alle oscillazioni della crescita del biofilm ed  hanno scoperto che i canali ionici erano responsabili di questi cambiamenti nel potenziale della membrana.Ulteriori esperimenti hanno rivelato che le oscillazioni erano condotte da segnali elettrici a lungo raggio all’interno dei biofilm che si propagano attraverso uno ione carico di potassio e coordinano l’attività metabolica dei batteri nelle regioni interne ed esterne del biofilm. Quando il canale ionico che permette al potassio di fluire dentro e fuori le cellule è stato eliminato dai batteri, il biofilm non era in grado di condurre questi segnali elettrici.

“Proprio come nei neuroni nel nostro cervello, abbiamo scoperto che i batteri utilizzano canali ionici per comunicare tra loro attraverso segnali elettrici”, ha detto Suel. “In questo modo, la comunità di batteri all’interno dei biofilm sembra funzionare proprio come un ‘cervello microbico’.”

Suel ha aggiunto che il meccanismo specifico mediante il quale i batteri comunicano tra loro è sorprendentemente simile a un processo nel cervello umano noto come “spreading depression corticale”, che è pensato per essere coinvolto in emicranie e convulsioni.

“La cosa interessante è che entrambi, emicranie e la segnalazione elettrica nei batteri che abbiamo scoperto, sono scatenate da stress metabolico”, ha spiegato il ricercatore. “Questo suggerisce che molti farmaci originariamente sviluppati per l’epilessia e l’emicrania possono anche essere efficaci nell’attaccare i biofilm batterici che sono diventati un crescente problema di salute in tutto il mondo, a causa della loro resistenza agli antibiotici”.

FONTE

http://www.medimagazine.it/i-biologi-hanno-scoperto-che-i-batteri-comunicano-come-i-neuroni-nel-cervello/

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lorenzin

Chi sfrutta il lavoro degli specializzandi?

Chi ha interesse a sfruttare il lavoro degli specializzandi?

 

(Lettera condivisa da http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=41232 )

02 LUGGentile direttore,
scrivo in risposta alla collega Genna, ed ai numerosi colleghi che mi hanno contattata per spiegarmi il loro diverso punto di vista o associarsi al mio pensiero, innanzitutto ringraziandoli dell’attenzione che hanno avuto nel cercarmi. È stato davvero rassicurante vedere che numerose sono le persone che hanno a cuore il proprio lavoro e la meritocrazia. Indirizzo inoltre la mia lettera al Ministro Lorenzin e al Governatore De Luca, che più volte ho contattato personalmente o attraverso sindacati ed organizzazioni professionali.

La mia lettera ha volutamente assunto toni severi per denunciare un sistema e una classe dirigenziale che nella Sanità pubblica investe e spreca soldi in gare ed appalti fittizie e favoritismi, piuttosto che incrementare l’organico, ormai dimezzato, ed a finanziare la formazione di noi giovani lavoratori.

Coloro che hanno letto la mia lettera avranno notato che inizia proprio con il chiarire la grande possibilità che ho nel  frequentare una Azienda Ospedaliera qualificata, il che implica che ci siano in tale Azienda, colleghi e specialisti delle case farmaceutiche che mi hanno insegnato ciò che sapevano e formato al punto di lavorare da sola, ed in completa autonomia, nel settore dell’autoimmunità.
Il punto è che la formazione dovrebbe essere costante e non sostitutiva dello stipendio per i servizi che io, e tanti altri colleghi giovani forniamo. Dopo un anno di tirocinio post-laurea, tre anni di Dottorato in Biochimica svolto presso la SUN ed il CNIO, centro di ricerca oncologico di Madrid dove ho speso l’ultimo anno di Dottorato, e quattro anni di Specializzazione in Biochimica clinica, so che ancora tanto devo imparare, ma sono anche un po’ stanca di sentire ancora parlare di formazione come attenuante; la formazione accompagnerà tutta la mia carriera fino alla fine, ma ciò non esclude il diritto ad essere pagati, in qualche forma, per il servizio che noi offriamo.

La formazione ahimè ha un prezzo in tempo e denaro, che noi precari o Specializzandi Biologi non possiamo auto finanziarci, perché impegnati in lavori alternativi che ci consentano di vivere a causa degli stipendi saltuari.

Capisco  che la collega Genna, come molti altri validi dipendenti, possano essersi risentiti, ma ritengo che ancor più dovrebbero risentirsi verso  i colleghi che non fanno al meglio il loro lavoro, verso un sistema che tarpa le ali a chi ha voglia di fare, perché dietro a tutto questo, vorrei ricordare, ci sono le vite dei pazienti, che, quando non si lavora bene, ne pagano le conseguenze in salute. Quindi il nostro impegno e la nostra formazione direi che sono un dovere ed una missione.

Qui non parliamo più di tirocini formativi, volontariato, ma di escamotage necessari alle strutture ospedaliere ed universitarie per sopperire al poco organico, alla poca volontà di alcuni nel lavoro, e alla cattiva gestione dei soldi pubblici,  e io sono indignata, perché dal lavoro deriva dignità personale, l’autostima, la sussistenza e che vi dico a fare progetti di vita.

Ho colleghi, con cui sono in contatto, che collaborano con l’Ordine dei Biologi e con i Sindacati, che militano da anni nel vano tentativo di tutelare la nostra classe professionale che ad oggi viene poco rispettata. Basti pensare che con la nuova riforma le Scuole di Specializzazione Mediche sono state ridotte a quattro anni, e le nostre Scuole dell’Area Sanitaria, che hanno un percorso comune a quello dei medici, sono rimaste di cinque anni. Basti pensare ancora al percorso della Specilizzazione, per un medico che decide di intraprendere la Scuola di Biochimica clinica o di Patologia, che è retribuito, a differenza dello stesso percorso con la stessa Specializzazione per noi biologi che è gratuito. Se gli stipendi altrui ci sembrano profumati è per il confronto che facciamo con i nostri stipendi, non-stipendi.

Piuttosto che combattersi, i professionisti onesti e dotati di una coscienza sociale, siano essi Dirigenti, Tecnici, precari e non, dovrebbero unirsi a noi giovani, che, rassicuro la Dottoressa Genna, siamo ben lontani dall’avvilirsi, nel tentativo di concretizzare la nostra disapprovazione in riforme che tutelino la professione del Biologo come le altre, e che garantiscano turni di lavoro umani, possibilità di crescita e carriere meritocratiche, come avviene in molti altri paesi d’Europa, dove a trent’anni si può anche diventare Ricercatore Universitario.

Nel frattempo continuerò ad impegnarmi nel mio lavoro domandandomi costantemente come posso io migliorare nel mio piccolo questo sistema.

Alessia Borgia
Specializzanda in Biochimica Clinica

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Una proposta di legge non è legge. Che il governo faccia un passo indietro

In Emilia-romagna la proposta di reintrodurre la richiesta delle vaccinazioni obbligatorie per ammette i bambini all’asilo sta scatenando forti polemiche e accese discussioni. Riportiamo la dichiarazione del consigliere del Movimento 5 stelle.

Raffaella-Sensoli

(Articolo di http://www.emiliaromagna5stelle.org/allasilo-solo-vaccinati-sensoli-m5s-giunta-faccia-un-passo-indietro-no-metodi-coercitivi/ )

“La Giunta faccia un passo indietro sul tema deivaccini obbligatori per frequentare l’asilo nido. Usare metodi coercitivi per imporre un principio, seppur legittimo, non è mai la scelta migliore. Soprattutto quando per difendere un diritto, quello alla salute, se ne calpestano altri”. È questa la richiesta di Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità, contenuta in una interrogazione dopo che nei giorni scorsi la Giunta ha annunciato il varo di un’apposita legge per vincolare l’ammissione dei bambini negli asili nido al rispetto delle norme sui vaccini.

 

VIDEO

Le dichiarazioni di Raffaella Sensoli Portavoce Regionale 1 luglio alle ore 17:04 · ‪#‎M5S‬ ‪#‎vaccini‬ “Non neghiamo l’utilità dei vaccini ma non vogliamo rischiare di abusarne. Non istighiamo nessuno a non fare i vaccini, ma siamo per una scelta consapevole e matura con una corretta informazione”

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“Come abbiamo ribadito più volte se si vuole diffondere la cultura della vaccinazione va fatta attraverso un’informazione esaustiva, costruendo un rapporto serio e corretto con i pediatri e medici di famiglia – spiega Raffaella Sensoli – I genitori non devono essere costretti dal ricatto di una eventuale non iscrizione negli asili nido. Il rischio che corriamo, introducendo questo divieto, è quello di perdere definitivamente l’occasione di dialogo con queste persone che continuano in ogni caso ad avere dei dubbi”.

Nella sua interrogazione la consigliera regionale del M5S cita il caso del Veneto dove è stato addirittura sospesa l’obbligatorietà mentre altre in altre regioni non esistono sanzioni per i genitori che rifiutino di vaccinare i propri figli. “Noi ci muoviamo nel pieno rispetto del principio di legalità, non istighiamo nessuno a non rispettare le norme, ma invochiamo scelte consapevoli, mature ed in linea con i tempi – conclude – Non vogliamo nemmeno che sull’onda emotiva di fatti di cronaca, più o meno recenti, si corra il rischio di abusarne e creare un sistema che ancora una volta non si preoccuperà di informare adeguatamente i genitori. Per questo chiediamo alla Giunta di fare un passo indietro e magari avviare un confronto serio che coinvolga Comuni, Asl e rappresentanti della associazioni”.

 

Ricordiamo la CONVENZIONE DI OVIEDO ed in particolare L’Articolo 5, il quale ricorda quanto segue :

Regola generale.
“Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso”. 

Consigliamo ai nostri lettori di scaricare  e salvare la suddetta documentazione, sul proprio computer:

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MEDICO-ARRESTO

Messina, arrestati tre medici,responsabili di falso materiale e falso ideologico, peculato e truffa aggravata

Messina, falsi tumori al seno per giustificare le plastiche: arrestati tre medici

Agli arresti sono finiti Letterio Calbo, ex direttore del Reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico, Massimo Marullo, vicedirettore dello stesso reparto, ed Enrico Calbo, specializzando.

Articolo di “La Repubblica”.

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La polizia ha posto agli arresti domiciliari tre medici, ritenuti responsabili , commessi nell’esercizio delle loro funzioni di dirigenti del Policlinico universitario di Messina tra il 2011 e il 2013. Agli arresti sono finiti Letterio Calbo, 68 anni, all’epoca dei fatti direttore del Reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico, Massimo Marullo, 59 anni, vicedirettore dello stesso reparto, ed Enrico Calbo, 40 anni, in qualità di specializzando.

Gli inquirenti hanno scoperto che venivano dissimulati degli interventi di chirurgia estetica additiva (mastoplastica), certificando l’esistenza di patologie oncologiche, di origine traumatica o malformativa.

In alcuni casi si era poi reso necessario un secondo intervento per la sostituzione delle protesi difettose, impiantate nello specifico da Marullo ed Enrico Calbo, il quale, pur essendo ancora uno specializzando, operava talvolta anche da solo. All’alterazione della documentazione clinica avrebbe partecipato Letterio Calbo, padre di Enrico, nella qualità di direttore del reparto di Endocrinochirurgia.

Alle pazienti veniva richiesto il pagamento delle protesi impiantate per importi di qualche migliaio di euro, di cui i medici si appropriavano, omettendo di dichiarare all’azienda sanitaria sia l’indebito compenso ricevuto sia l’impiego di una diversa tipologia di protesi, rispetto a quelle in uso alla farmacia del Policlinico, in violazione del protocollo sanitario. Cio’ era possibile grazie all’apposizione sulle cartelle cliniche di etichette non corrispondenti a quelle delle protesi impiantate.

Il danno economico arrecato all’azienda, secondo gli inquirenti, non si limitava pero’ al mancato versamento delle somme corrisposte dalle pazienti. A un secondo livello si sarebbe infatti verificata la truffa ai danno del servizio sanitario regionale, cui venivano segnalati falsamente come casi coperti dall’assistenza interventi non coperti in tutto o in parte dal Servizio sanitario Regionale, per i quali non era quindi dovuto il rimborso.

 

FONTE

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/06/25/news/messina_falsi_tumori_al_seno_per_giustificare_le_plastiche_arrestati_tre_medici

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dollari

AIFA: i dati sull’uso dei farmaci in età pediatrica nel 2015

Vacciniinforma condivide con i lettori questo interessante rapporto OsMed 2015, il quale mette a fuoco un dato aberrante.
“Il Rapporto OsMed 2015 dedica anche quest’anno un focus all’utilizzo dei farmaci in età pediatrica. I dati evidenziano che nell’anno,la fascia di età che ha fatto registrare i maggiori consumi è quella dai 0 ai 2 anni con 82,2 dosi giornaliere ogni mille abitanti”.

Questione di guadagno o speculazione? Leggiamo insieme “sull’immissione di medicinali innovativi ad alto costo ed in particolare dei nuovi farmaci ad azione antivirale diretta di seconda generazione (DAAs) per la cura dell’epatite C cronica, la spesa pubblica ha fatto registrare un significativo aumento dei costi”.  

Poi qualcuno dovrebbe illuminarci in merito alla pericolosità dell’Epatite e sopratutto sulle nuove terapie salva tasche (non certo dei pazienti).

FONTE AIFA (alla fine dell’articolo).

L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2015

PINOCCHIO BEDDU

I dati dell’edizione 2015 sono, più che mai, indicativi dei successi conseguiti nell’ambito della ricerca farmacologica e riflettono scelte e politiche attuate nell’ottica di garantire al cittadino il più ampio e sicuro accesso alle cure, con particolare attenzione ai medicinali innovativi e per il trattamento di malattie rare. Nel 2015, a seguito dell’immissione sul mercato di medicinali innovativi ad alto costo ed in particolare dei nuovi farmaci ad azione antivirale diretta di seconda generazione (DAAs) per la cura dell’epatite C cronica, la spesa pubblica ha fatto registrare un significativo aumento dei costi. E’ emblematico, al riguardo, il balzo, in termini di spesa, dalla quinta alla prima posizione, fatto registrare dalla categoria terapeutica degli antimicrobici, cui afferiscono questi farmaci, che per la prima volta è riuscita a spodestare i farmaci cardiovascolari.

Il Rapporto quest’anno si è ulteriormente arricchito di due nuovi indicatori di appropriatezza d’uso, volti a valutare i profili d’utilizzo dei farmaci e quelli dell’aderenza al trattamento nell’ambito della fibrillazione atriale e della trombosi venosa profonda. Inoltre,viene riportata, per la prima volta, per ciascun indicatore, anche una valutazione del valore regionale con lo scopo di evidenziare la distanza in termini di appropriatezza delle cure erogate in ogni singola Regione rispetto ad un valore di riferimento. Presente per la prima volta, inoltre, un’analisi sull’utilizzo e la spesa per la categoria dei farmaci impiegati per il trattamento dell’epatite C, con approfondimenti per sottocategoria terapeutica, molecola e a livello regionale.

Il Rapporto OsMed 2015 dedica anche quest’anno un focus all’utilizzo dei farmaci n in età pediatrica. i dati evidenziano che nell’anno considerato la fascia di età che ha fatto registrare i maggiori consumi è quella dai 0 ai 2 anni con 82,2 dosi giornaliere ogni mille abitanti. Nello specifico, è stato osservato un maggiore utilizzo di questa classe di medicinali per i maschi rispetto alle femmine, ad eccezione della fascia d’età 14-17 anni.

L’attenzione ai farmaci utilizzati in pediatria è in linea con le direttive promosse dall’Agenzia Europea dei Medicinali, concretizzatesi con il recente avvio di una consultazione pubblica sulla necessità di raccogliere ulteriori evidenze scientifiche al fine di promuovere un migliore impiego dei medicinali in ambito pediatrico.

Per l’analisi dell’utilizzo dei farmaci in età pediatrica (<18 anni) sono stati utilizzati i dati provenienti da 40 ASL e 8 Regioni, distribuite tra Nord, Centro e Sud Italia, a cui afferisce una popolazione di circa 38,7 milioni di assistibili.

La categoria maggiormente utilizzata è quella dei farmaci dell’apparato respiratorio (35,6%) e dei farmaci dell’apparato gastrointestinale (25,5%).
Nella lista dei primi 30 principi attivi per consumo quasi la metà appartengono alla categoria dell’apparato respiratorio (13 principi attivi), seguono per numerosità i farmaci appartenenti alla categoria degli antimicrobici (6 principi attivi).

I primi tre principi attivi per consumo sono rappresentati dal colecalciferolo, beclometasone e dall’amoxicillina associata ad acido clavulanico. Non si evidenziano differenze rilevanti nella distribuzione dei consumi delle diverse categorie di farmaci tra generi se non per i farmaci del sistema genito-urinario, che presentano un maggior uso nelle femmine rispetto ai maschi”.

 

FONTE

http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-i-dati-sull%E2%80%99uso-dei-farmaci-et%C3%A0-pediatrica-nel-2015

http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-2015

 

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Vittima da vaccino: ancora una volta, lo Stato non paga l’indennizzo

Ancora una vittima ignorata dal nostro Governo. Ancora una volta,la Stampa di regime si indigna.

TRIBUNALE

Ancora una vittima della 210/92 nonostante le dure frasi condivise da “La Repubblica” stamane.

Il giornale citato,dichiara quanto segue :

“I vaccini non sono sicuri al 100 per 100, in casi molto rari possono provocare la stessa malattia che dovrebbero prevenire o una sua complicanza ma problemi diversi, come appunto l’autismo, sono esclusi dagli esperti di tutto il mondo.”

Questo paradosso non è più credibile . Esperti? Non ci risulta ci sia stato un simposio con la presenza di TUTTA la comunità scientifica,per quanto continueremo con le affermazioni di parte?

Uno schiaffo non alla scienza (come afferma la stessa Repubblica citando il giudice siciliano, reo di voler vedere la verità dei fatti) ma all’intelligenza di tutti noi.

Come al solito la stampa di regime si schiera a favore della causa.

La loro.

Aberrante è leggere determinate controverse affermazioni.

“I vaccini o sono sicuri o non lo sono”.  Per il resto,ricordiamo sempre di guardare le evidenze, con la speranza che le toghe facciano il loro mestiere e che ognuno stia al suo posto.

Rispetto per le famiglie dei danneggiati e per i professionisti che svolgono con passione ed etica il proprio lavoro,rispettando il principio per cui hanno giurato.

Riportiamo fedelmente l’articolo del giornale di Sicilia, che ha scritto su questa vicenda irreale.

“Disturbi dopo il vaccino, maxi-risarcimento da 250 mila euro a una famiglia a Palermo”.

PALERMO. Oggi ha 16 anni e soffre di gravi problemi di salute. Il suo sviluppo, comportamentale e cognitivo – come ha sancito il tribunale del Lavoro nel 2011 – sarebbe stato irrimediabilmente compromesso dopo la somministrazione, da bambino, del vaccino tetravalente contro la difterite, la pertosse, l’ epatite B ed il tetano. Per questo il ministero della Salute è già stato da tempo condannato e in via definitiva a versare ai suoi genitori, P. A. e D. M., un indennizzo di 250 mila euro.

I soldi, però, ad oggi non sono mai arrivati. È molto probabile però che, ad oltre dieci anni dalla prima richiesta assistenziale avanzata dalla famiglia, arrivino adesso. Perché l’ avvocato Girolamo Rubino è riuscito a vincere un’ ennesima causa davanti al Tar, che non solo ha condannato nuovamente il ministero a pagare entro sessanta giorni, ma ha anche nominato un commissario ad acta – come richiesto dal legale – che in caso di ulteriore inadempienza, interverrà in via sostitutiva e liquiderà la somma al massimo entro altri due mesi.

Il tutto maggiorato dello 0,50 per cento di quanto complessivamente dovuto per ogni mese di ritardo aggiuntivo”.

 

FONTE

http://palermo.gds.it/2016/06/26/disturbi-dopo-il-vaccino-maxi-risarcimento-da-250-mila-euro-a-una-famiglia

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Fonte

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/sicilia/ragazzo-autistico-dopo-vaccino-tar-ministero-salute-deve-pagare_3016794-201602a.shtml

 

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