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Ebola, parla l’esperto: “Il panico serve all’industria del farmaco”

Ebola, parla l’esperto: “Il panico serve all’industria del farmaco”

ottobre 31
08:30 2014

 

Ebola, parla l’esperto: “Il panico serve all’industria del farmaco”


Un immunologo svizzero denuncia la retorica della paura sul virus partito dall’Africa occidentale: “Qualsiasi influenza fa più morti di Ebola”. Ma il bilancio delle vittime, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ha superato quota quattromila


11 Ottobre 2014



ROMA – “Un virus come Ebola non annienterà l’umanità. Queste cose è meglio lasciarle a Hollywood”.


In un’intervista al sito di informazione Watson, l’immunologo svizzeroBeda Stadler denuncia il “battage” mediatico e la retorica della paura che imperversano nel mondo dall’inizio dell’epidemia di Ebola.


Se Ebola si diffonde in modo incontrollato in Africa, questo dipende anche a una “cultura differente” e da standard igienici e sanitari più bassi, che non sono paragonabili a quelli europei, sostiene il direttore dell’Istituto di Immunologia dell’Univesrsità di Berna, ricordando che la normale influenza fa più morti ogni anno in Europa di quanti il virus Ebola non ne abbia fatti finora in Africa.


Per concludere, Beda Stadler accusa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e le aziende farmaceutiche di alimentare il panico: “E’ utile per loro e per la ricerca. L’Oms raccoglie fondi grazie al panico.Ricordatevi l’influenza aviaria e la febbre suina. Penso che sia giunto il momento per presentare delle scuse”.


Ebola, parla l’esperto: “Il panico serve all’industria del farmaco”

 


 

Secondo il nuovo bollettino dell’Oms, però, il bilancio delle vittime provocate dal virus ha raggiunto quota 4.033. Si registrano 8.399 casi totali in sette paesi, di cui 4.033 morti. Il precedente bilancio, fino al 5 ottobre, aveva rilevato 8.033 casi totali e 3.865 decessi. I sette paesi coinvolti sono stati divisi in due gruppi dall’Oms: il primo è composto da Guinea, Liberia e Sierra Leone, ovvero i tre paesi più colpiti, e il secondo comprende Nigeria, Senegal, Spagna e Stati Uniti.


 

Nel primo gruppo la Liberia, il paese in assoluto più colpito dall’epidemia, conta 4.076 casi, di cui 2.316 decessi. In Sierra Leone, l’Oms ha registrato 2.950 casi e 930 morti. Infine in Guinea, dove è scoppiata l’epidemia nel dicembre 2013, si contano 1.350 casi e 778 decessi. Il personale medico deve pagare un prezzo altissimo in questi paesi, con 416 infezioni e 233 morti. Per quanto riguarda il secondo gruppo, in Nigeria il numero dei casi e dei decessi è rimasto invariato: venti casi e otto morti. In base all’ultimo bilancio dell’Oms si registra un morto negli Stati Uniti e un caso di contagio in Spagna.


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